sabato 2 giugno 2012

Diffrazione ondulatoria


Che se proprio voleste sapere cosa ne penso della visita del Papa a Milano, ve lo racconto in due parole.
Ieri sera sono tornato a casa, come al solito, dopo una dura giornata di lavoro. Piazza Fontana era bloccata e transennata, e proprio mentre cercavo un varco è passata la papamobile, il che mi ha dato occasione di scattare la pregevole fotografia che vi ammannisco.
Essendo fisicamente impossibile passare da Piazza del Duomo, ho quindi dovuto ripiegare sulle viuzze dietro l'Arcivescovado, girare attorno a Piazza Diaz e arrivare in Corso Magenta da Santa Maria Fulcorina, laddove per solito percorro via Mercanti, Via Dante e via Giulini in contromano per arrivare in piazzale Cadorna e da lì prendere via Boccaccio. Sono quindi stato costretto a mutare le mie abitudini inveterate, il che ha pesantemente influito sul mio umore, costringendomi a consumare poco più tardi una birra, un mojito e un tampico-gin, laddove per solito mi sarei accontentato di birra e tampico soli.

Stamane poi ho preso la macchina per venire in montagna, nel ridente paesino dal bar dal cui tavolino sto scrivendo, e dato che il Papa ha avuto la bella pensata di passare proprio sotto casa mia, ho dovuto girare come un pirla per un tre quarti d'ora buoni prima di trovare il modo di arrivare all'autostrada. Certo, se avessi chiesto a uno dei vigili quello mi avrebbe detto come fare, ma dato che la mia religione mi impedisce di chiedere indicazioni ai vigili ho girato come un pirla, per scoprire solo alla fine della gimcana che sarebbe stato sufficiente che una volta imboccata via Osoppo prendessi la terza a destra invece che la seconda. Ma, certo, costringere la gente a chiedere ai vigili dov'è il varco è un'imposizione illiberale da parte della Chiesa e del Vaticano.

Il paesino nel quale ora sono conta circa quattrocento anime residenti. Sono abbastanza certo che nessun Papa (come pure nessun Presidente degli Stati Uniti, e nessun vincitore di Grammy Awards) verrà mai qui in visita ufficiale.
E credo per certo che tra una ventina o trentina d'anni il successore dell'attuale Pontefice verrà a Milano nuovamente, e io potrei rischiare di perdere mezz'ora nel traffico a cercare un varco tra le transenne: una prospettiva che mi sconvolge dato che si tratta di un vero e proprio attentato ai miei diritti civili di cittadino.
Quindi penso proprio che prenderò la residenza qui, nel paesino. Che fra l'altro offre dimolti svaghi, come si può vedere dalla foto che pure ammanisco, la quale dimostra che i paesini non hanno nulla da invidiare a una grande città. Di fronte a questa prova, solo un pirla resterebbe a vivere a Milano, sapendo che fra trent'anni potrebbe tornare un altro Papa.

1 commento:

  1. Nel paesino c'è ancora la TV al bar, sulla mensola in alto in alto che ti costringe a tenere il collo piegato innaturalmente con conseguente dolore cervicale post-spettacolo? c'è proprio tutto! e scommetto che puoi anche ordinare (non tu, che sei alcoolico, gli altri) la spuma bionda o la spuma scura? il paradiso! non sto scherzando! ;-)
    Passavo tutte le estati in un paesino così, e la mia infanzia e quella dei miei figli è stata come descrivi nel post successivo, del 3 giugno.
    Eppure, né io né i miei figli siamo mai stati fumatori, beviamo con molta moderazione e non siamo diventati maniaci sessuali... Abbiamo sbagliato qualcosa?

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