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domenica 6 giugno 2010

cose che capitano

Se avessi la disponibilità di ambo le mani, fossi seduto a una scrivania e vedessi la tastiera dall'alto, potrei anche parlare del fatto che proprio ieri mattina riflettevo sul fatto che andare in giro in bici senza casco a milano è un po' una cazzata.
Però malgrado ciò la testa è l'unica cosa che non mi si è fatta niente :-)

lunedì 22 febbraio 2010

Drogo

Stamattina avevo un appuntamento in una di quelle società di revisione/consulenza/advisory/legal/etc/etc che sono presenti un po' ubiquitariamente nel mondo. Sono tre o quattro in tutto, e fanno le pulci ai bilanci delle società (o dovrebbero farle, le pulci, ma questo è un altro discorso).
Questa società, in particolare, ha ora sede in un elegantissimo e modernissimo palazzo, dalle parti di Piazza Lotto, progettato da un architetto che ha costruito anche la sede berlinese della medesima società, in una piazza che fino a pochi anni fa era un grande buco, e tante altre cose magnifiche a Parigi, a Genova, a Roma e perfino a San Giovanni Rotondo (ma anche queste sono solo inutili divagazioni, che scrivo per allungare la frittata e per ricordare meglio questo momento).
Insomma: sta di fatto che finita la riunione, verso le undici, sono uscito e ho slegato la mia bici, che era attaccata alla balaustra della metropolitana. C'erano cinque gradi, una pioggerellina lieve ma tesa, un senso di novembre, un cielo color di Parmia.
E, per la prima volta dopo tanti anni, ho riflettuto un po', ho legato di nuovo la bici alla balaustra, ho sceso le scale e sono venuto in ufficio in metrò.
Mi chiedo: non è per caso che proprio oggi, 22 febbraio 2010, sia il giorno in cui ho smesso di fare i gradini due e due?

mercoledì 18 novembre 2009

BikeMi proroga

Carissimo Marco,
sei stato fra i primi iscritti al progetto BikeMi e pertanto t'informiamo che il tuo abbonamento annuale è quasi terminato.
La scadenza è prevista per il 03/12/2009.
Per ringraziarti del supporto e della tempestività abbiamo però deciso di posticipare la scadenza al giorno 17/01/2010.
Così facendo potrai usufruire della proroga gratuita del servizio per tutto il periodo festivo aiutando anche a decongestionare il traffico particolarmente intenso in quel periodo.
Ti invieremo a breve una comunicazione con la procedura da seguire per rinnovare il tuo abbonamento a partire dal 18 gennaio 2010.
Restiamo a tua completa disposizione cogliamo l'occasione per porgerti i nostri più cordiali saluti .
Customer Care BikeMi
BikeMi è gestito da ATM e da ClearChannel: una paludata, elefantiaca azienda pubblica permeata di clientelarismo e una società privata che vende spazi pubblicitari. L'una guarda alla gestione del potere come un ministero sovietico d'epoca brezneviana, e lo sanno bene coloro che abitano in questa citta dove gli incidenti e i disservizi dovuti all'obsolescenza del materiale e alla massimizzazione del profitto d'esercizio sono sempre più frequenti; l'altra guarda, come è giusto che sia, a fare utili.
Soci che si sono guardati in cagnesco, in questi mesi, anche perché il Comune di Milano -vale a dire il papà di ATM- non ha rispettato con rigore e puntualità gli impegni assunti.

Il regalare (perché di puro e semplice regalo, si tratta) un mese e mezzo d'abbonamento ad un servizio che non conosce la minima crisi mi sembra un ottimo segno: non mi chiedono di rinnovare fin d'ora, non mi chiedono neanche di compilare un questionario: mi regalano 45 giorni senza chiedermi nulla in cambio.
Mi incuriosisce solo una cosa: a chi è venuta, l'idea?

