Anche se certe letture tentano di dissuadermi, credo proprio che tra oggi e domani chiederò a qualche pioniere dei Testimoni di Geova di venire a casa mia per fare qualche ora di studio biblico.
Potendo scegliere a quale religione pervasiva, integralista e totalizzante debba votarmi, ne preferisco una che promette di farmi vivere in un regno millenario, piuttosto che una che promette di farmi scrivere gli appunti e vedere filmini in tram.
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martedì 26 gennaio 2010
venerdì 6 novembre 2009
Ancora un po'
Ieri sera sono stato a cena con Beppino Englaro: in effetti abbiamo parlato poco, perché non eravamo vicini e perché non è un signore che parli molto; e non abbiamo comunque parlato della vicenda che tutti conoscono che lo ha reso, malgré soi, un simbolo delle battaglie per la laicità.
Tornando a casa mi dicevo che c'è qualcosa che mi è rimasto in canna, quando ieri parlavo del crocefisso.
Coloro che pensano che la battaglia per toglierlo dalle aule sia inutile (dato che c'è sempre stato e a nessuno gliene è mai fregato granché), o dannosa (dato che ha richiamato l'attenzione sull'oggetto e rischia di farne apporre anche dove adesso non ci sono), o inopportuna (dato che ben altri sono i problemi che abbiamo, oggi) sono certo in buona fede.
Ma riflettano, per un secondo solo. Sul fatto che se oggi la chiesa si permette di condannare a vivere una donna, in ispregio alle sentenze di uno Stato formalmente laico, e con il pieno sostegno del governo in carica; se i ginecologi si permettono di contravvenire alle leggi boicottando, su mandato della chiesa, la distribuzione delle pillole che consentirebbero di abortire senza dolore; se i sindaci si permettono di rifiutare i permessi per aprire un locale di pubblico ritrovo in uno scantinato di periferia, perché i porporati affermano che la nostra società non è pronta per moschee e minareti; e -infine- se quel governo, quei ginecologi e quei sindaci non vengono rimossi dalle loro poltrone: be', riflettano costoro sul fatto che fore un po' di tutto ciò è dovuto anche a quei due pezzi di legno onnipresenti.
E quando vedranno in televisione il volto sorridente e sofferente del signor Englaro, si chiedano se sono ancora nella condizione di esprimergli tutta la solidarietà che gli hanno espresso.
Tornando a casa mi dicevo che c'è qualcosa che mi è rimasto in canna, quando ieri parlavo del crocefisso.
Coloro che pensano che la battaglia per toglierlo dalle aule sia inutile (dato che c'è sempre stato e a nessuno gliene è mai fregato granché), o dannosa (dato che ha richiamato l'attenzione sull'oggetto e rischia di farne apporre anche dove adesso non ci sono), o inopportuna (dato che ben altri sono i problemi che abbiamo, oggi) sono certo in buona fede.
Ma riflettano, per un secondo solo. Sul fatto che se oggi la chiesa si permette di condannare a vivere una donna, in ispregio alle sentenze di uno Stato formalmente laico, e con il pieno sostegno del governo in carica; se i ginecologi si permettono di contravvenire alle leggi boicottando, su mandato della chiesa, la distribuzione delle pillole che consentirebbero di abortire senza dolore; se i sindaci si permettono di rifiutare i permessi per aprire un locale di pubblico ritrovo in uno scantinato di periferia, perché i porporati affermano che la nostra società non è pronta per moschee e minareti; e -infine- se quel governo, quei ginecologi e quei sindaci non vengono rimossi dalle loro poltrone: be', riflettano costoro sul fatto che fore un po' di tutto ciò è dovuto anche a quei due pezzi di legno onnipresenti.
E quando vedranno in televisione il volto sorridente e sofferente del signor Englaro, si chiedano se sono ancora nella condizione di esprimergli tutta la solidarietà che gli hanno espresso.
giovedì 5 novembre 2009
Crocefisso, sbattezzo e Vittoria
La storia del crocefisso non merita di essere affrontata in un blog serio, e quindi ne parlo qui: non per dire la mia opinione, che si confonderà nel rumore di tutte le milllemila opinioni espresse da altri, quanto per ricordare a me stesso cosa ho pensato.
Il crocefisso nelle aule non ha da starci. E non certo perché turbi la libertà religiosa dei bambini: altri hanno fatto notare che i bambini e i ragazzini manco se ne accorgono della sua presenza, e io stesso, come altri, non rammento se nella mia classe c'era o non c'era.
