E' da due anni e rotti che scrivo qui: un tempo molto breve rispetto ai molti compleanni che hanno sulle spalle la maggior parte dei blog che leggo e di cui si sente parlare in giro per la rete.
Una rete piccola piccola: un fazzolettino di territorio nel quale, per quanto riguarda il nostro Paese, vive forse qualche scarno migliaio di persone, che si suddividono in gruppuscoli con poche interazoni fra di loro. Talché alla fine questo mezzo, che in teoria ti dovrebbe mettere a contatto con il mondo intero, ti fa chiacchierare con una cerchia ristretta, da aperitivo del giovedì.
Non che sia una particolarità del mezzo "blog": valeva la stessissima cosa ai tempi di Usenet, e vale la medesimissima cosa sui cosi sociali: anche qui, indipendentemente dal numero di "amici" o "contatti", alla fin fine ci sono sempre le solite cinquanta persone che girano e con le quali si si sta reciprocamente simpatici.
Se ripenso con attenzione agli ultimi due anni mi accorgo che ci sono persone mai viste, o incontrate una sola volta, con le quali corrispondo e scambio pensieri e sesazioni molto più frequentemente di quanto non faccia con i miei due-tre migliori amici: in fondo questi li vedo solo un due-tre di volte la settimana al bar, mentre i compagnucci della Rete li sento tutti i giorni.
Arriva un momento che ti chiedi come ti comporteresti, se dovessi mettere le tue relazioni in fila indiana, in ordine d'importanza; e arriva un successivo momento in cui ti accorgi che non ci vuoi neppure pensare, perché anche se hai, fortunatamente, una vita vera, ci sono quei periodi in cui Dario è troppo preso dal lavoro, Gatto troppo reso dalla nuova fidanzata e Stefano troppo preso dai problemi che si attira addosso con maestria: e quando ti allontani dal bar ti resta la sensazione di aver buttato via il tuo tempo.
Poi arriva un altro momento: quello in cui le grane ti cadono tutte addosso, e tutte insieme. E non dico le grane da frigorifero rotto o da macchina da portare dal meccanico: parlo di grane vere, quelle che io analizzo con distacco quando capitano agli altri, individuando strategie e possibili soluzioni. Quelle che da un giorno all'altro possono cambiarti completamente la vita, e non in meglio.
Quanto una sola di queste rogne ti capita addosso, per quanto tu sia preparato ad affrontarla da un punto di vista teorico e pratico, il tuo stesso coinvolgimento personale ti impedisce di pensare e agire con lucidità: commetti cazzate che riescono a peggiorare le situazioni già compromesse per parte loro, e ogni cosa che fai o ometti è uno sbaglio.
Quando ti trovi in una di queste situazioni hai bisogno di due cose: un buon professionista che ti segua (un buon medico se sei malato, un buon fiscalista se hai problemi di tasse, un buon avvocato se sei nei guai), e un buon amico con cui confidarti. Se poi i professionisti e gli amici sono più d'uno, ben vengano.
Ecco: un paio di settimane fa mi sono accorto che non avrei potuto confidarmi con nessuno di coloro che ho incontrato qui.
In un paio di casi ciò è dovuto a un problema prettamente tecnico: ci sono cose che non è il caso di raccontare per telefono, figuriamoci se si scrivono in una mail o in un DM! Nella stragrande maggioranza dei casi, tuttavia, il problema era un altro: quello di avere dall'altra parte dello schermo delle figure, non delle persone.
Figure di cui ti accorgi di sapere pochissimo, anzi nulla.
Da qui la chiusura del blog: è vero che uno scrive anzitutto per sé stesso, ma in fondo parlare al nulla lo puoi anche fare ad alta voce sotto la doccia, e forse ti ci diverti anche di più. E poi, francamente, avevo la testa altrove.
Oggi ho nuovamente modificato il DNS, ripristinando il valore che avevo cambiato. Anche qui i motivi sono vari. Un po' alcune delle cose che non giravano le ho non dico sistemate, ma perlomeno impostate in modo da far ritenere plausibile che vadano a chiudersi minimizzando i danni e il numero di ferite da leccare.
C'è poi il fatto di aver ricevuto un numero inatteso di messaggi di vicinanza e sloidarietà. Su questi ho fatto una riflessione: è vero che dire a uno "coraggio!" o "ti sono vicino" o "se hai bisogno di qualcosa..." costa lo stesso impegno d'energia necessario per aderire a una petizione lunare su Facebook; è altrettanto vero che se avessi avuto o dovessi aver bisogno di un qualcosa di minimamente concreto, sono certo che la grande maggioranza di coloro che mi hanno offerto solidarietà sparirebbero all'istante, così come probabilmente farei io a ruoli invertiti.
Ciononostante questi segni mi hanno fatto piacere, non lo posso negare. E' stato bello riceverli, ed è stato ancor più bello riceverli da persone dalle quali non te li saresti aspettati (è la vecchia storia del figliuol prodigo: quella per cui si ammazza il vitello grasso per il figlio più stronzo).
C'è anche il fatto che, insomma, in queste due settimane le dita ogni tanto mi prudevano: c'era Veltroni che ha telefonato a Calearo e fors'anche ad Achille Serra; c'era la recita a soggetto del Governo di Santa Lucia, c'erano mille cose lette e viste di cui indignarsi.
E poi, oggi Odifreddi e Ferraris sparano le solite cazzate su Repubblica; e io non mi diverto a leggere Odifreddi se non ho un blog sottomano.
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