(questo post è stato scritto prima di provare il servizio: trovate la mia recensione qui)
Domenica scorsa, in un impeto di incosciente decisionismo, ho spremuto la mia carta di credito e tirato fuori 25 euri per l'abbonamento a BikeMi, il nuovo servizio di scambio bici del Comune di Milano.
Ammettendo che mi mandino a casa la tessera (ancora non si è visto nulla: il sito dice che ci vogliono 15 giorni e francamente non ne riesco ad immaginare il motivo), probabilmente la userò pochissimo. Io infatti sono praticamente sempre in giro con la mia Doniselli (anche oggi, per inciso, anche se credo che la lascerò qui vista la neve), con cui vado al lavoro, faccio la spesa, accompagno il pupo a scuola e vado a trovare la fidanzata.
Ho però pensato che in fondo 25 euri sono praticamente una sessione di aperitivo, e alla fin fine può sempre capitare che un giorno mi si possa presentare la necessità; metti che una mattina dovesse piovere; o metti che debba andare velocemente da qualche parte con un amico: ecco pronta la seconda bici. Ovviamente il regolamento vieta severissimamente di cedere la bici e/o la tessera a terzi, ma nulla può impedirmi di dare all'amico la mia bici, o di immaginare di averlo fatto.
Non nascondo che questo passo rappresenta per me un'inusuale sospensione del consueto cinismo e, di contro, una sbalorditiva concessione di fiducia nel genere umano.
Razionalmente sono convinto che entro un paio di mesi le biciclette in discorso avranno le gomme tagliate da deficienti in giro dopo cena; e quelle che non saranno tagliate risulteranno a terra perché nessuno le gonfierà. Gli stalli automatici si bloccheranno causa morsa del gelo e/o usura dei meccanismi e nessuno si occuperà della riparazione di bici e stalli in quanto antieconomica. Insomma: andrà tutto in vacca.
E andrà in vacca per un semplice motivo: un'iniziativa di questo tipo dovrebbe essere finanziata dalla fiscalità generale in quanto può servire a ridurre discretamente il traffico e conseguentemente l'inquinamento acustico e atmosferico: dovrebbe essere quindi un servizio erogato in perdita a fronte dei vantaggi generali che fornisce. Ma la nostra è forse l'unica grande città in cui l'azienda di trasporto pubblico riesce a chiudere il bilancio in attivo, come fosse una venditrice di saponette, salvo poi offrire un servizio risibilmente scadente.
Io ho una soglia di tolleranza molto molto bassa, e quindi pur abitando sopra una stazione del metrò e lavorando sopra un'altra stazione del metrò, soffro comunque le pene d'inferno ogni volta che per pioggia sono costretto a prendere quel mezzo (che di tutti è certo il più pratico e veloce). Ma solo un pazzo -o un masochista- può pensare di andare al cinema una sera con i mezzi pubblici intervallati tra di loro a ritmo di 20 o 30 minuti.
Senza contare gli innumerevoli guasti, o addirittura i deragliamenti, che solo una miope propaganda può pensare di attribuire sempre e solo all'errore umano anziché alla mancanza di adeguata manutenzione.
Tutto questo per dire che, se è vero, come è vero, che l'ATM a Milano offre un servizio cinobalanico, a maggior ragione allo scambio di biciclette saranno dedicate ancor meno risorse, non foss'altro per l'aura radical-chic che lo connota.
Spero ardentemente di sbagliarmi, ma diamoci appuntamento a febbraio per fare un punto della situazione e vedere se ho torto marcio o, come spesso mi accade, ci ho visto giusto.
volevo parlare di BikeMi, ma non ce l'ho ancora fatta perché mi mancano completamente dati al riguardo. E mi sa che ce ne vorrà ancora: tanto per dire, sul sito ATM non si vede nulla
RispondiElimina(anzi no, qua dicono che è stato posticipato a mercoledì 3 dicembre)
Buonasera Mfisk;
RispondiEliminase le cose stanno davvero così è proprio un pasticciaccio brutto.
