Ogtgi ce la prendiamo con tale Giulia Blasi, la quale su Donna Moderna ha scritto tutto un papiello per raccontare come e qualmente la Corte di Cassazione avrebbe riconosciuto la gelosia come attenuante in un omicidio, vale a dire una "motivazione valida per ammazzare la propria compagna", e come "questa sentenza della Cassazione ci riporta indietro di ventotto anni, al 1981, anno in cui finalmente scomparvero dalla nostra legislazione le attenuanti “per cause d’onore” in caso di omicidio".
Cazzate.
E cazzate pericolose, dato che inducono il lettore a pensare che di questi giudici non se ne possa proprio più.
Le cose stanno così, ve le spiego come le spiegherei a mio figlio: se qualcuno ammazza qualcun altro, prende 21 anni. Con il rito abbreviato ne prende 14, che quindi è la pena base.
Con l'aggravante dei motivi futili e abbietti, prende l'ergastolo; con il rito abbreviato prende 30 anni.
La Cassazione ha confermato la pena a 14 anni, ritenendo che la gelosia non sia un motivo abietto o futile: se infatti avesse riconosciuto tale aggravante, avrebbe dovuto dare 30 anni.
Ora, una cosa è dire che la gelosia è una "motivazione valida per ammazzare la propria compagna"; altro è dire che è un movente non abietto né futile.
Se la gelosia fosse una motivazione valida, l'imputato sarebbe stato assolto, come saprebbe la signora Blasi se avesse speso cinque minuti su Wikipedia (non chiediamo ai giornalisti che si occupano di roba giuridica di essere avvocati; ma wikipedia, santo cielo!).
La Corte ha semplicemente detto che non è un motivo abietto o futile.
Per intenderci, un motivo abietto è un motivo “che si radica in una particolare perversità o malvagità del reo, così da suscitare un profondo senso di ripugnanza e di disprezzo in ogni persona di media moralità”.
Giusto per capirci, ad esempio, sono considerati motivi abietti la vendetta trasversale e il sacrificio umano rituale: cose veramente tremende.
E futile il caso in cui, secondo il comune sentire, esista un’incredibile sproporzione tra la causa scatenante e l’evento: come l’omicidio per il posto nel parcheggio.
La gelosia è un movente come tanti altri: come la brama di denaro, la vendetta, l'invidia, la sete di potere. E' anzi, se ci pendsate, uno dei moventi più ancestrali e radicati nella nostra specie e nella nostra società, come ben sa l'appassionato di Colombo, Kojak o CSI.
quindi, in sintesi, nessuno, ma proprio nessuno, ha ritenuto la gelosia un'attenuante: semplicemente non è stata ritenuta un'aggravante.
lunedì 18 maggio 2009
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14 commenti:
"La Corte ha semplicemente detto che non è un motivo abietto o futile."
Hai detto poco.
Sicuramente la gelosia e' un motivo futile. Se sei geloso (dico al maschile: che' quelli che ammazzano le "dolci meta'" son quasi tutti maschi eterosessuali) e hai superato i diciott'anni dovresti essere in grado di farci i conti senza ammazzare (ammazzare!) qualcuno. Quindi: e' come ammazzare perche' qualcuno ti ha rigato la Ferrari. Bell'auto, ci hai speso tanti soldi, ma ammazzare e' un po' tanto.
Ed e' anche abietto: perche' chi uccide per gelosia vede la propria compagna/moglie/fidanzata come un oggetto che deve essere "mio o di nessun altro". E capisco che sia una cosa accettata, persino auspicata, da moltissimi maschi: ma avere una sentenza della Cassazione che dice che non sia ripugnante e' offensivo.
Quanto a "una tale Giulia Blasi": scrive, benissimo, in un mucchio di posti, da un bel po' di tempo. Un po' meno "patronizing", please.
La cosa che mi lascia veramente interdetta è che esistono blogger che pur di farsi notare (e ci stai riuscendo, peraltro) attaccano con motivazioni inesistenti.
La gelosia E' un motivo abietto e futile. Rivendicare il possesso di un altro essere umano fino ad ucciderlo è MOLTO abietto e MOLTO futile.
