mercoledì 27 novembre 2013

Divento ricco e vi mando tutti a quel paese

Le 18/09/2013 12:11, Silvia - XXXXXblog a écrit

Buongiorno  Marco,
In seguito alla scoperta del tuo blog  mi permetto di contattarti per farti conoscere XXXXXblog, il media partecipativo di informazione, indipendente e gratuita, creato in collaborazione con i migliori blogger italiani (circa 4000).
Mi piacerebbe invitarti a far parte di questo progetto, che speriamo possa trasformare la blogosfera, costituendo un'alternativa valida e di qualità ai media tradizionali. Continuamente infatti, navigando su internet si scoprono nuovi esperti e appassionati che condividono le loro conoscenze e le loro esperienze. Queste informazioni tuttavia, si disperdono spesso tra la moltitudine di notizie che inondano la rete. XXXXXblog nasce proprio con l'obiettivo di localizzare e rendere visibili i contenuti più interessanti e originali.
Ti invito a visitare la nostra pagina http://it.xxxxxblog.com per farti un'idea. Credo infatti che i tuoi articoli  possano risultare interessanti per i lettori del nostro magazine.
Se deciderai di entrare a fare parte di questo progetto, i tuoi contenuti saranno sempre associati all'autore originale, con il tuo username e la scheda del tuo profilo. Gli articoli più interessanti potranno essere selezionati dal nostro staff, che si incarica di organizzare le tematiche ed elaborare quotidianamente la prima pagina di quello che è un servizio giornaliero, gratuito e partecipativo.
Sperando che il progetto possa interessarti, sono a disposizione per qualsiasi  informazione di cui tu abbia bisogno.
Cordialmente,
Silvia

27/11/2013

Buongiorno Marco,
Ti ho contattato il 18/09 per presentarti XXXXXblog, il sito che propone un nuovo modo di fare informazione valorizzando i migliori articoli dei blog selezionati. Mi permetto di contattarti nuovamente per assicurarmi che tu abbia ricevuto la rapida presentazione che ti riporto qui di seguito.
Se pensi che il servizio XXXXXblog potrebbe essere interessante per dare visibilità ai tuoi articoli, o se hai delle domande da pormi, non esitare a scrivermi. Farò del mio meglio per rispondere alle tue domande e guidarti nella tua eventuale iscrizione sul nostro sito all'indirizzo http://it.xxxxxblog.com/
Ringraziandoti dell'attenzione, ti auguro una buona giornata.
Cordialmente,
Silvia


27/11/2013

Cara Silvia,
devo anzitutto scusarmi per non averti risposto con tempestività, ma impegni di lavoro hanno distratto la mia attenzione dalla tua proposta.
Confesso che, anche a causa dei sullodati contrattempi, non ho potuto navigare tutto il vostro sito, ma da ciò che ho potuto apprezzare mi sembra di aver capito che il vostro intendimento sia di guadagnare qualche soldo proponendo pubblicità ai vostri lettori, e che vi auspichiate di ottenerne, di questi ultimi, riproponendo articoli scritti da valentuosi contributori, che verrebbero a costituire una rete sociale e culturale della quale vorreste onorarmi di far parte.
Mi sembra un'iniziativa di notevole interesse, sia per la novità dell'approccio (era dai tempi dei cosiddetti "portali" che non veniva sviluppata un'idea così originale), sia per le favorevoli prospettive economiche sottese al vostro progetto commerciale.
Non ho però ben capito, e me ne scuso fin d'ora qualora la spiegazione mi fosse sfuggita, in qual misura intendereste farmi partecipe di tali provvidenze: resto pertanto in urgente attesa di tue delucidazioni in tal senso e colgo l'occasione per porgerti un molto cordiale saluto.