venerdì 23 ottobre 2009

Piove, ATM ladra

Totentanz racconta una sua piccola disavventura con il metrò di Francoforte, e di come l'efficienza tedesca risolva certe situazioni.
Ieri e l'altro ieri a Milano pioveva, e quindi ho dovuto prendere il metrò per andare al lavoro. Per dare un'idea della frequenza con la quale me ne servo, considerate che l'altro ieri ho utilizzato l'ultima corsa del "carnet" (vale a dire un biglietto valido dieci corse), il cui primo viaggio era stato timbrato il 14 luglio.
Su quattro corse, due andate e due ritorni, due si sono svolte in condizioni tutto sommato umane (vale a dire stipato come un pesce in barile); una si è svolta in condizioni umane solo dopo aver fatto passare tre treni non quali non era umanamente possibile salire, e una mi ha visto salire sul convoglio ed aspettare una dozzina di minuti prima della sua partenza; alla stazione di San Babila verso le 18:30: chi ha i necessari riferimenti spazio-temporali potrà ben capire come si sia svolto il viaggio.

Non mi stupisco tanto del fatto che ci sia così tanta gente che accetta di passare ogni giorno della settimana un paio di mezz'orette in queste condizioni (per non dire poi dei pendolari: ma in fondo loro se lo sono scelti di star fuori città, e indiscutibilmente godono di una serie di vantaggi che ripagano dello stress del viaggio mattutino e serotino): anch'io l'ho fatto per tanti anni e non mi lamentavo.
Mi rendo però conto che oggi anche un solo giorno di utilizzo del mezzo pubblico mi comporta una grande dose di stress, tanto che quanto la notte sento la pioggia tamburellare fuori dalla finestra provo angoscia per il successivo risveglio: e mi chiedo se sia io ad essere cambiato, in questi ultimi tre-quattro anni, abbassando di molto l'asticella del mio livello di sopportazione; o se sia anche il servizio pubblico molto peggiorato rispetto a prima.

giovedì 2 luglio 2009

Una città un po' più europea

BikeMi, il servizio di noleggio di biciclette milanese, da sabato prossimo sarà attivo fino alle due di notte. Tutti i giorni, fino al 31 ottobre.
Dopodiché si valuterà se rendere l'estensione di orario permanente, anche sulla base degli utilizzi.
Questa è un'ottima cosa, non c'è bisogno di spiegare il perché; mi disturba un po' il fatto che l'estensione notturna oltre il 31 ottobre sarà determinata "sulla base degli utilizzi": confido comunque che gli utilizzi medesimi saranno tanti e che in questa città si possa finalmente andare al cinema (se ne resterà qualcuno in centro) anche con questo mezzo.
Saranno un paio di mesi ormai che non faccio un noleggio, dato che sono sempre in giro con la mia fida: ma sapere che al bisogno c'è l'opportunità di usare BikeMi dà una certa tranquillità; e consente, quando arrivano amici da fuori, di non dover per forza prendere la macchina.

martedì 21 aprile 2009

Buone notizie (BikeMi)

Mi ha scritto BikeMi, dicendomi che durante il Salone del mobile l'orario di apertura del servizio verrà prolungato dalle 23 alle 2 di notte.
E' una buona notizia in quanto qualcosa si muove, e sicuramente l'esito della sperimentazione avrà influenza sull'eventuale decisione di estendere l'orario notturno, in futuro (perlomeno nei week-end).
Resta il problema di chi pagherà tutto ciò: ancora ClearChannel non mi sembra abbia potuto installare nessuna "speciale", e quindi -per quanto ne ho capito- sta gestendo i costi d'esercizio in conto delle penali che incasserà dal Comune.
L'estensione notturna del servizio dovrebbe essere oggetto di una ulteriore convenzione con il comune stesso, ma mi sembra difficile che le trattative possano avanzare finché almeno l'oggetto dei contratti di base (la concessione degli spazi publicitari, per l'appunto) non sarà onorato.
Salvo che ClearChannel abbia fatto i suoi conti e visto che forse forse potrebbe convenire essere pagata in conto penali anziché dover piazzare le speciali alla clientela, compito tanto più difficile considerata la crisi economica.
Arriveremmo così -è fantapolitica, ma la butto lì comunque- a gestire il servizio a carico della fiscalità generale, vale a dire esattamente quanto propugnavo cinque mesi fa, sulla base del fatto che il bike sharing fa bene alla città e ai cittadini che la vivono. Il problema è che a carico della fiscalità generale ci sarebbero non solo i costi vivi, ma anche i profitti di ClearChannel: un po' la dinamica che abbiamo visto per gli USA, dove i contribuenti americani pagano per salvare AIG che fa fare profitti a Goldman Sachs.

