martedì 10 agosto 2010

Compiti per le vacanze

Oggi mi sono arrabbiato con Nichita, che alla fine della quinta elementare non è ancora in grado di scrivere due paginette senza piazzarci dentro otto errori d'ortografia: dalle doppie dimenticate, agli accenti omessi, alle maiuscole smarrite. Per non parlare di un paio di doppie "Z", tra le quali un orribile "grazzie", che mi hanno fatto rabbrividire e infuriare.
Per rilassarmi e farmene una ragione farò il maestrino dalla penna rossa commentando alcuni pezzi del mio giornale preferito, e per non sembrare troppo monotematico non nominerò né il foglio né i singoli autori.
Partiamo dall'inviato nel Nuovo Mondo, quello che si diletta a scrivere di tecnologie delle quali mastica, peraltro, solo qualche scarno rudimento. Costui, certo per essere oramai colà da troppo tempo, ha preso a parlare quel dialetto angloitaliano che sfoggiano i boss mafiosi e gli emigrati di terza generazione: e pertanto lo perdoniamo dal profondo del cuore per aver osato ammannirci la seguente frase: "Apple (che infatti ha patentato la definizione Apple Store)". Non è colpa sua, ma rivolgiamo una supplica al direttore Mauro affinché richiami il nostro in Patria prima mche sia troppo tardi e il nostro dimentichi, oltre che il lessico, persino le regole di coniugazione dei verbi regolari.
Veniamo ora all'inviata (così la definiscono) a Parigi, che si esibisce in un folgorante servizo sulle catacombe della capitale francese e sulle feste esclusive che vi si tengono. Tutto molto bello e interessante, per essere un articolo scritto nel mezzo dell'estate: peccato che a un certo punto l'inviata, volendo fare sfoggio di buone letture che evidentemente non le sono proprie, si lasci scappare questa frase: "Gli amanti delle catacombe, che non sono affatto perseguitati ma scelgono di esplorare il 'ventre di Parigi', così lo definiva Émile Zola." Il punto fermo è dell'autrice, non mio: e avrete quindi notato che la proposizione principale rimane lì, sospesa a mezz'aria, senza uno straccio di verbo che le dia una qualche ragion d'essere. Sarebbe un peccato veniale, che noi ben comprendiamo alla luce dello sforzo fatto dalla giornalista nel rivangare, in fondo ai meandri della memoria, una citazione così pregiata. Il punto, che fa arrotolare le viscere a chi abbia avuto la fortuna di leggere qualche scritto del noto autore, è che il Ventre di Parigi non erano mica le catacombe, bensì il mercato delle Halles, dove fino a non moltissimo tempo fa giungevano da tutta la Francia le derrate alimentari destinate a nutrire l'enorme popolazione della capitale.

1 commento:

  1. Beh, se non altro Nichita ha un buon orecchio perché nella pronuncia la "z" tra due vocali è sempre doppia. Ma alle elementari a noi come lo avevano spiegato quando la "z" si scriveva doppia e quando scempia (es. indirizzi e indizi, pronuncia equivalente), di sicuro non ci avevano parlato di etimologia? C'era per caso qualche formuletta tipo "su qui e qua l'accento mai non va"?

    PS Però Aquaro deve essere là da meno di vent'anni, altrimenti saprebbe che app era già diffuso allora, anche tra chi ben si guardava dall'usare un Mac...

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