Non sono certo annoverabile tra gli ammiratori del Gilioli, del quale anzi ho spesso commentato negativamente certi articoli che esprimevano idee bassamente populiste e vagamente balzane.
Però quando uno ha ragione ha ragione, e in questo post viene espressa una verità innegabile: che Trenitalia ha scelto, per rappresentare la propria classe più poveraccista, una famiglia di negri (vabbe', saranno pure indiani, ma sempre scuri).
Ecco: tra il fotografo che si incazza per il titolo di questo post, e il giornalista che si incazza per il soggetto della foto, io sto dalla parte del giornalista.
martedì 27 dicembre 2011
giovedì 22 dicembre 2011
Buon Natale
E' da un po' che non scrivo qua sopra, e anche nel resto della Rete ho rallentato di molto l'attività (peraltro ogni tanto riesco a tirare ancora fuori qualche chicca interessante).
Il fatto è che tra una settimana cambierò lavoro, ancora una volta. Lo cambierò nello strano modo in cui lo cambio io, mantenendo la stessa scrivania, molte delle stesse cartacce e la statuetta bronzea del pescatore che mi guarda; ma si tratta pur sempre di un cambiamento da gestire e quindi il tempo disponibile è ridicolmente scarso.
Ormai però siamo agli sgoccioli: tanti partiranno, tanti saranno presi dalle loro cose familiari, tanti èer motivi loro passeranno un Natale magari un po' diverso dal precedente, chi in meglio chi in peggio, e saranno concentrati su quelle piccole o grandi differenze rispetto a un anno fa.
Ci tengo però ad augurare Buon Natale a tutti, indistintamente: da coloro con cui si è creata una forte e salda amicizia, a coloro con cui non ci sono stati altro che scazzi.
Perché lo spirito del Natale è proprio quello: voler bene al prossimo, anche al prossimo a cui non vuoi bene, almeno un giorno all'anno; ed è per questo che il Natale è una festa che accumuna tutti, credenti e non.
Poi a Santo Stefano si riparte, ma per ora
Buon Natale
Il fatto è che tra una settimana cambierò lavoro, ancora una volta. Lo cambierò nello strano modo in cui lo cambio io, mantenendo la stessa scrivania, molte delle stesse cartacce e la statuetta bronzea del pescatore che mi guarda; ma si tratta pur sempre di un cambiamento da gestire e quindi il tempo disponibile è ridicolmente scarso.
Ormai però siamo agli sgoccioli: tanti partiranno, tanti saranno presi dalle loro cose familiari, tanti èer motivi loro passeranno un Natale magari un po' diverso dal precedente, chi in meglio chi in peggio, e saranno concentrati su quelle piccole o grandi differenze rispetto a un anno fa.
Ci tengo però ad augurare Buon Natale a tutti, indistintamente: da coloro con cui si è creata una forte e salda amicizia, a coloro con cui non ci sono stati altro che scazzi.
Perché lo spirito del Natale è proprio quello: voler bene al prossimo, anche al prossimo a cui non vuoi bene, almeno un giorno all'anno; ed è per questo che il Natale è una festa che accumuna tutti, credenti e non.
Poi a Santo Stefano si riparte, ma per ora
Buon Natale
domenica 11 dicembre 2011
Ancora su report e telefonini
Oggi Medbunker pubblica un altro post sulla questione dell'autismo e dei vaccini. La storia, detta semplice semplice, è questa: un certo signor Wakefield, qualche anno fa, pubblica su Lancet uno studio da cui risulta una correlazione tra autismo e disturbi intestinali: si trattava di uno studio che non portava a risultati definitivi e soprattutto che non parlava di vaccini, ma l'autore fece di tutto per portare l'attenzione su un certo tipo di vaccino, a suo parere responsabile dell'insorgenza dell'autismo nei bambini che erano stati vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia. Da ciò nacque una leggenda metropolitana, ancor oggi difficile da sradicare.
Venne poi fuori che Wakefield non solo aveva inventato di sana pianta una correlazione inesistente tra disturbi intestinali e vaccini, ma anche che aveva bellamente falsificato i risultati delle biopsie effettuate sui bambini autistici. Insomma: non c'era correlazione alcuna non solo tra vaccini e intestini, ma neppure tra intestini e autismo.
Quali le motivazoni del falso? Forse, come dice Medbunker, "la scoperta di un sostanzioso finanziamento da parte di un avvocato che si occupava di cause di risarcimento per molte famiglie di bambini autistici: non essendoci prove per ottenere questi risarcimenti serviva uno studio scientifico sul quale appoggiarsi e Wakefield lo fornì".
Ricordate la puntata di Report sui telefonini? Ecco, se avete un po' di tempo da perdere girando per la rete vedete che, scava scava, alla fin fine tutti i discorsi sui telefonini che causano il cancro finiscono sempre a citare lo studio del prof. Lennart Hardell.
Quello che alla Giannini ha dichiarato, bellamente: «Le nostre risorse arrivano dalle associazioni dei malati di cancro».
Solo una curiosa coincidenza?
Venne poi fuori che Wakefield non solo aveva inventato di sana pianta una correlazione inesistente tra disturbi intestinali e vaccini, ma anche che aveva bellamente falsificato i risultati delle biopsie effettuate sui bambini autistici. Insomma: non c'era correlazione alcuna non solo tra vaccini e intestini, ma neppure tra intestini e autismo.
Quali le motivazoni del falso? Forse, come dice Medbunker, "la scoperta di un sostanzioso finanziamento da parte di un avvocato che si occupava di cause di risarcimento per molte famiglie di bambini autistici: non essendoci prove per ottenere questi risarcimenti serviva uno studio scientifico sul quale appoggiarsi e Wakefield lo fornì".