lunedì 19 gennaio 2009

BikeMi - aggiornamento /2

(per i precedenti articoli vedi qui e qui)
L'altra sera dovevo uscire per un aperitivo un po' complicato, nel senso che non sapevo bene come e quando sarei tornato a casa. Non sapevo neppure se avrei bevuto o meno, e considerato il numero di pattuglioni che presidiano la nostra città io ormai la macchina non mi sogno più di prenderla.
Né volevo usare la mia bici, in quanto forse ci saremmo mossi con altre persone in auto, e tutto si sarebbe reso più complicato se avessi dovuto lasciare il mezzo a due ruote in giro per la città.
Insomma: decido di usare le mitiche bici di BikeMi, e così ho fatto.

Risparmio i particolari: sta di fatto che alle 2:30 di sabato mattina mi trovo in Piazza Oberdan pronto per tornare a casa, e scopro che la colonnina non funziona. Vado in Palestro, e scopro che le colonnine non funzionano. Ne deduco che l'intero sistema non funziona, e mi turbo.
A quel punto mi reco in Piazza San Babila e prima di prendere un tassì verifico che anche quella stazione è disattivata.

Oggi scrivo a BikeMi una mail di richiesta di chiarimenti e dopo poche decine di minuti mi viene inviata, con molta efficienza e cortesia questa mail:
Gentile Marco,
il servizio BikeMi è aperto dalle 07.00 alle 23.00, in questa fascia oraria è possibile prelevare e restituire una bicicletta in qualsiasi stazione.
Oltre l'orario di chiusura invece, sarà comunque possibile la restituzione della bicicletta ma non sarà possibile prelevarne un altra.
Ti confermiamo quindi che al momento ATM e il Comune di Milano non hanno previsto l‘apertura notturna del servizio, questa possibilità potrebbe essere da loro valutata nei prossimi mesi in considerazione del gradimento che riceverà il servizio BikeMi.
Prossimamente provvederemo a modificare la schermata che compare sul display delle stazioni dalle 23:00 alle 7:00, in effetti il messaggio non è corretto.
Ci scusiamo per quanto accaduto e cogliamo l'occasione per porgerti i nostri più cordiali saluti.

Ho tirato un saraccone e ho risposto con questa mail:
Gentili signori,
facendo seguito alla vostra risposta, vi confesso che non sapevo di
questa limitazione d'orario.
Fermo restando l'apprezzamento nei confronti di voi che mi avete
risposto con chiarezza e cortesia, lasciatemi dire, che mi sembra la
cosa più cretina che si possa immaginare. Qual è il motivo per cui un
genio ha pensato bene di far sì che un servizio che può egregiamente
sostituire il servizio di trasporto pubblico si fermi proprio nelle
ore in cui il servizio di trasporto pubblico non funziona?
Si trattasse di un qualcosa che richiede la presenza di personale
nelle ore notturne, capirei bene che il gioco non valesse la candela.
Ma esendo tutto automatizzato, come lo è, che diavolo di senso ha,
codesta limitazione? Oltretutto l'orario scelto, con il limite delle
ore 23, mi ricorda di quando in gioventù viaggiavo per ostelli della
gioventù in Germania, ed ero sottoposto a rigidissime angherie e
vivevo con il patema d'animo del tornare un minuto troppo tardi, e
conseguentemente dormire all'addiaccio.
Vi sarei molto grato se faceste presente al responsabile di questa
strana e bizzarra politica che c'è, ad esempio, gente che va al cinema
al secondo spettacolo e che potrebbe avere grande piacere a lasciare
l'automobile fuori della cerchia dei bastioni. Gente, più in
generale, che semplicemente cerca di usare la città, e di usarla non
solo nelle ore dedicate al lavoro bensì anche in quelle da dedicare a
sé stessi e al proprio otium.
Mi rendo conto che tutto ciò sia ben poco milanese, ma tant'è. Del
resto il nostro sindaco non ci ripete sempre che questa è una città
destinata a divenire europea?
Prendiamo allora esempio da Barcellona, che -come ho verificato ora-
avendo lo stesso medesimo sistema di Milano tiene aperto, almeno il
venerdì e il sabato, 24 ore su 24, e negli altri giorni della
settimana sospende solo dalle 24 alle 5.

