Ma forse c'è ancora qualcuno che, giorno per giorno, continua ostinatamente a chiedersi che senso ha creare un partito-pastone, che ha come unico motivo di esistere quello di accorpare una massa eterogenea di voti tale da raggiungere la massa critica necessaria a diventare uno dei due maggiori partiti italiani, e così aspirare a raggiungere il potere una volta riformata la legge elettorale e la Costituzione in modo tale da far esistere solo due partiti sulla scena politica, approfittando del fatto che prima o poi, in un quadro del genere, l'alternanza è fisiologica.
Bene: se qualcuno ancora se lo chiedesse, questa intervista gli fornirà formidabili argomenti per rafforzare la convinzione che di senso non ce ne sia neanche un po'.
A proposito: sarebbe magari ora che la squadra del segretario del Pd prendesse qualche lezione di recupero sulle fallacie logiche, e in particolare su quella denominata "Petizione di principio" (in inglese, icasticamente, "begging the question".
Veltroni e i suoi pretoriani potrebbero così accorgersi che continuare ad affermare apoditticamente che il Partito Democratico è qualcosa da cui non si può tornare indietro "perché tornare indietro non avrebbe più senso", come fa qui Tonini, o qui il suo capo
aggiornamento: questo post è stato scritto prima che su Repubblica comparisse l'intervista a Paola Binetti che attacca Ignazio Marino. Lo precisiamo perché non si dica che ci piace vincere facile.
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