Buonasera Medonzo;
RispondiEliminaocchio a non darmi troppo retta: col lavoro che faccio tendo ad avere poca fiducia nel genere umano: magari sbaglio (o forse no)
Non sò se finirò per darti troppo retta.
RispondiEliminaDi certo mi piace leggerti, e Gadda era una tentazione troppo forte.
Magari lo sai, ma anche a Parigi c'è un servizio del genere, che io non uso, ma fonti attendibili mi dicono che funziona. Immagino che anche qui i primi tempi dopo che è stato introdotto le cose dovessero assestarsi, e i buontemponi tagliagomme non fossero e non siano solo un fenomeno italiano. Penso che darsi la scadenza a febbraio, per fare il punto della situazione, significhi tacitamente ammettere che si vuole criticare questo servizio: per lasciare che questo si assesti in Milano e nelle abitudini dei suoi abitanti, si dovrebbe almeno parlarne a giugno. Ma questa è un'opinione di chi Milano non la conosce. Comunque, ti posso solo dire che tu vivi in una città che, se non è il migliore dei mondi possibili, è almeno una città grande che un bel po' di servizi li offre. Io sono originaria di una ricca città del nord, di media grandezza, i cui mezzi pubblici cessano di arrivare nei più vicini comuni limitrofi dopo le 22, fino alle 6:30 della mattina dopo. Il che significa che se tu vuoi uscire per un cinema la sera, o devi prendere un treno alle 7 di mattina, devi possedere la macchina, o i soldi per un taxi. Questo per abbattere la tua fiducia nel genere umano definitivamente. E per farti apprezzare un po' di più Milano! :-)
RispondiElimina@ipazia: anche se non si capiva molto bene, lo ammetto, il mio post non era incentrato sul vandalismo: questo è infatti un fenomeno forse fisiologico, e per quel poco che conosco sia Milano che Parigi ho l'impressione che qui non sia più intenso che lassù.
RispondiEliminaIl mio punto è che, dato per assunto che i danneggiamenti avranno luogo (ma potrei anche sbagliarmi, intendiamoci!), temo che il gestore del servizio non esegua alcuna manutenzione, in quanto ciò sarebbe antieconomico: e ciò in quanto il suo fine è il raggungimento di un utile più che l'erogazione di un servizio pubblico.
Servizio pubblico che dovrebbe essere erogato in perdita, con copertura dei costi a carico di tutti, poiché offre vantaggi non solo agli utenti, ma anche a tutta la cittadinanza (mobilità, inquinamento etc. etc.)
mah. non credo che il problema dei milanesi sia la mancanza di biciclette. credo sia la mancanza di piste ciclabili.
RispondiEliminacome se ad uno che vuole una fidanzata tu gli regali un letto.
Sulle piste ciclabili ho una posizione mia, chiara e netta e controcorrente: sono un falso problema.
RispondiEliminaSe la bicicletta è intesa come un mezzo di trasporto e non come un supporto al passeggio, può benissimo andare sulla strada normale.
Certo, sarebbe molto più bello se ci fossero delle corsie dedicate sull'asfalto dove le macchine (teoricamente) non dovrebbero andare; ma comunque è un di più: non è essenziale.
Milano ha il problema del pavé e dei binari del tram, questo sì; cominciamo a togliere questo e quelli, e poi -ma solo poi- pensiamo alle ciclabili.
pure a Barcellona c'é, da 3 anni, il www.bicing.com, e non si fanno polemiche sul costo della manutenzione, la gente lo usa, soprattutto i non residenti e chi non ha ne moto ne macchina ed è stufo di condividere autobus affollati e mtreó puzzolenti.. l'iniziativa è geniale e i soldi della gestione si recuperano con gli utenti..
RispondiEliminadiamo fiducia ai milanesi e a chi vive a milano..bisogna avere pazienza e prima o poi smetteranno di usare la macchian per andare a comprare il pane...
W IL BIKEMI!