Update
Ricevo -dopo un po', il che mi fa pensare che si siano rimpallati la cosa- questa mail un po' democristiana:
Marco comprendiamo le tue considerazioni.
Le tue contestazioni, come quelle di tutti i nostri interlocutori, saranno inoltrate alla nostra direzione.
Nella speranza di poterti fornire futuri aggiornamenti a riguardo ti porgiamo i nostri cordiali saluti.

Vi terrò aggiornati sugli sviluppi.

giovedì 4 dicembre 2008

BikeMi - aggiornamento

Giusto due parole per integrare quanto scritto qui.
Stamattina e in pausa pranzo, complice il fatto di non aver dormito a casa mia ed essendo quindi a piedi, ho fatto alcuni utilizzi: il sistema mi ha sempre riconosciuto immediatamente senza farmi aspettare neanche un po'.
Da quel che ho visto ci sono bici in tutte le stazioni, e in tutte le stazioni ci sono stalli liberi per la riconsegna.
Ho anche esaminato un po' meglio le macchine, anzitutto il sistema di illuminazione: le biciclette sono dotate di fanale e luce posteriore, azionati con una dinamo sempre connessa (dev'essere integrata da qualche parte internamente: comunque da fuori non è visibile); il che significa che l'utente è obbligato a girare con le luci accese, il che non è un male, considerata la disciplina del ciclista medio. Le lampade non sono ad incandescenza, bensì di qualche tipo elettronico (credo a LED, anche se non si capisce), e hanno una specie di riserva di carica.
Il fanale anteriore quindi, pedalando fa una bella luce intensa; una volta fermi al semaforo rimane comunque accesa una luce, diciamo di posizione, che rende la bici visibile anche da ferma. Non è che sia stato a fare la prova, ma direi che la durata di questa riserva è di almeno un minuto, quindi abbondantemente superiore al tempo medio di un semaforo.

Per quanto riguarda il sistema di chiusura, c'è un cavo d'acciaio che termina con un gancio che va inserito in un alloggiamento sotto il cestello; così facendo si libera una chiave che si può portarsi dietro. La furbata è che quando la bici è parcheggiata l'alloggiamento per il gancio è irraggiungibile, essendo coperto dalla balaustra; e così lo scemo di turno non può legare la bici allo stallo e/o portarsi via la chiave.

Anche il sito ha ripreso a funzionare: ti dice in tempo reali anche i tuoi utilizzi, così puoi verificare che il sistema abbia registrato correttamente i passaggi e le restituzioni.

mercoledì 3 dicembre 2008

BikeMi - recensione

Per la gioia di grandi e piccini, e per tronfiarmi con la mia tesserina fresca fresca di stampa, nell'intervallo del pranzo ho pensato bene di fare un viaggio da P.za San Babila a P.za Beccaria, passando per il Castello.

Vado al pilone in San Babila e trovo un tipo che era molto ma molto più tronfio di me: io me ne stavo a guardare la colonnina cercando di far leggere il chippino attraverso il giubbotto, mentre costui, di malagrazia, mi dice in inglese (in INGLESE?) che senza tessera ciccia. Io lo guardo tra il dubbioso e lo sprezzante, e lui me lo ripete in brianzolo: forse mi aveva preso per un curioso turista e voleva marcare il territorio.