Neppure perché turbi il "diritto dei genitori al rispetto delle loro convinzioni religiose e filosofiche", ché questa è una vera puttanata (voglio vederlo, il genitore che insegna ai figli che i negri sono teste di cazzo, filosoficamente).
Né tantomeno vale il concetto che se uno non ci crede quelli sono solo due pezzi di legno, e quindi che male c'è ad averli sulla parete. Ché il crocefisso non è lo sbattezzo, il quale è, nuovamente, una puttanata: un rito parareligioso per togliersi il marchio di due gocce d'acqua, che possono marchiare qualcuno solo se questi attribuisce loro un qualche potere trascendente dimostrando, pertanto, di credere in una qualche trascendenza. No, il crocefisso non è un marchio, è un oggetto ben concreto: lo si tocca, lo si appende, lo si nasconde persino.
Il punto è un altro: è che nei luoghi pubblici debbono esserci simboli pubblici. Il crocefisso non lo è: anche a volervi vedere un simbolo culturale, esso non ha comunque valenza pubblica.
Negli uffici pubblici c'è la fotografia del Presidente della Repubblica, che è il Capo dello Stato e rappresenta la Nazione: rappresenta la Nazione e quindi l'appenderlo al muro significa che quel muro, e quindi quell'ufficio e quindi il funzionario che ivi siede, sono tutti espressione della Nazione e al suo esclusivo servizio, come recita la Costituzione.
Vediamo un po' quali sono le cose che si possono esporre in un pubblico ufficio per rappresentarne il carattere pubblico: il Capo dello Stato, appunto, poi? A me vengono in mente: la bandiera, lo stemma nazionale (per quanto sia così bruttino che è meglio tenerlo nascosto), una copia della Costituzione. Per quanto mi sforzi, non mi viene in mente altro, salvo ripristinare l'Italia Turrita Vittoriosa del 4 Novembre (ma nel frattempo di guerra ne abbiamo persa un'altra).
Se accettiamo il crocefisso, che è un simbolo della nostra cultura e delle nostre radici, allora converrete che anche una piccola lupa non sarebbe fuori luogo: salvo che non siamo più figli di Roma, ma allora perché imporre l'Eneide a scuola?.
E pure un Partenone, dacché Graecia capta ferum victorem cepit. E non vorremo mica dimenticare una corona ferrea, no? Né una daga franca, una corazza medievale, una celata spagnola o una coccarda tricolore, per ovvi motivi (ovvi per coloro che sanno un po' di Storia, con l'S maiuscola). Che?, la lupa sì e la coccarda tricolore no? e che messaggio daremmo ai piccoli italiani che studiano faticosamente le gesta del nostro Risorgimento? Come farebbero a capire i film di Luigi Magni? No, no: la coccarda ci vuole, punto.
Ah, dimenticavo: ci sarebbe anche il fascio littorio, che ha non poca influenza sulle nostre tradizioni anche d'oggidì, ma converrete che sarebbe il caso di affiancarvi una stecca di sigarette e qualche goldone, tanto per mostrare chi ha poi vinto: e magari un pezzettino di muro di Berlino.
Se poi andiamo sul culturame di sinistra, di cui siamo specialisti, pensate a quanta roba potremmo simboleggiare. Non credete che Gutemberg abbia avuto un'influenza paragonabile a quella del Cristo nella nostra società? E allora non sarebbe il caso di celebrarla con un bel torchietto da stampa? E una riproduzioncella della Torre di Pisa con due gravi che cadono, magari vicino ad un pendoletto in miniatura e ad un cannocchiale, tanto per ribadire l'importanza del Metodo?
Ma non di sola scienza vive l'Uomo, e quindi bisognerà inserire nell'elenco qualcosa delle arti letterarie e figurative: una Commedia dantesca, una Gioconda (così tutti vedranno che mostra le mani e non le orecchie) e anche una copia dei Promessi Sposi, l'unico Romanzo italiano delle grande tradizione occidentale.
Certo, a questo punto gli alunni dovrebbero uscire dall'aula, ormai strapiena e pericolante: ma sono certo che alla Gelmini ciò non dispiacerebbe troppo, perché dovrebbero andarsene anche gli insegnanti, quei fannulloni.