Dare di gomito a chi legge per far vedere quanto si è bravi, e coraggiosi ad attaccare chi scrive su luoghi presumibilmenti più visibili non è nè abietto nè futile.
E' patetico.
@Restodelmondo: Io invece sono abbastanza d'accordo con il tenutario, che ha fatto una precisazione doverosa ad un articolo pretestuoso, che faceva credere una cosa per un'altra.
Il discorso che fai, sul doversi controllare, è sensato, ma vale per tutti i motivi, futili e non.
E infatti l'omicidio è un reato penale punito con il carcere, non con un'ammenda, o con una ramanzina. Perché si presuppone che sia una colpa grave, un atto abietto in sé, perché uno dovrebbe controllarsi comunque.
Detto questo, io non ho minimamente idea di come si decida cosa è attenuante e cosa aggravante, ma sarei piuttosto d'accordo nel non considerare la gelosia un'aggravante (opinione personalissima, naturalmente).
http://www.gennarocarotenuto.it/6058-wikipedia-in-mano-a-fascisti-e-maschilisti/
wikipedia non è attendibile dato che da un po' di tempo le sue pagine sono piene di "opinioni personali" di alcune persone che simpatizzano per la causa antifemminista.
giulia blasi non è "una tale".
giudicare un delitto non per futili motivi se commesso per gelosia significa che la gelosia è un motivo "non futile" quindi un "valido" motivo. perciò questa è l'anticamera del riconoscimento giuridico del delitto d'onore. ovvero un delitto che veniva compiuto sulla base di un giudizio morale che investiva la vittima.
Ma che sei matto, dare addosso così a Giulia Blasi, incauto e sprezzante del pericolo (la cosa divertente è che mfisk da schivo come appare potrebbe benissimo non conoscerla la Giulia B.)?
Quello che credo stia facendo notare il tenutario è che il quadro giuridico generale all'interno del quale la cassazione giudica il delitto passionale è lo stesso con cui giudica qualsiasi omicidio: la non concessione delle aggravanti non corrisponde a un'assoluzione e all'estinzione di un reato che di per sé e ovviamente è tra i più gravi che si possano commettere (l'omicidio appunto).
Quindi giudicare la sentenza usando queste argomentazioni, se prese alla lettera, avrebbe in realtà la conseguenza di mettere in discussione il sistema delle pene in genere: vale a dire dare implicito sostegno al clima che c'è nell'opinione pubblica per un generico inasprimento e snaturamento del sistema giuridico.
Ma davvero è così famosa questa Giulia Blasi? Io pensavo fosse la sorella di Ilary, cognata del pupone.
Precisazione doverosa, tono insolente e maleducato, conclusioni affrettate.
Nel nostro paese le senstenze della cassazione non hanno valore legislativo ma rappresentano comunque una voce autorevole che dovrebbe esrpimersi non soltanto ovviamene a norma di legge, ma secondo il comune sentire lo stesso principio che conduce a ritenere un'aggravante un reato “che si radica in una particolare perversità o malvagità del reo, così da suscitare un profondo senso di ripugnanza e di disprezzo in ogni persona di media moralità”.
La sentenza quindi, lascia intendere che la gelosia cieca, non quella che proviamo tutti, ma una forma di gelosia esasperata, patologica, furiosa, non susciti e non debba suscitare disprezzo in ogni persona di media moralità.
Il fatto è che se lo dico io, te, chiunque altro, la nostra può rappresentare tutt'al più una discutibile opinione, ma se a dirlo è la Corte di Cassazione che dovrebbe interpretare il senso di disprezzo in ogni persona di media moralità, la cosa si fa più grave perchè significa che in una persona anche solo di media moralità, la gelosia che conduce all'omicidio, non è poi così grave.
Uccidere per gelosia significa assecondare un'istinto che invece, per ovvi motivi, dovrebbe essere trannenuto, cancellato, eliminato così come abbiamo imparato a tenere a freno molti altri istinti.
