Ci sono già abbastanza VIBs che hanno scritto sufficientemente male (qui e qui due esempi) di chi fa gli auguri di massa via SMS o mail, scrivendo un banale messaggio natalizio e spedendolo a tutta la propria rubrica. In sintesi il concetto è: concordiamo tutti sul fatto che non c'è niente di male a fare gli auguri anche via SMS, purché siano auguri da persona a persona, e non da persona a rubrica di indirizzi indistinti: perché altrimenti non sono auguri, ma un mero obbligo sociale da sbrigare nel modo più veloce e meno impegnativo possibile.
Io ho una storia diversa da raccontare: quella di un SMS che ho ricevuto, più o meno verso la mezzanotte della vigilia, e che era indubitabilmente ben meditato e inequivocabilmente diretto a me e solo a me. Proveniva da una signora con la quale mi accompagno (o forse mi accompagnavo[1]), e conteneva una lunga sequenza di insulti. Tenete conto che la mittente è una poetessa, e capirete che si trattava di un messaggio composito e articolato, mica un semplice "sei un grandissimo stronz...".
Non voglio ovviamente addentrarmi nei motivi per i quali costei ha ritenuto di indirizzarmi tali considerazioni: diciamo che come sempre la ragione sta un po' nel mezzo.
Vi basti sapere che nel testo erano contenute un discreto numero di parole che il T9 del cellulare mittente non ha potuto o voluto risolvere, e così -per fare solo un esempio- la parte terminale dell'apparato digerente è divenuta culm.
Evidentemente le mie contromosse non hanno sortito l'effetto sperato; e pertanto la mittente è rimasta in cattivi rapporti con il sottoscritto, tanto che il giorno dopo ha ritenuto di ritrasmettermi la medesima comunicazione: ma questa volta sul telefono fisso.
Sapevo vagamente, pur non avendolo mai provato, che c'è questa possibilità: di inviare un SMS a un apparecchio fisso, presso il quale verrà recapitato mediante una telefonata operata da una voce sintetizzata, che legge il testo del messaggio.
Ed infatti così è successo: mentre sto per andare al pranzo di Natale (non ci facciamo mancare niente, qui), ad un certo punto ricevo una telefonata da un numero non riconoscibile, e una voce femminile mi racconta, con disarmante lentezza, che ho ricevuto un messaggio, mi spiega quale numero telefonico l'ha inviato e mi dice come posso fare a sentirlo.
Io riconosco il numero, e un po' stupito schiaccio il tasto di ascolto.
Ed ora immaginatemi lì, il giorno di Natale, con in mano il sacchetto delle vettovaglie e quello dei regali, un po' chino verso il telefono, appoggiato sul pavimento, ad ascoltare una voce metallica che mi recita con tono impersonale la stessa valanga di insulti che avevo letto la sera prima, impappinandosi ogni tanto di fronte alle parole che, per essere state composte frettolosamente, non rientrano nelle proprie regole di pronuncia e pertanto vengono sillabate, come per darvi maggiore enfasi. Alla fine del messaggio, la voce mi ha detto quale tasto dovevo premere per cancellare tutto: ed io l'ho premuto senza pensarci su troppo.
[1] giusto per fugare eventuali dubbi, vi segnalo che io non ho grandi pretese, in fatto di donne: le caratteristiche essenziali sono che non mi vogliano far fare figli e che non abbiano sospetto dell'esistenza di questo blog.
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domenica 28 dicembre 2008
giovedì 25 dicembre 2008
Canto di Natale (postmoderno)
Da quando è morto mio padre, la cena della vigilia di Natale viene fatta in strettissima intimità. Quest'anno c'eravamo solo io, Nichita e le rispettive madri (la mia e la sua, insomma).
La cena l'ho preparata io, e risparmio il menù per non perdere la stima della piccola cuoca. Due cose ha portato mia madre (la piovra e il capitone) ed entrambe erano francamente immangiabili, ma tant'è.
