martedì 26 giugno 2012

Femmicidio

Se non fossi in vacanza potrei commentare adeguatamente questo post che parla dei deliri della signora di cui ho già parlato in questo post.
Purtroppo sono in vacanza, e quindi mi limito a invitarvi caldamente, con tutto me stesso, a leggerlo.
Per imparare la differenza tra femmicidio e femminicidio, sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita.
Per sottolineare la questione della responsabilità dello Stato nella risposta data al contrasto della violenza.
Perché una donna su tre – in una età compresa tra i 16 e i 70 – è stata vittima di violenza.
Perché L’autorevole voce di Rashida Manjoo chiede che l’Italia si impegni «a eliminare gli atteggiamentistereotipati circa i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia, nella società e nell’ambiente di lavoro».
Perché la situazione economica e politica in Italia non giustifica la mancanza di attenzione e la diminuzione delle risorse per combattere la violenza contro le donne», dice la rappresentante speciale, «particolarmente oggi in un contesto in cui il numero di violenze fondate sul genere sta aumentando.
Perché siamo seriamente preoccupati dalla sottostima del Governo italiano circa gli obblighi internazionali a proteggere le donne sopravvissute alla violenza nelle relazioni di intimità e di prevenire i femminicidi esito di questa violenza.
Perché
Trent'anni fa a un marito, un padre era consentito picchiare in quanto mezzo per “correggere” il comportamento delle donne, ricorda Ileana Aesso nel Quinto Stato: Storia di donne, leggi e conquiste. Dalla tutela alla democrazia paritaria. Glielo riconosceva il codice penale e civile a patto che non ne abusasse

Ma sono in vacanza, e sono sereno. Quindi mi limito a segnalare la vergogna di un quotidiano nazionale che dà spazio a una valanga di deliri e a talune marchiane falsità. Sì, falsità belle e buone, come l'ultima citata qui sopra, come ben sa chi abbia mai preso in mano una copia del codice penale.
Buon mare a tutti, e rammentate che per menare la vostra ganza è meglio un asciugamano bagnato.

venerdì 22 giugno 2012

Napoletonidianamente

Non è che Loretta Napoleoni sia una brutta donna: e se per soddisfare il suo bisogno di autostima bastassero le fotografie in primo piano di sé medesima che vengono pubblicate per ogni dove, potremmo essere contenti anche noi.
Ma la Napoleoni fa l'economista, e con i controcoglioni, in quanto economista grillina. Dal momento che al Sacro Verbo fa comodo di sparigliare le carte gridando «FUORI DALL'EURO!» quando tutta la Casta pietisce «dentro l'euro!», anche la Napoleoni si è dovuta adeguare. E quindi ripete per ogni dove che l'Italia fuori dall'Euro starebbe bene, anzi benone, anzi meravigliosamente.
Certo, per affermare questa castronerie servono dei supporti, non basta dire che dato che gianrobertogrillo(tm) dice così allora è giusto così.
E quindi la Napoleoni si inventa il caso dell'Islanda, uscita dall'Euro senza alcun trauma, e di Dubai, che ora prospera dopo la ristrutturazione del debito. Peccato che l'Islanda nell'Euro non ci sia mai entrata (del resto manco sta nella CE), e che il debito di Dubai fosse tutto men che il debito di Dubai, bensì il debito delle privatissime aziende della famiglia reale, e che adesso mezza Dubai sia diventata di proprietà degli emiri viciniori.

Poi c'è l'esempio dell'Argentina, e qui son dolori. Perché non solo ci sono le Gabanelli Girrls, che in recenti trasmissioni ci hanno raccontato di come è strafica l'Argentina di oggi dove ci sono le cooperative sociali che riaprono i teatri e la gente che reimpara a riparare le sedie e a farsi le torte in casa, ma -le disgrazie non vengono mai sole- anche qui la Napoleoni ha qualcosa da raccontarci:
Io quello che posso dire è quello che alcuni avvocati di questo team che stanno lavorando al possibile default mi hanno detto è che succederà un po' com'è successo in Argentina, potrebbero chiudere le banche per una settimana, i depositi potrebbero essere congelati, si potrà prelevare una certa quantità di denaro quotidianamente (in Argentina erano l'equivalente di 250 dollari) e in questa settimana di "congelamento" ci sarà la conversione dall'Euro alla moneta che si vuole scegliere, per esempio l'Italia potrebbe tornare alla lira. Però questo comporterà anche dei cambiamenti a livello pratico. Dopodiché i risparmiatori italiani chiaramente si ritroveranno le lire. Questo significa che se uno vive in Italia e non va all'estero non ha grossi problemi, al contrario la debolezza della moneta sarebbe un danno.
Insomma, nella vulgata della nostra economista il massimo dei problemi è che anziché andare a fare le vacanze a Parigi dovremo adattarci alle spiagge del Salento, ma a parte quello la svalutazione sarebbe una passeggiata di salute.
La stampa italiana, tradizionalmente attentissima alle notizie dall'estero e in particolare a quelle dall'America latina, tace, e quindi acconsente. E l'osservatore poco attento potrebbe anche credere che in Argentina oggi ci siano le strade lastricate d'oro, i prosciutti che crescono sugli alberi, e la gente passi la giornata ballando tango e mangiando affettati offerti gratuitamente dalla natura.

