Nel diuturno sforzo per presentare ogni giorno ai lettori una causa persa differente, Repubblica ha sfoderato l'ennesima trovata ad effetto: il boxino che aggiorna in tempo reale il numero di giorni, ore, minuti primi e minuti secondi da cui manca il Ministro dello Sviluppo Economico.
Il pubblico del noto tabloid è di bocca buona, e si fa stupire da trovatacce ad effetto, paragonabili a quelle degli imbonitori alle fiere di paese che dopo aver mangiato i cocci di vetro sputano fazzoletti e si risciaquano la bocca con il fuoco: robe che se tentate di proporle a bambini di otto anni vi guardano con aria di compatimento prendendovi per vecchi rimbecilliti.
Tempo addietro avevo scritto qualcosa riguardante il verbo fare, rimarcandone il carattere transitivo e rammentando che dire "io farò" non significa nulla, se non specifico che cosa farò. La fiducia è una cosa seria, diceva la nota pubblicità del salame: e colui che dà la propria fiducia a qualcuno che se la prende così, in cambio di nulla, ha lo stesso livello di accortezza di colui che, trovata in terra una cambiale, la firma e la consegna al primo che passa per la strada, raccomandandogli di tenerla da conto.
La nuova campagna di Repubblica non si discosta molto da questa logica: premere su Berlusconi perché nomini un Ministro dello Sviluppo Economico, pur sapendo perfettamente che il possibile candidato è ben peggio dell'attuale reggente, è un atteggiamento inutilmente sciocco, giustificato solo da quel populismo che giustifica in nome delle vendite qualsiasi campagna ad effetto.
Non riesco a vedere grandi differenze di levatura tra il boxino qui a fianco e la mesata di prime pagine con le quali Feltri chiede conto a Fini della dimensione dei tasselli utilizzati per montare i pensili nella casa a Montecarlo, ma non è solo questo il punto.
Il punto è che un ministero funziona perlopiù grazie ai suoi dirigenti e funzionari. Il Ministro imprime un'impronta politica all'azione dei medesimi, indirizzandola dall'una o dall'altra parte, ma non è che in sua assenza la macchina si fermi, quasi che il titolare del dicastero fosse l'analogo del Motore Immobile aristotelico. Certo, per dicasteri che hanno un ruolo squisitamente politico (pensiamo agli Affari Esteri, o l'Economia da un po' di tempo in qua) la presenza del titolare politico è essenziale; ma per i dicasteri tecnici non è così.
Per chi ha a cuore le residue sorti del Paese sarebbe quindi assai meglio continuare con Berlusconi che regge l'interim del ministero: perlomeno, essendo in mille altre faccende affaccendato, egli ha pochissimo tempo da dedicare a quella macchina che non può quindi indirizzare su una strada troppo sbagliata; ma immaginate quanti danni potrebbe farvi uno come Paolo Romani, che avrebbe l'intera giornata da dedicare al far girare la macchina nella direzione voluta dal padrone; e perdipiù in un momento in cui si prospetta la possibilità di una nuova campagna elettorale e quindi il controllo delle telecomunicazioni diviene uno strumento essenziale per l'indirizzamento dei consensi.
Un osservazione un ministro per lo sviluppo economico, in una situazione di crisi come quella attuale, è anche un ruolo politico.
RispondiEliminaMa ti pagano per dare addosso a Repubblica?
RispondiEliminaBah, a me questo contatore dice molte più cose:
RispondiEliminahttp://costofwar.com/
Per esempio che senza la guerra potremmo andare e tornare da Marte tutti i fine settimana con neanche una persona che muore di fame. Così, tanto per iperbolizzare. :-|
detto in parole povere, Silvio fa più fatica a dire ai tecnici del ministero cosa fare che a dire a un ministro suo scagnozzo cosa far fare?
RispondiEliminaSono molto d'accordo sul boxino, ma per nulla d'accordo sul fatto che sia meglio il posto vacante piuttosto che un ministro.
RispondiEliminaCerto un cane da riporto come ministro potrebbe fare più danni che cose utili, ma comunque questa sarebbe solo colpa di chi ha votato questa gentaglia.
C'e' gente che è stata autoreclusa in un'isola penitenziario per mesi, in attesa che qualcuno risolvese la questione del polo chimico sardo, c'e' la questione di Confindustria che straccia unilateralmente un contratto collettivo, senza che la politica provi a mettersi nel mezzo fra FIOM e Federmeccanica per trovare un accordo meno caustico.
C'e' la questione Termini Imerese, c'e' la questione Tirrenia.
Insomma, ci sono tante e tante cose di cui un ministro si dovrebbe occupare per tutelare investimenti, occupazione e ricchezza. Invece il titolare dell'interim fa le riunioni fiume col suo avvocato facendo la conta dei giorni per capire come fare ad andare a votare senza perdere lo scudo di immunità che si è costruito per legge.
Massimo disprezzo per il "boxino" di Repubblica, ma sostenere che facciano male a chiedere un ministro, quello proprio no.
@anonimo - no, sono io che pago loro lo stipendio con il mio eurino giornaliero e quindi sono nella posizione di pretendere che migliorino.
RispondiEliminaCon Feltri non lo faccio, in primis perché non so che cosa scrive, e in secundis perché, stando dall'altra parte, più cazzata scrive più fa il mio gioco.
