mercoledì 26 maggio 2010

Le auto blu e lo stipendio della Brambilla

Dal momento che mi sono un po' rotto i coglioni di leggere che i conti pubblici potrebbero andare a posto, e l'Italia veleggiare verso lidi sicuri:
* se ai parlamentari venisse revocato il diritto di libera circolazione sui treni;
* se ai ministri fosse ridotto lo stipendio del 50%;
* se si riducesse il numero delle auto blu;
* se i ministeriali non andassero a prendere il cappuccino in orario di lavoro;
* se l'acquisto di matite fosse gestito in modo centralizzato;
* se <metteteci voi la sciocchezza che preferite>;
vi linko una pagina e un'altra pagina che si trovano sulla internet, così, tanto per farvi capire un po' com'è il fumo e dove sta la ciccia.

martedì 25 maggio 2010

Un pezzetto di manovrina

Disposizioni in materia di procedure concorsuali:
- per favorire ed agevolare la composizione delle crisi d'impresa, specie in considerazione del momento di particolare congiuntura economica ancora nell'ottica di favorire e promuovere l'erogazione di nuovi finanziamenti da parte sia di intermediari bancari e finanziari sia di soci: prededuzione per i finanziamenti erogati in attuazione degli accordi (concordatari ovvero di ristrutturazione dei debiti), e per i finanziamenti-ponte concessi ed erogati dagli intermediari nella fase precedente il deposito delle domande di ammissione alla procedura di concordato preventivo;
- accordi di ristrutturazione: sospensione delle azioni esecutive e cautelari in corso anche durante le trattative decisa dal tribunale nel corso di un'udienza alla quale sono chiamati a partecipare tutti i creditori (per preservare il diritto di difesa dei creditori estranei) ;
- esonero dalla responsabilità per bancarotta per istituti introdotti dalla riforma fallimentare e nei quali opera il controllo giudiziario: concordato preventivo, accordi di ristrutturazione dei debiti e piani stragiudiziali attestati.
Nessuno, a quanto ho visto, ne ha parlato, et pour cause, in quanto si tratta di una materia molto tecnica e soprattutto che non produce alcun effetto di gettito o di risparmio di spesa.
Sta di fatto che nel documento stilato dal Tesoro riguardante la cosiddetta "manovrina" economica, all'ultimo punto si trova questo capitoletto che riguarda le procedure concorsuali. Non si capisce bene cosa ci azzecchi con il resto, ma chi per mestiere fa fallire le aziende capisce benissimo cosa significa.
Il primo punto è un via libera alle banche a rischiare di più nel tentativo di salvare aziende decotte. In pratica si dice che se un'azienda ormai bollita presenta o sta per presentare una domanda di concordato preventivo o un accordo di ristrutturazione con i debitori, e nel frattempo ha bisogno di soldi per pagare stipendi e fornitori, la banca che erogherà quei soldi avrà diritto a vederseli restituire prima degli altri.
questo potrebbe anche avere un senso logico, ma l'esperienza dimostra che fin troppo spesso è proprio in questa fase che l'imprenditore fa tutto il possibile per raschiare il fondo del barile e nascondere, in Isvizzera o sotto il materasso, soldi o preziosi. Dando alla banca che agisce per "salvare" l'impresa uno strumento mediante il quale essere pagata prima di chiunque altro (dipendenti compresi), nel 25% dei casi probabilmente si darà all'imprenditore uno strumento in più per uscire dalla crisi, ma nel 75% dei casi gli si darà in mano un'arma per farsi un gruzzoletto in nero alle spese di lavoratori (cioè dell'INPS, che si surroga a loro) e dei piccoli fornitori, destinati a rimanere a bocca vuota.
Il terzo punto poi elimina anche l'unico rischio, pur se spesso teorico, che l'imprenditore e le banche potrebbero correre. Eliminando il reato di bancarotta per gli accordi di ristrutturazione dei debiti e, soprattutto, per i piani stragiudiziali attestati, si consente all'imprenditore disonesto di salvarsi preventivamente da un reato semplicemente raccogliendo la firma di un commercialista.
Immaginiamo un'applicazione concreta di questa nuova normativa: i soggetti sono un imprenditore in crisi, una banca compiacente e un commercialista (pagato dall'imprenditore). La banca mette del denaro per creare una nuova società, l'imprenditore prende i pezzi buoni dell'azienda decotta e li trasferisce nella nuova società, mentre i pezzi cattivi (e i relativi lavoratori) restano nella vecchia società, che viene data in affitto a un pensionato il quale dopo aver versato un acconto (con soldi passatigli sottobanco dall'imprenditore) smette di pagare. Il tutto con la firma di un commercialista che attesta che il piano ha un senso.
Ecco: tutto ciò oggi fa prendere diritta la strada di San Vittore, senza passare dal via. Se quello che c'è scritto nel documento del Tesoro fosse tradotto in legge, domani sarebbe del tutto lecito.