Ho una brutta notizia per voi: non è vero.
In Argentina è iniziato l'inverno, e con l'inverno uno sciopero degli autotrasportatori che ha lasciato l'intero Paese senza una goccia di carburante nelle pompe e per il riscaldamento. Il Governo segue la cosa come un'emergenza umanitaria, in quanto già 100.000 persone sarebbero senza combustibili e pure senza gas (dato che sono in sciopero anche i lavoratori della rete distributiva; questo ve lo dico io ché l'articolo non lo dice). Il motivo? semplice: i lavoratori vogliono un aumento del 30% dei salari, e non per avidità bensì solo per recuperare l'inflazione. Ma -è il caso delle compagnie distributive del gas- il Governo non concede i rialzi delle tariffe, e quindi le compagnie lavorano già in perdita (importano gas, il che sarebbe un assurdo, dato che il Paese ne è ricchissimo, ma gli impianti di estrazione non funzionano per carenza di personale e di manutenzione, sempre per carenza di soldi) e finché il Governo non concede le nuove tariffe non possono permettersi di aumentare gli stipendi: e il cane, e il morso, e la coda.
Ma non c'è solo questo sciopero: ce n'è appena stato uno dei produttori agricoli contro l'aumento delle imposte fondiarie, e ora ne stanno iniziando altri: quello dei controllori di volo e quello a macchia di leopardo dei commercianti che protestano contro il blocco delle importazioni deciso dal Governo per salvare un po' il valore della moneta (del resto, se l'industria nazionale non produce, e importare non si può, che diavolo può vendere un commerciante?)
In compenso chi ha da parte qualche peso teme di vederne dimezzato il valore in capo a 18 mesi, e quindi cerca di comprare valuta. Per evitare ciò il Governo aveva introdotto il divieto di comprare dollari per scopi diversi dall'acquisto di viveri, medicine, auto e esigenze di viaggio; ma dopo qualche giorno è stato frettolosamente costretto a revocare il divieto.

Insomma: in Argentina stanno tutti bene, noi li invidiamo tanto e speriamo che Napoletona ci porti presto in una situazione analoga alla loro.

Magnifiche sorti, e progressive

Paola Caruso, oggi, sul Sole 24 ore, scopre la concimazione dei terreni.

giovedì 21 giugno 2012

Ford transit

Come avevo già detto (cfr i commenti a questo post), la Corte Costituzionale ha dichiarato manifestamente inammissibile il provvedimento del giudice spoletino che avave chiesto la dichiarazione di incostituzionalità della L. 194.

Che sia chiara una cosa: non, ripeto, non si tratta di una vittoria delle ilitanti che hanno scritto #save194 su twitter. E non c'è nulla da festeggiare, anzi abbiamo un grosso problema.
Il problema è l'esistenza di un giudice che aderire -e di fatto imporre- alle proprie convinzioni personali, convinzioni che sono in contrasto con l'ordinamento vigente, ha negato giustizia a un cittadino, pronunciando un'ordinanza che era un vero aborto giuridico.
Ma il problema non sono le donne, l'aborto, la libera scelta. Il problema vero sono i concorsi per l'accesso alla magistratura e l'impossibilità di sanzionare efficacemente questi abusi del diritto. Le donne, l'aborto, la libera scelta, non c'entrano una fava.

aggiornamento
E la Consulta, porco cazzo impestato, non è quella che mira a togliere i diritti, puttana troia.



mercoledì 20 giugno 2012

Coerenza trifasica

Marco Travaglio (l'uomo dalla memoria prodigiosa, colui che nel 2006* rammenta sul blog di beppegrillo(tm) che un tale nei primi anni 90 fu preso con le mani nel sacco di una brutta quanto miserevole vicenda di mazzette, scampò all’arresto solo per un grave incidente stradale, dovette dimettersi facendo cadere la giunta e alla fine patteggiò poi la pena per finanziamento illecito), oggi si chiede a proposito della sua non-intervista a beppegrillo(tm), quali domande avrebbe dovuto fare:
Più domande sul caso Tavolazzi? Più domande su Casaleggio? L’ennesima ricostruzione di un tragico incidente d’auto di venti e più anni fa? E magari anche di quella volta che Grillo copiò un compito a scuola o fregò la merendina al compagno di banco?



* non è che l'abbia fatto solo una volta; è il primo link che ho trovato.

Lupi intraprendenti

Riccardo Luna (l'ex direttore de Il Romanista) ci propina oggi su Repubblica un articolo talmente intriso dei più corrivi luoghi comuni che io vi consiglio caldamente di non leggere, se non volete rimanere impaniati.
Il grafico pubblicitario che si compra un computer (un iMac, ché se avesse preso una macchina con su windows l'umanità ancora starebbe aspettando la grande scoperta) e ti inventa la plastica completamente biodegradabile; e a chilometro zero, perdipiù, così anche Carlino Petrini è contento.
E senza soldi dalle banche, che altrimenti quelli di Occupyqualchecosa si mettevano di traverso.

Zang Tumb delle nascite

Noi, che siamo uomini (nel senso di maschi) abbiamo finora pensato che in Italia si facessero pochi figli perché le istituzioni funzionano di merda, perché i figli costano uno sproposito e quando hai bisogno nessuno ti aiuta, perché se non hai almeno un paio di nonni vicini rischi di passare una dozzina d'anni alla fine dei quali i genitori saranno stremati e poveri, perché chi vivacchia di contratti precari rinnovati di trimestre in trimestre se ha un po' di testa sulle spalle non prende impegni neppure per i prossimi nove mesi (figuriamoci per i prossimi 25 anni) etc. etc. etc.

