Era, allora, una persona competente e amena; ma talvolta queste qualità, con l'avanzare degli anni, scemano: e bisognerebbe aver il coraggio, di fronte a sé medesimi prima ancora che ai propri lettori, di rendersi conto di avere perso il contatto con lo spirito del tempo.
Scrive oggi il Valentini, sul foglio per il quale lavora (scusate, ma oramai, stante la continua involuzione, proprio non riesco a trovare altro nome per il prodotto editoriale dell'ing. De Benedetti il quale, or che ci penso, fa soldi vendendo spazi pubblicitari), un lungo e tediosissimo pippone per spiegare
Perché la web tax non minaccia la Rete
Uno straordinario coacervo di castronerie, che dimostra una siderale distanza dai temi trattati, paragonabile a quel che uscirebbe se mi si chiedesse di parlare dell'ultima sfilata di Prada e io, stolto, accettassi.
Il Valentini si rifà ai grandi classici del giornalismo:
Fog in Channel: Continent cut off
spiegandoci che il provvedimento che impone agli italiani di comprare servizi di rete da soggetti con partita IVA italiana non ammazzerà la Internet.
Si rassicuri, Valentini: mai pensavamo che ciò sarebbe accaduto. anzi, eravamo ben certi che se il Parlamento, nell'infinita onniscienza dei suoi componenti, avesse deliberato di vietare dall'oggi al domani qualunque comunicazione telematica sul suolo italiano, la Internet avrebbe continuato a vivere bella serena per tutto il resto del mondo.
Proviamo però ora a vedere come stiano le cose: proviamo cioé a fare, gratuitamente, quel lavoro di approfondimento per il quale alcuni nostalgici si ostinano a devolvere un euro e rotti al foglio del De Benedetti, nella speranza che gente come Valentini aiuti loro a comprendere la realtà che li circonda.
Questo è il testo dell'emendamento approvato in commissione bilancio, e presentato da alcuni esponenti del partito del quale l'ing. De Benedetti nega di aver la tessera n. 1:
17-bis. Al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, dopo l'articolo 17 è inserito il seguente: «Art. 17-bis – 1. I soggetti passivi che intendano acquistare servizi on line sia mediante operazioni di commercio elettronico sia diretto che indiretto, anche attraverso centri media e operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita IVA rilasciata dall'amministrazione finanziaria italiana. 2. Gli spazi pubblicitari on line e i link sponsorizzati che appaiono nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca (servizi di search advertising), visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un sito internet o la fruizione di un servizio on line attraverso rete fissa o rete e dispositivi mobili, devono essere acquistati esclusivamente attraverso soggetti, quali editori, concessionarie pubblicitarie, motori di ricerca o altro operatore pubblicitario, titolari di partita IVA rilasciata dall'amministrazione finanziaria italiana. La presente disposizione si applica anche nel caso in cui l'operazione di compravendita sia stata effettuata mediante centri media, operatori terzi e soggetti inserzionisti. »Che significa il primo comma? Che a un italiano è fatto divieto di comprare servizi (non beni!) da soggetti che non siano titolari di una partita IVA italiana.
Questo cosa comporterà? Che Google, che fa un bel fatturato in Italia, andrà magari a farsi la sua bella partita IVA; Amazon -vendesse ancora solo libri- potrebbe fregarsene, visto che i libri non sono servizi, e il provider californiano presso il quale io ho il mio hosting se ne strabatterà, mettendo ME fuorilegge.
Quindi, mentre oggi posso scegliere di comperare uno spazio di hosting in qualunque parte del mondo, domani per essere in regola lo potrò fare solo in Italia o da una big company che sia interessata a vendere anche in questo paese. Dato che sono io il "soggetto passivo" di cui parla la norma, il divieto si applica a me; e sono io quelo che lo prende nel culo.
La Rete sopravviverà, caro Valentini; il mio culo già soffre.
Il secondo comma poi è l'apoteosi dell'approssimazione, che potrà generare un monte di disordini, un'iliade di guai.
Secondo la lettera di questa geniale norma, qualunque link sponsorizzato o spazio pubblicitario che possa apparire su un computer italiano dovrà essere acquistato da soggetti titolari di partita IVA italiana.
Questo significa che questa pagina
è illegale. E' infatti indubbio che Bloomingdale NON abbia acquistato quello spazio pubblicitario da un soggetto titolare di partita IVA italiana; e non credo che il NYT correrà a mettersi in regola perché, accipicchia, la V commissione del Parlamento Italiano ha emendato la Legge di Stabilità. E però è evidente anche al più cerebroleso degli osservatori che quello di Bloomingdale è uno spazio pubblicitario, e che il medesimo l'ho visualizzato da casa mia, sul bel suolo patrio.
Già, ma quella norma è fatta così male che non c'è nemmeno un soggetto a cui applicarla. Chi è il colpevole della violazione? Bloomingdale? Il New York Times? Io stesso, che oso andare a compulsare siti stranieri anziché limitarmi a studiare le articolesse di Repubblica?
E che succederebbe se il Pretore di Roccacannuccia (notoriamente appassionato lettore del Valentini) un giorno dovesse turbarsi per questa sordida violazione delle regole, ispirato dal motto che chiude l'articolo del giornalista (Una Rete senza regole, giuridiche o economiche, è destinata prima o poi a degenerare nell'anarchia.)
L'ho già vista questa cosa qui. Alla fine degli anni '60 quei fenomeni della RAI decisero che noi del nord preferivamo vedere, laddove ricevibile, i programmi della TV svizzera. Altri fenomeni, questa volta a Roma, raccolsero il lamento e fecero un decreto legge che vietava la visione dei canali non italiani (W il made in Italy !).
RispondiEliminaIl sen Gaspari, allora ministro o sottosegretario delle PPTT intervistato in TV sulla faccenda, alla domanda sul perchè disse papale papale che la RAI era un monopolio e quindi era giusto così.
Cambiano gli interessi, ma il sistema è sempre quello nel Paese delle gabelle e dei gabellieri.
Applausi e prosa sublime, come sempre Avvocato!
RispondiEliminala ringrazio, ma il merito è tutto del Manzoni (Lei sa, nevvero, che cerco di mettere una citazione letterale dei Promessi Sposi nel 50% dei miei post?)
RispondiEliminaPurtroppo per me, pur avendo riletto i Promessi Sposi di recente, i miei personalissimi circuiti sinaptici non riescono a trattenere in memoria nessuna frase, nemmeno se ripetuta all'infinito. Non è un difetto di memoria, che altre cose rimangono impresse a lungo, è proprio una mia caratteristica.
RispondiEliminaLacomizietta, invece, è il mio opposto. Lei, senza dubbio, dopo la prima lettura dei PS sarà capace di riconoscere moltissime Sue citazioni. E' questione di pochissimo, che Dante già lo bazzica.
Ora vado a cercare la citazione.
Mi sottovaluto. Ho scoperto la citazione al primo tentativo, segno che qualcosa è rimasto della rilettura.
RispondiElimina