P.S.: il documento del Tesoro, linkato sopra, lo pubblica il sito del Corriere. Repubblica non lo pubblica, ma loro sono troppo impegnati a migliorare il fatturato della 3M, quella che fabbrica i Post-it.

lunedì 24 maggio 2010

Team Working

«Il nostro Paese vive di turismo e a settembre si possono avere migliori opportunità economiche per le vacanze». «Posticipare l’apertura dell’anno scolastico - ha aggiunto - potrebbe aiutare molte famiglie e dare anche un aiuto al settore turistico. Vedremo come il Parlamento deciderà in merito»
Il nostro più sincero plauso va oggi al ministro della pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, che ha rilasciato la dichiarazione che vedete riportata sopra, in virgolettato tal quale presa dal sito del Corriere.
La Gelmini non è una di quelle ministre che si attaccano alla poltrona del proprio dicastero e si fanno solo gli affari propri, no: la ministra sa cosa sia il lavoro di gruppo, il team working, per usare un'espressione appresa nel Paese delle tre "I". E quindi non si è spesa in una difesa supina della scuola e dell'istruzione pubblica, come ci si sarebbe potuto attendere da un'altra ministra. No, la Gelmini sa quando è il momento di lottare e quando è il momento di cedere di fronte ad interessi superiori: e tra l'istruzione e il turismo ha privilegiato il turismo, pur se il relativo dicastero è diretto da una ministra dal colore di capelli diverso dal suo.
A seguire, possiamo suggerire di mettere sul piatto anche il mese di ottobre (che potrebbe essere utilmente sfruttato per mandare i bambini e i ragazzi negli ospedali pubblici a sostituire gli infermieri e i portantini); quello di novembre (i giovini potranno essere utilizzati per rimpiazzare i controllori e gli addetti al servizio su treni, autocorriere e battelli per la navigazione lacustre) e aprile (quando, passati i rigori invernali, gli studenti potranno essere adibiti alla riparazione delle buche nei manti stradali e all'edificazione di ponti e viadotti).
Si parla anche del maggio come mese ideale per l'utilizzo delle giovani generazioni in sostituzione delle guardie carcerarie, ma la cosa non è certa perché, essendo questo il mese mariano, sembra che la CEI voglia organizzare corsi full-time di chierichetto: staremo a vedere.

giovedì 20 maggio 2010

Il prezzo, la quiete

A leggere i commenti sui giornali e sul socialcoso, si direbbe che tutto il Paese sia fatto di anime pie che non parcheggiano in seconda fila, pagano il canone alla Rai, pretendono sempre la ricevuta fiscale rifiutando la proposta di uno sconto consistente.
Sarà così, per carità. Ma tutti hanno un prezzo, tutti tutti tutti: anche voi che v'indignate ce l'avete: il problema è solo che non ve l'hanno ancora offerto, e probabilmente non ve l'offriranno mai.

Lost & Found

Questa notte, mentre ero nel mezzo del più bel sonno, mi ha telefonato un poliziotto e mi ha detto che hanno ritrovato la macchina rubata. A non più di 500 metri da casa.
Non posso dire che ci contassi, ma un pochino ci speravo.

mercoledì 19 maggio 2010

Theriaca

Forse qualcuno dei lettori miei coetanei rammentarà una storia di Paperino che s'incentrava sulla Triacà (o Theriaca) veneziana, sorta di antidoto dagli effetti miracolosi capace di guarire tutti i mali.
Non dissimile è la lotta all'evasione per il nostro Ministro dell'Economia: e non sto parlando di Giulio Tremonti, che siede attualmente nell'ufficio di via XX Settembre, ma di chiunque ricopra pro-tempore l'ambito ruolo.
Ci son da regondere 25 miliardi di euri? Non c'è problema, non metteremo le mani nelle tasche degli italiani, colpiremo gli evasori. Ero piccino, appena compitavo, e già il Ministro delle finanze dell'epoca, dovendo regondere 25 miliardi di lire, che allora avalevano qualcosa, si riproponeva di lottare contro l'evasione.
Quanto al tema dei falsi invalidi, rammento distintamente che uno dei bidelli della mia scuola elementare era additato in quanto tutti sapevano che era stato assunto in quanto invalido, ma falso, e che in forza di tale tara non faceva nulla di nulla, se non fumare il sigaro.