Ma noi siamo uomini (nel senso di maschi) e quindi coglioni. Lea Melandri, che è uoma (nel senso di donna) ci spiega che i figli non si fanno perché nell’era del postmoderno – del “post” di tutto- nessuno fa più caso ai sentimenti.
«le ricadute di quella che è stata finora la divisione di ruoli e di potere tra un sesso e l’altro: confinamento della donna in figura idealizzata e al medesimo tempo svilita di moglie e madre, che attende da altri il suo completamento e il senso della propria vita; restrizione dei confini del mondo al rapporto duale col figlio/a; sacrificio di sé per la crescita e il benessere dell’individualità altrui; trasformazione dell’amore in possesso, della cura in dipendenza perenne di chi la riceve.»
«prolungamento di un vissuto infantile di unità a due, dipendenza da una figura materna creata dal desiderio di un uomo figlio e tenuta sotto il dominio di una società di padri»
«dicono ciò che è rimasto finora indicibile della originaria indistinzione e della successiva vicinanza, dai tratti fusionali, nella relazione madre-figlio/a; esprimono senza infingimenti il loro desiderio di avere interessi , passioni, tempi propri»

martedì 19 giugno 2012

Del perché i comunisti da grandi sembrano diventare reazionari

Un mio caro amico mi fa a volte notare che l'essere stato studente non dà sufficienti competenze per parlare di scuola (così come mettere la moka sul fuoco la mattina non abilita a pontificare sulla gestione delle reti di distribuzione del metano): quindi dovrei tacermi ma non lo faccio.

Volutamente non ho parlato di un post della Zanardo nel quale la fu candidata della Società civile al CdA della Rai affermava che fino ai 15 anni gli alunni non vanno bocciati. Giusto per vostra curiosità, vi confesso di aver scritto e poi cancellato ben tre post al riguardo, ma poi mi sono detto che alla fine chissenefrega, e poi io mica ci ho un pianeta con la suddetta, che ho già perculato fin troppo.

Oggi però sul Fatto (sempre lì!) compare un altro post di tale Alex Corlazzoli, il quale afferma la medesima cosa.
La situazione della scuola italiana non ci permette di poter ritenere utile dal punto di vista didattico e non solo, la bocciatura di un bambino della scuola primaria. Per poter usare questo estremo strumento dovremmo avere una scuola che assicura la continuità didattica, che garantisce ore di compresenza, che dedica maggior tempo al rapporto con la famiglia e i servizi sociali, che punta all’equità nei ragazzi.
vale a dire: «se la scuola fosse perfetta la bocciatura potremmo prenderla in considerazione, ma siccome fa schifo allora non bocciamo nessuno». Notate poi quel e non solo, che richiama un'osservazione fatta poco sopra:
Il ritardo di un anno a entrare nel mondo del lavoro, infatti, comporta un aggravio al sistema economico di una nazione”. Ogni bocciatura costa in media tra 10.000 e 15.000 dollari all’anno allo Stato (in Italia si parla di circa 8.000 euro)
Dunque il nostra insegnante afferma: dato che la scuola fa schifo, e il Paese sta con le pezze al culo, allora meglio promuovere tutti così vanno a lavorare presto e non dissanguano le casse dello Stato.

E' una prospettiva che certo può andare bene per un insegnante, che forse (ma qui è che io son malizioso) vede anche un altro problema nel bocciare: più ragazzi si bocciano più le classi si affollano e più fatica si fa nel proprio lavoro.
Per giustificare il rifiuto della bocciatura l'argomento, sia della Zanardo che del Corlazzoli, è il medesimo: non è colpa dell'alunno. «Aida lavora come cameriera in centro città, vive sola con la figlia di 11 anni che frequenta una scuola in zona. Abitano lontanissimo, la ragazzina è intelligente ha solo bisogno di un po’ di comprensione: bocciata», dice la Zanardo rattenendo la lagrimuccia. «Può essere che abbia problemi in famiglia o forse ne ha avuti a scuola con i compagni, magari a causa di qualche bullo», risponde il Corlazzoli, e via così in corrispondenza di pietosi sensi.
Ma di chi la colpa, allora? Semplice, della scuola e di chi l'ha distrutta! «La scuola ha fatto tutto il possibile per questi ragazzi? Ha messo a disposizione ore di compresenze? Ha davvero applicato l’art.3 della Costituzione, rimuovendo “gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana»; «E dunque una scuola deve accogliere, far crescere e accudire oltre che educare, almeno fino ai 15 anni. La valutazione sulle performance non la fanno più nemmeno le aziende, che hanno capito che ci vuole anche altro. Diciamo invece che la scuola è stata fatta a pezzi, che i tagli stanno dando i risultati che vediamo.»

