mercoledì 7 luglio 2010

Quote latte

Dato che oggi è caduta la rete, trascinandosi dietro il lavoro di tutta la mattinata e parte del pomeriggio, tanto vale che spenda questi dieci minuti a raccontare in due parole due il concetto di quota latte, non foss'altro perché me lo ha richiesto un caro amico.
La butto giù come viene, senza riferimenti normativi e col rischio di dire castronerie: me ne perdonerete.
Come raccontato nel post precedente, i prodotti alimentari scontano un fenomeno chiamato "anelasticità della domanda": in pratica, mentre per certi beni (chessò: gli iPad) allo scendere del prezzo aumentano le vendite e viceversa, per altri il fenomeno è molto meno marcato.
Se scendesse di molto il prezzo del latte potrei pensare di aumentare un po' il suo uso in cucina, mangiare qualche formaggio in più e magari lo yogurt a merenda: ma non è che se dimezzasse il prezzo raddoppierei il consumo, perché poi farei la fine di Little Tony e delle sue povere arterie.
Di contro, a un pur moderato aumento dell'offerta (vale a dire del latte prodotto) il prezzo scende di molto: e ciò perché questo è l'unico modo che i produttori hanno per cercare di vendere un po' più della propria produzione: dato che la domanda è influenzata poco dal prezzo, l'eccesso di offerta può essere smaltito solo con un crollo dei prezzi medesimi.
L'Europa si è trovata ad affrontare proprio il problema della sovraproduzione lattiera: e ha deciso di rispondere con un meccanismo di disincentivazione: in sostanza si dice al produttore che potrà produrre e vendere un tot, e se produrrà e venderà più di quel tot dovrà pagare una tassa (chiamiamola così, anche se è un termine improprio: quello corretto è "prelievo supplementare") che gli renderà del tutto antieconomico produrre quel di più: basti pensare che il valore del prelievo è del 115% del prezzo del latte, per cui ogni litro venduto in più ha un valore economico negativo.
E' nato così il meccanismo delle quote-latte, che sono state fissate rilevando in tutta Europa la produzione venduta del 1983.
Il problema, a sentir gli allevatori, è che in Italia la produzione lattiera è immensamente frazionata, e quindi una gran parte di produzione non è stata rilevata. Balle. Il vero problema è che la produzione è stata rilevata sull'IVA versata, e guarda caso l'IVA versata corrispondeva a 9 milioni di tonnellate anziché, come in realtà era, a quasi 12 milioni.
Il Governo, accortosi della cazzata, non ha fatto granché se non mettere la cenere sotto il tappeto: in pratica ha continuato a dire alle associazioni degli allevatori di produrre come prima, che tanto le cose si sarebbero messe a posto. e per tanti anni in effetti i produttori hanno fatto così (e da questo punto di vista, ma solo da questo, hanno le loro ragioni per essere incazzati). Dopodiché il vento e cambiato, e l'Unione Europea ha preteso che tutte le "tasse" (impropriamente chiamate "multe") dovute per la sovraproduzione venduta venissero pagate. Da qui il casino.

12 commenti:

  1. Grazie, ora mi sono un po' chiarito le idee. E soprattutto ho capito la questione delle "multe" che mi era sempre risultata ostica.

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  2. Il Governo, da quello che mi è stato spiegato qui a casa (siamo allevatori), per nascondere la stronzata, si era messo a pagare il surplus per tutti; fino al '94, quando l'Europa gli ha tirato le orecchie, imponendo (giustamente) che a pagare fossero direttamente i produttori.

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  3. sì, hai ragione: è proprio così

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  4. Non più di un'ora fa stavo parlando con un amico proprio di questo problema, e non avevo le idee molto chiare... Ora non ne saprò certo abbastanza, ma un po' di più sì...

    IpaziaS

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  5. Grazie per il chiarimento, non ci avevo mai capito molto.
    In poche righe hai chiarito tutto....forse perchè "non ne sai abbastanza"!

    Zagabart

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  6. ottimo post che fa chiarezza su un argomento di cui si parla spesso ma senza cognizione di causa.
    Il PD è riuscito ad arrivare al paradosso. Il ministro dell'Agricoltura boccia la sospensione delle multe. La maggioranza lo sconfessa. Il PD chiede le dimissioni del Ministro.

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  7. Sì, in pratica il PD dice: hai una posizione buona, ma visto che stai in una cattiva compagnia, allora per coerenza dovresti andartene.
    Che è un discorso che ha una sua logica, per carità. Ma se questa logica è giusta, allora le dimissioni di Scajola dovrebbero essere una jattura, dato che lui era un malandrino in una banda di malandrini.

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  8. Ma invece per quanto riguarda il problema delle aziende agricole con 10 vacche a cui la regione invece nelle indagini ne attribuiva 10000?
    Se ne era parlato ad AnnoZero e anche in Parlamento, sembra
    link_interpellanza

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  9. Grazie per il chiarimento ma ho ancora un dubbio: ma se gli acquirenti di latte (latterie, caseifici, ecc.) fungono da sostituti di imposta (cioè devono quindi tener monitorate le consegne di latte dei produttori propri conferenti e nel momento in cui questi ultimi superano la quota latte devono trattenere, dall’importo che periodicamente liquidano ad essi come pagamento per il latte acquistato, il prelievo stabilito dalle norme comunitarie) come è possibile che i questi anni i produttori hanno continuato a vendere il latte oltre le quote senza pagare la Tassa relativa?
    Avrebbero certo potuto venderlo in nero ma in quel caso non sarebbe stata contabilizzata nemmeno la quantità prodotta e quindi non sarebbe stato monitorato il surplus.

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  10. A questo ha già risposto Danilo: il governo ha per molto tempo pagato i disincentivi al posto dei produttori, e poi la CE ha immposto di interrompere questa prassi e ripetere le somme pagate. Proprio oggi poi su Repubblica c'è un articolo che spiega come anche Crediteuronord, la banca della Lega, fosse coinvolta in un meccanismo truffaldino per eludere il pagamento del dovuto.

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  11. La questione della rilevazione fatta sull'IVA versata mi sembra un po' fantasiosa, cita la fonte.

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