Il crocefisso nelle aule non ha da starci. E non certo perché turbi la libertà religiosa dei bambini: altri hanno fatto notare che i bambini e i ragazzini manco se ne accorgono della sua presenza, e io stesso, come altri, non rammento se nella mia classe c'era o non c'era.
Neppure perché turbi il "diritto dei genitori al rispetto delle loro convinzioni religiose e filosofiche", ché questa è una vera puttanata (voglio vederlo, il genitore che insegna ai figli che i negri sono teste di cazzo, filosoficamente).
Né tantomeno vale il concetto che se uno non ci crede quelli sono solo due pezzi di legno, e quindi che male c'è ad averli sulla parete. Ché il crocefisso non è lo sbattezzo, il quale è, nuovamente, una puttanata: un rito parareligioso per togliersi il marchio di due gocce d'acqua, che possono marchiare qualcuno solo se questi attribuisce loro un qualche potere trascendente dimostrando, pertanto, di credere in una qualche trascendenza. No, il crocefisso non è un marchio, è un oggetto ben concreto: lo si tocca, lo si appende, lo si nasconde persino.
Il punto è un altro: è che nei luoghi pubblici debbono esserci simboli pubblici. Il crocefisso non lo è: anche a volervi vedere un simbolo culturale, esso non ha comunque valenza pubblica.
Negli uffici pubblici c'è la fotografia del Presidente della Repubblica, che è il Capo dello Stato e rappresenta la Nazione: rappresenta la Nazione e quindi l'appenderlo al muro significa che quel muro, e quindi quell'ufficio e quindi il funzionario che ivi siede, sono tutti espressione della Nazione e al suo esclusivo servizio, come recita la Costituzione.
Vediamo un po' quali sono le cose che si possono esporre in un pubblico ufficio per rappresentarne il carattere pubblico: il Capo dello Stato, appunto, poi? A me vengono in mente: la bandiera, lo stemma nazionale (per quanto sia così bruttino che è meglio tenerlo nascosto), una copia della Costituzione. Per quanto mi sforzi, non mi viene in mente altro, salvo ripristinare l'Italia Turrita Vittoriosa del 4 Novembre (ma nel frattempo di guerra ne abbiamo persa un'altra).
Se accettiamo il crocefisso, che è un simbolo della nostra cultura e delle nostre radici, allora converrete che anche una piccola lupa non sarebbe fuori luogo: salvo che non siamo più figli di Roma, ma allora perché imporre l'Eneide a scuola?.
E pure un Partenone, dacché Graecia capta ferum victorem cepit. E non vorremo mica dimenticare una corona ferrea, no? Né una daga franca, una corazza medievale, una celata spagnola o una coccarda tricolore, per ovvi motivi (ovvi per coloro che sanno un po' di Storia, con l'S maiuscola). Che?, la lupa sì e la coccarda tricolore no? e che messaggio daremmo ai piccoli italiani che studiano faticosamente le gesta del nostro Risorgimento? Come farebbero a capire i film di Luigi Magni? No, no: la coccarda ci vuole, punto.
Ah, dimenticavo: ci sarebbe anche il fascio littorio, che ha non poca influenza sulle nostre tradizioni anche d'oggidì, ma converrete che sarebbe il caso di affiancarvi una stecca di sigarette e qualche goldone, tanto per mostrare chi ha poi vinto: e magari un pezzettino di muro di Berlino.
Se poi andiamo sul culturame di sinistra, di cui siamo specialisti, pensate a quanta roba potremmo simboleggiare. Non credete che Gutemberg abbia avuto un'influenza paragonabile a quella del Cristo nella nostra società? E allora non sarebbe il caso di celebrarla con un bel torchietto da stampa? E una riproduzioncella della Torre di Pisa con due gravi che cadono, magari vicino ad un pendoletto in miniatura e ad un cannocchiale, tanto per ribadire l'importanza del Metodo?
Ma non di sola scienza vive l'Uomo, e quindi bisognerà inserire nell'elenco qualcosa delle arti letterarie e figurative: una Commedia dantesca, una Gioconda (così tutti vedranno che mostra le mani e non le orecchie) e anche una copia dei Promessi Sposi, l'unico Romanzo italiano delle grande tradizione occidentale.
Certo, a questo punto gli alunni dovrebbero uscire dall'aula, ormai strapiena e pericolante: ma sono certo che alla Gelmini ciò non dispiacerebbe troppo, perché dovrebbero andarsene anche gli insegnanti, quei fannulloni.