Proviamo a vedere le cose da un altro punto di vista. Abbiamo due bei bambini, Lorella e Alex, che vanno male a scuola. Diciamo anzi che per un intero anno, in seconda media o in quarta elementare, non hanno fatto una beata cippa di nulla.
Lorella vive con la madre, vedova (il marito, tornitore, è morto investito da un pirata della strada), cassiera dell'Esselunga che lavora a venti chilometri da casa per 900 euri al mese, e sopravvive con i pacchi alimentari della parrocchia e qualche mancia allungatale dai genitori che risparmiano i centesimi sulla pensione. La madre di Lorella è in cura presso i servizi di igiene mentale per una grave depressione, ma riesce lo stesso a lavorare e nutrire la figlia, nulla più; e la figlia per reazione alla situazione di merda nella quale vive non fa nulla di nulla se non guardare Amici in TV.

Alex vive con la madre, separata, in una villetta del trevigiano. Il padre, piccolo industriale, se n'è andato da un paio d'anni con una russa, si fa vedere una volta al mese con un po' di pacchi di giocattoli e un assegnone per il mantenimento, ma sostanzialmente se ne frega del figlio, specie ora che gliene è nata un'altra dalla russa. La madre, già cocainomane e poi alcolista, passa da un ganzo all'altro, tutti almeno di quindici anni più giovani di lei; e lei allunga loro delle belle banconotone verdi e gialle, tanto ha un conto cifrato in Isvizzera dove il padre aveva esportato qualche decina di miliardi di lirette negli anni d'oro. Alex, per reazione alla situazione di merda nella quale vive, non fa nulla di nulla se non guardare Amici in TV.

E' avidente che né Alex né Lorella hanno alcuna colpa del fatto di vivere nelle famiglie in cui vivono. Possiamo avere più simpatia e comprensione umana per la mamma di Lorella o per la mamma di Alex, ma certo nessuno può pensare che i figli partecipino delle loro colpe.
Alex e Lorella vengono promossi, dato che non sanno nulla ma non è colpa loro. Entrambi arrivano in quinta elementare (o in terza media) ed entrambi non hanno la preparazione minima necessaria per seguire il programma (non Amici: quello scolastico). Diciamo chiaramente che non ci capiscono niente. Certo, in Isvezia o in Canada Lorella e Alex sarebbero seguiti da insegnanti di sostegno e avrebbero a disposizione corsi di ripetizione e ore di compresenza, ma i due pargoli hanno avuto la sfiga di nascere in Italia, e quindi ciccia: non hanno nessuna di queste opportunità, e questa nel nostro ragionamento è una costante assegnata, non una variabile dipendente.
Alex e Lorella iniziano il nuovo anno scolastico senza sapere una fava, e senza neppur capire quello si dice in classe. A un certo punto le rispettive madri vengono convocate a scuola, e vien detto loro che anche quell'anno i ragazzi sono in difficoltà (che scoperta!) e che la famiglia deve star loro più vicino. Con la preparazione che hanno ora non possono andare avanti: bisogna che recuperino le basi, altrimenti non sono in grado di trarre alcun profitto.
Già, le basi! Le basi che quegli stessi insegnanti insegnano ancora quotidianamente, ma nella classe precedente, quella che Alex e Lorella avrebbero potuto frequentare se fossero stati bocciati; tuttavia, essendo stati promossi nella classe che frequentano ora, quelle basi sono date per scontate (la promozione ha certificato che sono acquisite) anche se in effetti scontate non sono.
La madre di Alex fa il giro delle amiche, per ciascuna materia prende un ragazzo che faccia ripetizioni al pupo, che è intelligente (i suoi problemi derivano solo dalla vita di merda che fa in famiglia), e si riprende, fino alla sufficienza e anzi alla media del sette. Non che gliene freghi granché, dato che da grande avrà da scegliere tra la fabbrichetta del padre e quella dello zio materno, di cui ha ereditato una quota.
La madre di Lorella cerca di aiutare la figlia la sera dopo cena, quando al supermercato non ha il turno che finisce alle 21. Lorella ce la fa appena appena, e pur essendo ancora insufficiente viene buttata fuori dalla scuola dell'obbligo con voti di consiglio e la media del sei. Adesso non le resta che trovare un lavoro ma, sorpresa!, Lorella scopre che con la sua sfiga da scuola l'hanno buttata fuori per pietà, ma con la sua preparazione non c'è nessuno che l'assuma per pietà.

Auguri, Lorella.

Sic transit





Ora che sembra definitivamente tramontata la candidatura di quel patto di genere che da qualche mese si compatta ogni volta che c’è da schierarsi in nome delle donne, una vera e propria mobilitazione che, al di là dei frutti è stata la prima prova generale di democrazia e trasparenza della Rete; ora che la goccia ha portato la luce nelle oscure caverne delle nomine e delle spartizioni politiche; ora che la candidatura ha chiarito la profondità dell’enorme desiderio di partecipazione e ha delineato il profilo di un’idea diversa e più piena di cittadinanza, ci resta una domanda.

Quanto ci vorrà perché la Mandria della Rete dimentichi che non appena si abbandonano schermo e tastiera, e si scende dal prestinaio, le opinioni e le petizioni scambiate su Internet hanno sulla nostra società l'effetto di un rimedio omeopatico a trenta diluizioni?
Sarà stata sufficiente questa scoppola per obbligare a una sana resipiscenza quelli che ancora pensano che con Twitter si scalzino i governi e si ricostruiscano le case abbattute?
Probabilmente no. Oggi, se ben comprendo come gira il fumo, è la giornata di #save194, altra solenne puttanata che, montando dal nulla un caso inesistente, farà sì che domani tutti coloro che hanno twittato quegli otto caratteri possano sentirsi un po' salvatori della patria, rafforzando la loro convinzione di contare qualcosa più di zero.

venerdì 15 giugno 2012

Competitività internazionale

Il candidato analizzi la fotografia e dimostri come e qualmente il vero problema che tiene lontani gli investitori stranieri dall'Italia è quel cazzo di articolo 18, che se non ci fosse quello arriverebbero tutti a frotte a mettere palettate di soldi nelle infrastrutture del nostro bello e sano Paese, cosa che adesso gli stranieri non fanno perché è difficile licenziare quei fannulloni di lavoratori una volta che te li sei presi in carico.