E' istintivo, per esempio, aver paura del diverso, è bestiale, immorale, inaccettabile ammazzare il diverso per paura e far si che il razzismo rappresenti un'aggravante, significa lanciare un segnale forte all'opinione pubblica, significa condannare non solo legalmente ma anche moralmente il razzismo.
Riconoscere che la gelosia è un'aggravante, significa condannarla anche moralmente che poi è l'unico modo per “sensibilizzare” l'opinione pubblica su certi argomenti.
Se la gelosia da domani rappresentasse un'aggravante, con il tempo (non dico subito) chi ne è affetto comincerebbe a sviluppare un certo disagio per la propria condizione e cercherebbe di vincere, di curare, di annientare questo lato del proprio carattere.
Sicuramente ricorderai la sentenza di qualche tempo fa di quel giudice tedesco che riconobbe le attenuanti “culturali” al meridionale che violentò per anni la propria compagna. Allora si sollevò, nel nostro paese un'indignazione generale e non perchè singolarmente ciascuno di noi non ritenesse che in certi contesti sociali del nostro bel paese, certe pratiche sono ancora molto diffuse, ma perchè dava del nostro paese un'immagine retrograda, maschilista e meschina relegandoci tutti quanti ad una condizione di culturalmente inferiori.
Ecco, culturalmente non bisognerebbe ritenere moralmente accettabile la gelosia.
Ogtgi (che significa ‘otgi’ lo sa solo lui….) ce la prendiamo con tale mfisk, o forse tsk tsk, o mprisk - non siamo riusciti a decifrare bene - il quale su ‘Non ne so abbastanza’ ha scritto tutto un papiello per raccontare come e qualmente (e qualmente? Boh! Chissà in che lingua scrive questo) la Corte di Cassazione avrebbe riconosciuto la gelosia come attenuante in un omicidio.
Cazzate, avverte il tale mfisk, o forse tsk tsk boh!, con piglio deciso da vero uomo che sa sempre qual è la parola giusta al momento giusto.
E cazzate pericolose, aggiunge…(porca miseria…una volta incontrato un uomo così non bisogna più lasciarselo sfuggire) dato che inducono il lettore a pensare che di questi giudici non se ne possa proprio più (e chi l’ha mai letto questo nel post di Giulia Blasi? Disk-disk è un vero uomo e lo si capisce anche dall’induzione facile).
Le cose stanno così, ce le spiega come le spiegherebbe a suo figlio, ed è proprio questo che più ci preoccupa, che il tale tsk tsk abbia pure un figlio.
Se qualcuno ammazza qualcun altro – sostiene msk-msk - prende 21 anni (Dove? Quando? Chi l’ha detto?). Con il rito abbreviato – sostiene ancora fresk-fresk - ne prende 14, che quindi è la pena base. (Però… questo qui ha risolti tutti i problemi della magistratura: calcola le pene come i prezzi del supermercato…)
Con l'aggravante dei motivi futili e abbietti, prende l'ergastolo; con il rito abbreviato prende 30 anni. La Cassazione ha confermato la pena a 14 anni, ritenendo che la gelosia non sia un motivo abietto o futile: se infatti avesse riconosciuto tale aggravante, avrebbe dovuto dare 30 anni, prosegue.(chissà se i suoi calcoli prevedono anche qualche centesimo di resto o se tresk-tresk esce sempre con i soldi contati)
Ora – prosegue fiask-fiask - una cosa è dire che la gelosia è una "motivazione valida per ammazzare la propria compagna"; altro è dire che è un movente non abietto né futile. (mmhhh...qui il ragionamento si fa serio…, task-task è una vera forza della natura quando ci si mette)
Se la gelosia fosse una motivazione valida, l'imputato sarebbe stato assolto, come saprebbe la signora Blasi se avesse speso cinque minuti su Wikipedia. (Wikipedia? E quanti articoli ha? Si vende nelle librerie giuridiche specializzate? Boh! Mi sa che se musk-musk avesse speso tre secondi su un codice penale forse saprebbe che non sarebbe stato assolto per nulla, ma noi ormai siamo innamorate perse del vero uomo, potrebbe dire qualsiasi cosa, lo guarderemmo con l’occhio languido)
La Corte ha semplicemente detto che non è un motivo abietto o futile. (Clap! Clap! Clappissimi! Gliel’h fatta a giungere alla conclusione!!!! Presk-presk, ti amooo!!!!!)
