Nei commenti al precedente post ha iniziato a svilupparsi una discussione che meriterebbe un qual certo approfondimento, e pertanto la porto all'onore del feed principale.
Il barbarico re ha fatto notare lo sbaglio da me commesso nel giudicare «tecnologia obsoleta» la fissione nucleare. Tale mio giudizio nasce dalla circostanza che la disponibilità di uranio fissile efficientemente estraibile (vale a dire che può essere estratto e arricchito senza che per far ciò si debba spendere più energia di quanta ne potrà poi produrre) è in via di esaurimento come e più degli stessi idrocarburi. Il mio commentatore fa notare che esistono in effetti altre tecnologie, una delle quali, forse la più promettente, è quella dell'utilizzo del torio come "combustibile" nucleare: si tatta di un elemento assai più abbondante e fra l'altro le sue scorie dovrebbero rivelarsi molto meno radioattive di quelle dell'uranio (non che ciò significhi che ci si possiano costruire le doghe del letto, intendiamoci).
Alla mia osservazione: «la tecnologia delle centrali a Torio non è esattamente "matura", tanto che ad oggi nessuno ha pensato di costruire sul suolo italiano questo tipo di impianti, che pur in teoria presenterebbero indubbi vantaggi. Quando sarà maturata, ne riparleremo. Del resto già l'esperienza di questo referendum dimostra che le scelte referendarie possono essere riviste, a distanza di tempo e con condizioni al contorno differenti» l'interlocutore ha risposto: «Non è un po' capzioso dire: l'uranio no perché è obsoleto, ma il torio nemmeno perché non è maturo?»; ed ha perfettamente ragione. anzi, ha torto perché la mia risposta non era un po' capziosa, bensì estremamente capziosa.
Il punto, tuttavia, non riguarda l'ingegneria nucleare, bensì lo strumento referendario, con tutti i limiti che questo comporta.
La democrazia diretta è una gran bella cosa, se uno vive nell'Atene del quinto secolo, ma oggi le cose stanno un po' diversamente.
Tutti voi avrete visto almeno un telefilm di Perry Mason, e sapete bene che vi sono delle domande che l'avvocato rivolge al teste o all'imputato alle quali non è possibile rispondere correttamente né SI né NO; e anche il motto infantile sei scemo o mangi sassi? ne è un esempio.
Ciò vale anche per i referendum, che per di più hanno lo svantaggio di un farraginoso meccanismo costituzionale, peraltro ineliminabile, che fa sì che i quesiti siano ancora più oscuri e contradditori di quanto non sarebbero se la domanda fosse posta in italiano naturale.
Così alla domanda «Sei favorevole alla fissione nucleare?» una persona di media intelligenza dovrebbe rispondere che non si piò essere né favorevoli né contrari, così come non si può essere favorevoli o contrari alla lebbra, agli usignuoli o al sole primaverile: si tratta di fenomeni fisici che esistono indipendentemente dalla volontà dell'uomo.
La domanda andrebbe riformulata come «Sei favorevole a che in Italia si lavori con la fissione nucleare?», ma anche qui non si può dare una risposta corretta, dato che io potrei essere contrarissimo alla costruzione di centrali elettriche ma favorevole alla ricerca e alla sperimentazione.
Ed ecco che, di raffinamento in raffinamento, la domanda finale alla quale io mi sentirei di rispondere tranquillamente SI o NO potrebbe essere: «Sei favorevole alla costruzione di centrali nucleari a fissione con reattori di tipo ABWR alimentati a uranio arricchito e di potenza massima non superiore a 1.100MW purché dislocate in luoghi nel raggio di 50Km dai quali il complesso della popolazione residente non superi le 450.000 persone?»
Capite bene che per arrivare a questo quesito si è dovuti percorrere un albero decisionale complesso, e se andiamo a ritroso e computiamo tutte le combinazioni e permutazioni possibili, ecco che in cabina dovremmo portarci un elenco del telefono, se vogliamo che all'elettore sia data la scelta tra NON consentire la costruzione di centrali di II generazione a uranio arricchito ma al contempo consentire la sperimentazione di reattori nucleari al torio.
Il referendum, purtroppo, impone un taglio netto, di qua o di là, con il rischio che nel di là che si butta, oltre che l'acqua sporca ci siano un paio di arti del bambino, e nel di qua che si tiene ci siano, oltre che il rimanente 60% del bambino, anche un paio di litri di acqua putrida.
Il fatto poi che il referendum possa essere solo abrogativo, ma che di fatto sia divenuto surretiziamente propositivo, senza però consentire la formulazione di proposte, va a incatastare il tutto.