Giornalismo anglosassone


Sul web in un mese e mezzo ha ricevuto oltre 1200 preferenze. Nello stallo delle nomine del Cda Rai, Lorella Zanardo sembra quella che meglio riesce a muovere le acque. Una corpo a corpo web e tv in cui il web si fa terreno di aggregazione e arma di cambiamento.

non dimentichiamo che la Rete è fatta di persone, è un meccanismo che oggi risponde alle nomine Rai. E che potrebbe diventare sistema dinamico rispetto a qualsiasi carica pubblica

Intorno a lei sta nascendo una vera e propria mobilitazione che, al di là dei frutti (la nomina al cdA Rai), è la prima prova generale di democrazia e trasparenza della Rete

Il nome più cinguettato e bloggato è stato appunto quello di Zanardo. Con tanto di hashtag: #zanardoinrai, creato da Marina Terragni sul suo blog Maschile/Femminile intitolava “Cda Rai: io sostengo Lorella”, dopo l’articolo in cui Paolo Conti sul Corriere analizzava i candidati dai partiti (e non).
E contemporaneamente rilanciato dai blog di Loredana Lipperini, Giovanna Cosenza, Giorgia Vezzoli in quel “patto di genere” che da qualche mese si compatta ogni volta che c’è da schierarsi in nome delle donne.

in effetti il “caso Zanardo” più che “femminile” è una goccia destinata a portare luce nelle oscure caverne delle nomine e delle spartizioni politiche

Un riconoscimento “dal basso” che la considera figura interessante perché abbraccia diversi ambiti». Il tam tam del movimento ha portato Zanardo fuori dalla Rete. Una notizia “dal basso”. Ripresa dal Corriere e dal Fatto.

Sul blog al femminile del Corriere della Sera una gentile signora ci racconta con toni pacati e obiettivi l'enorme ed epocale successo di una campagna lanciata dalla femministra del Corriere della Sera nel magazine del Corriere della Sera.

Peccato che sia tutto inventato.

mercoledì 13 giugno 2012

Profeti di sventura

Di questi tempi lo sport preferito dei giornali è diventato il procurare allarmismo e terrore. Non che non ci sia qualche ragione di stare preoccupati, ma nelle cose la misura è pur sempre importante, e oramai la stiamo perdendo insieme al suo senso.
Anche perché in Italia ci sono 60 milioni di commissari tecnici, ma non (o non ancora) altrettanti economisti: e pertanto la ggente, quella che una volta leggeva al bar la rosea Gazzetta e oggi sfoglia le pagine economiche dell'altro quotidiano di analogo colore(1) è costretta a bersi le opinioni dei commentatori senza aver la possibilità di distinguere le cazzate dalla verità.

E' esattamente l'atteggiamento della conduttora(2) di Uno Mattina, che si rivolge all'economisto(2) con il timore reverenziale che i comuni mortali hanno verso il Papo(2).
Il problema purtroppo sta nel manico, perché andare a chiedere a Seminerio un parere obiettivo è come andare a chiedere a me una critica costruttiva degli articoli della 27esima ora. Seminerio fa il suo gioco, e trova anche tanti personi(2)(3) che lo ascoltano e lo citano, e magari gli fanno guadagnare anche dei denari.
La cosa potrebbe essere dimostrata in due parole, segnalando semplicemente che Seminerio scrive anche sul Fatto Quotidiano. Ma sembrerebbe un argomento ad hominem; quindi proviamo ad analizzare un suo articolo per scoprire dove il catastrofista bara maldestramente.
Prendiamo un post breve breve, scritto per ribadire la tesi che le banche italiane devono essere ricapitalizzate (con il sottinteso che non ci sono soldi e quindi moriremo tutti).
Quali le premesse logiche che conducono alla tesi?
A) le banche hanno usato i soldi della BCE per comprare titoli di Stato; ma i titoli di Stato soffrono del rischio paese italiano e quindi le banche italiane sono a rischio.
B) il ROE delle banche è molto inferiore al ROE medio delle altre banche europee (un 4,3% contro un 9%).