venerdì 22 novembre 2013

Donne e buoi

Noi leggiamo, e quotidianamente, molti articoli che compaiono sul Fatto Quotidiano: perché dopo averli letti ci sentiamo migliori.  Dimentichiamo le nostre paure di non essere all'altezza dei tempi; le nostre crisi di mezza età; le nostre notti insonni a riflettere sulla precarietà che si prefigura nel nostro futuro; il nostro timore di non poter garantire una vita dignitosa alle nostre discendenze.  In una parola: scordiamo le  ansie che derivano dalla consapevolezza che la nostra mediocre intelligenza e l'ingravescente età ci rendono inadeguati per continuare a competere in questo mondo difficile.
Quando la crisi ci aggranchia lo stomaco, ecco la panacea: un pezzettino del Fatto Quotidiano, e subito stiamo meglio: come quando Lando Buzzanca, emigrato a Milano, per combattere i morsi del freddo decide di fare la doccia gelata, in un film di moltissimi anni fa.
E una particolare affezione riserviamo alle donne del Fatto, e femministe. Una genìa che ci ha risolto decenni di educazione repressiva impartita da genitori di sinistra che ci imponevano di credere che donne e uomini fossero ugualmente dotati delle funzioni cerebrali di base. Grazie al quotidiano diretto da Antonio Padellaro siamo finalmente riusciti a sciogliere quell'imbroglio, e senza pagare uno psicanalista.
L'apoteosi del pensiero magico (intendendosi per tale quello che non ragiona sulla realtà con gli organi deputati alla razionalità, sibbene con quelli deputati alla creazione di nuove esistenze dal nulla) si raggiunge tuttavia con le donne del Fatto, e femministe, che discettano di campagne pubblicitarie. Tema questo che sembrerebbe in astratto neutrale, ma che per qualche correlazione astrale, probabilmente nei confronti della Cintura di Orione, spinge le commentatrici a dare il meglio della propria retorica, asciutta o fiorita ma sempre avulsa dal mondo reale.

Ci piace ricordare alcuni luminosi esempi: primo tra tutti il manifesto di Toscani che pubblicizzava la Festa dell'Unità di Roma., con la pacata reazione della commentatrice Caterina Soffici:

"...si rappresenta la parte inferiore del corpo di una donna, mezza nuda, che con le mani cerca di coprirsi le gambe e di abbassarsi  una leggera gonna rossa sollevata dal vento del cambiamento, in una posa ammiccante neanche fosse una novella Marilyn Monroe democratica.

Sulla rete è gia tam tam delle donne che non hanno gradito. Varie associazioni si dicono indignate perché “la rappresentazione parziale e svestita del corpo di una donna lede la nostra dignità, ci riduce al rango di oggetto e non ci consente di costruire la nostra identità professionale e ancora meno politica. Inoltre, a nostro parere questo non pone un esempio positivo per le giovani donne che si stanno affacciando sul mercato del lavoro”.

E’ stata anche inviata una lettera aperta al presidente del Pd Rosy Bindi dove si minaccia il boicottaggio e si chiede il suo intervento per la rimozione immediata del manifesto. Il Pd ha tanto criticato la mercificazione del corpo delle donne fatta dal presidente del Consiglio, nei fatti, nelle parole e sulle sue reti televisive, e poi usa gli stessi metodi e stereotipi per attirare qualche uomo alla festa dell’Unità."

Roba che Gatto Nero al confronto è un pacato argomentatore di area moderata. E se volete divertirvi andate a leggere il commento di Bucknasty  che, per inciso, fu l'ultimo del suo blog.

Passiamo a Layla Pavone: rammentate l'imbarazzo provato di fronte a una pubblicitaria di professione che non era riuscita a capire il senso di un manifesto il quale, lungi dal "denigrare ingiustamente ed ingiustificatamente  l’Italia (ed altri due bellissimi Paesi del Sud Europa), attraverso la sottintesa strumentalizzazione delle situazione contingente ovvero delle circostanze politiche ed economiche, il che mi sembra  un azzardo di non poco conto, un’azione davvero poco rispettosa ed etica da parte di quest’azienda svedese", si limitava invece a prendere mestamente atto del fatto che da noi il tempo e il mare sono migliori rispetto a quelli scandinavi?  IO ne scrissi qui, e purtroppo non fu il mio ultimo post.

