Alla fine, quando un dominio è arrivato a costare come un Mississippi Mule al Mujio, e i doloretti al fegato mi hanno suggerito di saltare l'aperitivo del sabato, per investire i soldi risparmiati ho preso la carta di credito e ho comperato mfisk.org
Il nuovo indirizzo di questo blog è quindi blog.mfisk.org, con un risparmio di ben 14 lettere rispetto all'indirizzo precedente: il mio piccolo contributo al rallentamento della crescita dell'entropia nell'universo.
Il motivo principale non è stato quello di dare un nome al blog, che poteva vivere tranquillo e sereno così com'era, bensì di assicurarmi nel tempo un indirizzo e-mail stabile: ne ho cambiati tanti nel tempo, e ogni volta che il precedente fornitore smetteva di erogare il servizio chiudendo i battenti, o ne faceva scendere la qualità al di sotto di un livello minimamente accettabile, o rendeva inverosimilmente complesso il fruirne, ecco che il trasloco di tutte le registrazioni che riuscivo a ricordare mi prendeva una gran quantità di tempo: anche se erano pochissime rispetto a ora, e di molti account me ne dimanticavo, puramente e semplicemente.
Ormai qualunque servizio del mondo reale o virtuale può essere fruito, acquistato o prenotato in rete: biglietti, dischi, libri, viaggi, alberghi, pacchi, tasse, conti, spesa... tutto a patto di conoscere user e password corretti.
Ogni servizio ha i propri barocchi standard di sicurezza: c'è quello che vuole la user di almeno sei lettere, quello che ci vuole un numero, l'altro che ci vuole un punto; e così pure per le password, con in più il fatto che è da incoscenti usare la stessa password per qualunque servizio, dato che è come lasciare le chiavi di casa in bella vista, in una cabina telefonica, con attaccato un biglietto con nome, cognome e indirizzo.
Non ci si può neppure fidare della memoria del proprio browser e fargli rammentare tutte quelle coppie di parole: un po' perché non ci si fida a prescindere, un po' perché tutti noi ormai usiamo più di un PC e spesso più di un browser. L'unica soluzione è quindi quella di affidarsi al tasto "ho perso la password!", che te la fa recapitare docile sulla tua mail.
E se la mail per un motivo o per l'altro non la dovessi più avere? Se qualcuno te la rubasse, complice il fatto che non essendoci giro di soldi non c'è modo per provare che quall'indirizzo tu, e solo tu, l'hai usato per anni? Se Gmail chiudesse*?
Così qualche settimana fa, quando gmail è saltato per qualche ora, proprio mentre dovevo comprare un biglietto del treno, mi sono chiesto cosa sarebbe successo a tutta quella marea di cose che uso e di cui non saprei più fare a meno, qualora improvvisamente Google avesse deciso di essersi stancata di fornire quel servizio. Un po' come quando perdi il portafoglio, e devi rifare la patente e le carte di credito: ma moltiplicato per cento volte.
Ho acquistato questo nome, che uso ormai da una quindicina d'anni e che nessuno aveva voluto prendersi. Just in case.
* Sì, certo: è troppo grande e importante per chiudere. Anche di Lehman Brothers dicevano lo stesso.
Mi congratulo! Ottima idea, abbasso l'entropia!
RispondiEliminaPosso avere l'ardire di chiederti cos'è un Mississippi Mule?
Peccato. Un trasloco è sempre un'ottima occasione per lasciarsi il vecchiume alle spalle :-)
RispondiElimina@Giacomo: ma qui non si butta via niente. Non a caso siamo amici di Bakelite.
RispondiElimina@Verrocchio: Mississipi Mule
RispondiEliminaxmau.com è in effetti breve, anche se "notiziole" allunga.
RispondiElimina@.mau. - inutile dire che se solo ci fosse stato un "fisk" disponibile... ma non c'era.
RispondiEliminanon c'era neppure "mau", se per questo :-P
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