Insomma: che Tremonti si svegli dicendo da oggi che lotteremo contro l'evasione e i falsi invalidi è sorprendente quanto accendere la TV e trovarvi Carlo Conti.
Più di un anno fa avevo scritto preconizzando un intervento del Governo sull'evasione fiscale, dato che la situazione dei conti e la necessità di non perdere consenso non lasciavano altre strade al Ministro. Un anno è passato, non ci sono più elezioni alle porte e quindi non è difficile pronosticare che neppure questa volta verrà posto in essere un qualsiasi intervento serio: né ormai è ipotizzabile di passare attraverso un nuovo condono, essendo oramai stato condonato tutto il condonabile (salvo forse ipotizzare un bel condono penale: una milionata per un omicidio volontario, tre milioni per bancarotta fraudolenta, un dieci milioni per associazione mafiosa e via così: ché si svuoterebbero anche le carceri salvo che per i poveracci).

C'è però una cosa che ha detto Tremonti, che val la pena di rimarcare: il fatto che il taglio del cinque percento degli stipendi dei parlamentari è una solenna cazzata (lui ha detto «solo l'aperitivo», ma lui parlava ai microfoni, non scriveva su un blog.
Il fatto è che si trattava di una proposta di Calderoli, mica di Bocchino o di un altro finiano. E allora è possibile ipotizzare che dietro quella battuta vi sia un raffreddamento dell'asse tra Tremonti e la Lega?

martedì 18 maggio 2010

Organi collegiali

Tra le tante sciocchezze che ho fatto, una delle meno perdonabili è quella di essermi fatto eleggere rappresentante di classe per tre anni consecutivi: come se già non avessi sufficienti cose che mi tengono impegnato durante la giornata.
Il rappresentante di classe nella scuola elementare fa in buona sostanza due cose: cura la raccolta di tutti i (non pochi) fondi che servono per le gitarelle e i materiali, acquista con essi i colori, i cartoncini e di tutte le cose che servirebbero per la didattica ma il ministero non passa, e partecipa ai consigli d'interclasse.
In effetti un motivo per farmi eleggere ce l'avevo: la classe di Nichita si è sempre trovata in una situazione assai sfortunata dal punto di vista dell'organico docente, e quindi serviva qualcuno che fosse in grado di parlare con la direttrice e magari scrivere una lettera che avesse un principio, una fine e in mezzo dei contenuti.
Quanto a soldi e acquisti vari, ho preteso per accettare la candidatura che ci fosse una mamma che si fosse occupata di tutto ciò, dato che io non volevo toccare neppure un euro per non cadere nella tentazione di risanare la voragine del mio conto in banca. E così è stato: c'è una mamma efficentissima che, non avendo nulla da fare, si occupa con scrupolosa puntualità di tutti questi adempimenti.

Rimane il consiglio d'interclasse: organo inutile tra gli inutili, nel corso dei quali, per un'oretta tre-quattro volte l'anno, i genitori ascoltano gli insegnanti che spiegano quanto sono stati bravi. solo una volta mi è capitato di fare un intervento nel merito, che la presidentessa si guardò bene dal verbalizzare, non essendovi evidentemente abituata: e grande fu il suo stupore quando per iscritto le chiesi conto del fatto.
Oggi avrei l'ultimo consiglio d'interclasse. L'ordine del giorno merita un esame in quanto prevede:
1 - Parere sui libri di testo utilizzati nel corrente anno scolastico di cui proseguirà l’adozione nell’a.s. 2010-11
2 - Aggiornamenti in ordine all’assetto organizzativo-didattico generale dell’a.s. 2010-11
3 - Valutazione delle attività svolte nel corrente anno scolastico
4 - Varie
Andiamo per ordine.
Il parere sui libri di testo è una mera formalità, dato che in primo luogo i libri sono scelti (com'è giusto che sia) dagli insegnanti e non dai genitori, e oltretutto questi non hanno la minima idea di come dovrebbe essere un libro di testo per bambini. Oltretutto questa volta viene pure enunciato esplicitamente che comunque i medesimi libri saranno adottati anche l'anno successivo, vanificando così l'utilità di un parere anche solo consultivo da parte di qualche genitore particolarmente intraprendente o semplicemente logorroico.
L'assetto organizzativo-didattico generale sarebbe una cosa molto interessante (e l'unico motivo per partecipare a queste riunioni): ma certo per un papà di un bimbo di quinta (destinato ad esser promosso salvo sconvolgimenti epocali) l'interesse è proporzionale alla disponibilità ad interessarsi di accadimenti che non hanno alcuna possibile riconduzione con la propria vita, quali i metodi per la lotta biologica alla mosca tse-tse o l'andamento del calciomercato della MNL (sì, lo so: puzza di qualunquismo e disimpegno: ma trattandosi di un organo che non delibera alcunché, bensì nel quale la comunicazione avviene a senso unico, tant'è).
C'è poi la valutazione sulle attività svolte nell'anno. Per la mia esperienza tutte le attività sono state "molto interessanti" e "sinceramente partcipate". Ho già dato, grazie.
Le varie sono varie, e non vengono mai affrontate in quanto c'è la cena da preparare e i calzini da stirare, e quando si fanno le sette di sera questi impegni non possono essere rimandati oltre.
Ho proprio l'impressione che stasera non parteciperò, no davvero.