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martedì 4 agosto 2009
Barricate
Mons. Luigi Negri intervenendo sulla questione della RU486 ha detto che
Né la Chiesa può tirare troppo la corda, con questo Governo, dato che il finanziamento surretizio delle scuole private, che la Gelmini sta costruendo smantellando qualunque credibilità della scuola pubblica, è un obiettivo troppo importante per il Vaticano.
Credo quindi che il Governo si limiterà a emanare una sacconata: una norma all'italiana che renderebbe in teoria oneroso l'uso della pillola negli ospedali, disponendo il ricovero di tre giorni, salvo lasciare la scappatoia della firma di dimissioni, rendendo così tutti felici e contenti.
Certo, se così non fosse, e la RU486 dovesse veramente essere proibita, sarebbe giunta l'ora di fare barricate. Con Ignazio Marino, probabile nuovo segretario del PD (perfino io a quel punto parteciperei alle primarie: e chissà quanti e quante militanti, indecisi tra Bersani e Franceschini, si marinizzerebbero), in testa.
«la Ru486 rivela la moralità teorizzata e praticata da quanti, in questi ultimi mesi, ci hanno riempito di chiacchiere sulla rilevanza pubblica di certi comportamenti privati», mentre «secondo la più autentica tradizione della Chiesa, mille incoerenze etiche non distruggono né il benessere, né la libertà del popolo», invece «un attacco violento contro la sacralità della vita, questo sì è un evento che devasta la nostra vita sociale» (qui sulla Stampa e un po' dovunque)Io non so se davvero si stia preparando un decreto per impedire l'utilizzo della RU486 sul territorio nazionale: c'è chi dice che sarebbe un tributo che Berlusconi pagherebbe alla Chiesa per far sì che la stessa si dimentichi dello scandalo delle puttane, ma secondo la mia opinione vietare la pillola attirerebbe molti più dissensi, specie dell'elettorato femminile, rispetto ai consensi che porterebbe il ritrovato accordo con la Chiesa.
Né la Chiesa può tirare troppo la corda, con questo Governo, dato che il finanziamento surretizio delle scuole private, che la Gelmini sta costruendo smantellando qualunque credibilità della scuola pubblica, è un obiettivo troppo importante per il Vaticano.
Credo quindi che il Governo si limiterà a emanare una sacconata: una norma all'italiana che renderebbe in teoria oneroso l'uso della pillola negli ospedali, disponendo il ricovero di tre giorni, salvo lasciare la scappatoia della firma di dimissioni, rendendo così tutti felici e contenti.
Certo, se così non fosse, e la RU486 dovesse veramente essere proibita, sarebbe giunta l'ora di fare barricate. Con Ignazio Marino, probabile nuovo segretario del PD (perfino io a quel punto parteciperei alle primarie: e chissà quanti e quante militanti, indecisi tra Bersani e Franceschini, si marinizzerebbero), in testa.
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martedì 24 marzo 2009
Altrimenti ci arrabbiamo
E mentre invitiamo i diversi interlocutori a non abbandonare mai il linguaggio di quel rispetto che è indice di civiltà, vorremmo anche dire – sommessamente ma con energia − che non accetteremo che il Papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso.(qui)
non abbandonare mai il linguaggio di quel rispetto che è indice di civiltà, dice: dopo le irrisioni e le offese a Beppino Englaro.
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martedì 10 febbraio 2009
Senza vergogna

Secondo Repubblica questo signore qui a fianco, tale Rino Fisichella di professione monsignore, avrebbe dichiarato:
''Il mio rammarico'' che si aggiunge alla tristezza per la morte di Eluana Englaro ''è che è morta sola, completamente sola quando sarebbe bene che chi sta attraversando la soglia della vita lo potesse fare stringendo la mano di una persona caraSarebbe stato troppo aggiungere che chi avrebbe voluto stare lì a stringerla, quella mano, non poteva esserci perché ha dovuto portare la figlia a Udine, non potendo restare a Lecco per colpa del presidente della Regione Lombardia, al soldo dei datori di lavoro del Monsignore?
E che la predetta persona anziché restare a Udine, è dovuta tornare a Lecco perché i fanatici seguaci dei datori di lavoro del monsignore medesimo volevano togliere al padre la tutela della figlia, malgrado una sentenza definitiva affermasse che lui ne aveva pienamente rispettato le volontà?
