martedì 29 dicembre 2009

Tempo di bilanci

Dato che tra poco andrò ai monti, questo post dovrebbe essere l'occasione per formulare gli auguri di buon anno. I buoni propositi li ho già fatti insieme agli auguri di Natale, e quindi potrebbe essere morta lì.
Prendo però spunto dall'ultimo post di Galatea per scrivere due righe sul senso del tenere un blog: mi sembra utile, specie in questo periodo di stanca.

E' evidente (o almeno è evidente a me) che vi sono molte persone che scrivono per trarre un vantaggio pratico di qualche tipo: c'è chi infarcisce la propria casa di inguardabili banner e adsense (e mi piacerebbe sapere quanto poi in effetti costoro riescano a portare a casa, alla fine del mese); c'è chi fa mestieri inerenti alla comunicazione, alla rete o alla tecnologia in senso lato, e vuole in tal modo guadagnare in autorevolezza; c'è chi vuole, semplicemente, far sì che il proprio nome circoli di bocca in bocca e di tastiera in tastiera.
E' di questi che mi sembra parli Galatea: e certo si tratta di una fetta importante del blogocono, ma non esaustiva.
Ci sono infatti coloro che scrivono principalmente per loro stessi: hanno una passionaccia per la collezione di francobolli della Guinea Orientale e desiderano far conoscere al mondo intero tutte le caratteristiche della dentellatura dell'emissione 1974, come questa fosse la cosa più importante del mondo (e per loro in effetti lo è): costoro potranno avere un traffico limitato a pochi contatti alla settimana o perfino al mese, ma non sarà certo per tale motivo che abdicheranno alla loro passione e smetteranno di scrivere: dato che scrivono principalmente per sé medesimi, e solo in seconda istanza per farsi leggere, essi continueranno imperterriti a pubblicare notizie e informazioni sugli argomenti che stanno loro a cuore.
Certo, sapere di avere un certo pubblico fa piacere a chiunque, ma è tutto una questione di piani e di priorità: ciascuno deve saper riconoscere le proprie.

A me scrivere qui è servito a chiarirmi le idee cento e più volte su argomenti di cui conoscevo gli elementi costitutivi ma che non avevo ancora analizzato: ho la fortuna di possedere alcune competenze tecniche che possono risultare di interesse generale e quindi mi sono conquistato un certo numero di lettori, per dir così, affezionati; ciononostante l'obiettivo che mi pongo è sempre quello di chiarire anzitutto a me stesso, e poi se possibile anche agli altri, le cose.
Poi, mi piace cazzeggiare, e quindi racconto anche della piadina che ho mangiato, per quanto queste sciocchezze tendano a spostarsi sempre più sul social network, dato che si tratta di roba senza futuro alcuno (quello della piadina, ad esempio, l'ho postato qui solo perché qui potevo grassettare).
Trovo quindi che il frequentare un social network abbia sì l'effetto di sfoltire il numero di post, ma allo stesso tempo dovrebbe migliorare la qualità dei medesimi. Tendenzialmente, infatti, qui dovrei o vorrei scrivere solo cose che lette tra un mese possano ancora avere un qualche senso (ma non è detto che vi riesca).
Il diradarsi dei post, insomma, non va visto, a mio parere, come la prima avvisaglia dell'estinzione dei blog amatoriali, ma anzi come un risorgere dei medesimi a nuova vita, dopo un bel po' di tempo in cui "blog" richiamava alla mente quasi solo diari adolescenziali, cuori spezzati e "K" a profusione.
Credo, insomma, che le risorse disponibili si stiano stratificando in livelli ben distinti d'impegno e consapevolezza, un po' come un'emulsione di acqua e olio che, lasciata lì a riposare, in poco tempo si separa in due strati.
In tale quadro il blog costituirà lo stato "nobile" della rete; ma è necessario chiarire che quel "nobile" resterà sempre riferito all'impegno e alla dedizione del tenutario, non alla sua capacità di portare contenuti sensati. Nessuno impedirà agli idioti di bloggare fiumi di sciocchezze sull'invasione degli alieni, sul signoraggio, sul falso sbarco dell'Apollo 11 e via discorrendo, e starà pur sempre al buonsenso e alla capacità critica di chi legge di elaborare le informazioni e decidere a quali e a chi dare fiducia e a quali e a chi negarla. Credo che comunque i blog si contraddistingueranno sempre più per l'originalità dei contenuti (geniali o cretini che siano), dal momento che chi non avrà nulla da dire ma vorrà solo creare un po' di rumore preferirà dirigersi verso altri lidi, dai quali riceverà un ritormo assai più gratificante al suo borbottìo.

E con ciò, tanti auguri di buon 2010 a tutti.

4 commenti:

  1. D'accordissimo, e buon 2010 anche a te.
    (Poi il 30 gennaio ci fai sapere come è andata la digestione della piadina, comunque)

    Zagabart

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  2. Caro mfisk, ti auguro un bel 2010. Avrei altre cose serie e meno serie da commentare, ma lacomizietta mi reclama. Sarà tutto per un'altra volta.
    ciao
    nicola.
    PS: a me bicabonato e acqua calda fa miracoli.

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  3. Sperando che tu abbia ragione in questa disamina sulla "nobiltà dei blog che resteranno" e ringraziandoti per le volte in cui effettivamente mi hai chiarito le idee su materie per me ostiche auguro a te un felice 2010 (e a me tanti dei tuoi post illuminanti).

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  4. Dice mfisk:"A me scrivere qui è servito a chiarirmi le idee cento e più volte su argomenti di cui conoscevo gli elementi costitutivi ma che non avevo ancora analizzato"
    Anche io scrivo per mettere ordine nelle mie idee.Non amo molto i blog perchè mi pare di entrare in casa d'altri,in cui il padrone mostra innanzi tutto le stoviglie buone o i funambolismi di cui è capace.
    Preferisco i forum,dove lo scambio di opinioni, prima di finire in rissa, può essere costruttivo.
    Auguro a tutti un sereno Anno Nuovo
    Paola (sempre anonima)

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