Comunque: estraggo la tesserina dal portafoglio e dopo un po' di tentativi la colonnina si accorge di me e del mio documento di viaggio (forse la prima volta deve scaldarsi un po'!); e mi consegna una bella bici nuova fiammante.
La macchina dà subito una bella impressione di solidità; corroborata da una notevole pesantezza (del resto ci vuole, no? Altrimenti tra due giorni ne vedremmo i rottami sparsi in giro). Basti dire che il cestino ufficialmente dovrebbe reggere 12 chili, ma secondo me ci sta una signorina intiera, e non delle più fini.
La trasmissione è -intelligentemente, dato l'utilizzo intenso e l'esposizione al pubblico- a cardano, ed è presente un cambio a tre marce, azionato al manubrio, tramite una demoltiplica direttamente accrocchiata dentro il pignone (non sono un ingegnere, si vede?)
Abituato alla mia Doniselli, che al confronto sembra una ballerina della Scala, ho fatto inizialmente un po' di fatica a ritrovarmici, ma alla fine il suo scopo -trasportarmi- la bici l'ha svolto.
Il freno è a piede: nel senso che praticamente la bici non frena se non grattando le scarpe sul terreno o esercitando una forza sovrumana sui comandi; ma devo ammettere che anche in questo caso forse sono io ad esere abituato troppo bene con i miei freni sempre registratissimi e potenti.
E presente anche un sistema di antifurto con un cavo metallico, che confesso di non aver osservato bene: comunque il concetto dev'essere che ogni bici ha anche il cavo e la chiave, per cui è possibile agganciarla momentaneamente ai pali.

Comunque, me ne vado in giro, prendo confidenza, ed arrivo al Castello, dove pensavo di depositare la macchina per andare a vedere degli sci a poco prezzo per Nichita. E qui si presenta il primo, inquietante, problema:
Già, perché la consegna delle bici avviene infilando due perni presenti sotto il cestello della bici nei corrispondenti buchi della balaustra, che subitaneamente blocca la macchina. Nelle stazioni "normali" le bici stanno tutte dalla stessa parte e quindi possono essere restituite in qualunque postazione libera; ma quella di Piazza Cairoli è una stazione "alternata", con le bici che possono stare dall'uno o dall'altro lato della balaustra.
Peccato che in questo caso i "buchi" siano più ravvicinati tra loro, per cui le bici debbono essere necessariamente inserite in serie alternata: in quanto due bicliclette contigue non hanno lo spazio necessario tra manubrio e manubrio. Non ho ancora capito, dal punto di vista topologico, come funzionava la storia: sta di fatto che la circostanza che un utente avesse restituito la propria bici mettendola dalla parte sbagliata della balaustra ha fatto sì che ci fossero un fottìo di buchi liberi ma nessuna possibilità di agganciare la macchina.
C'era peraltro un signore, assai gentile ed evidentemente in qualche modo connesso all'organizzazione, che mi ha detto che potevo lasciar lì l'affare e ci avrebbero pensato loro con l'assistenza; ma tanto io in fondo ero a spasso, e quindi me ne son tornato verso casa.
Alla fine sono arrivato in Piazza Beccaria, ho riagganciato la mia bici, ho ripassato just in case la tesserina sulla colonnina, la quale mi ha detto che aveva preso atto della mia restituzione e avrei dovuto aspettar dieci minuti prima di prendere un'altra macchina, come da regolamento.

Rispetto alla bici di proprietà, che parcheggi davanti al punto che vuoi raggiungere senza preoccuparti di buchi, orari e tesserine, il sistema è evidentemente perdente: già il fatto che il posteggio di Piazza Castello non sia davanti al negozio di articoli sportivi fa innervosire. Ma evidentemente il servizio non intende sostituire il mezzo di proprietà, bensì il mezzo pubblico, rispetto al quale ha una quantità di evidenti vantaggi: il costo; l'immediatezza; la capillarità (almeno nel centro storico; la flessibilità del tragitto.