Sono due sciocchezze, per non dir peggio.
Le banche italiane hanno preso soldi dalla BCE, certo, e hanno comperato titoli di Stato. I titoli di Stato sono l'investimento meno rischioso che avrebbero potuto porre in essere, dal momento che qualunque impiego a un soggetto privato avrebbe sommato al rischio Paese (il rischio che l'Italia vada a rotoli) il rischio di credito (il rischio che l'azienda prenditrice vada a rotoli). Il fatto che le banche abbiano comperato titoli di Stato, quindi, non ha nulla a che fare con la necessità di ricapitalizzazione, anzi! Se, come dice Seminario, non certo io, l'85% del patrimonio delle banche è in titoli pubblici, questo significa che quel patrimonio è molto più solido (e non meno solido) che se fosse costituito da crediti verso clientela o verso banche, o addirittura da attivi in derivati o roba simile, estremamente volatile.
Per quanto riguarda il discorso del ROE, è questo un indice che ha al numeratore l'utile dell'impresa, e al denominatore il patrimonio. "Ricapitalizzare" vuol dire "incrementare il capitale", il che significa aumentare il denominatore: pertanto quando si ricapitalizza un'impresa il ROE diminuisce.
Prendendo in esame il solo ROE, quindi, le banche italiane risulterebbero capitalizzate il doppio rispetto a quelle europee: e ciò dimostra che il ROE è l'ultimo degli indicatori che dovrebbero essere presi in considerazione per decidere se un'impresa sia o meno da ricapitalizzare.



(1) che, detto fra noi, io ho sempre pensato che il Sole fosse giallo e non rosa, ma io sono daltonico
(2) questo blog non vuole mai più essere sessista e quindi si impegna a non usare generismi maschilisti nella lingua
(3) i personi che si bevono Seminerio sono perlopiù maschi, cosa normale in quanto come noto i maschi sono più scemi delle femmine

martedì 12 giugno 2012

Provaci ancora, Vint!

Dopo lo scarso successo ottenuto con Quintarelli, il Popolo della Rete(tm) ora prova a mandare Lorella Zanardo nel cda della RAI. C'è addirittura un hashtag su twitter! #zanardoinrai che, ahinoi, non è ancora in cima alla lista ma certo lo diverrà presto.
Lavoriamo tutti insieme per ottenere questo importante risultato, perché gli italiani non chiedono solo intrattenimento con donne nude, ma programmi per imparare e che facciano divulgazione.

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E se poi, malauguratamente, anche la Zanardo non dovesse andare al CDA della RAI, sarà la prova del complotto dei soliti poteri forti che da una parte c’è la società civile, dall’altra la politica che continua a proporre nomi non condivisi dai cittadini.
Perché se non twitti, non pollicisù e non piùuni, che razza di cittadino sei?

lunedì 11 giugno 2012

Napoletoni

Loretta Napoleoni è una di quelle figure che vanno di moda oggi: una persona che ha prodotto dei lavori molto importanti su uno specifico tema (nello specifico, il riciclaggio), e che in forza di ciò è divenuta una sorta di guru dell'economia, interrogabile su tutto e da tutti; i quali tutti spesso dimenticano che abita a Londra e non a Delfi.
Qui sotto c'è il video di un'intervista rilasciata a Vloganza (un'altra storia un po' triste e un po' allegra, ma non divaghiamo) dove la nota economista spiega -alla vigilia della caduta del governo Berlusconi- che l'Italia avrebbe dovuto uscire dall'Euro e dichiarare default. si tratta di una tesi nota, propalata anche da gianrobertogrillo(tm), al quale la Napoleoni non a caso ha dimostrato d'esser assai vicina, specie a seguito del successo di M5S a Parma.


Qui invece c'è un ingegnere che spiega, con parole comprensibili perfino a un grillino, perché il default pilotato e la svalutazione competitiva siano immense cazzate.
E voi a chi credete: all'economista o all'ingegnere?

Recoaro

Un prete ci spiega che la Bibbia è all'origine dell'odio dei maschi contro le femmine, e che dove la Bibbia si legge meno l'odio dei maschi contro le femmine è maggiore.*
«Come si spiega l’odio di genere? Non ha altra origine di quella giudeocristiana, da quando Eva è la colpevole del peccato originale, ha la colpa di aver messo il male nel mondo… Sono uomini quelli che hanno scritto la Bibbia, sono uomini quelli che la interpretano… In tutto il mondo cristiano c’è questo pregiudizio contro la donna. In luoghi di maggiori istruzione e cultura come Europa e Stati Uniti, le vessazioni e gli insulti alle donne non sono consentiti. Ma in luoghi in cui si legge poco, la Bibbia si legge meno, i pregiudizi ecclesiastici hanno permeato la società… La maggior parte dei feminicidas sono cattolici, molto devoti alla Vergine di Guadalupe…»


* Sì, anche a me piace il tag <b>

Mezzo gaudio


Oggi il blog del Partito Democratico pubblica una galleria di immagini che dovrebbero ritrarre una secondaria esponente dello schieramento a loro avverso mentre fa la spesa con la scorta.
Solo che la scorta scorta, e la secondaria esponente fa la spesa, a differenza di quello che era successo qualche giorno fa con una delle principali esponenti dello schieramento a loro converso, allorquando la scorta spesava (il che è leggermente più grave, ma non per l'abuso del pubblico agente, bensì per il fatto che questi, mano al carrello, potrebbe aver difficoltà nell'estrazione del ferro qualora necessario).
Tutto ciò dimostra una sola cosa: che il blog del Partito Democratico sta somigliando sempre più all'Agenzia Stefani.

domenica 10 giugno 2012

Stare sulla notizia

Oggi la 27esima ora pubblica un post un po' diverso dal solito. Parla del "primo distributore automatico di sex toys", e (e in ciò è diverso dal solito) non ne denuncia il maschinismo sciovinista che tende a rendere la donna succuba dell'appetito del maschio violento; la Zangarini, che firma il pezzo, sembra quasi complice e divertita.
Il post in sé non è malaccio: c'è persino la domanda finale, che per l'occasione non è la solita e voi che ne pensate? bensì E voi che fate: comprate o state sulla porta?: segno di una certa applicazione dell'autrice.
Si fosse trattato d'altro si sarebbe sentito l'odore della marchetta, ma in questo caso, dato il tipo di oggetti venduti, non lo credo (benché l'indirizzo del punto vendita sia ben evidenziato).

