giovedì 19 marzo 2009

A posteriori

Tempo addietro, quando ancora non era scoppiata la crisi e di parlava del rischio dell'inflazione e della crescita inarrestabile dei tassi d'interesse, ho scritto una serie di articoli su questo blog.
L'occasione era l'entrata in vigore dell'accordo ABI-Tremonti con il quale veniva offerto alle famiglie uno strumento per calmierare l'ammontare delle rate sui mutui a tasso variabile; accordo che conoscevo bene in quanto facevo parte del gruppo di studio che, nella banca per cui lavoro, doveva mettere in attuazione le relative regole.

In quel periodo le associazioni dei consumatori, la stampa generalista e le stesse Banche riuscirono a esprimere quasi unanimemente lo stesso concetto: vale a dire che l'accordo in questione non conveniva assolutamente, e che bene avrebbero fatto invece gli italiani a rinegoziare i mutui, passando al tasso fisso dal variabile approfittando della cosiddetta "portabilità" introdotta dall'art. 1202 del Codice Civile (articolo scritto non già da Bersani, bensì dal Cavaliere; e neppur quello tricotrapiantato, bensì quello con il mascellone).

Si distinsero, nell'orientare le scelte del pubblico, alcuni soloni, tra cui ci piace ricordare:
  • lo stesso Bersani, il quale continuò a ripetere in tutte le sedi possibili ed immaginabili quanto era meglio il suo sistema (rectius del Cavaliere) rispetto a quello del ministro valtellinese;
  • la rivista Altroconsumo, che sul proprio sito lanciò un qualificante slogan: Rinegoziare il mutuo secondo il patto tra banche e governo non conviene. Vi spieghiamo perché con un link per scaricare un PDF a pagamento contenente la spiegazione;
  • tale Fracaro Massimo, consigliere economico delle famiglie per il Corriere della Sera, che in quei giorni consigliava, o forse sarebbe meglio dire intimava senza neppur lo schermo di un condizionale, l'abbandono del variabile per il convenientissimo fisso, sconsigliando decisamente la rinegoziazione.
Io credo che quanto da me scritto non abbia spostato una sola opinione, e che invece molti abbiano sottoscritto un mutuo a tasso fisso nel momento di massimo picco dei tassi, risultando così cornuti e mazziati.
Non sono andato, per mancanza sia di voglia che di tempo, a leggere i siti dei signori e delle istituzioni sopra citate, per cui se mi sbaglio farò pubblica ammenda; ma non risulta che nessun di loro abbia mai ammesso con i propri lettori:
"Scusate, vi ho mal consigliato"..
Lo dovrebbero fare.

3 commenti:

  1. Dal punto di vista del portafoglio, sicuramente scegliere di passare al tasso fisso durante il picco dei tassi non è proprio una furbata, però il fatto che una persona si convinca a comportarsi in modo più responsabile e scelga un prodotto adeguato alle proprie esigenze (dormire la notte, etc) e di conseguenza viva senza il patema d'animo di "potevo scegliere il tasso xyz", ha un valore che a mio avviso è di gran lunga superiore al valore numerario di un risparmio che nel giro di 15 o 20 anni potrebbe azzerarsi, diventare di nuovo un aggravio e poi di nuovo un risparmio per almeno 2, 3 o 4 volte.

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  2. Sono perfettamente d'accordo con te, infatti.
    Devi contestualizzare il mio intervento nell'ambito storico cui si riferisce, vale a dire il momento in cui, nel pieno picco dei tassi, l'accordo ABI-Tremoniti aveva fornito uno strumento atto sia a calmierare l'ammontare della rata sia a impedire ulteriori variazioni al rialzo, senza costringere alla conversione a tasso fisso i debitori.
    In quel contesto, le voci che ho segnalato avevano concordamente detto che l'accordo non risultava assolutamente conveniente, e spinto per la rinegoziazione tramite "portabilità", suggerendo perlopiù una struttura di tassi fissi.
    Era evidente -perlomeno a me- che questo era un cattivo consiglio, e così scrissi per cercare si spiegarne le ragioni.

    Dopodiché, hai perfettamente ragione a dire che coloro che nel 2003 si erano indebitati a tasso variabile senza preoccupersi dell'eventuale incremento della curva dei tassi avevano commesso una sciocchezza; ma i miei post si riferivano specificamente all'accordo, teso a calmierare una situazione preesistente o, se preferisci, una sciocchezza già commessa.
    convertire a tass

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  3. Io, proprio nel 2003, cominciai a pensare di comprare casa. Andai in alcune agenzie e poi in una banca, per la questione del mutuo. Mi consigliarono con insistenza il tasso variabile; quando io dissi che mi sentivo psicologicamnete più portato per il tasso fisso, quasi mi presero in giro.
    (psicologicamente: so che devo pagare quella cifra per vent'anni, non mi preoccupo più, visto che non capisco niente di economia)
    Per fortuna non comprai casa; l'ho poi acquistata due anni fa senza accendere nessun mutuo, grazie a un po' di fortuna. Però spesso ripenso a quel consiglio. Come ripenso all'amico che mi consiglio vivamente di comprare i bond argentini. E non ho ancora compreso davvero se sono pagati per fregarmi o se, invece, non ci capiscono niente nemmeno loro, nonostante quell'aria da so-tutto-io.

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