Aggiornamento: mi sembrava che le cose andassero un po' troppo bene. ho provato a loggarmi al sistema (che mi dovrebbe dire come e quando ho usato la bici), e quiesti afferma che non mi ha mai conosciuto né ha mai sentito parlare del mio indirizzo e-mail, al quale peraltro aveva mandato i più cordiali saluti. La stessa storia dell'Ecopass, insomma.
Ulteriore aggiornamento: qui.
.

Ritrattazione

(sta cominciando a diventare un'abitudine; ero anche uscito con una nuova preda dotata di camino, ma non ci siamo pigliati)

Devo nuovamente tornare sui miei passi, anzi sui miei post. La cosa grave è che stavolta devo scusarmi non tanto con i lettori, quanto con la signora Moratti, e ciò mi duole.

Solo ieri avevo scritto una veemente articolessa sul fatto che la mia sindaca oggi avrebbe inaugurato il servizio BikeMi del quale io, pur avendo sottoscritto l'abbonamento più di dieci giorni fa, non avrei potuto usufruire non avendo ancora ricevuto la tessera.
Bè: comè, come non è, ieri sera mi sono trovato nella posta la mia bella tesserina nuova (eccola qui a fianco); e stamattina venendo al lavoro ho trovato le rastrelliere magicamente riempite, nottetempo, di fiammanti biciclettine.
Ne dovevo dare atto; e in fondo mi fa anche piacere, per una volta.

martedì 2 dicembre 2008

Notizie dalla capitale morale


Ricevo nella mia mail questo volantino con il faccione della mia sindaca che tutta tronfia mi dice che domani mattina lei sarà qui, sotto il mio ufficio, e sgancerà la prima bici, inaugurando così il servizio di condivisione biciclette.
Nello stesso momento potranno essere sganciate altre 900 biciclette da 62 stazioni strategicamente collocate nel cuore della città.
Io non sgancerò una beata cippa, dato che in 10 giorni questa efficiente macchina organizzativa è stata in grado di stampare il volantino, ma non di spedirmi a casa un pezzo di plastica con un chippino dentro, che ho già pagato.

Sempre oggi, comunque, la mia sfortunata collega che prende la linea 2 ci ha messo una vita, per arrivare al lavoro: e ciò perché un binario del metrò è franato.
Il pezzo del Corriere è un capolavoro di ipocrisia: ad una prima lettura frettolosa sembra che la causa sia il maltempo e che subito l'ATM abbia messo in atto le riparazioni con un fondo apposito. Solo leggendo più attentamente si capisce che il binario è franato perché lì c'era un cantiere per l'ammodernamento dei binari. E anche questa volta la colpa sarà dell'errore umano.

Nel frattempo con la mia bici (quella di proprietà, non la fantomatica in bike sharing) passo le giornate a fare slalom tra le sempre più numerose buche nel manto stradale. Una volta il pericolo era il pavé; ora anche l'asfalto, ci si mette.
Nelle mie reminiscenze delle scuole elementari ricordo che la pioggia cade, poi gela, il ghiaccio si espande e rompe il manto stradale. E' per questo che a febbraio ci sono le buche in terra.
Febbraio, mica dicembre.

venerdì 28 novembre 2008

BikeMi

(questo post è stato scritto prima di provare il servizio: trovate la mia recensione qui)
Domenica scorsa, in un impeto di incosciente decisionismo, ho spremuto la mia carta di credito e tirato fuori 25 euri per l'abbonamento a BikeMi, il nuovo servizio di scambio bici del Comune di Milano.
Ammettendo che mi mandino a casa la tessera (ancora non si è visto nulla: il sito dice che ci vogliono 15 giorni e francamente non ne riesco ad immaginare il motivo), probabilmente la userò pochissimo. Io infatti sono praticamente sempre in giro con la mia Doniselli (anche oggi, per inciso, anche se credo che la lascerò qui vista la neve), con cui vado al lavoro, faccio la spesa, accompagno il pupo a scuola e vado a trovare la fidanzata.
Ho però pensato che in fondo 25 euri sono praticamente una sessione di aperitivo, e alla fin fine può sempre capitare che un giorno mi si possa presentare la necessità; metti che una mattina dovesse piovere; o metti che debba andare velocemente da qualche parte con un amico: ecco pronta la seconda bici. Ovviamente il regolamento vieta severissimamente di cedere la bici e/o la tessera a terzi, ma nulla può impedirmi di dare all'amico la mia bici, o di immaginare di averlo fatto.