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giovedì 22 gennaio 2009
Un paese normale /5
Il Cardinale di Torino Poletto, lo stesso che dice che non bisogna rovinare la skyline della città con minareti.
La sottosegretaria al Welfare Eugenia Roccella, secondo la quale la Regione Piemonte «incontrerà gravi difficoltà, e soprattutto problemi procedurali, nel provare ad applicare le procedure indicate dal decreto della Corte d’Appello» sulla sospensione dell’alimentazione a Eluana Englaro.
Il Ministro del Welfare Sacconi, che con un atto di indirizzo amministrativo ha statuito che "Interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale".
Tutte queste persone, in un paese normale come gli USA, ad esempio (non voglio dire "civile", dato che laggiù friggono anche i minorenni), sarebbero incriminate per oltraggio alla corte e rinchiuse in cella finché non la piantassero di agire al fine di impedire l'esecuzione di una sentenza passata in giudicato.
La sottosegretaria al Welfare Eugenia Roccella, secondo la quale la Regione Piemonte «incontrerà gravi difficoltà, e soprattutto problemi procedurali, nel provare ad applicare le procedure indicate dal decreto della Corte d’Appello» sulla sospensione dell’alimentazione a Eluana Englaro.
Il Ministro del Welfare Sacconi, che con un atto di indirizzo amministrativo ha statuito che "Interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale".
Tutte queste persone, in un paese normale come gli USA, ad esempio (non voglio dire "civile", dato che laggiù friggono anche i minorenni), sarebbero incriminate per oltraggio alla corte e rinchiuse in cella finché non la piantassero di agire al fine di impedire l'esecuzione di una sentenza passata in giudicato.
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lunedì 17 novembre 2008
Aguzzate la vista
In questi giorni due istituzioni hanno assunto atteggiamenti contrari al senso comune del Paese.
Uno, ne abbiamo parlato a dismisura, è il Partito democratico, che dopo aver predicato la flessibilità di tutto e di tutti (i lavoratori; le coppie omosessuali; i vicentini; gli anti-TAV; i soggetti in coma profondo) si è impuntato su una sola cosa: Leoluca Orlando.
L'altro è la Chiesa, che come tutti sanno continua pervicacemente a insistere sulla vicenda di Eluana Englaro.
So che rischio di essere troppo accecato dall'ideologia o dal fatto di essere affezionato lettore di alcuni blog di sinistra, ma credo di non andare lontano dal vero se affermo che:
la stragrande maggioranza degli italiani, e la maggioranza degli stessi cattolici ritiene che ilpadre di Eluana Englaro debba essere lasciato libero di agire come ha stabilito la magistratura;
la stragrande maggioranza degli italiani, e la maggioranza degli elettori PD ritiene che Villari alla vigilanza RAI sia l'ultimo degli ultimi problemi che il PD dovrebbe preoccuparsi di affrontare.
L'accanimento con cui questi soggetti insistono in rivendicazioni antistoriche rischia loro di far perdere numerosi consensi, ma occhio alle differenze!
Volutamente ho usato il vago termine "Chiesa": sembra infatti che, mentre la CEI (che sarebbe l'organizzazione dei vescovi italiani) continui a battere sul tema, la Chiesa Cattolica (il Vaticano, quindi, che è tutt'altro) abbia di molto allentato la tensione, prendendo anzi posizioni contrarie all'accanimento terapeutico, salvo poi sottolineare come alimentazione e idratazione non possano essere intese come accanimento. L'insieme dell'organizzazione ecclesiale riesce quindi a mostrare sia il lato bigottamente irrazionale ad uso degli ambienti più ciecamente radicali di appoggio alla vita quale che sia (tramite CEI e altri movimenti spontanei dal basso), sia il lato più razionale, tollerante e dialogante, tramite la Curia romana.
Non è un caso che sull'Avvenire, il giornale distribuito nelle parrocchie e diretto in via praticamente esclusiva ai cattolici praticanti, compaiano oggi articoli che descrivono l'atroce sofferenza di chi muore di fame e sete; mentre sull'Osservatore Romano, organo ufficiale del Vaticano diretto sia ai cattolici che agli acattolici, i toni siano di molto più misurati e distaccati.