Comunque non è questo il tema del post, bensì l'esistenza di Babbo Natale.
Ai loro figli Odifreddi o Ferraris avranno sicuramente detto che è fisicamente impossibile che un vecchietto porti contemporaneamente regali anche solo a un milionesimo dei bambini del mondo. E' un atteggiamento comprensibile, e del resto ho volutamente preso l'esempio di due persone che stimo (tanto che le loro foto su wikipedia erano mie, e quella di Ferraris lo è ancora mentre quella di Odifreddi, che era anche molto più bella, è stata cancellata per le complesse beghe di laggiù), ma a me ha sempre fatto piacere, e tuttora me ne fa, che mio figlio creda nell'esistenza di qualcuno tanto buono da portare i doni per la sola gioia del farlo.
Pertanto Nichita, che ormai ha quasi dieci anni, può desiderare di continuare a credere a Babbo Natale sebbene le evidenze e parte degli amichetti provino il contrario; ma il tarlo del dubbio lo rosica. Qualche settimana fa mi ha preso a tu per tu, serio serio, e mi ha domandato "Papà, ma dimmi VERAMENTE la verità: Babbo Natale esiste o sono i genitori che mi comprano i regali?".
Io, che per mestiere ho dovuto imparare a mentire senza dire il falso, gli ho risposto che "Babbo Natale esiste per i bambini che vi credono, ma quando un bambino smette di credervi probabilmente i genitori sono costretti a comprarli loro, i regali". E pensavo di essermela cavata abbastanza bene.
Quanto alla scelta dei regali, quest'anno non aveva scritto la letterina. Io, preso dalla stronza due diligence che mi aveva fatto momentaneamente dimenticare uno dei principi a cui qualche anno fa avevo giurato di attenermi sempiternamente (prima la vita, poi il lavoro), non me ne ero preoccupato più di tanto, anche perché mi aveva detto più o meno cosa desiderava: un mitra, un certo gioco per la playstation (che usa da mia madre, che non possiede un PC), e un grande Lego. A questo dovevo aggiungere gli sci (che un bambino non considera propriamente un regalo, bensì qualcosa alla stregua dei vestiti) e il contachilometri per la bici, dato che qualche settimana fa quello che aveva gli era stato strappato via dalla sua, parcheggiata a Villapizzone, da un grandissimo figlio di zoccola (come si fa a strappare il contachilometri dalla bici di un bambino, lasciandogli il filo penzolante?) che sicuramente da allora sarà seduto sulla comoda con una diarrea cronica e sanguinolenta, tra atroci dolori.
L'incombenza del grande Lego era stata assolta da mia madre, che aveva preso un camion con tanti pezzi, che mi aveva fatto vedere di sfuggita, carbonaramente. Io avevo registrato la cosa nella casella "fatto" e non me ne ero più peritato.
Ieri sera, a un tratto Nichita, forse perché qualcuno aveva pronunciato la parola "letterina", o forse di suo così, a un certo punto se ne salta su e dice "adesso scrivo la letterina a Babbo Natale, ma non la deve vedere nessuno".
Si mette all'opera, compie il suo lavoretto e poi, una volta finito, tutto tronfio esclama: "così voglio vedere se Babbo Natale esiste davvero o sono i genitori, che mi comprano i regali".
Io, con un brivido nella schiena, gli chiedo di spiegarmi meglio la cosa e lui, candido, ci spiega che lui vuole tantissimo un solo regalo, che non ha detto a nessuno e che è difficilissimo da trovare, così quando Babbo Natale leggerà la letterina se ce l'avrà lo tirerà fuori dal sacco, mentre se fossero i genitori a prendere i regali, non potrebbero sapere che cosa desiderava e quindi non troverebbe qual regalo.