Ma torniamo all'oggi e a Monica Lanfranco -nostra vera passione, lo ammettiamo- la quale, dopo averci sfrantumato intieri pallets di zebedei impartendoci lezioncine sopraccigliute su quanto siano cattivi gli uomini, già di loro geneticamente portati al femminicidio e allo stupro, al punto da aver costruito nel corso di tre millenni una società interamente fondata sulla violenza sulle donne; dopo averci letteralmente nauseato di retorica vittimistica, dicevamo, la Lanfranco oggi ci si indigna.  «E che diavolo di novità sarebbe?», direte voi.  La novità, vedete, è che questa volta la spezzapasserottini ci si indigna non perché gli uomini abbiano per l'ennesima volta dimostrato di essere bruti violenti, bensì perché la Regione Liguria ha prodotto uno spot sulla violenza contro le donne.
«Ma come! Una regione spende i soldi pubblici per uno spot che pubblicizza la violenza sulle donne? E' UNO SCANDALO», direte.  Ma no!: la regione lo spot l'ha fatto CONTRO la violenza sulle donne, non a favore.
Ma allora, perché cazzo si incazza, la Lanfranco?  Si incazza, vedete, per quell'immagine che vedete qui a fianco.
"Una schiena femminile e, sopra, una scritta: fragile. Ovvero come fare un gran (brutto) passo indietro dopo anni di dibattito, ragionamenti, formazione e analisi dei messaggi boomerang. Come se il simbolico, nell’era del virtuale e dell’immagine, fosse un dettaglio di poco conto. Basta una sola, piccola parola, per frantumare la buona intenzione nel ricordare e porre attenzione sulla giornata del25 novembre, in tutto il mondo organizzata per dire basta alla piaga epidemica della violenza maschile contro le donne. [...] Possibile che a nessuna di queste rappresentanti istituzionali, che di certo seguono il dibattito sull’importanza delle immagini e della loro forza vittimizzante, o al contrario della loro positività come incentivo all’empowerment, sia venuto in mente che affiancare il concetto di fragile a donna sia davvero infelice?
Che insistere sull’aspetto di necessaria protezione del femminile (invece che girare lo sguardo sulla urgente focalizzazione della fragilità maschile nella gestione della rabbia e del conflitto) sia procedere sulla strada della stereotipizzazione, che non giova a nessuno dei due generi? Bene fanno le attiviste  [...]   a porre luce sull’importanza della scelta delle parole e delle immagini usate per narrare non solo la cronaca di sangue ma anche e soprattutto il cambiamento culturale, sociale e politico della relazione tra i generi. Abbiamo bisogno di una mutazione antropologica radicale: c’è bisogno che gli uomini si espongano, si interroghino sulle radici profonde della violenza che alcuni di loro agiscono, sintomo di inadeguatezza e fragilità, questa sì, tutta interna al maschile. Abbiamo bisogno di forti voci e di salde immagini femminili che confliggano con la tradizione patriarcale che forgia e intrappola donne e uomini in stereotipi che soffocano le relazioni, gli affetti, i sentimenti e le emozioni" 
Ma voi, vi immaginate a sostenere un dibattito con la Lanfranco?  Avete presente quando Brunetta, quello nella versione di Crozza, beninteso, comincia a ripetere a raffica sempre lo stesso mantra, fino a prendere per sfinimento l'interlocutore?  Ecco: pensate un po' cosa dev'essere restare bloccato in ascensore con la Lanfranco e, qualora vi capitasse di trovarvela vicino al pianterreno, prendete le scale: quand'anche doveste andare al sedicesimo piano.