Ben diverso l'atteggiamento del PD, la cui principale preoccupazione in queste ore sembra quella di dare lezioni pratiche di centralismo democratico; il che per chi afferma di non esser mai stato comunista come Veltroni, e per chi non lo è sicuramente mai stato come la Bindi, è certo un bel risultato.
Questi diversi atteggiamenti forse possono anche farci apprezzare ulteriormente la capacità srategica della Chiesa cattolica, che pur con duemila anni di storia riesce sempre a rinnovarsi e -di fatto- esercitare il proprio potere, almeno su questa nostra sventurata penisola, grazie alla sua capacità di intercettare lo spirito del tempo e presentare a ciascuno il volto a lui più gradito.
Il Partito democratico... beh, è il Partito democratico.
La Chiesa è il nostro passato, e non pretende di essere il nostro futuro anche se, con tutta probabilità lo sarà.
Il PD è appena nato, e vuole diventare il nostro futuro: esattamente come il Terzo Reich, che era destinato a durare mille anni.
Uno, ne abbiamo parlato a dismisura, è il Partito democratico, che dopo aver predicato la flessibilità di tutto e di tutti (i lavoratori; le coppie omosessuali; i vicentini; gli anti-TAV; i soggetti in coma profondo) si è impuntato su una sola cosa: Leoluca Orlando.
L'altro è la Chiesa, che come tutti sanno continua pervicacemente a insistere sulla vicenda di Eluana Englaro.
So che rischio di essere troppo accecato dall'ideologia o dal fatto di essere affezionato lettore di alcuni blog di sinistra, ma credo di non andare lontano dal vero se affermo che:
L'accanimento con cui questi soggetti insistono in rivendicazioni antistoriche rischia loro di far perdere numerosi consensi, ma occhio alle differenze!
Volutamente ho usato il vago termine "Chiesa": sembra infatti che, mentre la CEI (che sarebbe l'organizzazione dei vescovi italiani) continui a battere sul tema, la Chiesa Cattolica (il Vaticano, quindi, che è tutt'altro) abbia di molto allentato la tensione, prendendo anzi posizioni contrarie all'accanimento terapeutico, salvo poi sottolineare come alimentazione e idratazione non possano essere intese come accanimento. L'insieme dell'organizzazione ecclesiale riesce quindi a mostrare sia il lato bigottamente irrazionale ad uso degli ambienti più ciecamente radicali di appoggio alla vita quale che sia (tramite CEI e altri movimenti spontanei dal basso), sia il lato più razionale, tollerante e dialogante, tramite la Curia romana.
Non è un caso che sull'Avvenire, il giornale distribuito nelle parrocchie e diretto in via praticamente esclusiva ai cattolici praticanti, compaiano oggi articoli che descrivono l'atroce sofferenza di chi muore di fame e sete; mentre sull'Osservatore Romano, organo ufficiale del Vaticano diretto sia ai cattolici che agli acattolici, i toni siano di molto più misurati e distaccati.
Ben diverso l'atteggiamento del PD, la cui principale preoccupazione in queste ore sembra quella di dare lezioni pratiche di centralismo democratico; il che per chi afferma di non esser mai stato comunista come Veltroni, e per chi non lo è sicuramente mai stato come la Bindi, è certo un bel risultato.
Questi diversi atteggiamenti forse possono anche farci apprezzare ulteriormente la capacità srategica della Chiesa cattolica, che pur con duemila anni di storia riesce sempre a rinnovarsi e -di fatto- esercitare il proprio potere, almeno su questa nostra sventurata penisola, grazie alla sua capacità di intercettare lo spirito del tempo e presentare a ciascuno il volto a lui più gradito.
Il Partito democratico... beh, è il Partito democratico.
La Chiesa è il nostro passato, e non pretende di essere il nostro futuro anche se, con tutta probabilità lo sarà.
Il PD è appena nato, e vuole diventare il nostro futuro: esattamente come il Terzo Reich, che era destinato a durare mille anni.
venerdì 29 agosto 2008
Mal comune mezzo gaudio
Una volta tanto un articolo di Repubblica scalda il cuore: non siamo soli!
La pubblicazione di una fotografia nell'edizione brasiliana della rivista
Playboy, in cui una celebre attrice appare seminuda e con un rosario in mano,
sta provocando forti polemiche in Brasile. La Chiesa locale ha ottenuto dal
tribunale uno stop alle vendite del numero di agosto.
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