venerdì 29 marzo 2013

Può il Parlamento funzionare senza Governo? (lezioncina di educazione civica ad uso di bimbi di terza elementare e di parlamentari grillini)

La battutona di Grillo non è sbagliata. Tecnicamente, infatti, il potere esecutivo deve ricevere la fiducia dal Parlamento per entrare in carica nella pienezza dei poteri, e cominciare a lavorare; ma non è vero il contrario. Il potere legislativo non deve ricevere la fiducia da nessuno, se non dagli elettori nella gabina elettorale; e quindi una volta insediate le Camere, queste sono nella pienezza del proprio potere di fare e disfare le leggi.
Non è neppur vero che il Governo sia necessario perché senza di esso non è possibile presentare delle bozze di legge da approvare; se rammentiamo la tripartizione classica discendente dal dettato costituzionale (progetto di legge; disegno di legge; proposta di legge), l'assenza di un esecutivo toglie solo il secondo strumento, lasciando intatti gli altri due strumenti.

Quindi, ci ha ragione Grillo (e del resto beppegrillo(tm) ha ragione per definizione): il Parlamento può funzionare senza Governo.









































Airport '75 (sinossi)

Un Jumbo Jet collide in volo con un aereo da turismo, uccidendo copilota e pilota.  Il comandante, assai malconcio, e accecato dai frammenti di vetro del parabrezza, riesce a far attivare il pilota automatico a una delle hostess, una bella gnocca.
Il film potrebbe fermarsi qui, ma per tirarlo in lungo la storia prevede che il manzo della gnocca si cali con una carrucola dentro la cabina di pilotaggio: una manovra spericolata e stupida, che mette a rischio la sua vita (dopo che altro più sfigato era precipitato rovinosamente).  Un vero e proprio buco nella sceneggiatura di cui non si capisce la logica, dato che un aereo con pilota automatico inserito non ha bisogno di alcun pilota umano.


giovedì 28 marzo 2013

Uno vale radice di meno e alla pigreco

Pensandoci bene, beppegrillo(tm) non è neppure originale: un altro comico prima di lui aveva teorizzato la linea politica poi assunta dal movimento pentastellato.
Ma Alberto era infinitamente più bravo, simpatico e generoso del saltimbanco genovese.


domenica 24 marzo 2013

Modà

Lo spread BTP-BUND
Le rapine in villa
I sassi gettati dal cavalcavia
Le stragi del sabato sera
L'influenza aviaria
L'apertura di Wall Street
I suicidi per Equitalia
Gli esercenti che non scontrinano
Le adolescenti che si ricaricano il cellofono mostrando la patata
I randagi assassini

L'essenza del giornalismo è scrivere di ciò di cui scrivono tutti gli altri, perché ciò è quanto il pubblico si aspetta di leggere.
Certi fuoriclasse riescono a fare giornalismo toccando temi nuovi, o anche vecchi ma da punti di vista nuovi: ma quelli sono, per l'appunto, fuoriclasse.
Una volta tolte le eccezioni, c'è il placido mestiere dell'arrivare alla fine della cartella compiacendo il caporedattore.
E' la vita, bellezza! E se oggi vanno i cani, il pezzo sarà sui cani.
Mode, che arrivano con la rapidità di un temporale estivo e inatteso, e se ne vanno altrettanto velocemente, come una nevicata marzolina.
Mode che, in un mondo di firme sempre più indistinguibili tra loro, riescono a far emergere il nome dell'ultimo della classe: quello che parla della Val di Susa quando ormai la TAV è morta all'attenzione pubblica; quello che scrive due righe sul negoziante evasore quando la pancia dell'editoria è passata al suicida per debiti.

