Ieri mattina ho scritto due righe per dire in un flash ciò che penso riguardo al caso di Luttazzi, accusato di copiare le battute dei comici americani. Ho poi visto con piacere che non sono il solo cretino a pensare che tutto quel can can costruito attorno al comico è basato su accuse fievolissime nel merito: e mi chiedo se tale accanimento (la creazione di un blog apposito; il montaggio di filmati...) mi ricordi più quello di uno stalker nei confronti della sua preda o quello dei travagli che attaccano Berlusconi anche per il colore del fondotinta, perdendo di vista la sua linea politica.
Non voglio entrare ulteriormente nel merito della questione: mi basta rimandarvi al post del Post, se già non lo conoscete (per quanto mi concerne: hat tip Mantellini) e al lungo apparato di commenti ivi in calce, dove ciascuno può trovare l'idea a lui preferita.
Vorrei però commentare più approfonditamente due questioni che hanno implicazioni generali e vanno al di là del singolo caso. Parto da un postulato: vale a dire che la gran maggioranza di coloro che ora si scagliano contro il Luttazzi possa essere riferita ideologicamente a una certa area di pensiero che definiremo assai genericamente come "sinistra più o meno alternativa" e caratterizzata da una notevole dose di alfabetizzazione informatica (non dimentichiamo che tutta la vicenda, sia la denuncia che il proliferare di commenti, avviene in rete e solo successivamente è stata ripresa dalla stampa).
Parole d'ordine di quest'area di pensiero sono, fra altre, l'open source, il copyleft, l'opposizione ai meccanismi di controllo della rete proposti dai centri di potere, l'idea di una cultura e un giornalismo "dal basso", la condanna dei sistemi di controllo del sapere (DRM) implementati a scopo di lucro dalle grandi multinazionali dell'intrattenimento. Vi è poi una condiscendenza, o addirittura un dichiarato supporto anche ideologico, nei confronti di fenomeni ai margini della legalità quali lo scarico dalla rete di materiali, anche protetti da copyright, che si traduce sia in una simpatia verso enti che si propongono di favorire il più possibile la condivisione (EFF, partito pirata, The Pirate Bay) sia in una fiera opposizione alle iniziative legislative che vanno in senso ulteriormente restrittivo (HADOPI; Decreto Pisanu).
Bene, quello che mi chiedo è: se questa analisi è vera, come caspita è possibile che costoro siano quelli che mettono in croce Luttazzi perché ha portato in Italia le battute altrui? No, dico: uno si scarica in rete tutto West Wing e tutto Lost senza fare un plissé, e poi s'indigna e alza roghi perché un suo beneamino ha tradotto cose che altrimenti non sarebbero mai arrivate qui.
C'è una logica perversa dietro questo comportamento, o sono io che vaneggio tra i fumi della codeina? E, mi chiedo altresì, il bel tomo che, montando spezzoni, ha speso un gran tempo che avrebbe potuto utilmente utilizzare per cercarsi una fidanzata, come ha ottenuto i materiali USA? Li ha acquistati (insieme ai diritti di diffusione) o li ha semplicemente scaricati con eMule?
Perché, vedete, quando uno fa il Saint-Just dev'essere coerente con se stesso fino alla maniacalità, e avere come unico amico l'Incorruttibile. Non si può fare Saint-Just di giorno e la sera andare a bere un bicchiere con Danton.
Si tratta di un argomento ad hominem, certo. Ma in tutta questa polemica sono venuti fuori quasi solo argomenti di questo tipo: quando uno taglia la testa al toro dicendo che comunque Luttazzi non fa ridere, o che gli originali in inglese sono assai più divertenti, non sta minimamente entrando nel merito della discussione sull'arte e sulla sua replicabilità o derivabilità: sta semplicemente piazzando un fumogeno o, semplicemente, sta cercando di far vedere quanto è figo lui, che anziché Paperissima si vede tutto il Larry King Live in originale.
Già: perché in Italia ci saranno qualche decina di migliaia di persone in tutto, in grado di seguire uno spettacolo comico americano in originale: epperò nei commenti in rete sembra che la stragrande maggioranza delle persone non faccia altro tutto il dì (il che, per inciso, darebbe una chiave di lettura al fatto che l'Innominabile abbia potuto affermare che la vittoria di Obama alle presidenziali sia stata un successo del PD).
Veniamo all'altra questione, che banalmente potremmo sintetizzare "una volta nella polvere, una volta sull'altar".
Ci avete -anzi ci siamo- smarronati per anni nella difesa delle vittime dell'Editto bulgaro (che, se non rammentate, erano Biagi, Santoro e Luttazzi). Biagi è morto, pace all'anima sua: e secondo me di crepacuore per i pranzi di Natale in cui era costretto a dividere il panettone con Feltri. Santoro e Luttazzi, campioni di un antiberlusconismo che a me non piace ma del quale riconosco una certa efficacia, sono arrivati fin qui e di colpo, nel giro di due mesi, uno perde la faccia per aver trattato una cospicua buonuscita con i vertici di una Rai che lo isola e lo fa lavorare solo in forza di una sentenza; l'altro si trova improvvisamente trasformato da accusatore ad accusato, e poco ci manca che venga spedito a Reading per due battute.
Non vi pare un po' strano tutto ciò? Non vi pare una coincidenza un po' sospetta, specie in un momento in cui il Cavaliere ha un disperato bisogno di compattare le sue truppe contro le fronde interne?
Mi rivolgo direttamente a coloro che in questi giorni hanno attaccato Luttazzi: gli altri possono anche risparmiarsi di leggere oltre.