giovedì 21 novembre 2013

Combattiamo lo spam / reprise

Spettabile
Servizio clienti $nota_casa_automobilistica



Reclamo - messaggi pubblicitari indesiderati
Egregi signori,
circa quattro anni fa, accondiscendendo per sfinimento alle richieste della mia ormai anziana madre, ebbi ad acquistare una delle vetture da Voi prodotte. L'oggetto ha svolto dignitosamente il suo dovere, trasportando l'utilizzatrice qua e là per la città senza incidenti e senza rompersi con eccessiva frequenza: e di ciò mi compiaccio con Voi.
Purtroppo, però, ho dovuto presto scoprire che assieme all'oneroso apparato semovente avevo acquistato anche una fornitura continuativa di amarezze, impicci e fastidi, dacché dopo pochi mesi dall'acquisto il Vostro servizio clienti già cominciava a telefonarmi, con costanza degna di miglior causa, rammentandomi vuoi l'opportunità di verificare il livello dell'olio, vuoi l'occasione di revisionare le punterie, vuoi l'importanza di mantenere in efficienza l'apparato frenante; e via dicendo, fino a coprire fino al più minuscolo giunto idraulico: il tutto presso i meccanici di Vostra fiducia e usufruendo di specialissime condizioni di pagamento a me specialmente riservate.
Con la cortesia che credo mi sia usuale ebbi a segnalare alle gentilissime Vostre telefoniste che di tali profferte non avrei saputo che farmene, e che le vantaggiose condizioni avrebbero potuto con maggior Vostro profitto essere proposte ad altri affezionati clienti; ma ciò malgrado le telefonate sul mio terminale mobile si sono susseguite nel tempo sino a quella ricevuta lo scorso 7 novembre, alle ore 11.57, in occasione della quale, forse influenzato dal clima frizzante dell'Anniversario della Grande Rivoluzione d'Ottobre, ho sciorinato alla cortese ma imbarazzata telefonista tutte le mie doglianze, intimandole di far sì che il mio nome e soprattutto il numero del mio comunicatore portatile fossero cancellati da qualunque Vostra base di dati, pena l'immediata segnalazione all'Autorità Garante per la protezione dei dati personali.
Potrete bene immaginare la mia sorpresa allorquando, alle 10:58 di stamane, ho ricevuto un SMS che mi invita a scoprire "***** **** & ****" e via una serie di parole e sigle francamente incomprensibili, eccezion fatta per un numero di Euri che sospetto corrispondere al prezzo del nuovo oggetto.
Rincuoratevi, signori miei: poche cose ci sono di certe a questo mondo: tra queste, l'ineluttabilità della morte terrena di ciascuno di noi è un esempio di scuola, ma ritenete altrettanto sicuro il fatto che, grazie alla Vostra mirata campagna di marketing, da me non vedrete mai più un solo centesimo, dovessi campare per i prossimi cinque secoli e dovesse la Vostra Casa automobilistica rimanere l'ultimo produttore di veicoli di questa terra.
Vediate: il fatto che Vi siate permessi di utilizzare il mio telefono cellulare in ispregio, prima ancora che alle norme a tutela della riservatezza e della tranquillità dei cittadini, alle regole più elementari della buona creanza, fa di Voi un'azienda scortese: e con le aziende scortesi io non desidero intrattenere alcun rapporto. Inoltre, come ebbi purtroppo a scoprire nel corso della mia sofferta adolescenza (ma quali adolescenze non sono sofferte?!?), nulla allontana più l'oggetto amato che il ricercare insistentemente un contatto a lui sgradito: e fidatevi se Vi dico che oramai quasi mi aspetto di vedere Vostri agenti di scolta sotto casa, attendendo ch'io debba recarmi dal prestinaio per suggerirmi di verificare il livello del liquido tergilavaletro.
Vi diffido pertanto dal disturbarmi nuovamente telefonandomi o inviandomi messaggi di qualunque tipo. Considerate questa diffida come perentoria e ultimativa, e sappiate che copia di questa comunicazione verrà archiviata e trasmessa all'Autorità garante nel momento stesso in cui dovessi avere da voi qualunque tipo di ulteriore disturbo, foss'anche per il mero errore dell'ultimo Vostro Apprendista Lucidatore Di Specchietti Retrovisori Destri.
Distinti saluti.

mercoledì 20 novembre 2013

Net strategist

Quelli del Post, per accattarsi una visualizzazione in più (e magari evitare di chiudere per sempre la saracinesca) hanno disabilitato i feed integrali, talché uno è costretto ora ad andarsi a leggere l'articolo che interessa direttamente sulla pagina web.
Roba loro, certo; e della roba loro ciascuno fa quel che vuole: del resto il peraltro direttore già da molto tempo aveva il suo feed per sunto.
Ma, se dal punto di vista giuridico è roba loro, da quello pratico un po' meno dato che, almeno una parte dei contributori, sono certo che producano materiali gratis et amore dei: e allora diminuirne la diffusione per lucrarci maggiormente sopra è, come dire, un po' da Steve Jobs.

lunedì 11 novembre 2013

Another Spike Lee Joint

«La donna - spiegano i carabinieri in una nota -, il giorno della scomparsa era stata nella sua casa di campagna in localita' Potassa di Gavorrano, circondata da un da un terreno molto esteso, pari a circa 40 acri ove vive stabilmente il custode Antonino Bilella»
Questa la nota pubblicata dai Carabinieri riguardo il delitto di Gavorrano: e non ci sono molti dubbi che sia così, dato che non solo il Corriere, ma un po' tutti i giornali riportano la frase paro paro.
Quello che mi chiedo è: cosa spinge i Carabinieri toscani a misurare gli appezzamenti di terra maremmana con una misura di superficie che in Italia non esiste? Quanti piedi era alta la vittima, e quante once liquide di grappa aveva bevuto il custode, accusato dell'omicidio?
E, soprattutto, un terreno di 40 Acri in Toscana dà diritto a un mulo o a un bardotto?

mercoledì 6 novembre 2013

L'età dell'innocenza

Che la Repubblica (il quotidiano) stesse andando in vacca lo sappiamo da tempo.
Che repubblica.it stesse andando più in vacca del quotidiano cartaceo, pure.
Il direttore di quest'ultimo, persona peraltro simpatica, gradevole e perfino di intelligenza sopra la media, sta ahinoi andando in vacca pure lui, forse complice l'ingravescente ètà.
Solo così si spiega il pezzo comparso sul suo blog, che approfittando di un'occasione del tutto contingente (l'elezione del pur importante sindaco di New York) sviluppa un pizzosissimo pippone per spiegare come e qualmente il fantastico funzionamento della democrazia americana sia da ricercarsi nel sistema elettorale maggioritario a turno secco.

