sabato 14 febbraio 2009

Lezioni italoamericane - la cauzione /3

(prosegue da qui)
Quando Carlo I sale al trono, nel 1625, l'Europa è dilaniata dalla Guerra dei Trent'Anni, un verminaio del quale riuscire a capire qualcosa è al di là della mia portata, anche se qualche buona lettura (in traduzione!) può dare l'atmosfera.
Sta di fatto non appena salito al trono Carlo ha la bella idea di imbarcarsi in una guerra contro la Spagna con l'obiettivo di far riconquistare al cognato il principato occupato dall'Imperatore. La guerra fu un disastro, soprattutto grazie alla rovinosa conduzione da parte del favorito del padre, il Duca di Buckingham, il quale nel 1627 condusse un'altra spedizione, altrettanto fallimentare, in soccorso degli Ugonotti assediati a La Rochelle (e ne avrebbe organizzata un'altra ancora, se non fosse stato ammazzato nell'agosto del 1628).

Le avventure guerresche costavano una fortuna, e Carlo doveva necessariamente passare dal Parlamento per farsi finanziare, anche perché le tasse erano raccolte dalla nobiltà e non da esattori reali, come altrove in Europa: quindi senza il concorso dei nobili la Corona non aveva granché di strumenti per raccogliere fondi. Dapprima il Parlamento concesse un finanziamento, ma per la prima volta da tempo immemorabile solo a termine, per un anno, e contestualmente all'apertura di un processo per alto tradimento contro Buckingham. Il Re piuttosto che mettere in discussione l'operato del suo protetto sciolse il Parlamento e si inventò delle tasse di assai dubbia legittimità destinate al finanziamento delle spedizioni navali.

Taluni nobili si rifiutarono di pagare e furono arrestati per convincerli a versare quanto voluto dal Re, ma senza un'accusa formale, dacché in effetti on avevano commesso alcun reato. La prigione convilse alcuni a più miti consigli, tuttavia cinque cavalieri (the Five Knights) resistettero alle pressioni ed adirono il King's Bench per l'emissione di un writ of habeas corpus. A seguito dell'emissione del writ sarebbe stato necessario formulare un'accusa o rilasciare i detenuti, ma l'Accusatore Generale affermò il diritto del Re di porre agli arresti chiunque senza essere soggetto al rispetto dell'habeas corpus.
La cosa non piacque per niente alla nobiltà, che trovò in Sir Edward Coke (uno dei maggiori giuristi inglesi di tutti i tempi) il proprio campione. Sarebbe troppo faticoso ora divagare raccontando il come e il perché, ma fidatevi se vi dico che Coke aveva il dente mortalmente avvelenato con la Corona, con il suo Cancelliere, e (scusate la tremenda semplificazione) tutti coloro che cercavano di sminuire l'efficacia della common law rispetto alla giurisdizione parallela di emanazione sovrana (equity) che si stava formando.

Torniamo a bomba: Carlo I convoca il nuovo Parlamento nel marzo 1628, introducendone i lavori con un discorso non molto dissimile da quello che pronuncerà un certo Cavaliere qualche secolo dopo: in pratica Carlo dice ai Comuni di votare i sussidi di cui ha bisogno e non perdere tempo con troppi discorsi noiosi.
I Comuni gli danno retta, e anziché perder tempo in noiosi discorsi si mettono a parlare dei five Knights, delle tasse illecite e così via. Dapprima Coke prepara una bozza di Bill (una legge, quindi); ma poi, non avendo il coraggio di scontrarsi apertamente contro il principio del potere assoluto del Sovrano, si risolsero per una mera Petition of Right.
La Petition passò faticosamente al vaglio dei Lord e fu approvata dal Re, che la approvò dichiarando contestualmente che essa non abrebbe potuto in nessun modo intaccare le sue prerogative.

In effetti la Petition si "limitava" a chiedere il ripristino dei principi di diritto del Regno dalla Magna Charta in poi, e tra gli altri il rispetto dell'habeas corpus e la protezione dagli arresti arbitrari e da tasse ingiuste.
Come abbiamo visto, il Petition of Rights non fu una rivoluzione: non tanto perché Carlo non aveva intenzione di rispettarlo, bensì perché il suo contenuto si limitava a ribadire i princìpi fondamentali del Regno. Ma quello che rileva veramente, è che il Petition sancisce il fatto che il diritto inglese, in origine utilizzato dal Re per contrastare le tendenze centrifughe della nobiltà, ora veniva utilizzato dalla nobiltà stessa contro le tendenze assolutistiche della Corona. Ancora i nobili erano troppo deboli e timorosi, ma già nel gennaio 1629 l'opposizione del Parlamento ad un nuovo arresto arbitrario del Re si risolse nell'approvazione di mozioni ben più dure verso il Re, che infatti sciolse seduta stante la Camera. Ne seguirono 11 anni di esercizio personale del potere, e successivamente la guerra civile che si risolse con il taglio della testa del Re, il 30 gennaio 1649. Ma questa è un'altra storia.

(continua)

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