venerdì 29 maggio 2009
Copyright
Ieri sera sono stato a una cena con il titolare di una tra le più famose e più antiche agenzie fotografiche italiane: non ne cito il nome non perché ci sia qualcosa di segreto, ma non mi va che venga indicizzato.
Questa persona ha portato con sé una bellissima presentazione che ricostruiva la sua storia, quella della sua agenzia e dei fotografi che hanno fatto un po' la storia del fotogiornalismo e del giornalismo d'attualità in Italia e nel mondo.
Nel commentare le immagini, ha puntualizzato ripetutamente e con particolare vigore l'importanza del copyright per la tutela del lavoro del fotografo professionista, la centralità del lavoro dell'agente per la sua difesa e i pericoli che si affacciano per effetto delle tecnologie digitali: non solo per la possibilità di trarre copia del lavoro senza alcun impedimento tecnico, ma anche per la perdita di controllo del fotografo sul materiale che viene spedito al committente o all'agente, senza una precisa garanzia su come verrà trattato dal punto di vista artistico.
Ci ha inoltre fatto render conto di come la normativa sulla privacy italiana, che impone al fotografo di raccogliere il consenso di tutti i soggetti fotografati salvo in casi eccezionali, stia modificando il modo di fare fotografia in Italia: foto che sono un po' la storia del nostro paese oggi non sarebbero più possibili, o perlomeno sarebbero infinitamente meno spontanee.
Era comunque evidente, nel discorso sul copyright, la centralità della tutela dei diritti economici del fotografo e dell'agente: che non voglio mettere in discussione, sia chiaro, dal momento che che fa fotografia per mestiere ci deve campare.
Prendendo spunto dalla foto di Uliano Lucas che vedete qui a fianco, ho poi fatto due chiacchiere con l'agente per chiedere cosa pensasse dei diritti del soggetto fotografato. Perché è vero che è il fotografo che crea la composizione, ma è anche vero che sono i soggetti che lui fotografa, quelli che rimangono impressi nella memoria collettiva, e non mi sembra giusto, o perlomeno equo, che il fotografo tragga un corrispettivo economico, anche cospicuo, dalla sua opera, senza che il soggetto ne riceva alcunché.
Devo dire che le risposte non mi hanno granché soddisfatto: è evidente che per il mio interlocutore il problema è solo e soltanto quello di raccogliere il consenso: la "liberatoria", mettendosi in regola con la legge; mi ha anche sottolineato come per una fotografia che diviene famosa il fotografo ne scatti centinaia che verranno pagate poco o nulla; e ciò lo comprendo; ma comunque la risposta mi ha lasciato un po' d'amaro in bocca: laciamo perdere i modelli, che lo fanno per mestiere; ma parlando di fotogiornalismo e fotografia d'attualità non credo giusto che basti firmare un pezzo di carta per cedere i diritti sul proprio volto vita natural durante.
Vorrà dire che se qualcuno mi chiederà qualcosa risponderò che voglio l'1% dei suoi guadagni sulla fotografia che mi ritrare, altimenti ciccia. :-)
RispondiEliminaciao
nicola.