@Jakala, Guido etc. - il post, come spesso avviene, è un po' criptico, ma speravo che il richiamo al post sul "fare" fosse sufficientemente chiaro.
RispondiEliminaLe due cose vanno nella stessa linea, e lo esplicito. Per me il problema non è mai quello di mettere una persona a capo di una struttura, bensì di decidere cosa deve fare quella struttura, e come, e solo in un secondo momento trovare la persona che indirizzi quelle attività.
Questo vale per il MSE, come pure per il PD, come pure per il candidato alla guida del governo: il problema non è quello di scegliere tra Franceschini o Bersani ieri, o tra Vendola e Bersani domani; il problema è quello di definire i programmi, che sono la sostanza, mentre le persone sono -sempre nella mia visione- un mero accidente. La deriva personalistica della politica che ha avuto luogo nell'ultimo ventennio ha portato a spogliare il corpo elettorale della scelta del "cosa fare" in favore del "a chi affidarsi". Il voto diventa così un mandato in bianco affidato a un re taumaturgo, che forte dell'investitura popolare si sente libero di far ciò che vuole.
In tal senso non ha tutti i torti il Berlusconi che espelle Fini dal Partito: perché Fini pensa ancora in termini di partito e quindi di programmi e di azioni, mentre il PdL è un postpartito che si basa solo sull'investitura -vorrei dire prelatura- personale del suo capo, il cui volere E' il programma.
Con il boxino Repubblica ha fatto un passo ulteriore: non interessa "cosa" debba fare il nuovo ministro, non interessa neppure "chi" egli sia: basta che ci sia una qualsiasi testa di legno o di ferro. E ciò non mi sembra punto bello né furbo.
@m.fisk
RispondiEliminaSi capiva il senso del tuo ragionamento, che è in buona parte condivisibile. Ciò non di meno resta l'urgenza di una persona "accidentalmente" investita di un incarico istituzionale, che unica, possa dirimere certe situazioni e fornire al "sistema paese" per dirla in politichese, un indirizzo di politica industriale. Quale che sia. Dopodichè, se questo indirizzo sarà sbagliato, lo si criticherà aspramente. Laciare il posto vacante per non correre il rischio di trovarsi qualche incapace da spernacchiare sarebbe come se una squadra di calcio che ha una pippa di portiere si presentasse a giocare con un terzino in porta "ad interim".
Se Feltri sta "dall'altra parte" sarebbe bello sapere da che parte stai tu. Ho letto qualche tuo post e non ho trovato altro che rigurgiti distruttivi verso ciò che, stando alla tua logica, sarebbe "al di qua". Mai una proposta. Facile puntare il ditino e dire che non se ne sa abbastanza... Non ti pare?
RispondiElimina@Anonimo
RispondiEliminaInvece commentare col fiele senza metterci la firma e la faccia è difficile?
Se per questo mancano anche il ministro delle finanze e quello del bilancio, ora accorpati nella persona del Tremonti Giulio. D'altra parte il governo Prodi con 100 e più tra ministri, vice e sottosegretari, era un mostro di efficienza. Se poi non ricordo male una delle critiche ricorrenti da parte di Repubblica ai ministeri DC era proprio il numero dei ministri.
RispondiEliminaMettiamola così, stiamo risparmiando uno stipendio da ministro, accontentiamoci.
@anonimo - qui, in linea ci sono due anni di storia del mio pensiero, che non sarà questo granché né pretende di esserlo, atteso che non pretendo di guidare né il Paese, né il Comune e ho rifiutato persino la carica, propostami, di consigliere di scala nel mio condominio.
RispondiEliminaCredo che chi mi legge da un po' di tempo abbia capito i fondamentali del mio pensiero, che non è sempre perspicuo e talvolta, specie da ultimo, molto più critico nei confronti della cosiddetta sinistra. Forse sono io che sto cambiando con l'età, forse che quella che un tempo era la sinistra non sia più a sinistra da un pezzo, dato che il maggior partito che la dovrebbe rappresentare si è spostato al centro e al di là di quello ci siano, perlopiù, movimenti che richiamano il fascismo sansepolcrista.
Certo non ho perso la fiducia che un giorno le cose migliorino e, forti di idee forti (e perché no, di qualcuno che le sappia rappresentare adeguatamente) la politica del paese possa prendere una piega diversa.
Comunque, come vedi, le critiche son sempre accettate anche quando non condivise. Se avrai voglia di leggere anche all'indietro, cosa che i miei log dimostrano che non hai fatto (o perlomeno non hai fatto sistematicamente) magari un po' di quelle stesse critiche potrebbero sfumarsi.
Piccolissima osservazione OT: spero che la memoria non faccia cilecca, ma mi pare che il primo motore immobile l'abbia tirato fuori Aristotele.
RispondiEliminaPrendo atto e correggo; tanto ho fatto lo scientifico.
RispondiEliminaSe si parte dal presupposto che un ministro messo lì non possa che far danni il ragionamento fila.
RispondiEliminaMa se idealisticamente pensiamo al fatto che tutti si sperticano nel dire che ci vuole meritocrazia, che l'economia deve crescere e tutte queste banalità, ma poi non c'è nemmeno una persona che a tempo pieno si dedichi a pensare delle proposte che vadano in quella direzione, beh capisci che c'è qualcosa che non va.