I tempi stanno maturando, e presto anche la nostra stampa comincerà ad avvertire un certo disagio nel riportare dettagliatamente ogni qualunque singola puttanata che esca dalla bocca di beppegrillo(tm). Comincerà dapprima a selezionare, poi a obliterare.
Purtroppo ciò non avverrà molto presto né molto in fretta, in quanto, capito il meccanismo, il Vate pentastellato inventerà nuovi numeri e nuove rutilanti capriole semantiche; ma a un certo punto si dovrà fermare, perché quando hai fatto il quadruplo salto mortale carpiato, l'unico modo di spingerti in là è provare il quinto, che è quello che ti ammazza.

I giornali smetteranno allora di pubblicare quella faccia da monatto; il movimento tornerà a ritrovarsi su internet e nei meetup, morendo di morte lenta tra una discussione sulla ciclabile di Albenga e un'altra sulla minerale a chilometro uno, con quel paio di migliaia di attivisti duri e puri sfiancati da muri di testo in confronto ai quali il Bar di wikipedia è Ungaretti nella versione del Reader's Digest.
Dopo un po' di tempo rammenteremo dei 5 stelle con quel senso di nostalgia del passato che ci evocano oggi parole come Freedomland o Timberland; e il monatto ci tornerà simpatico.

(nell'immagine, la home page di corriere.it)

venerdì 22 marzo 2013

Cose che fa male anche solo il pensarle

dover rivalutare Andrea Scanzi.

Cosa succederà se Bersani non riuscirà a formare un governo

C'è un certo rischio di nuovo governo tecnico all'orizzonte?
Non saprei valutarlo così, in soldoni, ma probabilmente sì.
I tecnici che stiamo per salutare, tuttavia, hanno avuto tutto il tempo di dimostrare la loro pochezza, e il destino ha voluto che il loro ultimo atto faccia assumere alla parola cialtroneria sfumature nuove e finora insospettabili.

Io una modesta proposta per una squadra di tecnici incomparabilmente più competente di quella uscente ce l'avrei:



giovedì 21 marzo 2013

Che ci ha anche un suo perché



( Elena Bulygina — nerd management and communication @ The Old Reader)

mercoledì 20 marzo 2013

Rottamiamo i dinosauri della stampa!

Grande giornata oggi, sul Fatto Quotidiano, con due pezzi del Direttore Antonio Tegamaro e del nume tutelare Marco PartoDoloroso*, i quali ci intrattengono con due temi freschi di giornata: i guai giudiziari del Caimano e l'inciucio**.
Caimano, inciucio. Parole portatrici di un senso distorto della realtà, ma funzionali a sorreggere l'immagine di un foglio che non si piega e non si spezza; che fa da baluardo a guardia della democrazia e del rispetto delle regole democratiche; e per il tramite di quest'immagine vende copie.

Caimano. Spersonalizzare l'avversario è un gioco fin troppo facile da porre in essere. Ma un bel gioco -lo sanno anche i bimbi- dura poco: il riso prima sfuma nell'indifferenza e poi nell'aperto fastidio.
Continuare a chiamare Silvio Berlusconi "Caimano" può servire solo a farne una sorta di Mefistofele, supremamente cattivo ma anche supremamente potente; e se un giorno vi sarà un'agiografia di Berlusconi, quest'aura di onnipotenza dell'inseguimento del Male occuperà il capitolo centrale.
Non è certo un problema dei il Direttore di un quotidiano che procede di forzatura in forzatura, senza il minimo senso della vergogna. Oltre alla smaccata bufala dell'ineleggibilità di Berlusconi (a supporto della quale, dal punto di vista giuridico, è stato trovato solo il parere di un presidente emerito della Corte Costituzionale, morto da 12 anni, viva la freschezza), il Direttore lascia trasparire, senza avere il fegato di affermarlo chiaramente, che lo status di senatore di Berlusconi impedisce la celebrazione*** dei processi per i quali rischia condanne (bufala) e che qualora non fosse parlamentare, verrebbe*** subito arrestato per l'affaire De Gregorio (bufala col fiocco, dato che i PM non hanno*** chiesto alcuna autorizzazione a misure nei suoi confronti). Tenerissima la sparata finale: cosa farà il Mostro di Cattiveria se non verrà accontentato nei suoi capricci? Imbraccerà il fucile? Creerà cellule di resistenza partigiana? No, signori: egli minaccia di mobilitare la piazza! Minaccia, cioé di fare la stessa cosa che minaccia di fare PFdA; ma quest'ultimo è buono perché la vuol mobilitare francescanamente mentre SB -è evidente- lo farà domenicanamente.