Io, ovviamente, mi raggelo, e comincio a far leva sull'unico spiraglio lasciatomi aperto, vale a dire che dato che la letterina va spedita prima, Babbo Natale potrebbe non avere dietro il regalo in questione: ma sento che si tratta di una linea di difesa deboluccia. Contemporaneamente mia madre, che a rigore non può rientrare nella categoria di "genitore", lo convince a dire solo a lei di che si tratta. Si appartano ed emerge così che l'oggetto del desiderio è "Lego Agents Mission 6"; dopodiché tornano e Nichita bel bello appende la sua letterina all'albero.
Noi ci guardiamo dubbiosi e timorosi. Nessuno dei tre ha la più pallida idea di cosa sia Lego Agents Mission 6, e nessuno ha idea di cosa ci sia nella scatola incartata giù in cantina, ma è ovvio che la probabilità che il contenuto coincida con il desiderio sono infinitesime, e comunque ogni possibilità di cambiare il regalo è ormai definitivamente sfumata.
Nottetempo mi alzo, vado in cantina a prendere tutta la roba e la piazzo sotto l'albero; poi prendo la letterina e, cercando di assumere una scrittura da Babbo Natale, gli scrivo che avrebbe dovuto spedirla prima, la letterina, e che adesso ho un altro Lego pure molto bello, e anche il mitra, etc. etc., dopodiché gliela piazzo sul tavolo, insieme agli avanzi della cena del simpatico vecchione.
La mattina, alle sette e pochi minuti, il pupo si alza e va a vedere se ci sono i regali. Io pure mi alzo per avviare il rito dell'apertura, e lui subito punta sulla scatola del Lego, riconoscendone la natura semplicemente dalla forma e dalla dimensione, senza nemmeno scuoterla.
Comincia a scartarla prima che io abbia la prontezza di spirito di fargli vedere se ci sia scritto qualcosa sulla letterina, e pochi secondi dopo comuncia a fare versi di gioia e cenni di vittoria con i pugni alzati: per quanto del tutto improbabile, la confezione era esattamente quella di Lego Agents Mission 6.
Immaginatevi come mi sono sentito 8-). A questo punto non mi è rimasto che fare un trucco bacucco e far sparire con destrezza sotto il divano la letterina, che poi ho recuperato e archiviato: a riprova del fatto che Natale e il suo Babbo, anche se non ci si crede più, c'è anche per i grandi.
La cena l'ho preparata io, e risparmio il menù per non perdere la stima della piccola cuoca. Due cose ha portato mia madre (la piovra e il capitone) ed entrambe erano francamente immangiabili, ma tant'è.
Comunque non è questo il tema del post, bensì l'esistenza di Babbo Natale.
Ai loro figli Odifreddi o Ferraris avranno sicuramente detto che è fisicamente impossibile che un vecchietto porti contemporaneamente regali anche solo a un milionesimo dei bambini del mondo. E' un atteggiamento comprensibile, e del resto ho volutamente preso l'esempio di due persone che stimo (tanto che le loro foto su wikipedia erano mie, e quella di Ferraris lo è ancora mentre quella di Odifreddi, che era anche molto più bella, è stata cancellata per le complesse beghe di laggiù), ma a me ha sempre fatto piacere, e tuttora me ne fa, che mio figlio creda nell'esistenza di qualcuno tanto buono da portare i doni per la sola gioia del farlo.
Pertanto Nichita, che ormai ha quasi dieci anni, può desiderare di continuare a credere a Babbo Natale sebbene le evidenze e parte degli amichetti provino il contrario; ma il tarlo del dubbio lo rosica. Qualche settimana fa mi ha preso a tu per tu, serio serio, e mi ha domandato "Papà, ma dimmi VERAMENTE la verità: Babbo Natale esiste o sono i genitori che mi comprano i regali?".
Io, che per mestiere ho dovuto imparare a mentire senza dire il falso, gli ho risposto che "Babbo Natale esiste per i bambini che vi credono, ma quando un bambino smette di credervi probabilmente i genitori sono costretti a comprarli loro, i regali". E pensavo di essermela cavata abbastanza bene.
