(vedi le puntate precedenti)
Ci manca quindi da esaminare la terza norma contenuta nel pacchetto Bersani-bis: quella sulla portabilità dei mutui.
La prima cosa che si può dire è che Bersani ha avuto un'idea geniale: infatti la portabilità dei mutui è basata sull'art. 1202 del codice civile, che è lì bel bello dal 1942, solo che nessuno lo utilizzava, dato che per raggiungere i fini per cui era stato pensato ci sono strumenti più snelli.
Ovviamente non sarebbe stato un gran successo fare una dichiarazione pubblica ricordando alle banche che esisteva quell'articolo: e così nel decreto Bersani-bis esiste una norma (l'art. 8 ) che in buona sostanza dice, infiorettata, la medesima cosa; così sembra che l'inventore della portabilità sia Bersani, mentre così non è. Ma questa è politica.
Vediamo un po' più approfonditamente il concetto che è alla base della portabilità: abbiamo visto qui che l'art. 3 del decreto dice che se un debitore ha fatto un mutuo con una banca e le condizioni non sono più convenienti, può prendere e andarsene anticipatamente senza penali.
Già, ma se uno i soldi non li ha? Deve farseli dare da un'altra banca! Eh, ma le spese, tra notaio, tasse, istruttoria, frizzi e lazzi sono tali da rendere antieconomico questo trasferimento. In particolare l'iscrizione della nuova ipoteca paga una bella tassa, e poi è sempre una cosa un po' complicata.
Che facciamo allora? facciamo un nuovo mutuo, garantito dalla vecchia ipoteca.
L'idea in sé funzionerebbe anche, se non fosse per quanto ci hanno ricamato sopra. Anzitutto c'è il problema delle spese: se ne pagano di meno, ma il nuovo atto comunque costa, visto che c'è sempre il notaio di mezzo: e chi lo paga? Poi c'è da periziare l'immobile: e chi la paga la perizia? Poi ci vuole un minimo di collaborazione da parte della vecchia banca, la quale -per quanto ciò possa essere eticamente scorretto- non ha mica tanta voglia di collaborare.
Insomma: un discreto casino. Le banche ci hanno messo molto del loro per non applicare la norma; le associazioni dei consumatori altrettanto per pretendere anche l'impretendibile. Con l'ultima finanziaria poi il governo ci ha messo un ulteriore carico, stabilendo che anche quelle verifiche di comune buon senso (accertamenti catastali, istruttoria del mutuo) devono essere fatte senza spese perché devono svolgersi secondo procedure di collaborazione interbancaria improntate a criteri di massima riduzione dei tempi, degli adempimenti e dei costi connessi.
Il concetto è un po' come dire che stai comperando una macchina usata e la legge ti dice che non la puoi vedere, ma devi fidarti della parola del concessionario.
Ciò detto, comunque, la portabilità ha dato un bell'aiuto a moltissime famiglie che si trovavano sulle spalle un mutuo stipulato a tassi divenuti ormai sensibilmente più alti rispetto al mercato.
La portabilità non può servire a tutti: serve in particolare a chi ha sulle spalle mutui abbastanza vecchi, a tassi elevati e in grado di trovare un'altra banca che gli faccia condizioni migliori.
Devono essere mutui vecchi, perché se sono abbastanza recenti è poco probabile che siano stati fatti a condizioni molto diverse da quelle di mercato; e bisogna che ci sia un'altra banca che offre condizioni migliori: altrimenti che portabilità è, se non posso portare nulla da nessuna parte?
Facciamo un esempio pratico: una famiglia di due impiegati quarantenni che ha un mutuo di 150.000 euro con uno spread del 2%, sicuramente troverà un'altra banca che offrirà condizioni molto migliori; mentre una pensionata settantenne con un mutuo di 35.000 euro e uno spread del 1,25% non ha alcun senso che si metta neppure a cercarla, un'altra banca: è anziana e quindi a rischio; ha un tasso di mercato e quindi, ammesso che trovi un'altra banca, ben difficilmente questa le farà condizioni migliori; e poi quand'anche la trovasse, alla fine il risparmio sarebbe minimo e quindi non ne varrebbe la pena, di tutto lo sbattimento.
Il problema è che nell'immaginario dei consumatori è entrata l'idea che sia un diritto quello di ottenere condizioni migliori, indipendentemente dalla propria condizione di partenza. Mentre il diritto è di cambiare banca, non di trovare chi ti fa lo sconto.
E per questo leggiamo sulla stampa comunicati che invitano a non usufruire della rinegoziazione prevista dalla convenzione ABI-Tremonti (quella di cui parleremo nella prossima puntata), senza che nessuno si periti di spiegare ai debitori che chi ha un mutuo a tasso variabile a condizioni oggi di mercato, per quanto strangolato possa essere oggi, non può sperare di avere alcun vantaggio dalla portabilità, perché nessuno gli farà condizioni migliori di quelle che ha.
Nella prossima puntata vedremo il contenuto della convenzione ABI-Tremonti e vedremo che risponde a esigenze del tutto differenti rispetto a quelle cui risponde la portabilità. Potremo così cercare di capire a chi conviene una cosa e a chi un'altra, e perché.
(continua)
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