E allora, mi direte? Anche questa volta riesci a fare le pulci alla tua rubrica preferita?.
Ebbene, sì.
PErché, vedete, quello stesso medesimo distributore io l'ho già visto. E' da almeno tre anni che c'è, con la stessa tendina, nel cortile del benzinaio dietro casa mia; e ci ho anche fatto degli acquisti. Quindi la 27esima ora arriva, per dir così, un po' in ritardo. Sarà l'effetto dei preservativi.

sabato 9 giugno 2012

Peraltri pesi, peraltre misure

Le stesse persone che ci hanno stracciato i coglioni per giorni, per il fatto che il Parlamento non aveva mandato un amichetto loro, di estrazione tecnica, a lavorare per un'autorità di controllo e garanzia, ora sembrano contente che il Governo mandi una signora che da trent'anni vigila le Banche a presiedere il Consiglio d'Amministrazione della maggiore azienda culturale del Paese.
Il candidato attribuisca il giusto peso ai seguenti fattori di mitigazione:
- Quintarelli era un blogger, mentre non ci erano blogger candidati alla RAI;
- l'AGCOM si deve occupare di Internet (insieme a una valanga di peraltro altre cose), mentre la RAI no, e quindi l'AGCOM è infinitamente più importante;
- le nomine all'AGCOM le ha fatte il Parlamento e quindi i partiti, sui quali è facile sparare con l'archibugio a sale, mentre le nomine alla RAI le ha fatte Monti, che non è così impallinabile;
- la RAI è pur sempre un'azienda che può dare lavoro a qualche giornalisto o giornalista in momentanea difficoltà, quindi meglio stare un po' schiacciati.

Perché studiare fisica al liceo è un buon investimento per il futuro

Ad esempio perché chi non lo fa rischia di bersi qualunque puttanata ecologista: la biowashball, le coccinelle per le onde del telefonino, l'auto ad aria compressa.
Specie se un giornale a tiratura nazionale ci monta sopra tutto una marchetta servizio.

mercoledì 6 giugno 2012

Cerco lavoro

Dunque, amici della internet, mi sono un po' stufato di lavorare in banca.
COme ben sapete, le Assicurazioni Generali in questi giorni stanno passando dei momenti un po' difficili, e avrebbero bisogno di un nuovo amministratore delegato, che sia veramente competente della materia.
Orbene, io ho:
- un'assicurazione sulla casa;
- un'assicurazione sulla macchina;
- un'assicurazione malattia;
- un'assicurazione sugli infortuni.

E' quindi chiaro che sono molto esperto del mondo delle assicurazioni, e pertanto ho mandato un curriculum. Confido che tutti voi mandiate una mail a Trieste supportando la mia candidatura.

Cane morde Uomo

Oggi il blog del Corriere, non quello del 27 bensì quello del 28, pubblica la lettera di un giovine 26enne che ha preso una laurea in Economia e Gestione dei Beni artistici e culturali discutendo una tesi sul Web FundRaising, e ciononostante fatica a trovar lavoro.


(i più smaliziati noteranno che il titolo del post -non questo, quello del Corriere- è stato cambiato in corsa. Forse forse la stessa redattrice è meno naive di quanto si potesse pensare)

martedì 5 giugno 2012

Quando il saggio indica la Luna

C'è anche chi vuole usare Twitter per la ricostruzione del Paese disastrato.

domenica 3 giugno 2012

Come abbiamo fatto ad arrivare dove siamo arrivati oggi?

Quando avevo tredici anni, l'età che oggi ha mio figlio, capitava che mio padre mi chiedesse di andargli a prendere le sigarette: io andavo e mi tenevo il resto. Ho iniziato a fumare passati i trent'anni.
Oggi se ho voglia di fumare e ho finito le sigarette non posso certo mandare Nichita a prenderle, dato che ciò è severamente proibito.

Fin da quando avevo sei anni mio nonno mi metteva un po' di vino nell'acqua, a tavola; e a tredici anni avevo già preso un bel paio di sbronze. Il vino ce lo avevamo in cantina e quindi mio padre non mi mandava a prenderlo, ma qualche volta in preparazione di una qualche serata mi mandava da Galli a prendere una bottiglia di wiskey o di gin per il Negroni. Bevo tuttora smodatamente rispetto agli standard, ma i miei esami del sangue possono essere incorniciati: e rammento con un certo divertimento quanto io e i miei amici, seduti a quel baretto di Milopotamos, ci divertissimo a prendere per il culo quegli svedesoni che si sfondavano metodicamente e che alle tre del pomeriggio rischiavano concretamente di affogare in un palmo d'acqua, qualora fossero caduti in mare inciampando sugli scogli.
Oggi se mettendo tavola mi accorgo di aver finito il vino non posso certo mandare mio figlio a prenderlo, dato che ciò è severamente proibito.