Quanto alla scelta dei regali, quest'anno non aveva scritto la letterina. Io, preso dalla stronza due diligence che mi aveva fatto momentaneamente dimenticare uno dei principi a cui qualche anno fa avevo giurato di attenermi sempiternamente (prima la vita, poi il lavoro), non me ne ero preoccupato più di tanto, anche perché mi aveva detto più o meno cosa desiderava: un mitra, un certo gioco per la playstation (che usa da mia madre, che non possiede un PC), e un grande Lego. A questo dovevo aggiungere gli sci (che un bambino non considera propriamente un regalo, bensì qualcosa alla stregua dei vestiti) e il contachilometri per la bici, dato che qualche settimana fa quello che aveva gli era stato strappato via dalla sua, parcheggiata a Villapizzone, da un grandissimo figlio di zoccola (come si fa a strappare il contachilometri dalla bici di un bambino, lasciandogli il filo penzolante?) che sicuramente da allora sarà seduto sulla comoda con una diarrea cronica e sanguinolenta, tra atroci dolori.
L'incombenza del grande Lego era stata assolta da mia madre, che aveva preso un camion con tanti pezzi, che mi aveva fatto vedere di sfuggita, carbonaramente. Io avevo registrato la cosa nella casella "fatto" e non me ne ero più peritato.
Ieri sera, a un tratto Nichita, forse perché qualcuno aveva pronunciato la parola "letterina", o forse di suo così, a un certo punto se ne salta su e dice "adesso scrivo la letterina a Babbo Natale, ma non la deve vedere nessuno".
Si mette all'opera, compie il suo lavoretto e poi, una volta finito, tutto tronfio esclama: "così voglio vedere se Babbo Natale esiste davvero o sono i genitori, che mi comprano i regali".
Io, con un brivido nella schiena, gli chiedo di spiegarmi meglio la cosa e lui, candido, ci spiega che lui vuole tantissimo un solo regalo, che non ha detto a nessuno e che è difficilissimo da trovare, così quando Babbo Natale leggerà la letterina se ce l'avrà lo tirerà fuori dal sacco, mentre se fossero i genitori a prendere i regali, non potrebbero sapere che cosa desiderava e quindi non troverebbe qual regalo.
Io, ovviamente, mi raggelo, e comincio a far leva sull'unico spiraglio lasciatomi aperto, vale a dire che dato che la letterina va spedita prima, Babbo Natale potrebbe non avere dietro il regalo in questione: ma sento che si tratta di una linea di difesa deboluccia. Contemporaneamente mia madre, che a rigore non può rientrare nella categoria di "genitore", lo convince a dire solo a lei di che si tratta. Si appartano ed emerge così che l'oggetto del desiderio è "Lego Agents Mission 6"; dopodiché tornano e Nichita bel bello appende la sua letterina all'albero.
Noi ci guardiamo dubbiosi e timorosi. Nessuno dei tre ha la più pallida idea di cosa sia Lego Agents Mission 6, e nessuno ha idea di cosa ci sia nella scatola incartata giù in cantina, ma è ovvio che la probabilità che il contenuto coincida con il desiderio sono infinitesime, e comunque ogni possibilità di cambiare il regalo è ormai definitivamente sfumata.
Nottetempo mi alzo, vado in cantina a prendere tutta la roba e la piazzo sotto l'albero; poi prendo la letterina e, cercando di assumere una scrittura da Babbo Natale, gli scrivo che avrebbe dovuto spedirla prima, la letterina, e che adesso ho un altro Lego pure molto bello, e anche il mitra, etc. etc., dopodiché gliela piazzo sul tavolo, insieme agli avanzi della cena del simpatico vecchione.
La mattina, alle sette e pochi minuti, il pupo si alza e va a vedere se ci sono i regali. Io pure mi alzo per avviare il rito dell'apertura, e lui subito punta sulla scatola del Lego, riconoscendone la natura semplicemente dalla forma e dalla dimensione, senza nemmeno scuoterla.
