lunedì 20 ottobre 2008

Scegliere il tasso: fisso o variabile?

Vedo dai log che molti lettori contattano questo blog cercando una risposta alla seguente domanda: è meglio scegliere il tasso fisso o quello variabile?
Si tratta, almeno credo, di persone che devono fare nuovi mutui, e che non trovano risposte nei miei precedenti articoli.
Dato che la risposta è abbastanza semplice, provo a spiegare il mio punto di vista.

Negli articoli dedicati alla rinegoziazione abbiamo visto che il tasso fisso è strutturalmente più caro del tasso variabile, e questo non è difficile da spiegare.
Mentre per una banca è facile (in condizioni di mercato normali: non certo oggi) trovare denaro a breve termine, trovarlo a lungo termine a condizioni prefissate è più difficile e rischioso.
Pensate un attimo se voleste iscrivervi in una palestra che non conoscete: vi propongono un abbonamento da 5 lezioni a 50 euro o da 100 lezioni a 500 euro. Cosa scegliete? Sicuramente quello da 10 lezioni, perché non sapendo come vi troverete non volete certo rischiare di buttare via i vostri soldi: se vi troverete bene, ne farete un altro e così via.
Allo stesso modo, è rischioso per la banca impegnarsi da qui a dieci o vent'anni: i tassi potrebbero scendere ma anche salire, con il rischio di rimetterci, mentre definendo il tasso di tre mesi in tre mesi il rischio è limitato volta a volta a quel piccolo arco temporale.
Certo, ci sono dei momenti (come oggi) in cui sul mercato i tassi di lungo periodo (quelli a dieci anni) sono più bassi di quelli a breve periodo (quelli a tre mesi): ma questo è dovuto al fatto che il mercato si aspetta una strutturale discesa dei tassi nel tempo: per cui ci si aspetta che oggi il denaro sia assai più caro di quanto lo sarà domani.
In altre parole: stipulare un tasso fisso di lunga durata è sempre una scommessa rischiosa, perché se si realizzasse ciò che prevede il mercato, quel tasso fisso che oggi appare conveniente, sul lungo periodo si rivelerebbe invece assai caro.

Al privato cittadino, però, del mercato dei tassi non gliene frega granché: lui ha uno stipendio, non una rendita: e l'unica cosa che gli interessa è quella di poter pagare la sua rata e non rischiare di essere strangolato dal mutuo.
E' per questo che lui preferisce minimizzare il rischio che la rata si alzi, e non quello di perdere in termini di differenziale di tasso: per il semplice motivo che il suo stipendio non ha nulla a che fare con l'andamento dei tassi sul mercato.
Ecco quindi che per il lavoratore il tasso fisso offre una garanzia di maggior sicurezza, contro un costo decisamente più alto, se visto sull'intera vita dell'operazione.

Esiste però un'ulteriore possibilità: quella dei mutui a tasso variabile e rata fissa. In questo tipo di mutui il tasso è variabile, quindi seguendo il mercato interbancario dei tassi di breve durata è, di regola più conveniente; la rata però rimane fissa, in quanto quella che varia è la durata: se il mercato alza i tassi, il mutuo dura di più; se li abbassa, il mutuo dura di meno.

Certo, c'è l'incertezza su quando si potrà effettivamente arrivare al saldo del mutuo; ma si tratta di una questione che, almeno a mio modo di vedere, può essere secondaria, salvo per le persone che, avendo già raggiunto una certa età ed avendo una concreta prospettiva di pensionarsi in un determinato lasso di tempo, ritengano essenziale potersi assicurare di aver estinto il mutuo prima di tale evento.

Per il resto, ritengo si tratti di una formula che offre solo vantaggi: quindi se dovete andare in banca a farvi consigliare, chiedete anche se propongono un mutuo di quel tipo e fatevi fare dei conti di quanto vi costerebbe.

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