Pensavamo che, al di là delle segreterie di partito che lo fanno di mestiere, l'unico ad appassionarsi al tema della legge elettorale fosse ormai rimasto l'anziano Sartori: prendiamo atto che così non è.
Ed è un peccato, perché il Sartori, almeno, vive in Italia: e forse avrebbe potuto ricordare che, quando la sciagurata infatuazione di questo tristo popolo per Mariotto Segni diede luogo alla riforma del sistema elettorale in senso maggioritario, fu subito un profluvio di partiti, partitini e partitelli la cui nascita e prosperità fu proprio dovuta a quella capacità di ricatto discendente dal controllo di uno 0,1% potenzialmente dirimente per l'assegnazione del seggio.
Chi stava qui ben rammenta le schede elettorali di dimensione lenziolo per far stare tutti quei simboli, e sono quasi certo che anche Vittorio Zucconi allora abbia scritto qualche piccato editoriale.
Il che dimostra che non solo l'invecchiare rende tutti un po' più lenti di comprendonio, ma anche, e soprattutto, come un bel componimento (tutto si può dire di Zucconi, salvo che scriva male) è in grado di sdoganare qualunque idea balzana.

martedì 5 novembre 2013

Cancelli sbarrati

Quello che copincollo qui sotto è un articolo comparso su L'Espresso del 29/3/2013 a firma di Arianna Giunti (ripreso da qui).
Il Governo Letta era entrato in carica da un giorno, ed è presumibile che l'autrice abbia scritto il suo pezzo qualche giorno prima della data di uscita del periodico. Possiamo quindi affermare che al tempo la signora Cancellieri non fosse ancora Ministro della Giustizia.

Ecco, sarei curioso di sapere se uno dei detenuti di cui parla l'articolo ha visto migliorare la propria situazione detentiva; se il reparto di fisioterapia di Busto Arsizio è stato aperto; se Cataldo C. ha ripreso l'uso delle gambe; se Carlo F. ha potuto andare ai domiciliari, lui che non solo sta peggio di altri anoressici in atto o in potenza, ma oltretutto ha anche passato i 75 anni.

Sarebbe bello che la Cancellieri, oggi, ce ne desse conferma.