Comincia a scartarla prima che io abbia la prontezza di spirito di fargli vedere se ci sia scritto qualcosa sulla letterina, e pochi secondi dopo comuncia a fare versi di gioia e cenni di vittoria con i pugni alzati: per quanto del tutto improbabile, la confezione era esattamente quella di Lego Agents Mission 6.
Immaginatevi come mi sono sentito 8-). A questo punto non mi è rimasto che fare un trucco bacucco e far sparire con destrezza sotto il divano la letterina, che poi ho recuperato e archiviato: a riprova del fatto che Natale e il suo Babbo, anche se non ci si crede più, c'è anche per i grandi.
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mercoledì 24 dicembre 2008
E' Natale
Anche quest'anno è arrivato Natale; anche quest'anno sono giunto all'ultimo momento per completare tutto ciò che dovevo completare.
Complice la gitarella a Roma di settimana scorsa e i suoi postumi milanesi; assediato dalla febbriciattola e dai mali stagionali, sono riuscito solo ieri a prendere i regali per Nichita, stupendomi io stesso per essere riuscito a trovare tutto. Solo ieri sera poi ho deciso dove si farà la cena e chi ci sarà, per cui stamane sono andato al mercato e mi sono comperato i pesci e i molluschi.
Tra poco, dopo aver fatto atto di presenza qui in banca, me ne andrò alla Slunga a prendere vini e quisquilie varie.
Anno dopo anno mi sembra sempre incredibile il fatto che alla fine tutti i pezzi si incastrino l'uno con l'altro e che, arrivata la sera della vigilia, possa essere in grado di offrire a me, a mio figlio e a chi pro-tempore mi sta vicino la gioia del Natale. E lo dico senza ironia, gioia. Anch'io ero uno di quelli che quando arrivavano le feste non vedeva l'ora di passarci attraverso indenne ed arrivare intero al 7 gennaio; ma da quando sono padre (e ormai ne è passato un bel po' di tempo: quasi dieci anni) ho recuperato le atmosfere e le tradizioni.
E con il passare del tempo ho anche imparato ad apprezzare il mio, di padre, e ho capito, seppur in ritardo, tutto quello che aveva fatto per me e quanto teneva alla sua famiglia; mi spiace solo di non averlo compreso prima.
Buon Natale a tutti!
Complice la gitarella a Roma di settimana scorsa e i suoi postumi milanesi; assediato dalla febbriciattola e dai mali stagionali, sono riuscito solo ieri a prendere i regali per Nichita, stupendomi io stesso per essere riuscito a trovare tutto. Solo ieri sera poi ho deciso dove si farà la cena e chi ci sarà, per cui stamane sono andato al mercato e mi sono comperato i pesci e i molluschi.
Tra poco, dopo aver fatto atto di presenza qui in banca, me ne andrò alla Slunga a prendere vini e quisquilie varie.
Anno dopo anno mi sembra sempre incredibile il fatto che alla fine tutti i pezzi si incastrino l'uno con l'altro e che, arrivata la sera della vigilia, possa essere in grado di offrire a me, a mio figlio e a chi pro-tempore mi sta vicino la gioia del Natale. E lo dico senza ironia, gioia. Anch'io ero uno di quelli che quando arrivavano le feste non vedeva l'ora di passarci attraverso indenne ed arrivare intero al 7 gennaio; ma da quando sono padre (e ormai ne è passato un bel po' di tempo: quasi dieci anni) ho recuperato le atmosfere e le tradizioni.
E con il passare del tempo ho anche imparato ad apprezzare il mio, di padre, e ho capito, seppur in ritardo, tutto quello che aveva fatto per me e quanto teneva alla sua famiglia; mi spiace solo di non averlo compreso prima.
Buon Natale a tutti!
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