martedì 13 settembre 2011

La dimostrazione dell'inesistenza di Dio

Per quanto possa dispiacere a Odifreddi, è da qualche secolo che risulta chiaro, per chiunque abbia condotto degli studi liceali, anche con scarso profitto, che non esiste alcun modo per dimostrare l'inesistenza di Dio.
Allo stato non abbiamo neppure modo di dimostrarne l'esistenza, ma basterebbe che nei cieli del mondo intero comparisse un giorno un vecchio con barba e gran baffoni annunciante il giudizio universale per sopperire al problema (vero è che ciò potrebbe non soddisfare qualche filosofo, ma dal punto di vista pragmatico dell'uomo della strada credo che l'apparizione sarebbe sufficiente per chiunque, salvo che per il buon Odifreddi).
L'inesistenza di Dio invece è tutt'un'altra questione: è chiaro (perlomeno è chiaro per chi abbia studiato giurisprudenza) che spetta a chi afferma una certa cosa dimostrarne la verità, non viceversa.
Se io cito in giudizio il mio vicino perché mi rovina la vita con schiamazzi notturni, sta a me provare che egli tromba rumorosamente, non a lui fornire la prova del contrario.
Se affermo che la mia ex amante mi ha rigato la macchina, sta a me portare le prove, non a lei dimostrare di non averlo fatto.
Se vengo chiamato in giudizio per aver stuprato una cameriera, sta a chi mi accusa portare le prove della violenza, non a me dimostrare che lei era consenziente. E non è che il fatto che tutti i giornali mi abbiano dato contro, facendomi apparire come una bestia, inverta questo mio elementare diritto: perché sappiamo bene che i giornali e l'opinione pubblica sono, come dire, malleabili.
Dio esiste più o meno dall'origine dell'umanità, sia pur con vari nomi e aspetti: ma ciò non toglie che l'agnostico si senta nel buon diritto di attendere che qualcuno ne riesca a dimostrare l'esistenza: non basta il decorso dei millenni ad invertire questo elementare onere della prova. Liberissimi i credenti di credere, ma non pretendano che chi non crede si convinca per il solo fatto che la maggioranza degli uomini crede.

Questi concetti certo non sono fuori dalla portata del medio cittadino: possono apparire antipatici o irriguardosi, ma comunque ritengo assai difficile confutarli. Eppure non sono poi così chiari, persino nella testa di persone che hanno studiato.
Luca Sofri, per dire, si spende in un lungo e tedioso pippone che si sarebbe potuto risparmiare compulsando un po' di filosofia tedesca del XVIII secolo.
La questione è questa: alla domanda se sia o meno favorevole al limite dei due mandati parlamentari (una vecchia passione, questa della limitazione dei mandati, dei giovani-oramai-un-po'-vecchi), Fassino risponde che lui preferirebbe tre, ma comunque ritiene necessario che siano previste delle deroghe. E aggiunge, per esemplificare questa necessità che la regola, se adottata, lo sia cum grano salis: «se avessimo avuto il limite a 2 mandati, Napolitano non sarebbe presidente della Repubblica».
Il Sofri si spende per confutare questa osservazione, arrivando a questionare sull'oggettività del limite dei 18 anni per la maggiore età: e per fortuna che non ci ammannisce l'argomentazione che i 130 Km/h in autostrada non sono suscettibili di diventare 140 secondo l'umore dell'agente di pattuglia.
Ma ha torto: irrimediabilmente torto. Perché Fassino stava semplicemente dicendo, sia pure in maniera educata, che il limite dei due mandati è una cazzata: e sta a chi lo vorrebbe imporre dimostrare che si tratterebbe di una riforma giusta ed utile, non viceversa.
Se avessimo il limite dei due mandati parlamentari, probabilmente Napolitano non sarebbe Presidente della Repubblica: ma sta a chi vuole introdurre questa riforma dimostrare che al Quirinale oggi ci sarebbe Gaetano Brambilla, e che questi sarebbe meglio di Napolitano. Sofri pretenderebbe invece che chi è contrario al limite dei due mandati si faccia carico di dimostrare che Napolitano sarebbe il migliore di tutti i Presidenti possibili. Una prova diabolica, e anche in tal caso la dimostrazione non gli basterebbe.
Abbiamo deciso di stabilire buone regole generali e di rispettarle, senza trucchi, scrive.
Ma quell'aggettivo, «buone» rimane lì, appeso nel discorso, senza alcuna giustificazione che non sia il fatto che Renzi, Civati e compagnia cantante pensano che tali regole siano, appunto, buone.
Come pretendere che Odifreddi creda in Dio perché il Papa dice che Dio esiste. O che il Papa diventi ateo perché ciò farebbe piacere a Odifreddi.

7 commenti:

  1. Tu vs Sofri: bonci bonci bo-bo-bon.
    Ma lui vuol diventare famoso, mica scrivere cose metodologicamente corrette.

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  2. Non sono molto convinto . Se togli l' aggettivo "buone" mi pare molto più convincente la tesi di Sofri.
    Chi nel 1963 avrebbe dovuto valutare Napolitano meritevole di una deroga ??
    Posso sostenere che una classe politica professionale sia meglio di una periodicamente azzerata , ma appoggiare il limite dei mandati ma 3 e non 2 e con deroghe fumose mi sembra maanchismo veltroniano .

    Ormazad

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  3. Tutto molto giusto, ma sbaglio o è lo Statuto del PD che prevede il limite? Se non è d'accordo Fassino si attivi per cambiarlo, se non lo può fare stia zitto (non stiamo a ridiscutere gli statuti ogni giorno, vero?) e rispetti la regola.

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  4. Fassino: «se avessimo avuto il limite a 2 mandati, Napolitano non sarebbe presidente della Repubblica».

    E perché mai ?

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  5. Lo statuto del partito democratico è un documento brioso e avvincente quanto il libretto di misure allegato a una dimostrazione di frazionamento (il quale, peraltro, è assai più conciso). Non credo che nessuno l'abbia mai letto per intiero.

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  6. A me non sembra che Sofri, nel suo post chiamato in causa, voglia dimostrare la bontà di una riforma che ponga un limite ai mandati parlamentari, semplicemente confutando l'argomentazione di Fassino.
    Sulla questione ha espresso molte volte le sue opinioni, mentre nello specifico post vuol discutere espressamente dell'argomentazione "contro" portata da Fassino e infatti scrive:
    "Sul tema, e sulle buone ragioni della proposta era stato molto efficace Giuliano Pisapia, in una precedente intervista con De Gregorio. Ma mi fermo invece sull’argomento di Fassino per mettere a verbale quanto sia suggestivo e insieme fragile."

    No?

    Massimo

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  7. Sono alla fine andato a vedere lo statuto del PD, nel quale, affogato in un oceano di fanfalucherie, ho trovato la regola dei tre mandati. Regola rimasta solo sulla carta, dato che in parlamento siedono molti deputati e senatori che hanno più di tre mandati alle spalle, e della quale comunque non sono ancora riuscito a comprendere uno straccio di ragione (e il fatto che Pisapia ne pensi bene non è, per me, uno straccio di ragione).
    Ciò posto, mi piacerebbe a questo punto capire perché Renzi voglia sparigliare, perché Fassino voglia iontrodurre eccezioni etc. etc. etc.
    Ma, prima ancora di ciò, mi piacerebbe che il Sofri o chi per esso, possibilmente con un linguaggio da terza media, mi dimostrassero perché avere d'Alema (o Veltroni) in Parlamento sarebbe peggio che non averli.

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