lunedì 17 maggio 2010

Cose che capitano

Qualche giorno fa mi hanno rubato la macchina.
Io pensavo che oramai nessuno più rubasse macchine, o perlomeno che il ladro si concentrasse solo sulle Mercedes, sulla BMW di altissima gamma e simili, che impacchettano ed esportano in paesi con controllo meno stringenti.
E invece mi hanno fregato una vecchia Brava, con dieci anni sul groppone e almeno dieci ammaccature sparse qua e là; con un interno che per aver effettuato alcuni trasporti di cose e persone in condizioni un po' precarie sembrava più una cuccia di cane che un interno d'autovettura.
Non so nemmen bene quando sia successo il fatto: la macchina era stata parcheggiata due settimane prima, e come avrete capito io non è che la usi spessissimo. Però il giorno dopo la scoperta dell'ammanco, mi hanno anche rubato una bici in cortile. Non la Doniselli che uso tutti i giorni: ma un'altra bici, diciamo così d'appoggio.
L'ho presa con filosofia: cosa mai avrei dovuto fare? Arrabbiarsi serve solo ad ingrossare il fegato, che il mio ecografo ha affermato essere già "di dimensioni al limite superiore della normalità", e che pertanto non ha bisogno di ulteriori stimoli oltre a quelli dati da una dieta talora un po' eccessiva.
Comunque, se qualcuno vedesse in giro una Brava color blu carabinieri, ammaccata un po' dappertutto e con la targa che inizia per BW..., farebbe cosa gradita a mandarmi una mail, ecco.

mercoledì 12 maggio 2010

West Wing reloaded

Per gli amanti di West Wing (oltre che per gli appassionati di diritto pubblico) la nomina di un giudice alla Corte Suprema degli Stati Uniti è sempre un evento.
E' quindi con particolare interesse che abbiamo appreso della nomina di Elena Kagan a tale carica da parte di Obama (certo, se avessimo letto la notizia sul Corriere avremmo saputo che la Kagan sarà il prossimo Procuratore Generale della Corte Suprema, il che è doppiamente sbagliato, sia per il fatto che l'indicativo non dovrebbe mai essere usato in questo caso, dato che la nomina dovrà passare il vaglio del Senato, sia per il fatto che il Procuratore Generale della Corte Suprema non esiste proprio. Ma forse il pezzo è stato scritto dalla Farkas).