Vi invito a pensarci bene: Berlusconi è in crisi e due dei suoi principali sbeffeggiatori vengono sputtanati, nel giro di un mese, e perdono la faccia o gran parte della medesima. Uno per effetto di un'offerta che non si può rifiutare fatta dalla RAI, che obbedisce a Berlusconi; l'altro per effetto di una serie di video anonimi che lo mettono in croce dal punto di vista artistico senza contradditorio.
Non vi dice qualcosa tutto ciò? Pensateci un attimo e vedete se la pensate come me
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Ecco: io penso che se adesso vi siete bevuti anche la storia del complotto di Berlusconi ai danni di Luttazzi, e magari avete cambiato di nuovo idea, siete peggio che banderuole al vento: siete inguaribilmente cretini.
Il mio punto di vista (che non ho postato perché l'hanno già fatto in tanti) è che il primo Saint-Just è proprio il dott. Daniele Fabbri. Non c'è nulla di male nel prendere le battute americane e rimetterle in circolo (adattate) qui nella periferia dell'impero; però poi non puoi (a) lamentarti che ti rubano le tue battute) e (b) arrampicarsi sugli specchi quando ti mostrano che anche tu pecchi di plagio.
RispondiElimina(vedo che ormai sei guarito perfettamente, dalla lunghezza dei pipponi)
No, be', aspetta, qui l'open source non c'entra nulla. L'open source si basa esplicitamente su un modello collaborativo o, se preferisci, emulativo. Io stesso, tempo addietro, avevo creato un paio di distribuzioni Linux molto specifiche, ma non mi sono mai sognato di dire che ho inventato io Linux. Qui invece c'è un comico che, a quanto ho potuto ascoltare, ha dichiarato spesso di usare solo materiale originale ("non mi divertirei a dire battute scritte da altri", ecc.), e addirittura una volta ha fatto una tirata contro Bonolis accusandogli di avergli rubato una battuta, salvo poi scoprire che lui stesso aveva preso quella battuta da un altro. Ha poi cambiato versione dicendo che i comici sono una consorteria come i maghi, e le battute circolano. La cosa mi ha colpito, perché io conosco molto bene l'ambiente dei maghi (nel senso di prestigiatori), e se c'è una cosa sacra sono i "crediti". Tu puoi pubblicare, nella letteratura specializzata, un effetto, ma se è in tutto o in parte farina del sacco di un altro, lo devi dire. Per esempio, quando Roberto Giobbi descrive lo scambio Veeser, scrive: "Questo scambio, che prende il nome dal suo creatore Bob Veeser, permette di sostituire parte di un mazzetto. Secondo il mio amico Ronald Wohl, il maneggio qui descritto è di Dai Vernon", ecc. Se il prestigiatore in questione è vivente, anche se il copyright per i giochi di prestigio è legalmente molto labile, esiste una regola etica ferrea, a pena di emarginazione, per cui si chiede sempre il permesso di pubblicare il materiale (e in genere il permesso viene dato, e la citazione nei "credits" considerata compenso sufficiente). E per i comici funziona esattamente allo stesso modo. E' chiaro che in un monologo, se non per scopi metateatrali, non puoi dire "adesso vi dico una battuta di Bramieri", ma Luttazzi ha _scritto_ libri, in cui il materiale altrui risulta essere parecchio. Però, io in casa ho _Lepidezze postribilari_, _Sesso con Luttazzi_, _La castrazione..._ (fra l'altro, luttazzi mi piace molto), e in nessuno dei tre vedo né riferimenti alla fine né una nota di ringraziamento all'inizio, che per quanto mi riguarda sarebbe stato più che sufficiente ("Questo libro, oltre a materiale mio, contiene one-liners di Tizio, Caio, Sempronio, pubblicato con il loro consenso"). E anche la scusa della "citazione" mi pare ridicola. Se dico "non accetterei mai di far parte di un club che mi accettasse fra i suoi soci", o "hai una pistola in tasca o sei contento di vedermi?", vabbe', ma dire che uno è ignorante perché non ha riconosciuto la "citazione" di un monologo dell'85 di un comico americano sconosciuto in Italia non sta in piedi.
RispondiEliminaMassimo Manca
Il fatto che il dr. Daniele Fabbri se la sia presa con qualcuno che gli ha copiato le battute dimostra che è uno stronzo; il che è pur vero, ma dal punto di vista della liceità della copia resta una fallacia ad hominem tu quoque.
RispondiEliminaQuanto al pippone, ho scoperto le funzioni di accesso facilitato di windows :-)!!!
Ragazzi, chiariamo una cosa: io non sono l'avvocato di Luttazzi, e della sua fine non me ne frega poi granché. L'ho presa di traverso, d'accordo, per arrivare a un concetto generale: vale a dire che se passo i pomeriggi a guardare West Wing per non annoiarmi troppo, poi non vado a difendere le battaglie antipirateria di Barbareschi o Faletti.
RispondiEliminaLuttazzi -come detto sopra- è uno stronzo, dal punto di vista personale; ma mi piacerebbe sapere se tutti coloro che l'attaccano sono puri come le Vergini delle Rocce.
Luttazzi -come detto sopra- è
ribadisco che il mio attacco (che poi è giusto nei commenti qua) non è sul Luttazzi che copia ma sul Luttazzi che non vuole ammettere di aver copiato e si incazza con chi copia da lui. Non mi sembra un argomento ad hominem.
RispondiEliminain verità mi sembra che stiamo dicebdo la stessissima cosa...
RispondiEliminaA me sembra semplicemente che si tratta di decidere se DL è un artista o un traduttore e la risposta è la seconda che ho detto .
RispondiEliminaE' insomma un problema di dimensione artistica che mi pare più sui 3 che sui 30 cm .
Ormazad