sabato 5 dicembre 2009

Serie TV

Di certo Jed Bartlet, con la sua infinita cultura, conosce bene la Lettre à M. C*** sur l'unité de temps et de lieu dans la tragedie.
Non mi stupirei che la conoscesse anche Aaron Sorkin, per quanto non ne sia certo.

La Lettre tuttavia è molto importante per capire perché sia sbagliato considerare le serie televisive come materiale di serie B, buone al più per il facile sollazzo di qualche casalinga frustrata o di una classe di impiegati priva degli strumenti culturali per un intrattenimento più alto e troppo pigra per andare al cinema.
Dopo tanti anni di immaginario visivo, abbiamo perso l'innocenza, quella che ci faceva restare a bocca aperta davanti alla mummia della mamma di Norman: ormai ci servono personaggi veri, con le sfumature, le incertezze e le testardaggini di tutti noi. anzi, meglio: vogliamo persone, e non più personaggi.
Non vogliamo più racconti, ma romanzi: pretendiamo i romanzi di Dumas, di Hugo: ma senza la voglia e la pazienza per leggerli. Il cinema, le due o le tre ore del cinema, sono il racconto; le serie sono i romanzi d'oggi: e questo è il motivo per cui avranno sempre più autorevolezza, negli anni che verranno.

1 commento:

  1. Confermo in pieno la tua chiave di lettura: personalmente, sono abbastanza esigente riguardo al tempo che dedico all'intrattenimento TV e devo dire che ci sono alcuni show di qualità veramente elevata.
    La serie a cui darei il voto più alto per la categoria "romanzi con personaggi veri" è senz'altro Gilmore girls (in Italia è andato in onda con il titolo "Una mamma per amica"): ha una qualità di attori, di trama e di dialoghi veramente eccezionale e si vede che è un prodotto fatto col cuore (ché se lo dico io vale doppio, visto che sarei uno da serie action e sci-fi).

    Tra le serie "action", penso che le più interessanti di questi ultimi anni siano "24" e "Prison Break": hanno una capacità di coinvolgere lo spettatore (curata col cesello) che non ha nulla da invidiare alle grandi produzioni cinematografiche. Tra l'altro, in "24" il tempo della storia e il tempo del racconto si equivalgono: una caratteristica molto rara, sia nella cinematografia che nella letteratura.

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