Per intenderci – prosegue con fare incalzante zusk-zusk - un motivo abietto è un motivo “che si radica in una particolare perversità o malvagità del reo, così da suscitare un profondo senso di ripugnanza e di disprezzo in ogni persona di media moralità”.
Giusto per capirci, ad esempio, sono considerati motivi abietti la vendetta trasversale e il sacrificio umano rituale: cose veramente tremende.
E futile il caso in cui, secondo il comune sentire, esista un’incredibile sproporzione tra la causa scatenante e l’evento: come l’omicidio per il posto nel parcheggio. (Qui, blusk-blusk è un po’ noioso ma bisogna capirlo, dopo tutto questo ‘papiello’ si sarà addormentato pure lui che lo scriveva. Saltatelo pure, se preferite)
La gelosia – dice glesk-glesk - è un movente come tanti altri: come la brama di denaro, la vendetta, l'invidia, la sete di potere. E' anzi, se ci pendsate, uno dei moventi più ancestrali e radicati nella nostra specie e nella nostra società, come ben sa l'appassionato di Colombo, Kojak o CSI. (Meraviglioso…una cultura a 360 gradi…cita pure Kojak e Colombo… questa sì che è una preparazione solida in materia giudico-poliziesca. Perché però non cita Rex? Solo perché era un pastore tedesco? Che fa? Discrimina?)
(Ed eccoci all’agognata fine…non se ne poteva proprio più, eh?)Quindi, in sintesi, nessuno, ma proprio nessuno, ha ritenuto la gelosia un'attenuante: semplicemente non è stata ritenuta un'aggravante. (Non ho più mani tanto ho applaudito. Se il mondo fosse tutto popolato da menti così noi italiani saremmo i padroni del mondo… Blesk-blesk sei strabiliante, supersonico, mitikoooo)
(Frosk-frosk, ho soltanto un’ultima cosa da dirti: l’hai ammesso tu nel tuo profilo: raramente conosci l’argomento e quindi piuttosto che parlare a vanvera così, per sport (insisto, lo scrivi tu)preferisci non dire nulla. D’accordissimo. La prossima volta, allora, non dire nulla). Grazie
Diobòno, mfisk, visto che hai fatto? Hai criticato una blogger (sic) della Premiata Scuderia Macchianera. E giù legnate democratiche. Prima di tutto perché non ne hai riconosciuto l'unanime fama ("tale" G.B., ma figuriamoci...) e poi, in secundis, hai usato argomentazioni logiche - e ciò è male, in questo paese. Equivale a passare da provocatori, anzi, "da blogger che vogliono farsi notare" (cit.). E giù tutti a spiegarti che la gelosia _è_ un motivo abietto e futile e quindi vale come aggravante (mentre per costoro, evidentemente, uccidere per soldi o brama di potere non lo sarebbe. Eggià.)
Scorfano: nota in rete, dove come è noto vale la regola del peer reviewing, cioè voglio dire del se tocchi i miei amici scendiamo in massa tumultuante a devastare tutto, senza troppo riguardo di che hai scritto o di chi tu sia.
Non essendo possibile dare sufficiente risalto alle mie scuse qui, nei commenti, ho scritto un post apposito: vi invito a leggerlo.
Scopro ora di questa guerra-lampo, e non posso fare a meno di pensare alle Cyber Sisters.
Se ti puo` consolare, io, fino a meno di un anno fa, non sapevo chi fosse Daria Bignardi (sul serio).
@Roberto: è sempre così: basta che uno si distragga un attimo e si perde il meglio.
Le Cyber Sisters mi sembrano interessanti assai: grazie!
Beh, posso dire di aver assistito ad uno scontro tra Cyber Sisters e un Filosofo.
Credo di non averne mai visto uno prima. Peccato non sia durato di piu`. :P
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