lunedì 25 gennaio 2010

Tempo di votare

Come tutti si aspettavano, Nichi Vendola ha vinto le primarie contro lo stesso avversario di quattro anni fa. Con la differenza che questa volta l'ha proprio sbaragliato.
Ho già detto in passato che io non ho alcuna simpatia per le primarie, pur essendo contento del risultato che le medesime hanno dato in Puglia. Mi stupisce però che ora da parte di coloro che ne erano seguaci venga fuori la fola per cui Vendola sarebbe stato eletto con i voti dei fedelissimi del PdL che con tale mossa avrebbero voluto selezionare il candidato con meno probabilità di vincere.
Il meccanismo delle primarie infatti consta di una consultazione aperta a cani e porci: e se si accetta che la regola sia che possono votare cani e porci, non si può a posteriori dire che avrebbero dovuto votare solo i cani di una certa taglia e i porci di una certa età. Se possono votare tutti che votino tutti, e se ciò non sta bene, che si ammetta che far votare tutti è una sciocchezza a prescindere dal risultato finale.
Ma la cosa che proprio non si può credere, almeno scrutando la Puglia da quassù, è che Boccia avesse maggiori probabilità di conquistare la Regione rispetto a Vendola. Non è che voglia stare a fare chissà quale sofisticata analisi politica: mi limito a dire che nella mia opinione i voti che boccia avrebbe preso dall'UDC sarebbero stati compensati da altri voti persi sul fronte della sinistra. Poi uno può dire che della sinistra dura, pura e massimalista se ne frega, e che anzi sarebbe meglio perderli, quei voti, che trovarli: sta di fatto che qui siamo di sinistra e i voti di sinistra ci piacciono più dei voti di Casini.
Vendola perderà? Forse, anzi è probabile. Ma Boccia non avrebbe vinto, e se l'avesse fatto l'avrebbe fatto in nome di un progetto astratto e lunare.
Guardate: lo dico dovunque e lo posso dire anche qui: a me sentire D'Alema piace: la lucidità del pensiero, i grandi scenari, l'ironia e il sarcasmo, la capacità analitica. Tutte caratteristiche di un grande politologo in grado di vedere le cose in profondità e al di là di quanto riescano a fare tutti gli altri.
Peccato che lo stesso D'Alema politologo sia poi un ben misero politico: perché il politico -per come intende la politica D'Alema: in senso squisitamente pragmatico- dev'essere anzitutto uno che vince le proprie battaglie. Il che, nello specifico, è avvenuto ben di rado.
Certo, la posizione del PD era molto difficile: da una parte un candidato popolare che avrebbe reso impossibile l'alleanza al centro; dall'altra uno pieno di titoli ma impopolare che l'avrebbe favorita, a scapito dell'identità del partito o perlomeno della visione dei propri elettori.
Un dilemma dal quale sarebbe stato molto difficile uscire per chiunque, e qualunque soluzione avrebbe provocato maluimori e delusioni: ciononostante mi sembra che la gestione del problema da parte del vertice del PD sia riuscita nel non troppo difficile intento di massimizzare la figuraccia.
Poi, voi lo sapete, io sono per il ritorno al proporzionale, dove ciascuno vota chi preferisce e i conti si fanno alla fine.
Sarà un'idea antiquata, ma guardando il meccanismo di selezione delle candidature a presidente di regione, mi convinco sempre più della sua bontà.

6 commenti:

  1. casi sporadici di contaminazione del risultato ce ne sono stati sicuramente: nel paese vicino al mio hanno votato probabile candidato sindaco del pdl, anche membro del direttivo regionale, e il coordinatore cittadino della lista di fitto, per dire. in ogni caso, visto il risultato schiacciante, sono stati solo inutili e controproducenti sputtanamenti per gli interessati.
    quanto a d'alema, passo.

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  2. Beh, quello del 'cani e porci' mi sembra un principio fondante della democrazia. E c'è più amarezza che ironia, in questa frase.

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  3. non confondermi un partito con un'istituzione. All'assemblea del mio condominio votano solo i condomini, non quelli che passano da quelle parti. E così pure per il circolo del tennis, o per il congresso del mio sindacato.

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  4. scusate se insisto: condivido che la votazione riservata agli iscritti sia un fatto importante nell'elezione di cariche di partito, come il segretario, ma per un candidato presidente di coalizione?
    cani e porci sono pur sempre quei fessi che poi lo devono votare, no?

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  5. Io, che sono inguaribilmente anzYano, continuo a ritenere che l'importante sia la linea politica, e che scegliere la linea politica sia cosa ben diversa e complessa che scegliere plebiscitariamente tra due persone. Le primarie, a mio modo di vedere, sono essenzialmente la scelta di una _persona_, non di un _programma_. Certo, le persone presentano il proprio programma, per carità. Ma il sistema uno-contro-l'altro, e il fatto che chi va a votare non sia un militante, bensì un mero passante, ha l'effetto, sempre a mio parere, che si finisca per votare meramente la persona.
    Ciò, per me, è profondamente sbagliato.

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  6. Ci pensavo ieri: non so come vada altrove, ma le primarie del PD sono una scusa per scegliere (o far passare) una linea politica attraverso un candidato. In realtà, la linea politica di un partito dovrebbe essere definita a priori, e un candidato, per il solo fatto di trovarsi in quel partito, dovrebbe in teoria trovarcisi essenzialmente d'accordo. Ma in partiti 'carrozzone' come il PD, dove trovano spazio persone come l'On. Binetti e poi si arriva ad appoggiare candidature come quelle dell'On. Bonino, è evidente che non si ha ben chiara l'idea di dove si voglia andare.
    Quanto ai cani e porci, lo o che votare un esponente di partito non è votare un governo (parlando del PD, poi... ) ma il principio è lo stesso. Ed è, appunto, un principio democratico. Ahimé.

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