Com'è, come non è, subito dopo la nomina è venuto fuori un cancan riguardante la presunta omosessualità della Kagan. Sulla retina italiana, fra gli altri, ne ha scritto Sofri, ne ha scritto il giornale di Sofri e ne ha scritto anche Scalfarotto, omosessuale dichiarato. Tutti questi opinionisti ritengono che la Kagan, una volta richiesta di dichiarare la propria identità sessuale, abbia il dovere di rispondere. Come scrive Scalfarotto, nascondersi sarebbe «una scelta intollerabile, secondo me, per chi invece è chiamato a decidere in nome di milioni di persone sui grandi temi della società e a schierarsi presto o tardi in questa guerra di trincea che lo tocca non solo come cittadino e policy maker ma come omosessuale».
Mi sembra che ci sia un grosso equivoco di fondo. Sgombriamo anzitutto il campo da un possibile fraintendimento: se la carica di Giudice della Corte Suprema fosse di natura squisitamente giudiziaria, il problema neppure si porrebbe: i giudici debbono rispondere solo della propria competenza tecnica, e di null'altro, essendo per definizione terzi rispetto a qualunque controversia. Ma la Corte Suprema è un organo di natura politica, non giudiziaria.
Ma comunque la Kagan ha tutto il diritto di dichiararsi o meno, come preferisce: e questo, anche nel caso in cui fosse veramente omosessuale, non potrebbe essere visto in alcun modo come un sintomo di vigliaccheria o di estraniamento dalla lotta.
Chi è chiamato a una carica pubblica di natura politica vi è chiamato per le proprie idee e per i propri progetti, non per il proprio comportamento. Gli elettori che votano Casini lo fanno perché propugna e promette di salvaguardare i valori della famiglia e della religione, non perché è divorziato. E si aspettano che lui, coerentemente con le proprie promesse, si batta per qual programma: non che lasci la seconda moglie e torni ad accasarsi con la prima.
Così pure al leghista del paesino del Triveneto non gliene frega niente che il sindaco si sia fatto beccare in macchina mentre si faceva penetrare da un viado: gli importa che prometta di cacciare i viados e che una volta eletto agisca di conseguenza.
Di contro, è oramai provato che Heydrich fosse di origine ebraica (mentre per quanto concerne Hitler si tratta allo stato di una mera leggenda), il che non gli ha impedito di organizzare lo sterminio di sei milioni di cosanguinei. E tutti conosciamo mille esempi di politici o predicatori che si sono scagliati volta a volta contro la droga, contro la promiscuità sessuale, contro la pedofilia, contro l'omosessualità, e sono stati poi beccati con cocaina, puttane, foto di lattanti o tra le braccia nerborute di bei maschioni.
Ed è proprio per questo che l'essere omosessuale (o negro, o ebreo, o medico) non ha niente a che vedere con l'avere una politica sull'omosessualità (o sulla negritudine, o sul sionismo, o sulla gestione della sanità pubblica).
Certo, è più probabile che un omosessuale possa avere maggiore attenzione alla difesa dei diritti dei propri simili e delle minoranze in genere: ma come abbiamo visto ciò non è scontato, e comunque il fatto di aver maggiore attenzione non vuol dire aver migliori proposte: e sono le idee e le proposte che vanno declinate, non le pratiche.

lunedì 10 maggio 2010

Undici per cento


Poi però, quando domani fa - 8%, non è che ci stracciamo le vesti e gridiamo al disastro, eh?

Si aprì la porta e non entrò nessuno: era Cariglia


E la cosa più curiosa di tutte è che la catarsi coinvolge anche il capo che, finalmente, si decide a lasciare il posto. Non importa quanti svarioni o quante marachelle abbia commesso: con le dimissioni, magari seguite da un ritiro in campagna o su un'isoletta lontana dalle rotte più battute, il dimissionario riesce a costruirsi una nuova credibilità.
Tempo addietro avevo scritto queste parole, confidando che WV si togliesse dai coglioni, con le sue frasette vuote di senso e il suo occhio da bovino lesso.
Dopo poco più di un mese in effetti l'innobinabile si dimise, e tutti speravamo che se ne sarebbe andato in Africa a schiacciare zanzare: perché i danni che aveva fatto nei non moltissimi mesi di leaderaggio della sinistra necessitavano di altrettanti lustri di penitenza per poter essere non dico perdonati, ma perlomeno sfumare nella memoria.
Non è durata, ahinoi, e l'unico politico che è riuscito del difficile compito di farci rivalutare la figura del recentemente scomparso Antonio Cariglia (che al confronto di WV aveva la statura morale e ideologica del Colosso di Rodi) si è ripresentato ora sulla scena politica, partecipando al congresso di un gruppuscolo dissidente che gli fa capo (lui, che aveva detto peste e corna di chi gli remava contro, quando i dissidenti erano coloro che non la vedevano come lui).
Intervento in grandissimo spolvero, quello di Cortona: «serve che il Pd mantenga la sua identità»; «in una società come la nostra è sbagliato pensare ad un partito pesante»; «sbagliamo se ci arrocchiamo, la sfida è aprirsi»; «Obama non ha detto 'devo cercare di allearmi con qualcuno'» (ma sciacquati la bocca, grandissimo pezzo d'idiota: non hai capito che quello manco sa chi cazzo sei? Tu, cretino che hai avuto il coraggio di rivendicare l'elezione di Obama come una vittoria del tuo partito?); «il coraggio del lungo respiro»; «accendere la fiducia»; «La sfida è aprirci, cercare le forme e il linguaggio dell'apertura».
Insomma: quella gran messe di espressioni, che sono l'unica vera specialità del Povero Orfanello, e che hanno l'unico significato di dire al pubblico: «guardate come sono bravo».
Espressioni talmente vuote di contenuti che possono essere agevolmente riempite dei desideri di ciascuno: come le macchie di Rorschach, nelle quali ognuno vede il riflesso dei propri pensieri.

venerdì 7 maggio 2010

Micropterus salmoides

Come avrete letto, ieri c'è stato un po' di casino sulle borse mondiali, perché un operatore ha piazzato un cospicuo ordine di vendita. L'ordine è partito, ha provocato un crollo dei prezzi che ha causato una reazione a catena, dovuta al fatto che gran parte delle transazioni sono controllate da software programmati per vendere titoli al raggiungimento di determinate soglie di perdita (cd. stop loss).