Ciò posto, domenica si vota: e tutti questi discorsi possono servire a ragionare sull'istituto, ma non servono minimamente a ragionare sul merito del voto, che dev'essere un SI o un NO (o un'astensione, vabbe'): e pertanto non resta, al cittadino, che mettere in file tutti gli argomenti che lo spingerebbero verso il SI, tutti quelli che lo spingerebbero verso il NO e bilanciarli, ben sapendo che comunque ciò che uscirà fuori sarà una pecionata.
Il mio SI al referendum sul nucleare non può, ahimé, essere influenzato dalle centrali a Torio: perché maggiore è l'influenza di altri fattori interni, quali quelli da me evidenziati nel post sopra richiamato, ed esterni, quali l'investmento politico che il Governo ha immesso nel merito delle scelte. Amerei molto non dovermi trovare a dover scegliere SI o NO quando vorrei poter argomentare e specificare bene cosa voglio e cosa non voglio, ma non mi è possibile, ahimè. E se pensate che la mia contrarietà al bipolarismo e al maggioritario c'entri qualcosa con tutto ciò, avete perfettamente ragione.
Vediamo poi di sfatare un altro mito referendario: quello che il volere del popolo debba essere rispettato in eterno.
Francamente, il fatto che nel 2010 il Governo abbia proposto la reintroduzione delle centrali nucleari in Italia dopo che un referendum del 1987 aveva espresso la contrarietà della popolazione, è un argomento che non varrebbe neppure la pena di essere smontato, se non fosse che viene fuori da troppe bocche.
Immagino che una certa parte di coloro che oggi urlano contro Berlusconi e il suo Governo per aver reintrodotto il nucleare in Italia contro il responso referendario siano nati prima del 1956: amerei quindi sapere se tutti costoro siano andati compatti a votare SI!!! al referendum sul divorzio, o se magari vi sia qualcuno di costoro che negli ultimi vent'anni si è separato, divorziato e magari risposato, pur avendo promesso davanti alla propria compagna, al prete e ai testimoni tutti amore finché morte non l'avesse separato.
La storia evolve, il Paese cambia, e le leggi cambiano con esso. Se c'è un Parlamento non è perché il nostro corpus normativo in tremila anni di storia del diritto non è ancora completo: è perché le norme devono seguire la realtà, e a volte addirittura precederla. Pensare che le politiche energetiche del 1987 siano valide nel 2010, o anche solo nel 1997, è una puttanata.
Ci sarà forse qualche ragazzino, ma la gran maggioranza dei frequentatori di questo blog hanno un età sufficiente per aver detto, almeno una volta nella vita: «io davanti allo schermo di un computer non ci starò mai» e «un cellulare io? ma sei scemo?»
Ecco, chi oggi non ha un computer e un cellulare ha il diritto di affermare che il risultato del referendum del 1987 sarebbe valido anche oggi, e che il risultato del referendum di dopodomani sarà valido nel 2030. Tutti gli altri spero si rendano ben conto che se nel 2020 vi sarà una teconologia adeguata, e magari l'evoluzione delle scorte petrolifere sarà peggiore di quanto oggi ci si aspetti, ecco che l'opzione nucleare potrà rientrare in campo, e ciò sarà del tutto legittimo.
la risposta alla domanda sei scemo o mangi sassi? è NO se il connettore "o" è inteso come VEL, mentre è SÌ se è inteso come AUT. Mi pare chiaro, senza scomodare i tedeschi che a una domanda negativa "non voterai ai referendum?" possono rispondere NEIN ("no, non voterò") oppure DOCH ("certo che invece voterò").
RispondiEliminaQuanto ai referendum contro il nucleare del 1987 in realtà non lo erano affatto: i due referendum abrogavano le compensazioni ai comuni che accettavano di costruire centrali nucleari e la possibilità per Enel di fare centrali nucleari all'estero.
Grazie della risposta esaustiva.
RispondiEliminaSono d'accordo quasi su tutto, ma non arrivo alle stesse conclusioni: come ha scritto .mau. sul suo blog non penso che una vittoria del No al referendum ci porterà decine di centrali funzionanti in tempo breve, anzi...
Al contrario penso che una vittoria schiacciante del Sì sarà un'ottima scusa per rifiutare finanziamenti a un ipotetico laboratorio che si occupi della fattibilità di qualsiasi tipo di centrale nucleare in Italia sia dal punto di vista dell'innovazione fisica e ingegneristica, sia dal punto di vista dei fattori di rischio geologici e antropici.
In un certo modo penso si possa fare lo stesso discorso sugli OGM: il fatto che siano banditi a tappeto in Europa ha fatto sì che tutta la ricerca scientifica in merito sia stata fatta da cattivissime multinazionali americane e non da enti pubblici di ricerca. Per quanto potessero essere potenzialmente pericolosi, la pezza che abbiamo messo non è molto meglio del buco.
@.mau.
RispondiEliminaanche in francese si distingue tra oui, non e si.
L'ultimo si usa come doch.