Inciucio. Enorme la messe di castronerie affastellate da Marco DilatazioneDellaCervice, e francamente il commentarle ci annoierebbe. Ma quella parola, che torna da anni, due parole di riscontro se le merita.
Perché è proprio dall'aver ribattezzato "inciucio" quello che un tempo si chiamava "compromesso", "accordo" o "transazione" che derivano molti mali della politica attuale.
L'inciucio è pessimo in sé, proprio come il Caimano è malvagio in sé; e quindi va evitato.
Ma la politica è fatta di compromessi, accordi, transazioni: alla ricerca di una maggioranza, il cui raggiungimento è il fulcro della democrazia.
Rifiutare l'accordo vuol dire teorizzare il raggiungimento del 100% come soglia per governare; vuol dire mandare a gestire il processo di formazione delle leggi (supremo momento dell'accordo tra interessi contrapposti) pattuglie di ragazzotti inesperti con un vincolo di mandato imperativo; vuol dire "o mi fate giocare centravanti o mi porto via il pallone".
Immaginate per un attimo di aver fatto un incidente stradale, e che il vostro liquidatore voglia darvi 1000 euri, mentre voi ne avete spesi 2000 per la riparazione. Vi sedete al suo tavolo, cominciate a parlare. Lui continua a dire 1000; voi continuate a dire 2000. Dopo cinque minuti (o cinque ore, o cinque anni) vi alzate con un nulla di fatto: voi non avrete i vostri soldi e lui non si sarà risparmiato una causa.
Che si fa nella realtà? ci si incontra, ci si parla, e alla fine capace che ve ne andiate via con 1700 euri: il liquidatore ha risparmiato una causa, e voi non siete riusciti a farvi pagare, visto che c'eravate, anche quel parafango che era un po' ammaccatello fin da prima. Avete fatto un inciucio? No: avete trovato un accordo, e siete contenti.
E se qualcuno vi dice che quell'accordo che avete raggiunto dovreste chiamarlo inciucio, lo mandate a cagare.



* il tenutario si scusa con i lettori abituali per essersi abbassato a scopiazzare i trucchetti retorici dei signori protagonisti del post.
** il tenutario si scusa con i lettori abituali per essersi abbassato a scopiazzare l'impostazione grafica degli articoli protagonisti del post.
 *** il tenutario si scusa con i lettori abituali per essersi  rotto i coglioni ed aver cominciato a grassettare situazionisticamente

martedì 19 marzo 2013

Rottamiamo il vecchiume politico!


Uno dei motivi per leggere il Fatto Quotidiano online è che ogni tanto compare la fotografia di Paolo Flores d'Arcais: un signore che, in ispregio del più elementare buon senso, non si perita di aver scelto una sua immagine nella quale sembra il sosia di Walter Veltroni.
Come tanti altri fini pensatori (i grillini fra tutti), questo dinosauro della sinistra che odia crede che i problemi dell'Italia siano nella persona di Silvio Berlusconi, e che farlo uscire dal Parlamento porterebbe alla compiuta realizzazione della Costituzione e a una nuova scintillante vita delle nostre istituzioni: il tutto senza riuscire a comprendere che il problema non sono le persone, bensì le idee che queste esprimono e diffondono.
Togliere Silvio Berlusconi dal novero dei senatori sarebbe ben poca cosa, dato che resterebbero, in quella stessa Camera, i berlusconiani, che ovviamente risponderebbero sempre agli ordini del Capo. Ma inveleniti; e con essi invelenito sarebbe quel quarto abbondante di italiani che -per motivi che francamente mi sfuggono, ma questo è un problema mio- in Berlusconi e nella sua ideologia continuano a credere.