Ricordate la puntata di Report sui telefonini? Ecco, se avete un po' di tempo da perdere girando per la rete vedete che, scava scava, alla fin fine tutti i discorsi sui telefonini che causano il cancro finiscono sempre a citare lo studio del prof. Lennart Hardell.
Quello che alla Giannini ha dichiarato, bellamente: «Le nostre risorse arrivano dalle associazioni dei malati di cancro».
Solo una curiosa coincidenza?
Nazista
Ho conosciuto Piergiorgio Odifreddi in una casa milanese di una certa fama.
Credo che egli sia venuto una sola volta; al massimo due in occasione di una breve apparizione di un altro mangiapreti filosofo come lui, gente che ci tiene a dimostrare, bigino di fisica alla mano, che Babbo Natale non esiste perché le renne non sono portaerei nucleari.
L'odifreddi, perlatro, continua a turbare alcune delle mie cene, dato che sopravvive in un angolo della medesima casa in forma di cartonato: e forse per la sua presenza inquietante è quella una delle stanze in cui ceno meno volentieri.
Nella stessa casa ho incontrato tante volte Marco Paolini: che ci è venuto più spesso, ma per i casi della vita non ha avuto il suo cartonato.
Ecco, mi piacerebbe che giovedì l'altro, quando ci sarà da festeggiare il Natale, Odifreddi e Paolini comparissero entrambi in quella stessa casa.
Mi piacerebbe che Paolini avesse letto questa vergognosa puttanata scritta dall'Odifreddi, e mi piacerebbe pure che il Paolini avesse bevuto un po' (il che, considerate le origini bellunesi, è da ritenersi non improbabile).
I due si incontrerebbero, si scruterebbero, e dopo pochi secondi il Paolini prenderebbe per il collo l'Odifreddi, sputandogli in faccia un bel: «NAZISTA!!!», seguito da un manrovescio di forza tale da far arrovesciare l'Odifreddi a terra.
In quel momento accorrerei io, e con i miei stivali chiodati tirerei un calcio in bocca all'Odifreddi in modo da fargli vedere tutte le stelle del cielo e risuonare nella testa i Cori e le Dominazioni.
Ma per poter indossare i miei stivali chiodati è necessario che nevichi e allora ti prego, Signore, fa' che poco prima di Natale ne venga giù tanta!
Credo che egli sia venuto una sola volta; al massimo due in occasione di una breve apparizione di un altro mangiapreti filosofo come lui, gente che ci tiene a dimostrare, bigino di fisica alla mano, che Babbo Natale non esiste perché le renne non sono portaerei nucleari.
L'odifreddi, perlatro, continua a turbare alcune delle mie cene, dato che sopravvive in un angolo della medesima casa in forma di cartonato: e forse per la sua presenza inquietante è quella una delle stanze in cui ceno meno volentieri.
Nella stessa casa ho incontrato tante volte Marco Paolini: che ci è venuto più spesso, ma per i casi della vita non ha avuto il suo cartonato.
Ecco, mi piacerebbe che giovedì l'altro, quando ci sarà da festeggiare il Natale, Odifreddi e Paolini comparissero entrambi in quella stessa casa.
Mi piacerebbe che Paolini avesse letto questa vergognosa puttanata scritta dall'Odifreddi, e mi piacerebbe pure che il Paolini avesse bevuto un po' (il che, considerate le origini bellunesi, è da ritenersi non improbabile).
I due si incontrerebbero, si scruterebbero, e dopo pochi secondi il Paolini prenderebbe per il collo l'Odifreddi, sputandogli in faccia un bel: «NAZISTA!!!», seguito da un manrovescio di forza tale da far arrovesciare l'Odifreddi a terra.
In quel momento accorrerei io, e con i miei stivali chiodati tirerei un calcio in bocca all'Odifreddi in modo da fargli vedere tutte le stelle del cielo e risuonare nella testa i Cori e le Dominazioni.
Ma per poter indossare i miei stivali chiodati è necessario che nevichi e allora ti prego, Signore, fa' che poco prima di Natale ne venga giù tanta!
sabato 10 dicembre 2011
I deliri del vecchio Piero
Chi ha avuto modo di conoscere in rete la mia fidanzata, oggi scomparsa, rammenta bene come lei fosse un'autentica e sincera conservatrice. In molti si chiedevano come fosse possibile che stessimo insieme, e quei pochi che non se lo chiedevano si ponevano il medesimo dubbio per il fatto che lei teneva a quella squadra milanese il cui nome, richiamandola dappresso, offende la nostra bella città.
Alcune cose però ci accumunavano: tra questa la gioia provata nella lettura degli articoli di quel vecchio trombone di Piero Ostellino, che risultavano insopportabilmente ridicoli più a lei che a me, il che è tutto dire.
Spesso il sabato, prima di affrontare il pezzo, scommettavamo su quante volte avremmo incontrato la parola "liberale", declinata nelle sue varie forme, piazzata lì senza alcuna ragione logica che non fosse la soddisfazione dell'autore nell'empirsi la bocca con il suono di quelle consonanti liquide, mentre probabilmente recitava il pezzo alla sfortunata moglie, prima di spedirlo.
Oggi il pezzo di Ostellino è più trombonesco del solito: si scaglia, il nostro, non solo contro Anna Finocchiaro ma persino contro Mario Monti (uno che l'universo mondo non esita a definire un "liberale", ma che per Ostellino lo è troppo poco). Perché mai? Perché il Monti ha osato definire, tra le misure della manovra economica, un'imposta aggiuntiva sui capitali "scudati", vale a dire riportati in Italia dopo essere stati illegalmente portati all'estero.
