La lettura di questo articolo dell'edizione di firenze di Repubblica, che dà dettagliatamente conto delle posizioni del Partito Democratico a proposito del conferimento della cittadinanza onoraria a Beppino Englaro, è l'ennesimo argomento utilizzabile per dimostrare che in politica anzitutto bisogna avere un programma chiaro, e poi si può decidere chi lo deve portare avanti.
Pretendere di mettere tutte le opinioni in un calderone e nominare un leader con i gazebo potrà anche servire a vincere qualche elezione (e spesso neppur a quello); ma non aiuta a stabilire una linea politica condivisa, salvo che poi all'eletto non vengano attribuiti poteri nordcoreani per la repressione del dissenso interno.
Qualcuno potrà anche obiettare che la cittadinanza onoraria a Beppino Englaro non è tanto importante, e comunque costituisce un caso di coscienza.
Personalmente per me la laicità dello Stato è fondamentale e seppur ciascuno è libero di credere a ciò che vuole, cionondimeno la sua coscienza ha il limite del rispetto di tale principio; ed è per questo che la lite su questa cittadinanza onoraria, nel capoluogo della regione storicamente rossa, mi disgusta.
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