A sua volta questo ordine di vendita ha potuto causare quel crollo perché l'operatore di trading ha digitato una "B", che sta per "Billion" al posto di una "M", che sta per "Million". Il che ben si spiega, considerato che le due lettere sulla tastiera sono molto vicine.

Non so quanti di voi hanno mai provato la sgradevole sensazione di andare al bancomat e cercare di ritirare un paio di centinaia di euri che non avevate sul conto corrente, o che vi farebbero superare il limite di fido. Il bancomat quei duecento euri non ve li dà, perché è programmato per non farlo.

O magari sotto natale avete fatto un po' di spese con la carta di credito, e senza accorgervene avete superato il limite mensile. Il negoziante vi guarda, scuotendo la testa, e vi dice «mi spiace, non mi autorizza la transazione».

Il pesce dell'illustrazione là sopra è un Micropterus salmoides, pesce di lago gustoso detto colloquialmente Persico Trota o anche Boccalone. C'è chi pensa che voi somigliate a quel pesce.

giovedì 6 maggio 2010

Trova l'omofobo

C'è chi sul socialcoso continua a pensare che io sia un pericoloso omofobo pronto a mandare al rogo tutti coloro che, essendo dello stesso sesso, si trovino anche solo a sfiorarsi i mignoli: ma è solo una sua ossessione.
Io invece non riesco a spiegarmi perché una foto che ritrae due calciatori che parlano e si stringono l'uno all'altro non possa essere interpretata come un gesto di solidarietà di uno dei due personaggi nei confronti dell'altro, e si debba andare a cercare la relazione gay.
Ibrahimovic non ha certo passato dei bei momenti nelle ultime settimane, ed è del tutto naturale pensare che possa aver avuto qualche momento di sconforto. Come pure è naturale pensare che un collega e amico possa, in tale momento di sconforto, consolarlo.
Vedere una relazione omosessuale dove non c'è, o almeno non c'è alcuna prova concreta che ci sia, quello secondo me è essere ossessionati dall'omosessualità: avercela in testa sempre e comunque.
E allora, forse, gli omofobi sono coloro che vedono cose che non ci sono. Siete d'accordo?

mercoledì 5 maggio 2010

Tecnicismi chiarificatori

Ieri ho scritto qualche riga per commentare la panzana di Scajola, quella secondo la quale egli, una volta accertato che la casa fronte Colosseo non è stata pagata interamente da lui, darebbe mandato ai propri avvocati per annullare il contratto di compravendita.
Non ho insistito granché dato che la notizia era riportata dalla stampa, e poteva essere anche una boutade del momento. Ieri sera, però, ho avuto il coraggio di vedere la lunga intervista concessa a Bruno Vespa, assai più pretesco e zerbinato del solito. La questione dell'annullamento è tornata fuori, più volte e con chiarezza: e i due consumati attori hanno anche recitato un siparietto nel corso del quale Vespa ha chiesto all'ex ministro a chi sarebbero ritornati i soldi; e l'altro, compunto, ha dichiarato che lui avrebbe ripreso solo il proprio, mentre per il resto sarebbe stato un problema di qualcun altro.

La cosa si fa spessa, e quandi vale la pena di approfondire.
Una cosa è evidente a tutti: vale a dire che se fosse possibile sciogliere (uso volutamente un termine colloquiale) il contratto, chi ci rimetterebbe sarebbero anzitutto le venditrici, che dovrebbero trovare un milione e mezzo di euri per restituire il prezzo: cosa non certo alla portata di chiunque. Non nascondiamoci dietro il paravento del concorso delle sorelle venditrici nella sporca: è pur vero che le sorelle hanno dichiarato un prezzo minore di quanto ricevuto, e per questo sono responsabili a titolo di falso ideologico (art. 483 c.p.): ma si tratta di un reato minore e già prescritto, che prevede la pena della reclusione fino a due anni (il che in giuridichese significa: da quindici giorni a due anni). E, soprattutto, se si dovessero mandare in galera tutti coloro che hanno dichiarato un prezzo falso quando hanno compravenduto casa, si dovrebbe costruire un'intera metropoli di carceri.
No, le sorelle hanno fatto (anzi: subìto, in quanto venditrici) ciò che hanno sempre fatto tutti sino al 2006: hanno dichiarato o lasciato dichiarare il minimo catastale. E non sarà certo per questo fatto che potranno subire lo scioglimento del contratto con il conseguente onere di trovare i soldi da restituire.

