domenica 20 luglio 2008

Repubblica

Nel corso di un'attenta lettura domenicale di Repubblica ho finalmente ricevuto un'illuminazione.

Prima credevo che i quotidiani (notoriamente tutti saldamente in mano ai comunisti) fossero divenuti un ricettacolo di spazzatura, pettegolezzi e sciocchezze inverificate per una sorta di involuzione progressiva dovuta al venir meno delle ideologie, o magari a un virus trasmesso con gli impianti di condizionamento ad opera della CIA.

Oggi mi rendo conto che il propalare sciocchezze è invece voluto e pianificato: serve a evitare che la ggente si ponga la domanda: "ma il Partito Democratico cos'ha combinato, in questi mesi?"

venerdì 18 luglio 2008

Bici a Milano

Milano è una città piatta come una tavola da stiro, ha una topologia radiale e -eccezion fatta per qualche sporadica tromba d'aria- non soffia mai nulla più di una lieve brezzolina.

Malgrado l'iconografia di Totò e Peppino, la nebbia è un evento relativamente infrequente, e piove tutto sommato poco, nel senso che l'acqua, pur abbondante, cade per un numero di giorni limitato; vero è che a novembre o febbraio a volte non si vede il sole per tutto un mese; ma la pioggia -quella che bagna- cade solo pochi giorni.

Date queste condizioni, la città dovrebbe essere ideale per l'uso della bicicletta: un essere senziente e dotato di tutti e quattro gli arti non dovrebbe porsi nemmeno il problema di cosa preferire tra le due ruote e la costosa e imparcheggiabile macchina privata, o il ritardatario e superaffollato vagone del metrò.

Invece no, non è così: e anche quando proponi a qualcuno di provare ad andare al lavoro in bici, che ci metterebbe 15 minuti al massimo, ti guarda come se gli stessi raccontando di quella volta che ti sei violentato la nipotina di cinque anni e il suo amichetto d'asilo.

Io mi sono fatto una personalissima opinione, sul fenomeno: non è una novità, ma la espongo per rafforzare la forza della tesi.

Non c'entra una fava l'assenza di piste ciclabili: quelle meglio che non ci siano, anzi: strisce di asfalto bucherellato come la pista dell'aereoporto di Baghdad, strette come un carrugio e tracciate sulla mappa da un parkinsoniano ubriaco con curve a gomito che richiedono l'esperienza di un pilota di rally.

Non c'entra neppur tanto l'inquinamento: vero che l'aria d'inverno fa schifo, ma fa schifo anche a piedi o in autobus; e se non sei Ivan Gotti non è che andare a pedali ti faccia respirare molto di più.

No: il problema vero è la pavimentazione. Facciamo una classifica in odine di pericolosità crescente:
1) asfalto: sicuro;
2) asfalto con binari del tram: sicuro, a patto di fare un minimo di attenzione specie se piove;
3) pavé: scomodo, dannoso per la schiena, il culo e la bici; pericolosetto;
4) pavé con binari del tram: come (3), ma dieci volte più scomodo e cento volte più pericoloso. Affrontabile solo per tratti brevissimi;
5) pavé con binari del tram aperto al traffico privato: demenzialmente pericoloso.

Ora, io non nego che il pavé possa anche fare atmosfera: e infatti in Piazza del Duomo ci sta tutto: ma perché mai lasciarlo a capocchia di cane in vie come Corso Magenta o Corso di Porta Romana?

Oltretutto i anche residenti sarebbero felicissimi di avere una bella strada asfaltata, considerato che il tasso di rumorosità della via scenderebbe di molto.