Pacta sunt servanda!!!, s'écria l'Ostellino. Se è stato promesso che quello sarebbe stato uno scudo, scudo dev'essere e quindi quei capitali sono intoccabili.
Attaccare i capitali scudati, cito letteralmente il buffo opinionista, sarebbe (1) il segno di un pericoloso stress del premier; (2) la fine dello Stato di diritto; (3) l'avvio di un regime stalinista; (4) un ritorno all'Ancien Régime. E tutto perché attaccare quei capitali significa avere -cito testualmente- poco rispetto per la democrazia "formale".
Orbene, io non sono aduso insultare direttamente i personaggi che commento, ma in questo caso mi sento di fare un eccezione, e dico quello che penso senza infingimenti.
Colui che si scalda per il vulnus giuridico consistente nel far pagare una percentuale a dei malfattori che hanno esportato illegalmente dei capitali ammucchiati evadendo le tasse, e che non si scalda per il fatto che le pensioni di 1.000 euri non vengano adeguate all'inflazione, è un p**** di m****.
Chi si scalda per i detentori di capitali, e non si scalda per coloro che sono chiamati ad andare in pensione cinque anni dopo la data che avevano previsto, e in funzione della quale avevano organizzato la propria vita, è uno s*****.
Perché, vedete, c'è Stato di diritto e Stato di diritto, c'è democrazia formale e democrazia formale. E anche in uno Stato di diritto e in una democrazia formale, si dà la precedenza agli anziani, agli onesti lavoratori, ai bambini degli asili nido. E dopo, solo dopo, si pensa agli evasori fiscali e agli esportatori illegali di valuta.
Alcune cose però ci accumunavano: tra questa la gioia provata nella lettura degli articoli di quel vecchio trombone di Piero Ostellino, che risultavano insopportabilmente ridicoli più a lei che a me, il che è tutto dire.
Spesso il sabato, prima di affrontare il pezzo, scommettavamo su quante volte avremmo incontrato la parola "liberale", declinata nelle sue varie forme, piazzata lì senza alcuna ragione logica che non fosse la soddisfazione dell'autore nell'empirsi la bocca con il suono di quelle consonanti liquide, mentre probabilmente recitava il pezzo alla sfortunata moglie, prima di spedirlo.
Oggi il pezzo di Ostellino è più trombonesco del solito: si scaglia, il nostro, non solo contro Anna Finocchiaro ma persino contro Mario Monti (uno che l'universo mondo non esita a definire un "liberale", ma che per Ostellino lo è troppo poco). Perché mai? Perché il Monti ha osato definire, tra le misure della manovra economica, un'imposta aggiuntiva sui capitali "scudati", vale a dire riportati in Italia dopo essere stati illegalmente portati all'estero.
Pacta sunt servanda!!!, s'écria l'Ostellino. Se è stato promesso che quello sarebbe stato uno scudo, scudo dev'essere e quindi quei capitali sono intoccabili.
Attaccare i capitali scudati, cito letteralmente il buffo opinionista, sarebbe (1) il segno di un pericoloso stress del premier; (2) la fine dello Stato di diritto; (3) l'avvio di un regime stalinista; (4) un ritorno all'Ancien Régime. E tutto perché attaccare quei capitali significa avere -cito testualmente- poco rispetto per la democrazia "formale".
Orbene, io non sono aduso insultare direttamente i personaggi che commento, ma in questo caso mi sento di fare un eccezione, e dico quello che penso senza infingimenti.
Colui che si scalda per il vulnus giuridico consistente nel far pagare una percentuale a dei malfattori che hanno esportato illegalmente dei capitali ammucchiati evadendo le tasse, e che non si scalda per il fatto che le pensioni di 1.000 euri non vengano adeguate all'inflazione, è un p**** di m****.
Chi si scalda per i detentori di capitali, e non si scalda per coloro che sono chiamati ad andare in pensione cinque anni dopo la data che avevano previsto, e in funzione della quale avevano organizzato la propria vita, è uno s*****.
Perché, vedete, c'è Stato di diritto e Stato di diritto, c'è democrazia formale e democrazia formale. E anche in uno Stato di diritto e in una democrazia formale, si dà la precedenza agli anziani, agli onesti lavoratori, ai bambini degli asili nido. E dopo, solo dopo, si pensa agli evasori fiscali e agli esportatori illegali di valuta.
lunedì 5 dicembre 2011
Aliquo dato, aliquo retento
Il pensiero del Civati è sempre un po' troppo complesso per le mie povere sinapsi di onesto macinatore di scartoffie. Egli è laureato in filosofia e quindi muove su piani ultraterreni rispetto a chi per mestiere fa i conticini degli interessi cercando di rimanere al di sotto della soglia usuraria.
Così so di non comprendere per mio difetto certe affermazioni del post pubblicato sul Post, «Aliquo dato, aliquo retento».
Non riesco ad esempio a capire come e perché la rivalutazione degli estimi catastali "possa introdurre una buona progressività". Né capisco come faccia a non capire che l'abolizione delle province non è cosa che si faccia con un tratto di penna, e che quindi devastarle è più serio che abolirle. Ma so che è solo colpa mia.
Ma una cosa vorrei chiedergli: perché, perché mai mi ha messo il brocardo all'ablativo?
Così so di non comprendere per mio difetto certe affermazioni del post pubblicato sul Post, «Aliquo dato, aliquo retento».
