La lettura della Repubblica di domenica mattina, che ho avuto modo di fare in particolare agio, mi ha stimolato due riflessioni che vi riporto.
La prima riguarda i milioni sprecati per l'acquisto dei famosi vaccini contro l'influenza. Secondo Repubblica* il Governo avrebbe buttato via 180 e passa milioni di euri acquistando con contratti-capestro una o due decine di milioni di dosi di vaccino, mai utilizzate e che tra un po' scadranno.
Cosa scandalosa, dato che si tratta di soldi nostri. Ma siamo certi che Repubblica sia in grado di scagliare la prima pietra? Questa Elena Dusi che scrive un articolo titolato "Ecco quanto ci è costato il flop del vaccino", è solo omonima di quella che il 26 luglio 2009 scriveva «Le autorità del comune di Exeter sono arrivate al punto di individuare il sito per la sepoltura delle eventuali vittime: le catacombe del diciannovesimo secolo che rappresentano una delle mete turistiche della città»?
E il quotidiano stesso, che oggi si scaglia, è o non è lo stesso quotidiano che ha inanellato questi titoli: "Febbre suina, l' America ha paura"; "Febbre suina decine di morti in Messico allarme Oms"; "Febbre suina, l' allarme sale: rischio pandemia"; "Paura in America, il virus a New York: 8 contagiati Città del Messico, vietati i baci e le strette di mano"; "L' Oms alza l' allarme: Sei mesi per il vaccino Ora il virus si trasmette da uomo a uomo"; "Nella valle del contagio: Il virus è partito da qui"; "Negli Usa emergenza nazionale Temiamo vittime anche da noi"?
E, lasciando per un attimo da parte la stampa, e concentrandoci sull'operato del Governo, con che faccia l'opposizione può alzare il ditino, dato che (qui si ha memoria d'elefante) il 28 aprile 2009, a Otto e Mezzo, Ignazio Marino fece passare un pessimo quarto d'ora alla sottosegretaria alla Sanità, accusando il Governo medesimo di aver incapsulato antivirali solo per un milione di persone, quando le dosi necessarie sarebbero state per dieci milioni di persone?
Insomma: quella dell'influenza è stata una campagna sciagurata, nella quale forse le grandi case farmaceutiche hanno avuto il ruolo di registi segreti, forse non ce l'hanno avuto; ma sicuramente il ruolo principale l'hanno giocato la stampa e i mezzi di comunicazione in genere. E che adesso la stampa si scandalizzi mi fa un po' schifo.
La seconda riflessione riguarda l'articolessa del Grande Vecchio del giornalismo, Eugenio Scalfari. Il quale, essendo un Grande Vecchio, ha il diritto di prendersi qualche svarione, ogni tanto: ma quello di ieri è un po' esagerato.
Scrive Scalfari, a proposito della Bonino e delle battaglie civili dei radicali d'antan: «Ricordo bene quegli anni, le battaglie per il divorzio e la legalizzazione dell' aborto, le diffidenze a sinistra e l' opposizione durissima della destra clericale... Ricordo il numero de L'Espresso... che uscì con in copertina una donna incinta inchiodata ad una croce. Ricordo tanti giovani lettori che si erano offerti come volontari per raccogliere le firme per i referendum.»
Ricorda male, Scalfari: dato che a quei referendum, quelli sul divorzio e sull'aborto, furono i NO a vincere: dato che i referendum erano per abrogare le norme su aborto e divorzio.
E' un errore comune, ed un errore pericoloso. Perché quando si parla di battaglie referendarie, nell'uomo di sinistra viene sempre il riflesso pavloviano delle vittorie del 1974 e del 1981: ma si tende a dimenticare che furono vittorie della società laica che si battè, e vinse, contro le forze più retrive e oscurantiste, le quali avevano proposto i referendum abrogativi e raccolto le relative firme.
Il divorzio, e l'aborto, non furono introdotti nel nostro ordinamento dai referendum: furono votati dal Parlamento, e tramite lo strumento del referendum furono messi a rischio. Del resto, come rammentavo qui, lo strumento referendario fu attuato solo nel 1970, grazie all'idea di Fanfani di barattare l'introduzione del divorzio con la istituzione della consultazione popolare, in modo da sottoporre immediatamente al voto popolare il divorzio medesimo.
* cito Repubblica perché è il giornale che ho letto, ma il discorso vale un po' per tutta la stampa
Sulle dosi del vaccino: il problema non è che ne abbiamo comprate troppe, è che non siamo stati in grado di utilizzarle.
RispondiEliminaVedi qui: http://annameldolesi.italianieuropei.it/2010/01/gasparri-complottista.html
Forse Anna Meldolesi dovrebbe leggere questo
RispondiEliminaAnche "il fatto" era in prima pagina con l'influenza.
RispondiEliminaE' facile pensare che le case farmaceutiche abbiano tirato l'acqua al loro mulino. Un po' meno facile pensare che le uniche informazioni corrette sull'influenza, a parte i siti dei medici per i medici, le ho lette sul blog di Bressanini. O Bressanini è un genio del giornalismo o il giornalismo ha perso un'occasione per fare il suo dovere.
Non ho letto gli articoli, ma immagino che nel lettore abbia stimolato le reazioni "non c'è stato *nessun* pericolo" e "*mai* seguire le indicazioni delle autorità sanitarie" che sono *tutte* "corrotte".
Insomma, molti si stanno adoperando per l'ecatombe prossima ventura.
Difficile per un governante muoversi in quella situazione, c'era il rischio di sbagliare in ogni caso.
RispondiEliminaBisognava avere del coraggio nel dire cose come queste, e la stampa tranne pochissimi casi ci ha fatto davvero una pessima figura.
Marco: non capisco il tuo appunto sui sunk costs. I vaccini non si sarebbero dovuti usare "solo perchè ormai li abbiamo comprati", ma per il fatto che la valutazione dell'evoluzione del contagio può non essere valutata a priori con certezza ed esiste un tempo minimo tra quando si deve assumere il vaccino e quando si è esposti al contagio. C'è qualcosa che mi sfugge?
RispondiEliminaForse ho letto frettolosamente la Meldolesi, ma mi è sembrato che il succo del suo discorso fosse proprio: "dato che li abbiamo comperati, bisognava fare ogni sforzo per usarli". Poi posso sbagliare, ma l'impressione era quella.
RispondiEliminaNo, era: conviene comunque vaccinarsi perché muore meno gente e i costi per la società sono minori. Questo anche se l'influenza è mite.
RispondiEliminaChe poi, per dirla tutta, a me sembra di capire che a differenza dei vaccini per l'influenza stagionale, il rischio che il vaccino faccia più male che bene, considerati i tempi serrati di produzione è più alto, quindi il sunk cost comprende anche gli eventuali effetti collaterali letali.
RispondiEliminaE' più alto ma sempre (molto) inferiore alla probabilità di morire per complicazioni dell'influenza.
RispondiEliminaVi segnalo che Anna Meldolesi ed altri scrivono su questo sito dedicato proprio alla H1N1. In particolare, mi sembra di interesse ai fini della nostra discussione questo articolo.
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