Non è che non me ne freghi nulla del terremoto e dei terremotati: è solo che non avendo niente di particolarmente intelligente o di originale da dire, me ne sono stato zitto.
Nel frattempo tuttavia ho maturato un paio di opinioni, che riporto come stimolo per una discussione pacata, aperta alle contribuzioni di chi lo desideri.
Sulla prevedibilità dei terremoti
Non è possibile oggi sapere se il Signor Giuliani abbia potuto prevedere o meno il terremoto, sia pur con un margine di errore. Può essere che abbia intravisto segnali e che non sia riuscito a interpretarli in quanto per sua stessa ammissione è poco più che un hobbista; e può anche essere che abbia semplicemente sparato una notizia e per puro colpo di (s)fortuna a ridosso dell'annuncio si sia verificato l'evento.
Ammettiamo dapprima che il Giuliani sia un ciarlatano. Dal suo punto di vista ha comunque fatto bene ad annunciare la catastrofe: dato che mi sembra abbastanza pacifico che non si tratti di un'imbonitore che desidera lucrare sulla pubblicità bensì, al limite, un parascienziato visionario, dobbiamo presupporre la sua buona fede, la sua assoluta convinzione di aver ragione. Ne consegue che se non avesse fatto l'annuncio e poi il sisma si fosse avverato ne avrebbe portato per tutta la vita il rimorso sulla coscienza.
Non so se prima di fare annunci ai quattro venti abbia provato a interessare la Protezione Civile: la cosa peraltro è indifferente dato che, a posteriori, possiamo affermare che in ogni caso non sarebbe stato ascoltato.
Proviamo a porci dal punto di visto di Bertolaso: di fronte a un tecnico di astrofisica che prevede un terremoto con una metodologia che la comunità scientifica non riconosce valida, cosa avrebbe dovuto fare? Il mondo è pieno di pseudoscienziati che prevedono fini del mondo, scie chimiche e piani marziani per il possesso delle menti; e per dar retta a tutti non ne basterebbero mille, di Protezioni civili. E non vale neppure la considerazione fatta da taluno che, pur senza evacuare tutto l'Abruzzo, perlomeno si sarebbero potuti portare in loco uomini e mezzi: essi infatti sono disposti in modo da presidiare tutto il territorio, e non possono essere distolti senza qualche cosa di più concreto dell'annuncio riveniente da una fonte non professionale.
Immaginiamo ora che il Giuliani abbia in realtà avuto pienamente ragione, la sua metodologia sia ottima e presto diverrà uno standard riconosciuto a livello mondiale, e l'errore di tempo e luogo sia dovuto solo a carenza di apparecchiature a alla necessità di tarare meglio i modelli.
Vediamo che non cambia assolutamente nulla: Giuliani avrebbe fatto bene a comportarsi come si è comportato e Bertolaso pure: dato che nessuno dei due poteva sapere (ieri, e ancor oggi) se quella metodologia abbia un che di promettente o meno.
E' quindi del tutto inutile scannarsi sulla questione se il Giuliani sia o meno un ciarlatano e pretendere che, dall'opinione che l'uno abbia ragione e l'altro torto, ne debba discendere che uno debba dimettersi e l'altro ricevere scuse e onori o viceversa. Le cose sono andate come sono andate, e la responsabilità che la previsione, se di previsione si è trattato, non sia stata presa in considerazione è solo del fatto che ancora le nostre conoscenze non permettevano di farlo.
Forse tra dieci anni riconosceremo i suoi meriti al signor Giuliani, forse lo ricorderemo alla stregua del professor Di Bella; ma lo sapremo solo tra dieci anni.
Sulla rapidità dei soccorsi
Leggo sui giornali online titoli quali "mancano i bagni, la gente protesta"; "non c'erano abbastanza tende"; "mancano i pasti caldi" e così via.
La mia impressione è che se i problemi sono questi: la mancanza di bagni a distanza di 24 ore da un evento così drammatico, e l'insufficienza di tende la prima notte dopo il sisma, allora vuol dire che la protezione civile ha fatto passi avanti enormi.
Ricordo il terremoto dell'Irpinia, sia per la mobilitazione che era scaturita in tutt'Italia, Milano compresa, sia per aver sentito racconti di primissima mano su quei giorni e sull'attesa dei soccorsi: e mi sembra che amplificare ora i lamenti e le critiche sia iniquo. Non parlo di chi ha perso tutto e giustamente (e umanissimamente) trova nello sfogo contro tutti e tutti un modo di reagire alla disgrazia e darsi forza; ma credo che la stampa non faccia un buon servizio amplificando queste proteste.
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3 commenti:
Sulla questione del signor Giuliani, mi ero fatto le stesse identiche idee. Non sarei stato capace di scriverle con chiarezza, ma mi sono detto anch'io che al posto di Bertolaso avrei preso le stesse identiche decisioni che lui ha preso.
Forse sbagliando, ma per mancanza di alternative credibili, insomma.
Non si può che essere d'accordo, su entrambi i punti.
In teoria, la scienza non avrebbe nulla a che fare con il consenso (infatti in genere gli scienziati diventano famosi per essere andati contro il consenso). Il problema è che i terremoti non sono esperimenti, ehm, facili da ripetere.
Ci sono pochi principi nella scienza che negano in modo definitivo e incontrovertibile la possibilità che un determinato evento si avveri, pertanto sostenere che qualcosa è impossibile "a priori" è altrettanto errato che fare delle previsioni errate.
Ciò detto, però, mi pare poco sensata la dicotomia all-or-nothing "evacuare tutti" o "negare tutto". Probabilmente, ipotizzando che la segnalazione di Giuliani non sia una prova provata, ma semplicemente un indizio da tenere in considerazione, si potrebbero mettere in campo delle strategie intermedie per limitare i danni.
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