Non riesco ad esempio a capire come e perché la rivalutazione degli estimi catastali "possa introdurre una buona progressività". Né capisco come faccia a non capire che l'abolizione delle province non è cosa che si faccia con un tratto di penna, e che quindi devastarle è più serio che abolirle. Ma so che è solo colpa mia.
Ma una cosa vorrei chiedergli: perché, perché mai mi ha messo il brocardo all'ablativo?
venerdì 2 dicembre 2011
Profilattico
Visto che tutti stanno a dire come è bello il profilattico, quanto fa bene il profilattico, come salva la vita il profilattico e quanto si scopa meglio con il profilattico, esprimerò serenamente e pacamente il mio personalissimo punto di vista, in relazione al quale non desidero fare proselitismo né auspico che sia condiviso da alcuno.
Senza profilattico si scopa cento volte meglio che con il profilattico.
Oh, l'ho detto, ora vado a farmi il caffè sereno.giovedì 1 dicembre 2011
Discorso sul metodo
In questi giorni mi hanno smarronato i santissimi almeno cinque persone (tra cui la ex moglie e la mamma), paventandomi i terribili rischi che corro e faccio correre, in particolare al pargoletto, per il fatto di lasciargli in mano un pericolosissimo strumento che lo porterà alla morte certa in pochi anni: il telefono cellulare.
Tutto nasce da una puntata di Report andata in onda domenica scorsa, nella quale la pur brava e simpatica Sabrina Giannini ha dato una pessima prova del suo talento giornalistico. La cosa si inquadra in un discorso più generale: Report è una trasmissione che è certo assai meglio di tante altre, e sarebbe un vero peccato se fosse eliminata dal palinsesto ma, ahinoi, necessariamente taglia giù certe cose con l'accetta, per motivi di spazio e di comprensibilità: e nel tagliare spesso semplifica in modo populistico e allarmistico, come ho potuto rilevare ogni volta si è parlato di argomenti che conoscevo abbastanza bene.
Molti di voi rammenteranno un'altra puntata di qualche tempo fa, dedicata alle dinamiche della rete, nella quale pure sono state commesse una serie di approssimazioni e leggerezze: in quell'occasione avevo bastiancontrariamente preso la difesa della trasmissione contro il coro di indignados dei socialcosi, usi bere come oro colato tutto ciò che dice la Gabanelli e che solo in quell'occasione si erano rivoltati.
La puntata sui telefonini non era molto diversa dalle altre: una serie di affermazioni sul filo dell'obiettività condite da una messe di riflessioni personali e da interviste pilotate agli uomini e donne della strada. Il problema è che l'effetto è stato abbastanza devastante, perlomeno per la mia tranquillità.
Vediamo quindi come si monta un caso dal nulla, andando a vedere non già il filmato della trasmissione (peraltro disponibile sul sito RAI) bensì la trascrizione del medesimo.
La trasmissione parte con una serie di interviste volanti a gente che esprime dubbi sulla sicurezza dell'uso del telefonino. Parlavo prima di interviste pilotate e questo ne è un esempio lampante: non è necessario che si paghi un attore, basta semplicemente andare un po' in giro con una telecamera! Se si riesce a trovare dovunque un coglione qualsiasi che dica che le due torri le ha buttate giù Bush dopo averle imbottite di esplosivo di notte all'insaputa di chi vi lavorava dentro, pensate un po' quanto dovete faticare per trovare un signore con il mal di testa che sospetta del suo cellulare.
Queste però non sono prove scientifiche, bensì minchiate. E Giustamente la Giannini si chiede se qualcuno abbia mai indagato sulla sicurezza dei telefonini. O, meglio, sulla pericolosità delle radiazioni emesse dal cellulare.
Comincia così la fabbricazione del consenso attorno alla tesi. Il cellulare emette radiazioni, le radiazioni sono associate al pericolo e quindi è necessario accertare se quelle radiazioni siano o meno pericolose. Si comincia a spostare l'onere della prova: non è che afferma che il cellulare sia pericoloso a dover fornire una prova di ciò che dice, bensì il contrario. E in questo meccanismo l'uso del termine «radiazione» non è casuale. Si tratta di radiazione elettromagnetica, certo: la stessa emessa dalle lampade, dai monitor, dalle onde del Wi-Fi etc. etc.; in effetti si tratta di onde radio, ma questo è un termine troppo rassicurante, no?
Ha così inizio la parte dedicata ai risultati della ricerca. Viene citato uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, del quale però non vengono citati i risultati: si parte invace direttamente con un'analisi per vedere chi abbia finanziato lo studio, e viene fuori che i soldi ce li hanno messi in gran parte i produttori di telefonini.
La cosa potrebbe risultarvi sospetta, e la Giannini chiede al responsabile del progetto OMS «che interesse hanno a finanziare degli studi che poi gli possono compromettere gli affari?», ricevendo una risposta di grande buonsenso: «Queste aziende vogliono trovare la verità… Perché non vogliono scoprirla dopo vent’anni quando ormai tutti stanno già usando i cellulari… Se tutti prendono il cancro al cervello loro falliscono». Anziché ammettere che effettivamente la risposta è sensata, la Giannini con un doppio salto carpiato cita l'episodio di quando il Signor Reynard andò in TV a dire che secondo lui il cancro sua moglie l'aveva preso dal cellulare. Cavoli, merende.
