Si scatena la guerra alla pletoricità del Parlamento italiano, e naturalmente qualcuno tira fuori il fatto che negli USA ci sono molti meno parlamentari che in Italia.
Chiariamo dapprima una cosa: il numero dei deputati e senatori è un falso problema, e anche la loro retribuzione è una goccia insignificante nel mare della spesa pubblica: il problema vero è quali siano le garanzie che un'assemblea possa deliberare contenperando sia le esigenze di rapidità ed efficienza sia il rispetto delle minoranze e delle diverse istanze del Paese.
E comunque va notato che il numero di deputati e senatori del congresso federale USA non è significativamente inferiore (vale a dire almeno di un ordine di grandezza) rispetto all'Italia.
Chiariamo poi un punto che sembra sempre sfuggire: gli Stati uniti sono un organismo statale federale: il che significa che il Congresso ha competenza legislativa (e il Presidente esecutiva) solo sulle materie specificamente attribuite loro dalla Costituzione (Art.1 Sect.8); per il resto sono gli Stati, che hanno competenza generale su tutto, ivi compreso il diritto civile, penale e amministrativo.
Dal punto di vista di noi europei gli Stati federati contano poco o nulla, dato che la politica estera è di competenza esclusiva federale, ma per la vita quotidiana dell'agricoltore del Nebraska o dell'operaio di Detroit conta molto di più il proprio parlamento statale e il proprio governo.
Il congresso ha quindi compiti molto minori, per quantità e vastità di argomenti, rispetto al Parlamento italiano.
E se andiamo a mettere insieme i poteri legislativi federale e federati, e contiamo i parlamentari otteniamo numeri ben diversi: da questa tabella possiamo agevolmente (?) vedere che vi sono circa 5500 deputati e circa 2000 senatori nei cinquanta parlamenti statali, per un totale di 7500 parlamentari, che salgono ad ottomila con il Congresso federale.
Certo, in Italia ci sono le regioni; ma allora negli USA ci sono le contee; e noi abbiamo le provincie...
Insomma, in conclusione: confrontare il numero di parlamentari dall'una all'altra sponda dell'Oceano è un po' una sciocchezza.
E a me pare che sia questo il vero diversivo che si è giocato B. negli ultimi giorni: la polemica sulla "casta" è quando di più diffuso si possa immaginare; ridurre i parlamentari diventa quindi una bandiera elettorale di grande impatto. Senza contare che ridurre poi i poteri del parlamento sarebbe ancora più agevole.
RispondiEliminaSono d'accordo, con la precisazione che però l'effetto è il contrario: nel senso che in un parlamento più piccolo come ovvio il rapporto fedelissimi/peones sarebbe molto più alto di quello preesistente al porcellum (post porcellum non vale neppur la pena di misurarlo).
RispondiEliminaQuindi l'esecutivo avrebbe buon gioco a lasciare il parlamento nella pienezza dei poteri (il che significa anche non toccare la seconda parte della Costituzione con riforme sempre a rischio di referendum confermativo); ma sarebbe un parlamento nominato e non eletto, il cui legame con la sovranità espressa dal popolo sarebbe debolissimo.
Secondo me il paragone sensato andrebbe fatto fra Europa e USA e fra l'Italia ed, e.g., la California, che se non sbaglio è uno stato a dimensione confrontabile.
RispondiElimina@layos: anche questo non mi sembra un paragone corretto, per lo stesso -ma opposto- motivo, vale a dire perché la California non deve trattare le materie che sono di competenza federale.
RispondiEliminaSe proprio vogliamo fare un paragone, forse, l'ideale sarebbe di sommare i parlamentari federali e la media dei parlamentari statali, vale a dire circa 110 deputati e circa 40 senatori.
Arriveremmo così a una camera bassa di 550 deputati, del tutto paragonabile a quella italiana, e una camera alta di 140 senatori: la metà rispetto che in Italia. Tale soluzione non mi sembrerebbe spregevole, purché si superi il bicameralismo perfetto italiano.