martedì 10 febbraio 2009

Un'altra Eluana Englaro

Per solito cerco di scrivere su questo schermo cose non dico proprio originali, ma perlomeno non del tutto scontate: oggi quindi cerco di partire dalla morte della signora Englaro per cercare di ragionare sui meccanismi della nostra democrazia.

Nei post precedenti ho spiegato come e qualmente ritenessi che la mossa del Governo di risolvere il problema mediante l'emenazione di un decreto-legge fosse tanto formalmente corretta quanto maledettamente censurabile nel merito.
Oggi la situazione è mutata, il che comporta anche il venir meno di quel "tifo" cui accennavo, quel desiderio intimo che si è sviluppato in tutti noi acché la signora Englaro potesse morire in pace o potesse vivere ancora a lungo; e quindi questo ragionamento può essere seguito e forse apprezzato anche da parte di coloro che ritenevano giusto il comportamento del Governo, per fede o per intime convinzioni.

Qualunque opinione si possa avere sulla sacralità della vita, è importante, oggi, comprendere che c'è un'altra Eluana Englaro che giace in un letto d'ospedale alimentata artificialmente e incapace di alzarsi o riscuotersi dalla propria condizione. Questa signora Englaro bis è la democrazia italiana, quella nata dalla Resistenza e incarnata nella Costituzione.
La seconda parte della nostra Costituzione, quella che disciplina i rapporti tra i vari poteri dello Stato, è una costruzione mirabile quanto poche altre nel mondo. Ogni volta che per questo o quel motivo vado a leggere i lavori della Costituente rimango sbalordito dal vedere come un'accozzaglia di idee confuse sia passata attraverso il vaglio di una moltitudine di teste, ciascuna con i suoi pensieri e le sue ideologie, e attraverso lo strumento del dibattito e della votazione sia divenuta un piccolo capolavoro.
Il confronto tra i dibattiti di sessanta e passi anni fa e le dichiarazioni di voto stereotipate del Parlamento di oggi risulta una lettura del massimo interesse anche per chi non abbia una seppur minima infarinatura di diritto o di politica.

Emerge, anzitutto, la profonda e disinteressata passione di quegli uomini per il lavoro che stavano svolgendo. Ciascuno dei costituenti era lì perché credeva che la sua missione fosse di esser lì, non perché in tal modo si sarebbe assicurato una poltrona e una serie di prebende.
Emerge, inoltre, l'onestà intellettuale che si sostanziava nella capacità di cambiare idea. Quelle persone dibattevano, e attraverso il dibattito si convincevano l'un l'altro, e votavano ciò di cui si erano convinti.
Oggi l'attività del parlamentare consiste nel mettere a disposizione il proprio dito per schiacciare il pulsante che viene indicato dal capo del proprio gruppo parlamentare.

Di fatto il nostro Parlamento sta diventando un'assemblea condominiale, dove si contano non già le teste bensì i millesimi. Le teste sono i partiti, e i millesimi sono i parlamentari. E mi sia consentito di sottolineare che anche il proprietario di un piccolo box in un supercondominio ha diritto di partecipare e votare. Anche il possessore di una sola azione può partecipare all'assemblea di Telecom o Generali, e prendere la parola, e votare. Mentre in Parlamento no, bisogna avere almeno i 40 millesimi, per essere ammessi.
E' una sciocchezza la riduzione a 200 o a 100 del numero di parlamentari. Basterebbe ridurre il Parlamento a una sala riunioni, magari un po' elegante, nella quale si troverebbero settimanalmente i quattro o cinque attuali capigruppo, ciascuno con tanti voti quanti sono gli uomini che oggi siedono in aula.

Credo che neppure il più ingenuo dei miei 19 lettori creda davvero che un qualsiasi deputato possa alzarzi, pronunciare un discorso il più veemente e trascinante che si sia mai sentito, e con ciò spostare un solo voto. E quelle volte in cui uno dei parlamentari decide di cambiare bandiera, subito si rimette con disciplina alle direttive del nuovo schieramento, ben consapevole che la punizione in caso di sgarro sarebbe la mancata possibilità di ripresentarsi alle elezioni.
Questo, signori miei, vuol dire svuotamento della funzione del Parlamento: e quando il Parlamento si svuota, è il Governo che prende le redini del potere. Mi ha fatto piacere constatare che nella sua ultima articolessa domenicale Eugenio Scalfari abbia ricordato quel discorso che avevo già citato qui: dimostra che l'odore di autoritarismo e di dittatura non sono il solo a sentirlo.

Il problema è che la nostra Costituzione, come tutte le cose di pregio, è molto fragile. E' stata pensata per funzionare in un regime parlamentare e proporzionale, non in una regime maggioritario. Il fatto è che il Parlamento è lento, ma ciò è stato voluto e costituisce una garanzia del fatto che le leggi siano fatte bene
Per scriverla, la nostra Costituzione, ci è voluto un anno e mezzo: non una settimana di montagna a Lorenzago: è tanto, un anno e mezzo, ma speso bene se consideriamo che quella Costituzione ha retto onorabilmente per sessant'anni.

Per compensare la lentezza del Parlamento, i costituenti hanno disegnato un sistema di equilibrio dei poteri che conferisse grande autonomia d'azione al Governo, ponendogli il vincolo della fiducia delle Camere.
Quando ci hanno raccontato che il Parlamento era inefficiente, e che ci sarebbe voluto una bella svolta maggioritaria e magari uno sfrondamento delle forze minori, non ci hanno raccontato questa parte della storia. E così oggi ci troviamo uin Parlamento estremamente efficiente e rapido, ma efficiente e rapido nel ratificare ciò che viene deciso altrove; e il vincolo della fiducia, che era il freno all'autonomia dell'azione governativa, è ormai svuotato di qualunque significato, dato che Governo e maggioranza parlamentare dipendono dalla stessa persona.

Pensiamoci, quando saremo chiamati a votare per il prossimo referendum elettorale. Pensiamo quale porcata stava per fare il governo Berlusconi, pensiamo quante altre ne ha portate a termine e cerchiamo di portare la nostra testimonianza dovunque possiamo per cercare di frenare la corsa verso il baratro. E rendiamoci conto che dobbiamo ripartire dal basso, in prima persona, perché in alto abbiamo solo Veltroni.

3 commenti:

  1. I Costituenti avevano volutamente lasciato fuori il problema del sistema elettorale...
    La Costituzione non è fragile, il popolo italiano è fragile.
    Il principio del bilanciamento indicherebbe allora che il Presidente della Repubblica dovrebbe poter giudicare sul requisito della necessità ed urgenza...
    Berlusconi ha voluto creare lo scontro istituzionale di proposito utilizzando il caso Englaro..ne vedremo le gravi conseguenze e gli obiettivi reali in seguito.
    Concordo nella sostanza con lei...deriva autoritaria..
    ma come dice Chomsky la notizia buona è che possiamo ancora votare, la cattiva è che l'esercizio del diritto/dovere democratico non può limitarsi ad una crocetta..Se gli permettiamo tutto sbranerà prima la Costituzione, poi...

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  2. Sono io, Berlusconi. Non si era ancora capito?

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