Antonio respira a fatica, si trascina zoppicando appoggiandosi al muro. I suoi passi lenti dalla cella all'infermeria sono un calvario quotidiano che percorre quasi nell'oscurità. Il diabete gli ha portato via la vista e il piede sinistro è ormai consumato dalla cancrena. Michele, invece, quando è entrato a Rehibbia pesava più di novanta chili. Oggi, divorato dall'anoressia, non arriva a trentotto. Nei penitenziari italiani Antonio e Michele non sono eccezioni. L'elenco di reclusi con patologie gravi è sterminato: ci sono persone colpite dall'Alzheimer e dal cancro, leucemici ed epilettici come ha raccontato "l'Espresso" un mese fa. Dati ufficiali non esistono ma secondo le stime di alcune associazioni - tra cui Antigone e Ristretti Orizzonti - Il 47 per cento dei detenuti ha bisogno di assistenza per seri problemi medici o psicologici: quasi 31 mila persone tra le 66 mila e 685 rinchiuse negli istituti di pena. Adesso il caso di Angelo Rizzoli ha permesso di aprire uno squarcio su questi drammi: i legali hanno denunciato la situazione dell'editore settantenne arrestato per bancarotta, provocando interrogazioni parlamentari e l'intervento del Guardasigilli. Rizzoli soffre di sclerosi multipla ma nella sezione detenuti dell'ospedale Peroni di Roma non c'è la possibilità di fisioterapia e quindi il morbo stava avanzando. Il Tribunale del Riesame gli aveva negato la possibilità di andare ai domiciliari ma adesso il gip lo ha autorizzato: potrà curarsi in un centro adeguato. Più a Nord, nel carcere di Busto Arsizio esiste un reparto di fisioterapia completamente attrezzato: non è stato mai aperto. Uno spreco e un paradosso rispetto al panorama disastroso delle prigioni italiane: ci sono istituti clinici solo in tredici penitenziari su 207. La Corte europea dei diritti dell'uomo è stata perentoria: «Le disfunzioni strutturali del sistema penitenziario non dispensano lo Stato dai suoi obblighi verso i detenuti malati. Chi non assicura terapie adeguate viola la Convenzione europea e all'Italia sono già state inflitte diverse condanne. L'ultima lo scorso gennaio: un detenuto di Foggia, parzialmente paralizzato e costretto a scontare la pena in una cella di pochi metri quadrati, verrà risarcito per il danno morale. Una sentenza poco più che simbolica: lo Stato dovrà pagargli 10 mila euro. Spesso però il danno più grave viene dalla burocrazia, che impedisce di fatto le cure specifiche. L'acquisto dei farmaci deve essere autorizzato dal direttore, mentre i ricoveri e persino le visite urgenti passano attraverso procedure lente e complesse, con effetti disumani. Certo, bisogna impedire le fughe e i contatti con l'esterno: il trasferimento in centri clinici è uno strumento utilizzato soprattutto dagli uomini di mafia per evadere o mantenere i rapporti con i clan. Ma, a causa della carenza di mezzi e organici, troppe volte diventa impossibile organizzare il trasporto in ospedale, che prevede la sorveglianza costante da parte degli agenti. Così soltanto a Roma nelle ultime settimane quattro persone sono morte nei penitenziari. Anche i disabili faticano a ricevere assistenza adeguata. Nelle carceri italiane sono quasi mille. Come Cataldo C., 65 anni, detenuto a Parma per reati di droga. Nel 1981 è stato colpito da un proiettile e il trauma midollare lo ha costretto sulla sedia a rotelle. Da allora deve sottoporsi a una particolare terapia riabilitativa, la idrokinesiterapia, con iniezioni al midollo spinale, per alleviare il dolore e permettergli un parziale recupero. I medici hanno più volte dichiarato la sua totale incompatibilità con il carcere, che fra l'altro non ha ambienti idonei per chi si muove sulla sedia a rotelle. Le istanze presentate dal difensore Francesco Savastano sono state bocciate e oggi l'uomo non può più neppure sottoporsi alle iniezioni: Cataldo C. ha perso anche quel poco di mobilità che era riuscito a recuperare grazie alle cure. Dietro le sbarre moltissimi detenuti si ammalano di anoressia. Arrivano a perdere più della metà del peso e si riducono a larve umane, esposte a traumi e infezioni. Alessio M., 48 anni, dal 2011 è recluso ad Avellino, in attesa di giudizio per usura. A raccontare la sua storia attraverso l'associazione "Detenuto Ignoto" è la moglie Lucia: «Soffre di una forma di idrocefalo che gli provoca mal di testa lancinanti, parzialmente curati con un drenaggio alla testa di cui è tuttora portatore». È riuscito a ottenere i domiciliari solo per pochi mesi. Poi, con il ritorno in cella, è cominciata anche l'anoressia. Inevitabile che la detenzione provochi o amplifichi disturbi mentali. Spiega l'associazione Antigone, tra le più attive nel denunciare l'abisso dei penitenziari: «Molto spesso arrivano sani, o magari con una lieve tendenza alla depressione, e nel giro di qualche mese la loro mente precipita nel buio». È il caso di Osvaldo G., 57 anni, detenuto a Reggio Calabria. Invalido e affetto da dieci gravi diverse patologie allo stomaco, al pancreas, al fegato e ai reni, è in carcere da più di un anno per aver danneggiato la porta dell'ufficio di un uomo con il quale aveva litigato. In cella deve condividere il wc alla turca con altri quattro reclusi. Durante il giorno ha violenti conati di vomito e fitte di dolore che lo costringono a letto. Ha diritto a quattro ore d'aria, ma non riesce a uscire: vive sempre in una cella gelida d'inverno e torrida d'estate. L'affollamento rende praticamente impossibile la pulizia personale, che nelle sue condizioni dovrebbe essere ancora più accurata. Nella débâcle del nostro sistema carcerario anche assistere diabetici è difficile: secondo l'Associazione medici dell'amministrazione penitenziaria italiana sono circa il 5 per cento dei reclusi. Oltre tremila persone che devono fare i conti con un duplice ostacolo. Le dosi di insulina che devono farsi iniettare quotidianamente e più volte al giorno a volte sono irreperibili. La mensa interna non è in grado di garantire i pasti totalmente privi di zuccheri e scarsi di amidi, gli unici compatibili con la loro condizione. Secondo il regolamento, il detenuto diabetico avrebbe diritto all'insulina 3-4 volte al giorno e a una dieta personalizzata. La realtà perii è molto diversa. [.'associazione Ristretti Orizzonti si è occupata attraverso l'avvocato Davide Mosso del caso di un detenuto algerino di 36 anni, Redouane M., trovato senza vita nel reparto psichiatria del carcere di Monza. L'uomo - diabetico, epilettico e con diagnosi di disturbo borderline - il giorno prima della morte si era rifiutato di prendere l'insulina e i medici del carcere non gli avevano fatto la somministrazione forzata. Ancora più penalizzati gli anziani. Soli e malati, spesso restano dietro le sbarre anche dopo i 70 anni, il limite di età previsto dal nostro codice penale. Nel carcere di Cagliari è rinchiuso ad esempio Carlo F, 75 anni. Soffre di cardiopatia ischemica dovuta a tre infarti al miocardio, claustrofobia e morbo di Parkinson. Ad aggravare la situazione fisica c'è la depressione che, insieme all'ansia, gli provoca un'accentuazione del tremore al punto da fargli cadere gli oggetti dalle mani. Le sue istanze per ottenere i domiciliari sono rimaste inascoltate. E solo di recente gli è stata concessa una cella con un wc normale, e non quello alla turca, inagibile per un anziano. - See more at: http://www.associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/malati-di-carcere#sthash.Xh3BHBV7.dpuf