Non nascondo che questo passo rappresenta per me un'inusuale sospensione del consueto cinismo e, di contro, una sbalorditiva concessione di fiducia nel genere umano.
Razionalmente sono convinto che entro un paio di mesi le biciclette in discorso avranno le gomme tagliate da deficienti in giro dopo cena; e quelle che non saranno tagliate risulteranno a terra perché nessuno le gonfierà. Gli stalli automatici si bloccheranno causa morsa del gelo e/o usura dei meccanismi e nessuno si occuperà della riparazione di bici e stalli in quanto antieconomica. Insomma: andrà tutto in vacca.

E andrà in vacca per un semplice motivo: un'iniziativa di questo tipo dovrebbe essere finanziata dalla fiscalità generale in quanto può servire a ridurre discretamente il traffico e conseguentemente l'inquinamento acustico e atmosferico: dovrebbe essere quindi un servizio erogato in perdita a fronte dei vantaggi generali che fornisce. Ma la nostra è forse l'unica grande città in cui l'azienda di trasporto pubblico riesce a chiudere il bilancio in attivo, come fosse una venditrice di saponette, salvo poi offrire un servizio risibilmente scadente.

Io ho una soglia di tolleranza molto molto bassa, e quindi pur abitando sopra una stazione del metrò e lavorando sopra un'altra stazione del metrò, soffro comunque le pene d'inferno ogni volta che per pioggia sono costretto a prendere quel mezzo (che di tutti è certo il più pratico e veloce). Ma solo un pazzo -o un masochista- può pensare di andare al cinema una sera con i mezzi pubblici intervallati tra di loro a ritmo di 20 o 30 minuti.
Senza contare gli innumerevoli guasti, o addirittura i deragliamenti, che solo una miope propaganda può pensare di attribuire sempre e solo all'errore umano anziché alla mancanza di adeguata manutenzione.

Tutto questo per dire che, se è vero, come è vero, che l'ATM a Milano offre un servizio cinobalanico, a maggior ragione allo scambio di biciclette saranno dedicate ancor meno risorse, non foss'altro per l'aura radical-chic che lo connota.
Spero ardentemente di sbagliarmi, ma diamoci appuntamento a febbraio per fare un punto della situazione e vedere se ho torto marcio o, come spesso mi accade, ci ho visto giusto.

venerdì 14 novembre 2008

Certo che se piovesse...

Se piovesse mi incazzerei, dato che -come ogni giorno, peraltro, se non piove- sono in bici.
E il venerdì per ovvi motivi mi rompe massimamente lasciare la bici nella cantina della banca, dato che poi tutto il week-end resterei senza.

Ciononostante, dopo aver letto l'accorato appello di BeppeGrillo(tm) in coda a questo post mi viene una gran voglia di pioggia e tirar di vento.

GrilloBeppe(TM): perché vieni a Milano? Devi fare una commissione? Devi registrare una trasmissione televisiva? Devi fare una visita medica? Hai insomma un qualche diavolo di motivo per venir qui e dovendo circolare in città ti fai prestare una bici da un amico? Benissimo; non che ci fosse bisogno di renderlo pubblico, ma ti capisco perché un blog è un blog, e se io ho raccontato che sono uscito una sera con una gnocca tu puoi anche raccontare che vai in giro in bici a fare la spesa.

Oppure vieni a Milano per insegnarci qualcosa perché tu sei il santone che sa tutto quel che ci vuole per sopravvivvere alla nostra società e noi milanesi siamo i poveri tapini capaci solo di pensare a SUV e coca?