Si arriva ora a parlare di un'altra ricerca, questa volta condotta dalla "Veteran Administration" del Colorado. andate a pagina 7 della trascrizione e leggetevi tutto il brano: noterete che non sono ancora stati detti né i risultati della ricerca dell'OMS né quelli della ricerca della VA: si parla dei soldi della Motorola e si chiude il pezzo con l'affermazione «Penso sia diffuso offrire soldi per avere in cambio ciò che si vuole. Punto», instillando un ulteriore elemento di dubbio complottistico nello spettatore. E rammentate che lo spettatore non è un lettore, non può tornare indietro per riflettere su ciò che è stato detto: egli a questo punto avrà la netta sensazione che l'OMS abbia assolto i telefonini e almeno altri due studi indipendenti ne abbiano provato la pericolosità; e che questi studi siano stati nascosti da Motorola & Co. a suon di dollaroni, il che non è mai avvenuto.
Quello che invece si dice è che le compagnie telefoniche hanno finanziato la ricerca dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (l'OMS, mica dei cantinari!) e non hanno finanziato altre ricerche indipendenti, avviate da soggetti dei quali sappiamo solo che dicono di sé medesimi di essere bravi e onesti (e il mio oste ci ha il vino buono, detto tra noi).
Segue una paginata di gente che ci racconta come tiene il telefonino: mi stupisco apprendendo che taluni lo accostano all'orecchio.
Arriviamo alla parte dedicata a Fiorenzo Marinelli: il telespettatore non ha tempo per googlare, ma noi sì, e scopriamo che il Marinelli da venti anni e passa ce l'ha con tutte le forme di onda elettromagnetica: dal radar, al cellulare, alla televisione, al Wi-Fi. Che poi magari ci avrà anche ragione lui, ma insomma diciamo che è una campana un po' monocorde, che non dovrebbe essere presentato come una persona portatrice di un'opinione terza.
Che ci racconta, il Marinelli? Che i test dei produttori di telefonini sono falsati dal fatto che non si usano modelli reali, bensì manichini: «Viene misurato in una maniera molto complicata, ma in una maniera che è irreale. Nel senso che si misura con una sonda su un fantoccio, riempito di questo gel proteico che dovrebbe avere le stesse caratteristiche di assorbimento. Quindi noi misuriamo il SAR in una sostanza amorfa che è ben lungi da essere simile ad un tessuto cerebrale». Affermazione assai interessante, dato che viene da uno che fa ricerca soprattutto in vitro.
Poi, via con un altro po' di intorcinamento sui finanziamenti, fino al punto (siamo oramai a fine pagina 10 della trascrizione) in cui viene offerto un pezzo del TG2 nel quale si dava conto che l'Istituto Superiore di Sanità affermava che «non ci sono prove evidenti che il telefonino faccia male alla salute (…) Gli unici effetti chiaramente documentati dalla ricerca scientifica sono aumenti di incidenti automobilistici». Soddisfatta la Giannini? Mannò, accipicchia (altrimenti che ci starebbe a fare?). E infatti fuori campo obietta: «Ecco come mettere in evidenza solo alcuni studi, dimenticando sistematicamente quelli che mettono in risalto i rischi del cellulare». Lasciamo perdere l'avverbio sistematicamente, che non può certo applicarsi al lancio di una notizia del TG2, e limitiamoci a rammentare che finora di questi cazzo di studi che mettono in risalto i rischi non ha ancora parlato neppure Report.
Forse per riposarsi un po', la Giannini svicola verso il tema dell'interramento dei cavi dell'alta tensione: una cosa proposta anni fa da qualche anima bella e idiota e che per fortuna nessuno ha mai pensato di fare; ma mi spiegheresti, Sabrina, che cazzo c'entrano le linee dell'alta tensione, che lavorano a 50Hz, con i GSM???
Torniamo al Marinelli, che lamenta di non aver mai avuto una lira se non dall'ISPESL, uno di quegli enti considerati inutili quando ci si scaglia contro i cosiddetti costi della politica, ma che in questa trasmissione diventa il salvatore dell'umanità, e che proprio per questo motivo i membri del Complotto hanno voluto accorpare all'INAIL (il sottinteso è che in questo caso non c'era da risparmiare qualche poltrona, bensì impedire agli onesti ricercatori di scoprire come le grandi multinazionali attentano alla nostra salute). Entra in scena questo Livio Giuliani, per sua stessa ammissione licenziato e sottoposto a quattro provvedimenti disciplinari. Non sappiamo perché si siano accaniti contro di lui, e il silenzio ingenera nello spettatore la sensazione che sia sempre colpa di TIM & Co., anche se nessuno ce lo spiega.
Parte poi un pippone riguardante l'antenna davanti alla casa di Gasparri, che risparmio a me stesso prima ancora che a voi, ed eccoci a pagina 16 (in fondo) dove ci viene fornito un dato d'importanza, vale a dire che la IARC ha classificato le onde emesse dai cellulari nella categoria di rischio 2B («This category is used for agents, mixtures and exposure circumstances for which there is limited evidence of carcinogenicity in humans and less than sufficient evidence of carcinogenicity in experimental animals. It may also be used when there is inadequate evidence of carcinogenicity in humans but there is sufficient evidence of carcinogenicity in experimental animals»).
Tale classificazione discende, sempre seguendo la trasmissione, dalla discordanza tra due studi svedesi, l'uno del prof. Anders Ahlbom del Karoliska di Stoccolma (e, dice la Giannini, «Il Karolinska è l’università che assegna il Nobel per la medicina e la fisiologia, ed è uno dei centri per la ricerca più autorevoli del mondo. Non c’è europeo che metterebbe in discussione uno studio del Karolinska, che da anni pubblica ricerche che assolvono i cellulari»), l'altro di Lennart Hardell, oncologo dell’Università di Orebro, il quale «ha messo in evidenza i rischi delle onde emesse dai cellulari».