Veniamo ora nuovamente allo Scajola: abbiamo già visto che parlare di annullamento non ha senso: ma dato che il nostro campione di purezza insiste, immaginiamo pure che abbia usato un'espressione atecnica e che quindi volesse parlare di un altro istituto.
Parliamo quindi ora della nullità del contratto. A differenza dell'annullamento, l'azione di nullità può essere esercitata da chiunque (mentre l'annullamento, come forse ricorderete, solo dalla parte danneggiata): questo perché qui si tratta non di rompere un contratto, ma di accertare che un contratto non è mai esistito.
E però i casi di nullità sono pochissimi: è nullo un contratto che manchi di un elemento essenziale (come il nome delle parti o l'oggetto del contratto). E' poi nullo un contratto per illiceità della causa o per illiceità del motivo, e qui devo chiedervi un minimo d'attenzione.
Causa e motivo sembrano la stessa cosa, ma in giuridichese non lo sono. Il motivo è la ragione che ha spinto una parte a contrattare, mentre la causa è un concetto molto tecnico che si può sintetizzare come "lo schema economico-giuridico dell'operazione posta in essere".
Poniamo che io sia un bancario che vuole strozzare un povero imprenditore, ma consapevole dell'esistenza di una normativa antiusura non me la senta di fare un finanziamento all'agile tasso del 40% annuo: potrei fare un mutuo al 5% e costruirci attorno un derivato strutturato, talché il poveretto pagherebbe sempre il 40% ma non a titolo di interessi. Ecco: questo è un esempio di causa illecita, in quanto ho strutturato un complesso di atti per ottenere lo stesso effetto di un negozio illecito; con la conseguenza che il contratto sottostante il derivato è nullo.
Vi è poi il motivo illecito. Anemone potrebbe aver messo a disposizione i 900.000 euri per corrompere Scajola, il che è sicuramente un motivo illecito. E le due venditrici potrebbero essere state complici di Anemone in questa operazione, benché non se ne veda il motivo e credo proprio che nessuno potrà mai provarlo.
Quindi il contratto è nullo? Ma nemmeno per sogno! Perché in caso di illiceità del motivo, la nullità si ha solo se il motivo illecito è comune a entrambe le parti. Capito? L'unico modo in cui Scajola potrebbe far dichiarare la nullità del contratto di compravendita, è quello di provare che sia le sorelle sia lo stesso Scajola hanno stipulato quella compravendita allo scopo di consentire la corruzione da parte di Anemone. E non credo proprio che sia ciò che Scajola intende, quando parla di "conferire mandato ai propri legali".
No, l'affermazione di Scajola è solo una roba buttata lì per gettare fumo negli occhi e far vedere quanto è onesto il ministrone, quello così attaccato al lavoro e al territorio da aver sponsorizzato il famoso volo Albenga-Roma e ritorno.

martedì 4 maggio 2010

Se dovessi acclarare

«Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l'annullamento del contratto»
Questa la dichiarazione dell'ex ministro Scajola, che aggiunge impudicizia a impudicizia. Già la pretesa di aver creduto che 3.400 euri al metro quadro per un appartamento di fronte al Colosseo fossero un giusto prezzo nel 2004 era ridicola: in quel periodo nella mia zona (fronte circonvallazione esterna di Milano, non fronte Colosseo) le case andavano via sui 4.000 euri: e avere di fronte uno dei più famosi monumenti piuttosto che il parcheggio dei tossici dovrebbe pur valere qualcosa sul mercato immobiliare.
L'affermazione odierna che ho riportato qui sopra tuttavia introduce un ulteriore elemento di presa per i fondelli: la velleità di riaffermare il proprio onesto agire con una frase che potrebbe anche apparire d'effetto, per quei due o tre militanti che ci crederanno, ma a cui perfino Michela Vittoria Brambilla dopo un minimo approfondimento non potrebbe dare alcun credito.
Anzitutto, non esiste alcun motivo per cui il pagamento di parte di un prezzo da parte di un terzo sia causa di annullamento del contratto. E neppure di nullità, rescissione o risoluzione, che sono gli altri tre possibili motivi per i quali un contratto viene meno.
Tutte cose che Scajola dovrebbe sapere, dato che sono l'abbiccì del primo anno di giurisprudenza, e lui è laureato in tale disciplina.
Per quanto riguarda l'annullamento, in particolare, esso è un rimedio che viene dato a tutela della parte "debole" in alcuni specifici casi. In caso di incapacità a contrattare, come sarebbe ad esempio il caso di un minorenne che acquistasse un bene: in tal caso il minorenne nel frattempo divenuto maggiorenne, o il suo tutore (non l'altro contraente) può chiedere di annullare il contratto.
E' poi possibile, l'annullamento, in caso di errore (penso di comperare un cappotto di Prada e invece mi vendono un cappotto di Armani), di violenza (firmo un contratto davanti a un paio di nerboruti picciotti che mi tengono sospeso sopra una vasca d'acido) o di dolo (il venditore mi fa credere con un falso documento che compro un terreno edificabile, che invece è agricolo).
In tutti questi casi l'annullamento può essere chiesto solo dal soggetto tratto caduto in errore, estorto o truffato. Ed è evidente che Scajola non rientra in questa condizione.
Vi è di più: anche ammesso per assurdo che l'annullamento fosse possibile, cosa succederebbe in caso di suo esercizio? Scajola dovrebbe Scajola restituire la casa, e contemporaneamente le sorelle dovrebbero restituire i soldi a Scajola e ad Anemone: non vi è chi non veda l'assurdo di ciò, tanto più che le sorelle hanno tutto il diritto di non avere più i denari: magari hanno comprato casa ai nipoti.
L'unica cosa seria, giuridicamente e non solo giuridicamente, sarebbe che Scajola restituisse ad Anemone i 900.000 euri da questo versati: ma è evidente che tale mossa, oltre che poco costosa, sarebbe il suggello del suicidio politico del Ras di Imperia.