...e figli maschi

Il primo firmatario della proposta inserisce il testo di legge e determina un periodo di tempo per la sua discussione online. Gli iscritti possono intervenire indicando integrazioni, modifiche, obiezioni, suggerimenti o vizi di forma e votare gli interventi degli altri utenti. Il primo firmatario è incaricato di rispondere agli interventi qualora lo ritenga necessario e accogliere o meno le richieste presenti negli interventi durante il periodo di tempo stabilito per la discussione. Al termine di esso la legge, grazie agli interventi degli iscritti, avrà subito integrazioni, modifiche, tagli o sarà rimasta invariata. Quanto avvenuto sarà formalmente espresso dal primo firmatario nella "Relazione di chiusura"
Il mitico Sistema Operativo della ditta Grilleggio ricalca da vicino il sistema con cui su Wikipedia quelli della compagnia dei buoni decidono come espellere quelli che ritengono cattivi. L'esito della votazione ha, regolarmente, lo stesso grado di imprevedibilità delle primarie del PD; il che dimostra che Wikipedia, il PD e M5S sono tutti modelli di democrazia compiuta e perfetta.

C'è però una cosa strana: che Wikipedia afferma di non voler essere un sistema democratico, mentre PD e M5S sì.
Se fossimo in democrazia Wikipedia avrebbe torto, dato che saremmo a due contro uno; ma se non fossimo in democrazia allora la conta non conterebbe e avrebbe torto la maggioranza. In ogni modo Grillo ha affermato di essere un cretese.

lunedì 4 novembre 2013

I Cancelli del Paradiso

La questione dell'interessamento del ministro Cancellieri per la situazione di salute di Giulia Ligresti appassiona un po' tutti: e un po' tutti hanno infatti commentato, spesso con un po' di confusione tra le righe.
Il caso appassiona gli animi: una volta tanto non per partigianeria, dato che non è coinvolto Berlusconi, bensì per il fatto che specie in questo caso emerge come le cose reali siano più complesse dei modelli ideali che ci costruiamo, e come nella vita i bianchi abbacinanti e i neri profondissimi che tanto ama Travaglio non esistano, se non nelle pubblicità dei televisori.
In questo quadro le domande di Sofri sono certo più utili delle risposte di Mantellini: perché queste ultime sono apodittiche e indimostrate, rientrando così nella categoria dei travaglismi manichei; mentre le prime aiutano a trovare una risposta fornendo dubbi su cui riflettere.

Ciò posto, ecco come la vedo io. Il problema non è che il ministro si sia interessato per un singolo detenuto (ha detto di averlo fatto tante altre volte), e neppure che il figlio del ministro abbia lavorato per la famiglia del medesimo (questo implicherebbe che l'essere stato datore di lavoro tolga diritti che altri hanno). Come osserva Sofri, se il ministro si fosse interessato per Cucchi saremmo tutti contenti; e se a posteriori avessimo scoperto che il papà di Cucchi è il benzinaio da cui si serve la figlia del ministro, ciò sarebbe stato una valida ragione per esserlo di meno?
Quindi piantiamola con questa storia, e usciamo dalla retorica. Non si può chiedere le dimissioni dei ministri quando i detenuti muoiono ma anche quando non muoiono. E di conseguenza non è vero che un Ministro della Repubblica non possa “attivarsi” per un parente, amico, conoscente, amico dell’amico: lo può fare (beninteso a patto che non si tratti di un atto contro la legge), a condizione che lo faccia anche per coloro che amici non sono.