Qui viene la parte interessante, e mi perdonerete se vi ho portato fin qui a spasso annoiandovi. Affrontando lo studio del prof. Ahlbom la Giannini ne evidenzia la malafede. Anders Ahlbom difatti ha un fratello che si chiama Gunner, con il quale ha una società di Bruxelles, e Gunner un tempo è stato un lobbista che ha lavorato per le compagnie telefoniche. Ne risulta che il prof. Ahlbom (che lavora per l'istituto che assegna il Nobel per la medicina) è un emerito cialtrone, malgrado sia membro dell’ICNIRP. Mentre il prof. Hardell non è mai stato invitato all'ICNIRP, poverino. Si consoli professore: non mi hanno mai invitato neppure a me. Io pensavo che non mi invitassero perché non sono abbastanza preparato, essendo un povero blogger leguleio, ma ora capisco che è solo perché non ci avevo le conoscenze giuste.
Ricapitoliamo: siamo arrivati al punto in cui lo studio del Karolinska è inattendibile, in quanto condotto da un professore che ha una società insieme al fratello il quale in passato ha lavorato per le compagnie telefoniche. Poi c'è lo studio di DASENBROCK, inattendibile in quanto non dice di essere finanziato anche dalla GSM Association e dalla Mobile Manufacturers Forum, poi «i giapponesi SHIRAI E MIYAKOSHI sono finanziati dall’Association of radio industry and business del Giappone e non hanno dichiarato niente. MIYAKOSHI da questa compagnia di telefonia mobile giapponese. Un altro caso eclatante è quello di Juti Leinen sempre finanziato dalla TECHES che è l’agenzia finlandese che raccoglie le compagnie di telefonia finlandesi».
Tutti truffatori, tranne il buon vecchio Lennart Hardell, che vive di stenti, come dimostra la Giannini quando gli chiede: «Lavora con i finanziamenti pubblici?», ottenendo la mesta risposta: «No, le nostre risorse arrivano dalle associazioni dei malati di cancro». «Le nostre risorse arrivano dalle associazioni dei malati di cancro». Ah, certo, OK.
Un momento: associazioni dei malati di cancro?. Cioé, mi stai dicendo che l'unico studio che dimostra una correlazione tra tumore ed uso dei cellulari è quello finanziato da chi ha interesse ad addossare la propria malattia non già alla sfiga che ti becca, bensì ad una causa esterna precisa e solvibile? Caspiterina! Se il fratello lobbista era un conflitto d'interesse, questa è un'esplosione di interessi, una bomba atomica di interessi. Lo evidenzia la Giannini? Manco per il cazzo (absit iniuria verbis, Sabrina).
Siamo quasi in chiusura. Abbiamo l'intervista al Marcolini, la cui moglie è morta di neurinoma: «Da quale parte usava il cellulare?» «A sinistra» «E dove l’ha avuto il neurinoma?» «A sinistra» (soccorrimi, .mau.: quante probabilità c'erano che la risposta fosse la medesima?). Abbiamo il gradito ritorno di Fiorenzo Marinelli, per il quale siamo tutti cavie e presto faremo parte anche del progetto Soylent Green. Abbiamo i consigli finali: «Il treno è una gabbia di elettromagnetismo, in macchina abbassare un po’ il finestrino». Qui la Giannini ha confuso le onde elettromagnetiche con il funo di sigaretta, ma ve bene così, in fondo è domenica sera e siamo tutti un po' stanchi.
Tutto nasce da una puntata di Report andata in onda domenica scorsa, nella quale la pur brava e simpatica Sabrina Giannini ha dato una pessima prova del suo talento giornalistico. La cosa si inquadra in un discorso più generale: Report è una trasmissione che è certo assai meglio di tante altre, e sarebbe un vero peccato se fosse eliminata dal palinsesto ma, ahinoi, necessariamente taglia giù certe cose con l'accetta, per motivi di spazio e di comprensibilità: e nel tagliare spesso semplifica in modo populistico e allarmistico, come ho potuto rilevare ogni volta si è parlato di argomenti che conoscevo abbastanza bene.
Molti di voi rammenteranno un'altra puntata di qualche tempo fa, dedicata alle dinamiche della rete, nella quale pure sono state commesse una serie di approssimazioni e leggerezze: in quell'occasione avevo bastiancontrariamente preso la difesa della trasmissione contro il coro di indignados dei socialcosi, usi bere come oro colato tutto ciò che dice la Gabanelli e che solo in quell'occasione si erano rivoltati.
La puntata sui telefonini non era molto diversa dalle altre: una serie di affermazioni sul filo dell'obiettività condite da una messe di riflessioni personali e da interviste pilotate agli uomini e donne della strada. Il problema è che l'effetto è stato abbastanza devastante, perlomeno per la mia tranquillità.
Vediamo quindi come si monta un caso dal nulla, andando a vedere non già il filmato della trasmissione (peraltro disponibile sul sito RAI) bensì la trascrizione del medesimo.
La trasmissione parte con una serie di interviste volanti a gente che esprime dubbi sulla sicurezza dell'uso del telefonino. Parlavo prima di interviste pilotate e questo ne è un esempio lampante: non è necessario che si paghi un attore, basta semplicemente andare un po' in giro con una telecamera! Se si riesce a trovare dovunque un coglione qualsiasi che dica che le due torri le ha buttate giù Bush dopo averle imbottite di esplosivo di notte all'insaputa di chi vi lavorava dentro, pensate un po' quanto dovete faticare per trovare un signore con il mal di testa che sospetta del suo cellulare.
