Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda (...)
Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no (...)
L'Italia, alla vigilia della prima guerra mondiale, era unanimemente considerata dalle grandi potenze uno stato straccione. E ancor oggi, a un secolo di distanza, è uno stato straccione: uno stato che conta sull'innata bontà dei concittadini per supplire alle proprie carenze.
Sono passati infondo meno di quattrocento anni dal tempo in cui il Cardinal Federigo "...non ristringeva le sue cure a questa estremità di patimenti, né l'aveva aspettata per commoversi. Quella carità ardente e versatile doveva tutto sentire, in tutto adoprarsi, accorrere dove non aveva potuto prevenire, prender, per dir così, tante forme, in quante variava il bisogno. Infatti, radunando tutti i suoi mezzi, rendendo più rigoroso il risparmio, mettendo mano a risparmi destinati ad altre liberalità, divenute ora d'un'importanza troppo secondaria, aveva cercato ogni maniera di far danari, per impiegarli tutti in soccorso degli affamati. Aveva fatte gran compre di granaglie, e speditane una buona parte ai luoghi della diocesi, che n'eran più scarsi; ed essendo il soccorso troppo inferiore al bisogno, mandò anche del sale, con cui [...] l'erbe del prato e le cortecce degli alberi si convertono in cibo".
Nel 1630 il consiglio dei Decurioni si basava sulla carità di Federigo; oggi il Governo della Repubblica si basa sugli SMS e sui mille euri dei senatori: mille euri la cui proposta di obolo da parte del Presidente del Senato mi pare, sia detto per inciso, una palese ammissione del fatto che i senatori stessi sono pagati molto più del giusto.
Ma non voglio ripetere cose che altri hanno detto molto meglio di me, né parlar male di tutti i vari Telethon che ammorbano sia il mondo dell'intrattenimento sia quello di una scienza costretta a mostrare le cosce per comperare i reagenti e le provette: desidero richiamare alla memoria di chi se ne fosse dimenticato la più scandalosa delle raccolte di fondi.
Una raccolta di fondi pervasiva (tanto che al supermercato quando andavi a far la spesa ti chiedevano se volevi comprare il bigliettino). E una raccolta i cui fondi furono poi utilizzati in modo vergognosamente scorretto; ma quand'anche fossero stati utilizzati bene fino all'ultima lira, lo scandalo non sarebbe stato minore.
Rammentate la Missione Arcobaleno? Giusto giusto dieci anni fa il Governo (no, non c'era Berlusconi, al Governo) andava a bombardare le città serbe, con i soldi delle tasse. E poi chiedeva agli italiani la carità per soccorrere i profughi originati dai bombardamenti.
A quel tempo credevo di essere in una specie di reality, tanto lampante era l'assurdità della cosa: mi aspettavo che da un momento all'altro comparisse lo striscione di Scherzi a parte e mi dicessero che era tutto finto, una specie di prova d'iniziazione superata la quale sarei stato ammesso ai segreti della vera cittadinanza. E invece no, era tutto vero: e il capo di quel governo ancora rivendica il suo agire.
Credo che dopo la Missione Arcobaleno (e ripeto, indipendentemente dal fatto che i soldi raccolti siano andati a signore di facili costumi) l'unico atteggiamento serio che si possa tenere nei confronti delle raccolte di fondi è la critica e lo scetticismo.
Intendiamoci: a me spiace davvero, per gli Aquilani rimasti senza casa. Ma come è possibile avallare, anche con la propria carità, il fatto che nel 2009 la Protezione civile abbia visto tagliare i propri fondi di più del 30%? Come possiamo accettare che i 157 milioni di euri del 2008 divengano nel 2009 98 milioni? Quando arriverà l'estate, partirà la raccolta di messaggini per lo spegnimento degli incendi? E ad autunno il Telethon delle alluvioni?
Io penso le stesse cose dette da Di Girolamo, ma l'offerta l'ho fatta ugualmente. Poca roba, non pensare, che non è che me ne avanzano tanti di euri, ma d'altronde mia madre mi ha insegnato che si dona in proporzione a ciò che si ha e se si ha poco ha più valore quel poco donato. Che ci vuoi fare, reminescenze cattoliche.
RispondiEliminaE' che al di là delle sacrosante ragioni su tasse pagate e su Stato ideale, io vorrei che se mi cadesse il tetto in testa qualcuno mi aiutasse. Perchè lo Stato non lo farà, e qualcuno deve pur pensarci.
E hai ragione. Però, vedi, il punto è quel Perchè lo Stato non lo farà, e qualcuno deve pur pensarci.
RispondiEliminacome fare a far sì che lo Stato lo faccia perché è suo dovere farlo?
com'è possibile che la foglia di fico della carità individuale supplisca -e legittimi- l'assenza delle istituzioni?
In realtà la carità supplisce ma non legittima l'assenza delle istituzoni.
RispondiEliminaE' che il cittadino conosce bene lo Stato in cui vive, per cui sa di essere abbandonato a se stesso, e quando capitano disgrazie di varia natura ci si arrangia, perchè prima o poi ci si potrebbe ritrovare nelle stesse condizioni.
So che è assurdo, ma questa è l'Italia attuale.
Non effettuare una donazione per principio, come il Di Girolamo, è giustissimo, ma all'atto pratico cosa risolve? Niente di niente, mentre donare qualcosa forse può risolvere almeno una parte della situazione.
Tra le due ipotesi scelgo la seconda.
Lo so, è questo che ci frega, a noi italiani: il fatto che non riusciamo ad essere coerenti con le nostre idee.
RispondiEliminaQuando vedo un bambino di otto anni che mi chiede l'elemosina, so bene che la cosa giusta da fare sarebbe a) chiamare la polizia per far rinchiudere il genitore e far ricoverare lui in un istituto; b) (in subordine) non dargli nulla, per far sì che il genitore anziché sfruttorlo per impietosire i passanti lo mandi a scuola.
Ovviamente scelgo la c), perché neppur io sono sufficientemente stronzo e cinico. E faccio male.
Troppo buono, ho solo diffuso quanto pubblicava Sasaki.
RispondiEliminaIo dico soltanto: siccome siamo una democrazia, lo Stato come istituzione è la diretta espressione del nostro modo di essere e di scegliere.
@ipazia: Bé, ho poi visto che la cosa è rimbalzata per ogni dove della rete, ma all'inizio l'avevo appreso da te (che mi sei oltremodo più simpatica di quell'altro, btw).
RispondiEliminal'ammetto: il mio odio per il telethonismo risente di una posizione ideologica. Sono convinto che ogni forma di dominio si arroghi il diritto non solo di governare e indirizzare il godimento delle persone, ma anche il generale senso di colpa sociale (così diffuso nella società dell'abbondanza). Avete mai pensato a quanto senso di colpa si produca con questo continuo "spettacolo" della sofferenza altrui? Ci dobbiamo vergognare anche di respirare?
RispondiEliminaCondivido la filosofia di questo articolo, anche se credo sia giusto aiutare l'impossibilità di ricevere tempestivamente degli aiuti umanitari con degli sforzi concreti, non soldi.
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=D43QQh7PNCc