lunedì 3 maggio 2010

Forza Lazio, vota Antonio!

C'è un gran can can in giro per il fatto che ier sera la Lazio ha giocato un po', come dire, sottotono. E perché i tifosi laziali hanno esultato quando la loro rete è stata violata.
Si tratta di cose che dovrebbero essere trattate per quello che sono: questioni di tifoserie che riguardano ventidue mutandati che spingono palloni nelle reti, non come questioni di stato.
Sui socialcosi tuttavia gli animi si sono accesi, sono volati insulti, si sono rotte amicizie. Forse ciò è successo anche nella vita reale, per quanto non ne sono a conoscenza dato che ho la fortuna di non avere nella vita reale amici che rompono una relazione per questo tipo di motivi.

Stringi stringi, ciò che si imputa ai tifosi della Lazio è che hanno preferito veder perdere la propria squadra piuttosto che veder vincere lo scudetto ai romanisti.
Che tale comportamento sia giusto o sbagliato, morale o immorale, sportivo o antisportivo è questione che potrebbe dirimere Armando Massarenti sul supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore: ma egli purtroppo è milanista.
Io non sono in grado e quindi mi taccio, pur ammettendo che in quanto portatore sano di fede nerazzurra la cosa mi ha divertito. Non dico che mi abbia fatto piacere (tenuto conto anche del fatto che poi la Inter sarà accusata per i prossimi vent'anni di aver rubato uno scudetto): ma mi ha divertito.

C'è però una cosa che non posso accettare: che a censori dei tifosi laziali si ergano coloro che si dicono di sinistra e votano Grillo o Di Pietro.
Costoro, secondo i casi, votano un fascista o un protofascista, solo in nome del loro antiberlusconismo. Non votano per le loro idee: votano a favore di chi è più contrario al loro avversario. E mentre stigmatizzano questo comportamento in una questione sciocca e sbarazzina, come una partita di calcio, ergendosi dall'alto del loro moralismo a nuovi Catoni, non si fanno poi scrupolo di svendere il loro voto -che dovrebbe essere il momento più elevato del loro essere cittadini, e quindi uomini- al primo urlatore che passa o al primo scribacchino che travaglia un'idea di manette.
Io, anche se a volte non sembra, sono ferocemente contrario a Berlusconi e a ciò che rappresenta. Ma non verrei mai meno alle mie idee fondamentali per favorirne la sconfitta: di fronte all'alternativa tra altri cinque anni di Berlusconi o un partito di sinistra alleato con Fini, sceglierei cinque anni di Berlusconi.
Ma di fronte all'alternativa di una sconfitta in casa dalla Roma o di uno scudetto al Milan, sceglierei la sconfitta in casa. Perché ci sono cose serie e cose di giuoco; e quelle serie vanno prese sul serio mentre su quelle di giuoco si può giuocare.
Evidentemente però c'è chi crede che si debbano prendere sul serio i giochi e giocare con la cosa pubblica. E' un suo diritto: siamo o non siamo in democrazia?

Scagli la prima pietra

Chi non a mai scritto un refuso.

 

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