Io ho proprio l'impressione che quella giusta sia la seconda che ho detto, e che la tua intenzione sia di venir qui a far due pedalate in centro per far vedere quanto sei bravo bello buono e quanto abbiamo da imparare da te. E ti mando un cordiale vaffanculo.

martedì 26 agosto 2008

Ti venisse un cancro

Tu, che sei passato davanti al Mujio e hai visto una bici lì, di qualcuno che stava bevendosi il suo aperitivo, in pace con il mondo.

Tu, che hai guardato meglio e hai visto che la bici era slegata, dato che stava proprio fuori dal bar a fianco agli sgabelli.

Tu, che non sei certo uno che ruba bici per campare (sarebbe stato troppo pericoloso), bensì un ragazzino viziato che magari aveva appena finito di trangugiare una schifezza tipo daiquiri alla fragola.

Tu, che hai pensato "tanto che cazzo me ne frega", hai preso quella bici e te ne sei andato a fare un giro.  E chissà dove l'hai lasciata.  Con il mio seggiolino del pupo, la mia catena nuova, il mio cestone della spesa.

Tu, che hai pensato, e giustamente, che il proprietario di quella bici era proprio un cretino, a lasciarla lì così.

Ti venisse un cancro.  Anzi, rassicurati: ti verrà di certo.


venerdì 18 luglio 2008

Bici a Milano

Milano è una città piatta come una tavola da stiro, ha una topologia radiale e -eccezion fatta per qualche sporadica tromba d'aria- non soffia mai nulla più di una lieve brezzolina.

Malgrado l'iconografia di Totò e Peppino, la nebbia è un evento relativamente infrequente, e piove tutto sommato poco, nel senso che l'acqua, pur abbondante, cade per un numero di giorni limitato; vero è che a novembre o febbraio a volte non si vede il sole per tutto un mese; ma la pioggia -quella che bagna- cade solo pochi giorni.

Date queste condizioni, la città dovrebbe essere ideale per l'uso della bicicletta: un essere senziente e dotato di tutti e quattro gli arti non dovrebbe porsi nemmeno il problema di cosa preferire tra le due ruote e la costosa e imparcheggiabile macchina privata, o il ritardatario e superaffollato vagone del metrò.

Invece no, non è così: e anche quando proponi a qualcuno di provare ad andare al lavoro in bici, che ci metterebbe 15 minuti al massimo, ti guarda come se gli stessi raccontando di quella volta che ti sei violentato la nipotina di cinque anni e il suo amichetto d'asilo.

Io mi sono fatto una personalissima opinione, sul fenomeno: non è una novità, ma la espongo per rafforzare la forza della tesi.

Non c'entra una fava l'assenza di piste ciclabili: quelle meglio che non ci siano, anzi: strisce di asfalto bucherellato come la pista dell'aereoporto di Baghdad, strette come un carrugio e tracciate sulla mappa da un parkinsoniano ubriaco con curve a gomito che richiedono l'esperienza di un pilota di rally.

Non c'entra neppur tanto l'inquinamento: vero che l'aria d'inverno fa schifo, ma fa schifo anche a piedi o in autobus; e se non sei Ivan Gotti non è che andare a pedali ti faccia respirare molto di più.

No: il problema vero è la pavimentazione. Facciamo una classifica in odine di pericolosità crescente:
1) asfalto: sicuro;
2) asfalto con binari del tram: sicuro, a patto di fare un minimo di attenzione specie se piove;
3) pavé: scomodo, dannoso per la schiena, il culo e la bici; pericolosetto;
4) pavé con binari del tram: come (3), ma dieci volte più scomodo e cento volte più pericoloso. Affrontabile solo per tratti brevissimi;
5) pavé con binari del tram aperto al traffico privato: demenzialmente pericoloso.

Ora, io non nego che il pavé possa anche fare atmosfera: e infatti in Piazza del Duomo ci sta tutto: ma perché mai lasciarlo a capocchia di cane in vie come Corso Magenta o Corso di Porta Romana?

Oltretutto i anche residenti sarebbero felicissimi di avere una bella strada asfaltata, considerato che il tasso di rumorosità della via scenderebbe di molto.

Perché non pensarci?


 

legalese
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