Vogliamo arrivare ad una guerra civile (ideologica, non combattuta, ma pur sempre guerra) per il piacere di apporre una bandierina sulla mappa, in corrispondenza di un formicaio che resiste da quasi vent'anni? Liberi di farlo; ma sappiamo che a conquistare i formicai non è detto che ci si riesca; e anche quando ci si riesce, i morti spesso non valgono la candela. E il berlusconismo si scioglierà come neve al sole, sì: ma quando l'anagrafe chiamerà il suo fondatore a cambiare dimora per sempre, non certo finché il nostro e i suoi soldi continueranno a stare in via dell'Umiltà, e da lì impartire direttive a Montecitorio e Palazzo Madama.

Ma, al di là di ciò, c'è anche un punto che ormai è il caso di far fuori una volta per tutte. Il famoso D.P.R. 30 marzo 1957, n 361 dice all'art. 10:
"Non sono eleggibili inoltre: 1) coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l'obbligo di adempimenti specifici, l'osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta."
E' abbastanza chiaro, no? Dice che per essere ineleggibile bisogna essere titolare di una concessione in proprio, o bisogna essere legali rappresentanti di una società che ha una concessione.
Silvio Berlusconi di concessioni a suo nome non ne ha. E le sue società hanno un legale rappresentante, il quale però non è lui.
Certo, si può discutere finché si vuole del fatto che Mediaset, Fininvest o chi diavolo sia il titolare della concessione siano società di o riconducibili a Silvio Berlusconi; ma la lettera della legge non dice "in qualità di rappresentanti legali o principali azionisti di società o di imprese private"; e trattandosi di una norma eccezionale (che deroga addirittura a un principio generale della Costituzione!), essa non è suscettibile di inerpretazione analogica o teleologica, bensì solo letterale (art. 14 prel).
La normativa in questione, insomma, "non si applica oltre i casi e i tempi in essa considerati"; e il caso del proprietario di una Società che ha una concessione, nel DPR che ci interessa, non è ricompreso, come ben vede chiunque voglia e sappia leggere il significato proprio delle parole secondo la connessione di esse.

Liberissimi, insomma, di ritenere che quella per l'ineleggibilità di Berlusconi sia una battaglia da vincere.  Solo che è una battaglia vecchia di vent'anni, e bolsa.  E non è che le battaglie per la conquista di un obiettivo bollito siano meno stupide se a portarle avanti sono i giovani grillini (PFdA probabilmente giovane non è mai stato).

sabato 16 marzo 2013

Chi di spada ferisce



Esquisse d'un tableau historique du niveau atteint dans la politique italianne par la merde, suivi d'un Fragment sur l'attitude de cette dernier à retourner directement sur le visage de ceux qui l'avaient naïvement tiré

giovedì 14 marzo 2013

Don't be stronzo

La chiusura di Google Reader dimostra che i motti delle aziende sono cogenti quanto le promesse elettorali dei partiti.

sabato 2 marzo 2013

iMulo

Il Gyovine Sofri è talmente innamorato delle Primarie da arrivare a sostenere che se -per assurdo- vi fosse la possibilià di costituire, rispettando il dettato costituzionale, un governo guidato da un leader del partito di maggioranza relativa, secondo lui quella soluzione non la si potrebbe percorrere perché quel possibile capo del governo ha perso le primarie.
Dunque, secondo il principale teorico italiano degli spaventapasseri, non solo le primarie sono una fonte di diritto superiore alla Costituzione, ma il parteciparvi dev'essere visto come una sorta di ordalia; e per fortuna che l'Evo di mezzo è passato, che ai bei tempi gli sconfitti perivano, mentre ora vanno solo incontro ad una lunga morte civile e politica.

 

legalese
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