Certo, un'azienda che per venderti (su twitter) un pacchetto viaggi specula sulla paura del terremoto può essere tranquillamente essere definita come una "sciacalla dei sentimenti", credo che saremo un po' tutti d'accordo.
L'azienda poi si sarebbe accorta di aver fatto una cappellata. O, come molti sospettano, di aver affidato il proprio account su twitter a persone poco esperte (probabilmente il solito stagista sottopagato), assumendosi il rischio che questi, in suo nome, facesse una cappellata.
Di ben diversa esperienza sono tutti coloro che (su twitter) sono partiti con
Gli uni chiedono che non si faccia la parata del 2 giugno, squallida esibizione di muscoli guerrafondai che cozza contro le loro anime pacifiste: i soldi così risparmiati dovrebbero andare a sostegno della popolazione terremotata. Il che potrebbe anche star bene, se non fosse per il fatto che la parata e il terremoto c'entrano l'un l'altra come i cavoli a merenda: e allora non vedo perché non dovrebbero avere pari dignità parole d'ordine quali #noalsostegnodeicanilipubblicigassiamotuttiirandagi o #bastaspendereperterapiadeldolorecheimalatiterminalimuoianosoffrendocomeaibeitempi o infine #cassintegratidimerdaandatealavorareanzichémangiareilpaneaufo (sono parole d'ordine che nella loro icastica lunghezza fanno vedere anche la superiorità di un blog rispetto a twitter).
Non parliamo di quelli che vorrebbero che il Papa non andasse a Milano per una manifestazione che si sta preparando da mesi, se non da un anno intiero. Naturalmente io sono d'accordo anche con questa lodevole iniziativa, e anzi rilancio con qualche suggerimento da postare (su twitter):
#noallaconventiondelpartitodemocraticousatantoobamahagiàlanominationintasca
#noalleelezioniingreciafacciamoneunacoloniacomeaibeitempideiduecolonnelli
#bastacongliaiutiumanitariinegrimuoianocazzochecenesonogiàtroppialmondo
In questi casi benedico il fatto di non seguire i socialcosi come twitter e fb. (Ma un blog è un socialcoso?)
RispondiEliminailcomizietto