L'ha fatto, questo, il ministro? Ha, cioé, fatto sentire la sua voce in tutti quei casi in cui le condizioni di detenzione non risultavano conformi alla lettera della legge? Ahimè, no.
Parliamo del sovraffollamento, ad esempio, che è poi il motore immobile: il problema da cui da cui tutti gli altri problemi si generano. Avete in mente qual è lo spazio teorico disponibile e quanti sono i detenuti? Rammentate numeri come 47.000 posti letto contro 67.000 presenze, vero? Ebbene no: i posti disponibili sono circa 10.000 in meno; il che vuol dire che, di fatto, il sovraffollamento è praticamente pari al 100%: in ciascun letto dormono due detenuti, puramente e semplicemente. La Cancellieri -come del resto la stampa- l'ha scoperto a luglio, quando Antigone ha scoperto che i dati del DAP erano taroccati: ma non mi sembra che la cosa sia stata affrontata con il senso di priorità emergenziale che avrebbe meritato, salvo per il riemergere del tema dell'indulto.
Purtroppo il ministro non è il solo a far male il proprio dovere: se quell'imbrattacarte che scrive sul Fatto Quotidiano non avesse impostato la sua carriera professionale in contrapposizione servile rispetto al nemico Berlusconi, forse perfino lui sarebbe riuscito a capire perché di questi tempi si parli tanto di provvedimenti di clemenza. O magari, visto che si tratta di una persona di media intelligenza e con accesso alle fonti, magari lui l'ha capito, ma non ci tiene a farlo capire ai lettori, i quali debbono rimanere convinti che il mondo si divida tra Giusto e Sbagliato.

La realtà è che la situazione delle carceri nel 2013 è divenuta definitivamente insostenibile: a gennaio c'è stata la sentenza Torregiani, con cui la Corte di Giustizia CE ha condannato l'Italia per le ingiuste condizioni di detenzione cui erano stati sottoposti Mino Torregiani e altri detenuti. La Corte non solo ha condannato l'Italia a risarcire gli attori, ma ha anche dato un anno di tempo per rimettere le cose a posto: anno ormai quasi interamente trascorso. Nel frattempo il DAP ha emanato una serie di norme emergenziali che prevedono, ad esempio, un più ampio orario di apertura delle celle, una maggiore disponibilità di colloqui, servizi igienici, attività ricreative etc. Ma il tutto rimane sulla carta, in quanto per attuare tali disposizioni serve il personale, ma il personale, già tagliato all'osso, è sottoposto a ulteriori tagli perché dobbiamo risparmiare. E così risparmiamo sulla polizia penitenziaria solo per poi spendere in cause e rimborsi, dato che da gennaio 2014 qualsiasi recluso potrà far causa all'Italia con la relativa certezza di un risarcimento.
A luglio, come accennavo sopra, sono arrivati i numeri di Antigone che hanno smentito quelli del DAP; e il ministro ha dovuto riconoscere l'errore.

Dunque, cosa dovrebbe fare la Cancellieri? Non certo dimettersi per l'affare Ligresti, una di quelle solite polemiche di un giorno che dopo una settimana saranno cadute nel dimenticatoio.
Dovrebbe, invece, prendere la parola in Parlamento e spiegare come stanno le cose: basterebbero poche righe. Spiegare che serve un provvedimento di clemenza straordinario, e una riforma della legislazione (in particolare in tema di stupefacenti) che consenta di ridurre i nuovi ingressi; spiegare che questo è l'unico modo per far sì che coloro che rimarranno detenuti possano essere sottoposti al trattamento che è previsto dalla legge; chiarire che in ogni caso servono fondi per assumere il personale di trattamento (psicologi, educatori etc: tutta gente che perlopiù oggi opera con contratti a termine e a tempo determinato); minacciare le dimissioni qualora il Parlamento non conceda almeno questi provvedimenti assolutamente indispensabili.

Questo, e solo questo, è il discorso che dovrebbe essere fatto. Quello inventato da Vittorio Zucconi è un abile esercizio di retorica, e serve a far vedere quanto è bravo l'autore nel tenere in mano la penna: ma non sono quelle le minchiate che risolveranno i problemi del paese e delle sue carceri.