Qualche giorno fa dalla cantina di un amico è venuta fuori qualche cassa di libri. Tra questi c'era un manuale di educazione sessuale per adolescenti: l'edizione italiana di un tomo probabilmente olandese edito nel 1979, vale a dire quando io avevo più o meno l'età che Nichita ha oggi. Sfogliandolo, a un certo punto ho trovato una fotografia di due ragazzine, appena appena puberi, nude, che guardavano l'una il corpo dell'altra. C'erano i pubi che si stavano ricoprendo dei primi peli e le tettine che spuntavano: una delle due le aveva appena appena pronunciate, quasi solo i capezzoli ingrossati, mentre l'altra aveva qualche accenno di rotondità in più.
Si tratta di una fotografia che ho esaminato a lungo perché mi ha molto turbato: e non già per l'istinto pedofilo che è in me (tutti i maschi hanno un istinto da pedofili, da violentatori seriali o da entrambi, come ci insegnano quotidianamente le signore della ventisettesima ora), bensì per il sapore di madeleine che vi ho trovato. Quell'immagine mi ha rituffato in un'infanzia nella quale certe cose erano irraggiungibili (quanti anni sarebbero passati, prima che vedessi dal vivo quei pubi e quei seni!), ma non proibite bensì parte del nostro percorso di cresita: vedendo quelle immagini, toccando quei pacchetti di sigarette, assaporando il gusto acidulo del Barbera, diventavamo grandi senza accorgercene.
Oggi avere in casa quel libro mi potrebbe costare una condanna fino a tre anni di reclusione, e una multa non inferiore a € 1.549. E se fossi così stupido da pubblicare su questo blog quella fotografia, anche ripassata attraverso un qualche filtro grafico, rischierei una condanna da uno a cinque anni, e una multa fino a 50.000 euri. Non parliamo dell'editore, per il quale la pena sarebbe severa: la reclusione da sei a dodici anni.

Certo, il mondo di oggi è molto migliore di quello di ieri. Grazie a queste proibizioni non ci sono più giovani che fumano, il vizio dell'alcool è stato debellato e le donne possono passeggiare tranquillamente la sera sapendo che nessuno mai pensarebbe a violentarle. La costruzione dell'identità sessuale e di genere nei giovani è un percorso sereno e senza traumi, tanto che gli psicologi dell'età evolutiva sono orami un pallido ricordo di quell'era, triste e cupa, nella quale la mia generazione è cresciuta.
Insomma: abbiamo abdicato alla nostra libertà, ma ne valeva la pena per far crescere i nostri figli in un ambiente più sano e senza rischi.
Siete d'accordo, vero?

sabato 2 giugno 2012

Diffrazione ondulatoria


Che se proprio voleste sapere cosa ne penso della visita del Papa a Milano, ve lo racconto in due parole.
Ieri sera sono tornato a casa, come al solito, dopo una dura giornata di lavoro. Piazza Fontana era bloccata e transennata, e proprio mentre cercavo un varco è passata la papamobile, il che mi ha dato occasione di scattare la pregevole fotografia che vi ammannisco.
Essendo fisicamente impossibile passare da Piazza del Duomo, ho quindi dovuto ripiegare sulle viuzze dietro l'Arcivescovado, girare attorno a Piazza Diaz e arrivare in Corso Magenta da Santa Maria Fulcorina, laddove per solito percorro via Mercanti, Via Dante e via Giulini in contromano per arrivare in piazzale Cadorna e da lì prendere via Boccaccio. Sono quindi stato costretto a mutare le mie abitudini inveterate, il che ha pesantemente influito sul mio umore, costringendomi a consumare poco più tardi una birra, un mojito e un tampico-gin, laddove per solito mi sarei accontentato di birra e tampico soli.

Stamane poi ho preso la macchina per venire in montagna, nel ridente paesino dal bar dal cui tavolino sto scrivendo, e dato che il Papa ha avuto la bella pensata di passare proprio sotto casa mia, ho dovuto girare come un pirla per un tre quarti d'ora buoni prima di trovare il modo di arrivare all'autostrada. Certo, se avessi chiesto a uno dei vigili quello mi avrebbe detto come fare, ma dato che la mia religione mi impedisce di chiedere indicazioni ai vigili ho girato come un pirla, per scoprire solo alla fine della gimcana che sarebbe stato sufficiente che una volta imboccata via Osoppo prendessi la terza a destra invece che la seconda. Ma, certo, costringere la gente a chiedere ai vigili dov'è il varco è un'imposizione illiberale da parte della Chiesa e del Vaticano.

Il paesino nel quale ora sono conta circa quattrocento anime residenti. Sono abbastanza certo che nessun Papa (come pure nessun Presidente degli Stati Uniti, e nessun vincitore di Grammy Awards) verrà mai qui in visita ufficiale.
E credo per certo che tra una ventina o trentina d'anni il successore dell'attuale Pontefice verrà a Milano nuovamente, e io potrei rischiare di perdere mezz'ora nel traffico a cercare un varco tra le transenne: una prospettiva che mi sconvolge dato che si tratta di un vero e proprio attentato ai miei diritti civili di cittadino.
Quindi penso proprio che prenderò la residenza qui, nel paesino. Che fra l'altro offre dimolti svaghi, come si può vedere dalla foto che pure ammanisco, la quale dimostra che i paesini non hanno nulla da invidiare a una grande città. Di fronte a questa prova, solo un pirla resterebbe a vivere a Milano, sapendo che fra trent'anni potrebbe tornare un altro Papa.