Alcune perle dell'interessante articolo di Spinelli su Rep.
le rivoluzioni rovesciano ordini esistenti, politici o ecclesiastici, e neanche loro hanno la virtù della stabilità: sempre secernono controrivoluzioni, Termidori, perfino restaurazioni. Tuttavia hanno un'immediata vocazione a divenire l'anno-zero di una Storia in mutazione: nascono nuove istituzioni, nuovi sovrani, che della rivoluzione sono figli anche quando la disconoscono
Forse ciascuno di noi si dirà, come Montale negli Ossi di Seppia: ho visto anch'io, andando in un'aria di vetro, "compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco"
Oggi la forma è quella dei valori non negoziabili, o supremi. E delle leggi naturali, di cui la Chiesa si erige a custode: come se esistesse un quid che trasforma la legge - il nòmos sempre rinegoziato - in physis immodificabile dall'uomo
L'ammissione di estrema umanità, di fallibilità, è immersione-immedesimazione nella kènosis che svuota. Il sacro copre, non disvela. Protegge l'idolo, e le vaste cupole, e le così sfarzose, troppo imponenti mitre dei vescovi
ai tempi, quando Spinelli passò dalla Stampa a Repubblica, apprezzai molto il miglioramento della qualità del primo quotidiano da me citato.
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