Queste però non sono prove scientifiche, bensì minchiate. E Giustamente la Giannini si chiede se qualcuno abbia mai indagato sulla sicurezza dei telefonini. O, meglio, sulla pericolosità delle radiazioni emesse dal cellulare.
Comincia così la fabbricazione del consenso attorno alla tesi. Il cellulare emette radiazioni, le radiazioni sono associate al pericolo e quindi è necessario accertare se quelle radiazioni siano o meno pericolose. Si comincia a spostare l'onere della prova: non è che afferma che il cellulare sia pericoloso a dover fornire una prova di ciò che dice, bensì il contrario. E in questo meccanismo l'uso del termine «radiazione» non è casuale. Si tratta di radiazione elettromagnetica, certo: la stessa emessa dalle lampade, dai monitor, dalle onde del Wi-Fi etc. etc.; in effetti si tratta di onde radio, ma questo è un termine troppo rassicurante, no?
Ha così inizio la parte dedicata ai risultati della ricerca. Viene citato uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, del quale però non vengono citati i risultati: si parte invace direttamente con un'analisi per vedere chi abbia finanziato lo studio, e viene fuori che i soldi ce li hanno messi in gran parte i produttori di telefonini.
La cosa potrebbe risultarvi sospetta, e la Giannini chiede al responsabile del progetto OMS «che interesse hanno a finanziare degli studi che poi gli possono compromettere gli affari?», ricevendo una risposta di grande buonsenso: «Queste aziende vogliono trovare la verità… Perché non vogliono scoprirla dopo vent’anni quando ormai tutti stanno già usando i cellulari… Se tutti prendono il cancro al cervello loro falliscono». Anziché ammettere che effettivamente la risposta è sensata, la Giannini con un doppio salto carpiato cita l'episodio di quando il Signor Reynard andò in TV a dire che secondo lui il cancro sua moglie l'aveva preso dal cellulare. Cavoli, merende.
Si arriva ora a parlare di un'altra ricerca, questa volta condotta dalla "Veteran Administration" del Colorado. andate a pagina 7 della trascrizione e leggetevi tutto il brano: noterete che non sono ancora stati detti né i risultati della ricerca dell'OMS né quelli della ricerca della VA: si parla dei soldi della Motorola e si chiude il pezzo con l'affermazione «Penso sia diffuso offrire soldi per avere in cambio ciò che si vuole. Punto», instillando un ulteriore elemento di dubbio complottistico nello spettatore. E rammentate che lo spettatore non è un lettore, non può tornare indietro per riflettere su ciò che è stato detto: egli a questo punto avrà la netta sensazione che l'OMS abbia assolto i telefonini e almeno altri due studi indipendenti ne abbiano provato la pericolosità; e che questi studi siano stati nascosti da Motorola & Co. a suon di dollaroni, il che non è mai avvenuto.
Quello che invece si dice è che le compagnie telefoniche hanno finanziato la ricerca dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (l'OMS, mica dei cantinari!) e non hanno finanziato altre ricerche indipendenti, avviate da soggetti dei quali sappiamo solo che dicono di sé medesimi di essere bravi e onesti (e il mio oste ci ha il vino buono, detto tra noi).
Segue una paginata di gente che ci racconta come tiene il telefonino: mi stupisco apprendendo che taluni lo accostano all'orecchio.
Arriviamo alla parte dedicata a Fiorenzo Marinelli: il telespettatore non ha tempo per googlare, ma noi sì, e scopriamo che il Marinelli da venti anni e passa ce l'ha con tutte le forme di onda elettromagnetica: dal radar, al cellulare, alla televisione, al Wi-Fi. Che poi magari ci avrà anche ragione lui, ma insomma diciamo che è una campana un po' monocorde, che non dovrebbe essere presentato come una persona portatrice di un'opinione terza.
Che ci racconta, il Marinelli? Che i test dei produttori di telefonini sono falsati dal fatto che non si usano modelli reali, bensì manichini: «Viene misurato in una maniera molto complicata, ma in una maniera che è irreale. Nel senso che si misura con una sonda su un fantoccio, riempito di questo gel proteico che dovrebbe avere le stesse caratteristiche di assorbimento. Quindi noi misuriamo il SAR in una sostanza amorfa che è ben lungi da essere simile ad un tessuto cerebrale». Affermazione assai interessante, dato che viene da uno che fa ricerca soprattutto in vitro.
Poi, via con un altro po' di intorcinamento sui finanziamenti, fino al punto (siamo oramai a fine pagina 10 della trascrizione) in cui viene offerto un pezzo del TG2 nel quale si dava conto che l'Istituto Superiore di Sanità affermava che «non ci sono prove evidenti che il telefonino faccia male alla salute (…) Gli unici effetti chiaramente documentati dalla ricerca scientifica sono aumenti di incidenti automobilistici». Soddisfatta la Giannini? Mannò, accipicchia (altrimenti che ci starebbe a fare?). E infatti fuori campo obietta: «Ecco come mettere in evidenza solo alcuni studi, dimenticando sistematicamente quelli che mettono in risalto i rischi del cellulare». Lasciamo perdere l'avverbio sistematicamente, che non può certo applicarsi al lancio di una notizia del TG2, e limitiamoci a rammentare che finora di questi cazzo di studi che mettono in risalto i rischi non ha ancora parlato neppure Report.
Forse per riposarsi un po', la Giannini svicola verso il tema dell'interramento dei cavi dell'alta tensione: una cosa proposta anni fa da qualche anima bella e idiota e che per fortuna nessuno ha mai pensato di fare; ma mi spiegheresti, Sabrina, che cazzo c'entrano le linee dell'alta tensione, che lavorano a 50Hz, con i GSM???
