Anche oggi abbiamo lo scoop del giorno: vi anticipamo un puntuto editoriale del direttore del Giornale ex-Nuovo. Il plurale non è lì per caso: l'indiscrezione è pervenuta a una persona che siede qui, a me vicino, e che conoscendo bene lo stile dell'autore, a differenza mia, si fa garante della sua autenticità
Il Ficarulu e perché deve dimettersi.
Cari lettori, è inutile che vi spieghi in dettaglio la questione di cui siete ben a conoscenza circa l'inganno che la Terza Carica dello Stato ha perpetrato ai danni del suo Paese. E' quindi inutile che vi racconti la storia dapprincipio, da quando cioè fummo i primi, insieme a Dagospia, a scoperchiare il pentolone di questa miseria tutta italiana.
Come ebbe a testimoniarci da queste colonne quel galantuomo di Vittorio Sgarbi, la protagonista di questa vicenda è una ragazza priva di qualunque interesse venale. La sua storia parla per lei: solo una donna che ha saputo spaziare tra poli opposti del gusto maschile (dal grasso imprenditore di successo al Fine politico) avrebbe potuto destare l'interesse di quest'estate sonnacchiosa e altrimenti priva di eventi degni di nota.
D'altra parte non avremmo manifestato un interesse così attento se non fossimo stati certi di riuscire ad agguantare le prove inconfutabili della menzogna e del tradimento posto in atto in ispregio alla memoria di una nobile e generosa donna, la cui unica leggerezza è stata quella di affidare parte del proprio patrimonio in mani credute specchiate e poi rivelatesi rapaci.
E non poteva esistere prova più lampante della la fattura emessa dal prestigioso mobilificio presso il quale i nostri, indubbiamente amanti del bello e del gusto, si sono rivolti per arredare il loro tinello -pardon- nido d'amore.
Abbiamo interrogato testimoni su testimoni, molti dei quali spaventati dal nostro senso di responsabilità e di amore per il vero si sono affrettati a smentire quelle che fino a poche ore prima erano limpide testimonianze. Del resto noi non abbiamo mai sbagliato un colpo: e ce ne avete sempre dato atto. Anche stavolta ci seguite, come dimostrano le centinaia di migliaia di firme che abbiamo raccolto per sollecitare le dimissioni d'un uomo che non merita più la fiducia del Paese e dei suoi elettori.
Non vi ribadirò ancora una volta le domande che gli abbiamo posto e alle quali ancor oggi attendiamo un riscontro: l'appartamento aveva o non aveva un bagno di servizio? L'armadio era un quattro stagioni di Aiazzone? Chi stirava la biancheria? C'era l'ADSL?
Anziché dipanare questi misteri, l'uomo continua imperterrito ad appalesarsi sulle spiagge italiane, ben dotato di abbronzatura, bermuda e braccialetti d'ordinanza, come un Costantino Vitagliano qualsiasi. E noi, sempre attenti alla sobrietà e morigeratezza dei costumi nel nostro Paese, tutto ciò non lo possiamo accettare. Anche perché costui, in ispiaggia, si intrattiene in sospetti conversari con dei negri probabilmente clandestini.
E' oramai chiaro il complotto che la Terza Carica ha intessuto per tendere l'ennesima trappola al nostro Premier, proprio nel momento in cui la legislatura stava entrando nella fase più fattiva delle indispensabili riforme.
Un'invidia incontrollabile verso l'uomo di successo che si è fatto da sé e il timore di scomparire dietro altre figure che acquisivano sempre maggiore importanza, provenienti dalla parte d'Italia più operosa e produttiva, ha gettato quest'uomo fra le braccia dei suoi degni compari democristiani: quel Casini campione di doppiezza, quel Rutelli, evanescente cicciobello, e il montezemolato latore dell'eterna promessa di una discesa in campo, nella quale non crede più neppur egli stesso.
Date le premesse, è inevitabile per noi reiterare l'invito alle dimissioni prima che Gianfranco Fini diventi il campione definitivo di una sinistra che, priva di riferimenti com' è oggi, razzola in qualunque cortile pur di trovare il proprio simbolo vincente.
Cari lettori, in conclusione capirete che la questione è scottante, passandoci di mezzo: una schedina del Superenalotto, alcune proprietà immobiliari e su, su, fino a rosee prospettive di carriera nell'Azienda televisiva di Stato.
Abbiate fiducia: non ci fermeremo dinanzi a niente.
Vittorio Feltri
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