Un'interessante intervista del Corriere a Filippo Penati.
Voi direte: e che, è una buona notizia, questa? Essì, e ve lo dimostro.
L'intervista chiude con la seguente domanda:
Sarà Filippo Penati il candidato sindaco a Milano per il 2011?
«Io vedo il mio ruolo qui e credo di poter dare un contributo, poi si vedrà come. Ma è il principio che deve essere chiaro: abbiamo dimostrato che si può vincere, cerchiamo di non arretrare».
Ci sono ben due motivi per considerare questa una buona notizia.
Il primo, che una candidatura che comincia a circolare con tale anticipo è praticamente bruciata già in partenza, e se ciò e vero vi sono buone possibilità che Penati non abbia a veder stampato il suo nome su una scheda elettorale (salvo che lo imbarchi in corsa il Carroccio, chissà).
Il secondo, che qualora il precedente punto si dimostrasse falso, e quindi il Penati dovesse per avventura presentarsi come candidato alla poltrona di Sindaco di Milano, ciò sarebbe nella più ortodossa tradizione dei candidati del centrosinistra in questa sfortunata città: una conferma che il mondo non ha ancora cambiato direzione.
E' una cosa che dà un senso di fiducia: direi di continuità tra il passato e il presente.
Insomma: sia che Penati si presenti, sia che non si presenti, c'è almeno un motivo di gioire: siete convinti ora che viviamo nel migliore dei mondi possibili?
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venerdì 26 giugno 2009
giovedì 30 aprile 2009
Buone notizie /2
La buona notizia di oggi non è proprio una notizia buonissima, ma con i tempi che corrono bisogna accontentarsi.
Ieri pèrevedevo che titti i giornali italiani oggi avrebbero parlato della bancarotta di Chrysler.
E difatti oggi il Corriere oggi titola:

Ed è una corbelleria, dato che -come detto altre volte- "bancarotta" e "bankruptcy" sono due concetti diversissimi. Tanto più grave in quanto il direttore del Corrierone viene fresco fresco da viale Monterosa, e dovrebbe avere un po' di dimestichezza con queste cose.
La buona notizia è che altri giornali, quali Repubblica:

e il Messaggero

usano il più consono termine "fallimento.
La Stampa (forse condizionata dal fatto che il direttore viene fresco fresco dagli USA)

e Il Giornale

usano i termini "bancarotta protetta" e "bancarotta pilotata"; che è una sciocchezza pure, ma quell'aggettivo lascia intendere che ci sia qualcosa di diverso rispetto alla bancarotta nostra, che essendo penale non può essere pilotata per definizione (vi è da dire che il penale in USA è pilotabile, e quindi si tratta comunque di una pezza a colore).
Tutti indistintamente i quotidiani, comunque, danno al lettore l'impressione che, comunque la si chiami, questsa procedura di Chrysler sia un quancosa di molto negativo che si è cercato fino all'ultimo di evitare: ma si tratta di un messaggio fuorviante.
Fa eccezione il Sole-24 Ore (e sarebbe stato drammatico assai se così non fosse stato, anche se il direttore di viale Monterosa ora si chiama Riotta), il quale, giustamente, non ritenendo che il concetto sia esprimibile in italiano, usa la definizione "Chapter 11", lasciando al lettore (che si presume abbastanza smaliziato, visto il pubblico di riferimento) l'onere di capire cosa ciò significhi)
Ieri pèrevedevo che titti i giornali italiani oggi avrebbero parlato della bancarotta di Chrysler.
E difatti oggi il Corriere oggi titola:

Ed è una corbelleria, dato che -come detto altre volte- "bancarotta" e "bankruptcy" sono due concetti diversissimi. Tanto più grave in quanto il direttore del Corrierone viene fresco fresco da viale Monterosa, e dovrebbe avere un po' di dimestichezza con queste cose.
La buona notizia è che altri giornali, quali Repubblica:

e il Messaggero

usano il più consono termine "fallimento.
La Stampa (forse condizionata dal fatto che il direttore viene fresco fresco dagli USA)

e Il Giornale

usano i termini "bancarotta protetta" e "bancarotta pilotata"; che è una sciocchezza pure, ma quell'aggettivo lascia intendere che ci sia qualcosa di diverso rispetto alla bancarotta nostra, che essendo penale non può essere pilotata per definizione (vi è da dire che il penale in USA è pilotabile, e quindi si tratta comunque di una pezza a colore).
Tutti indistintamente i quotidiani, comunque, danno al lettore l'impressione che, comunque la si chiami, questsa procedura di Chrysler sia un quancosa di molto negativo che si è cercato fino all'ultimo di evitare: ma si tratta di un messaggio fuorviante.
Fa eccezione il Sole-24 Ore (e sarebbe stato drammatico assai se così non fosse stato, anche se il direttore di viale Monterosa ora si chiama Riotta), il quale, giustamente, non ritenendo che il concetto sia esprimibile in italiano, usa la definizione "Chapter 11", lasciando al lettore (che si presume abbastanza smaliziato, visto il pubblico di riferimento) l'onere di capire cosa ciò significhi)

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lunedì 13 ottobre 2008
Notizie che fanno bene /2
Il Nobel a Paul Krugman è una splendida notizia. Il suo blog ha l'unico difetto di contenere tanta, tantissima roba: troppa, per uno che deve anche lavorare, ogni tanto.
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mercoledì 17 settembre 2008
Notizie che fanno bene
Repubblica sta facendo un sondaggio che invita a indicare di chi sia la colpa della crisi dell'Alitalia.
Per quel che può valere un sondaggio di questo tipo, senza controllo e proposto da un giornale che fu di sinistra (non che lo sia ancora, ma molti suoi lettori sì), i risultati sono incredibilmente confortanti, vista l'aria che che tira:
(dati del 17/9, ore 14:37)
Del governo in carica: 55%
Del governo precedente 2%
Dei sindacati 16%
Dei lavoratori 5%
Dei precedenti amministratori 20%
Della cordata di imprenditori privati 1%
Non so 1%
In pratica: solo un lettore su cinque sarebbe cascato nella trappola mediatica per cui la colpa di tutto è di sindacati e lavoratori. Quasi nessuno (uno su 50) dà la colpa a Prodi, e il 55% pensa che la colpa si di Berlusconi (come, in effetti, è).
Per quel che può valere un sondaggio di questo tipo, senza controllo e proposto da un giornale che fu di sinistra (non che lo sia ancora, ma molti suoi lettori sì), i risultati sono incredibilmente confortanti, vista l'aria che che tira:
(dati del 17/9, ore 14:37)
Del governo in carica: 55%
Del governo precedente 2%
Dei sindacati 16%
Dei lavoratori 5%
Dei precedenti amministratori 20%
Della cordata di imprenditori privati 1%
Non so 1%
In pratica: solo un lettore su cinque sarebbe cascato nella trappola mediatica per cui la colpa di tutto è di sindacati e lavoratori. Quasi nessuno (uno su 50) dà la colpa a Prodi, e il 55% pensa che la colpa si di Berlusconi (come, in effetti, è).
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