Torniamo al Marinelli, che lamenta di non aver mai avuto una lira se non dall'ISPESL, uno di quegli enti considerati inutili quando ci si scaglia contro i cosiddetti costi della politica, ma che in questa trasmissione diventa il salvatore dell'umanità, e che proprio per questo motivo i membri del Complotto hanno voluto accorpare all'INAIL (il sottinteso è che in questo caso non c'era da risparmiare qualche poltrona, bensì impedire agli onesti ricercatori di scoprire come le grandi multinazionali attentano alla nostra salute). Entra in scena questo Livio Giuliani, per sua stessa ammissione licenziato e sottoposto a quattro provvedimenti disciplinari. Non sappiamo perché si siano accaniti contro di lui, e il silenzio ingenera nello spettatore la sensazione che sia sempre colpa di TIM & Co., anche se nessuno ce lo spiega.
Parte poi un pippone riguardante l'antenna davanti alla casa di Gasparri, che risparmio a me stesso prima ancora che a voi, ed eccoci a pagina 16 (in fondo) dove ci viene fornito un dato d'importanza, vale a dire che la IARC ha classificato le onde emesse dai cellulari nella categoria di rischio 2B («This category is used for agents, mixtures and exposure circumstances for which there is limited evidence of carcinogenicity in humans and less than sufficient evidence of carcinogenicity in experimental animals. It may also be used when there is inadequate evidence of carcinogenicity in humans but there is sufficient evidence of carcinogenicity in experimental animals»).
Tale classificazione discende, sempre seguendo la trasmissione, dalla discordanza tra due studi svedesi, l'uno del prof. Anders Ahlbom del Karoliska di Stoccolma (e, dice la Giannini, «Il Karolinska è l’università che assegna il Nobel per la medicina e la fisiologia, ed è uno dei centri per la ricerca più autorevoli del mondo. Non c’è europeo che metterebbe in discussione uno studio del Karolinska, che da anni pubblica ricerche che assolvono i cellulari»), l'altro di Lennart Hardell, oncologo dell’Università di Orebro, il quale «ha messo in evidenza i rischi delle onde emesse dai cellulari».
Qui viene la parte interessante, e mi perdonerete se vi ho portato fin qui a spasso annoiandovi. Affrontando lo studio del prof. Ahlbom la Giannini ne evidenzia la malafede. Anders Ahlbom difatti ha un fratello che si chiama Gunner, con il quale ha una società di Bruxelles, e Gunner un tempo è stato un lobbista che ha lavorato per le compagnie telefoniche. Ne risulta che il prof. Ahlbom (che lavora per l'istituto che assegna il Nobel per la medicina) è un emerito cialtrone, malgrado sia membro dell’ICNIRP. Mentre il prof. Hardell non è mai stato invitato all'ICNIRP, poverino. Si consoli professore: non mi hanno mai invitato neppure a me. Io pensavo che non mi invitassero perché non sono abbastanza preparato, essendo un povero blogger leguleio, ma ora capisco che è solo perché non ci avevo le conoscenze giuste.
Ricapitoliamo: siamo arrivati al punto in cui lo studio del Karolinska è inattendibile, in quanto condotto da un professore che ha una società insieme al fratello il quale in passato ha lavorato per le compagnie telefoniche. Poi c'è lo studio di DASENBROCK, inattendibile in quanto non dice di essere finanziato anche dalla GSM Association e dalla Mobile Manufacturers Forum, poi «i giapponesi SHIRAI E MIYAKOSHI sono finanziati dall’Association of radio industry and business del Giappone e non hanno dichiarato niente. MIYAKOSHI da questa compagnia di telefonia mobile giapponese. Un altro caso eclatante è quello di Juti Leinen sempre finanziato dalla TECHES che è l’agenzia finlandese che raccoglie le compagnie di telefonia finlandesi».
Tutti truffatori, tranne il buon vecchio Lennart Hardell, che vive di stenti, come dimostra la Giannini quando gli chiede: «Lavora con i finanziamenti pubblici?», ottenendo la mesta risposta: «No, le nostre risorse arrivano dalle associazioni dei malati di cancro». «Le nostre risorse arrivano dalle associazioni dei malati di cancro». Ah, certo, OK.
Un momento: associazioni dei malati di cancro?. Cioé, mi stai dicendo che l'unico studio che dimostra una correlazione tra tumore ed uso dei cellulari è quello finanziato da chi ha interesse ad addossare la propria malattia non già alla sfiga che ti becca, bensì ad una causa esterna precisa e solvibile? Caspiterina! Se il fratello lobbista era un conflitto d'interesse, questa è un'esplosione di interessi, una bomba atomica di interessi. Lo evidenzia la Giannini? Manco per il cazzo (absit iniuria verbis, Sabrina).
Siamo quasi in chiusura. Abbiamo l'intervista al Marcolini, la cui moglie è morta di neurinoma: «Da quale parte usava il cellulare?» «A sinistra» «E dove l’ha avuto il neurinoma?» «A sinistra» (soccorrimi, .mau.: quante probabilità c'erano che la risposta fosse la medesima?). Abbiamo il gradito ritorno di Fiorenzo Marinelli, per il quale siamo tutti cavie e presto faremo parte anche del progetto Soylent Green. Abbiamo i consigli finali: «Il treno è una gabbia di elettromagnetismo, in macchina abbassare un po’ il finestrino». Qui la Giannini ha confuso le onde elettromagnetiche con il funo di sigaretta, ma ve bene così, in fondo è domenica sera e siamo tutti un po' stanchi.