Che l'Adusbef non perda occasione per sollevare allarmi campati in aria lo sapevamo già; e quanto alla Federconsumatori ne ha già scritto lo Scorfano, e quindi io mi limito a rilevare che al loro sito manca solo un'allegra musichetta MIDI per godere di quel sapore retrò che fa tanto IE4 .
Non ci saremmo aspettati, tuttavia, che queste sedicenti associazioni riuscissero a trovare la sponda di un giornale abbastanza squalificato per prendere per vere le loro affermazioni; ma dato che si trattava di dar contro al governo per gli effetti della manovra economica, ecco che Repubblica subito ha risposto all'appello: al Direttore, al Fondatore e all'Editore non riesce proprio a entrare in mente che si potrebbe contrastare efficacemente Berlusconi anche solo scrivendo cose vere anziché infarcendo di cazzate ogni articolo.
Ecco quindi che ti salta fuori nella pagina dell'economia un pezzo che ci fa fare un salto all'indietro di quasi quarant'anni, riportandoci ai bei tempi di Ezio Vanoni, quando Berta filava e vigeva l'I.G.E. (Imposta Generale sulle Entrate), espressione di una economia quasi preindustriale nella quale ciascun passaggio produttivo era penalizzato dall'applicazione indiscriminata dell'imposta sull'intero prezzo.
Poi i modelli economici sono cambiati: si è passati dalla fabbrica totale, nella quale si facevano i telai, i cerchioni e le selle, a modelli produttivi in cui operatori specializzati fanno ciascuno un pezzo della lavorazione. Con molto ritardo rispetto all'evoluzione del sistema produttivo, nel 1973 nacque l'I.V.A., che come tutti sanno si "scarica", di talché anche se i passaggi produttivi sono uno, venti o duecento, alla fin fine l'effetto sul consumatore finale è il medesimo.
Ecco: Adusbef, Federconsumatori e Repubblica sono riusciti a riportarci ai tempi della fonovaligia Geloso; e noi consumatori e lettori siamo grati per questa bella divagazione proustiana.
"Perché l'Iva [...] è un'imposta versata dalle imprese, ma attraversa "indenne" i vari passaggi della produzione e si ferma solo quando arriva davanti al consumatore finale. Il risultato è che quando[...] deciderete di comperare un cappotto nuovo [...] quell'acquisto sarà più caro del previsto. E non dell'1 per cento, ma spesso del 3 e in qualche caso del 7 per cento."
RispondiEliminaCome accada questa magia non ci è dato sapere.
ilcomizietto
Tra l'altro, Comiziante, l'aumento dell'IVA dell'1% non produce (produrrebbe) neanche un aumento dell'1% sul prezzo finale, ma dello 0,9917%
RispondiEliminaIl bar qui di fianco ha anticipato la manovra sin da prima di ferragosto. Da allora il caffè costa 0,90 euri.
RispondiEliminaE sì che sono cinesi....
@Thumper: piccolissima (ed inutile, ne convengo) pignoleria: l'aumento di un punto dell'Iva in precedenza al 20 per cento produce un rincaro su unità di prodotto dello 0.83 per cento, con tre periodico.
RispondiElimina@Gilberto: Hai perfettamente ragione.
RispondiEliminaSulla percentuale.
E la pignoleria non è inutile. Non è neanche una pignoleria.