Perché non pensarci?

mercoledì 16 luglio 2008

Farsi i fatti propri

Non potrei essere più d'accordo con questo post di Luca Sofri:

Alle molte cose dette nella discussione sulla vita e la morte di
Eluana Englaro ne aggiungerei due. Una è che il fronte dei contrari a
interrompere le cure ha al suo interno una separazione concettuale notevole:
molte persone si lasciano comprensibilmente convincere dall’ipotesi che una
persona in coma possa riprendersi, e quindi il loro argomento – “e se poi…” - è
che si possa “tornare alla vita” da questo stato di morte di fatto. Mentre le
alte cariche ecclesiastiche e il direttore del Foglio sostengono che a dover
essere tutelata è qualsiasi forma di vita, e quindi è per loro irrilevante –
rispetto alla sua sopravvivenza - la possibilità che la persona possa tornare a
stare meglio. La divisione è notevole: perché se sull’eutanasia in genere il
fronte dei contrari è cospicuo, su quello della difesa della “vita” qualsiasi
essa sia mi pare che sia più rumoroso e altolocato che numeroso.

L’altra cosa che mi pare molto sgradevole da parte degli oppositori alla scelta
del signor Englaro è la pretesa di difendere la ragazza da suo padre, con lei
impossibilitata a intervenire. Questo sì che è un sopruso che si approfitta di
lei, e compiuto da estranei. Io penso che se fossi in coma e anche ne uscissi,
se allora sapessi che qualcuno si è permesso di dire a mio padre (o mia madre, o
mia moglie, o i miei figli) cosa dovevano fare con me e di interpretare la mia
volontà al posto loro, mi incazzerei parecchio.



Lato B

Non so bene da quando la stampa italiana abbia iniziato a usare la locuzione "lato B" per dire "culo" senza scrivere "culo".

Trovo però che sia un'abitudine non solo di pessimo gusto, ma anche di un provincialismo così estremo da rasentare il sublime.

Ottavianodelturcopoli

Non ne so abbastanza per farmi un'opinione sull'arresto di Ottaviano Del Turco.

Da un lato, un socialista in galera è un topos fin troppo facile e scontato; e anche l'impianto accusatorio sembra verosimile e documentato, con tanto di nomi, date, modalità e particolari curiosi.


D'altro canto, non sempre il verosimile è anche vero: e anzi bisogna sempre stare bene attenti a distinguere, dato che quando si vuol costruire una bugia -o una montatura- bisogna che questa sia credibile.

A favore di Del Turco mi sembra possa essere ascritta anche la circostanza che, pur essendo uno dei numeri due di Craxi all'inizio degli anni '90, sia passato sostanzialmente indenne dalle indagini di quel tempo: il che farebbe propendere per una una certa dirittura morale; ma è anche vero che: 1) può essere semplicemente che non l'abbiano beccato e 2) in 15 anni uno può cambiare, e molto.

Quello che mi sembra veramente debole nell'impianto accusatorio è la ricostruzione della destinazione delle (presunte) tangenti: chi dice che servissero per comprare otto senatori da Boselli; chi dice che Del Turco ci abbia comperato case per sé e per i familiari. Certo, se case sono state acquistate, le relative transazioni dovrebbero essere ricostruibili con un impegno neppur troppo intenso da parte degli investigatori. Se invece si fosse trattato di finanziare senatori, la cosa sarebbe un po' più difficoltosa, ma in tal caso la domanda che viene spontanea è: ce li aveva, Boselli, otto senatori???

Malgrado tutti questi ragionamenti, che porterebbero a propendere per l'innocenza, resta il fatto che di pancia me lo sento colpevole: sarà la faccia, sarà un senso di antipatia personale che mi ha sempre ispirato, fin dai tempi in cui facevi il sindacalista: mi è sempre sembrato un tipo di cui diffidare. Ma queste sono impressioni, e non valgono granché rispetto ai ragionamenti.

Più impronte per tutti

Con un emendamento proposto dal PD viene finalmente risolta la questione del prendere o meno le impronte digitali ai bambini Rom.

La soluzione, brillante anche se non del tutto inattesa, viste le dichiarazioni dei giorni scorsi, è di prendere le impronte a tutti, non solo ai Rom.

Ora, se questa fosse una provocazione per affossare il provvedimento e mettere la maggioranza securitaria di fronte alle proprie contraddizioni, mi starebbe anche bene: sarebbe una vera genialata.

Il problema è che il Pd ci crede, in questo provvedimento. Il problema è che l'unico terreno sul quale riesce ad essere propositivo è quello di portarsi sempre un po' più a destra del suo avversario.