Il Cardinale di Torino Poletto, lo stesso che dice che non bisogna rovinare la skyline della città con minareti.
La sottosegretaria al Welfare Eugenia Roccella, secondo la quale la Regione Piemonte «incontrerà gravi difficoltà, e soprattutto problemi procedurali, nel provare ad applicare le procedure indicate dal decreto della Corte d’Appello» sulla sospensione dell’alimentazione a Eluana Englaro.
Il Ministro del Welfare Sacconi, che con un atto di indirizzo amministrativo ha statuito che "Interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale".
Tutte queste persone, in un paese normale come gli USA, ad esempio (non voglio dire "civile", dato che laggiù friggono anche i minorenni), sarebbero incriminate per oltraggio alla corte e rinchiuse in cella finché non la piantassero di agire al fine di impedire l'esecuzione di una sentenza passata in giudicato.
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giovedì 22 gennaio 2009
lunedì 1 dicembre 2008
Un paese normale /4
Oggi è accaduta una cosa di inaudita gravità
Non mi riferisco alle tasse su Sky, su cui Veltroni ha banfato ripetutamente: mi riferisco a una cosa molto ma molto seria che è riuscita a schifarmi, e voi sapete che ce ne vuole per colpirmi anche alla pancia, oltre che alla testa.

La cosa è questa: Rama Yade, che è questa signora qui a fianco, è il sottosegretario agli esteri del governo Sarkozy. Rama Yade ha dichiarato che il Governo francese intende avanzare all'Assemblea Generale dell'ONU una proposta per la depenalizzazione universale dell'omosessualità.
Depenalizzazione dell'omosessualità non vuol dire che i culattoni possano sposarsi. Non vuol dire che i finocchi possano ereditare dai compagni. Non vuol neppur dire che i froci possano avere le case popolari o andare a trovare i propri ganzi in ospedale.
No, cari miei, questa è roba rivoluzionaria, che andava bene per la campagna elettorale di Prodi (ma non per il suo governo).
La proposta della Francia non è così da pervertiti: la dichiarazione si limiterebbe a impegnare gli Stati a non mandare in galera gli omosessuali. NON MANDARE IN GALERA GLI OMOSESSUALI.
Si tratta di un obiettivo talmente minimale che -secondo Repubblica e Corriere- è stata firmata da tutti gli Stati membri UE: tra cui ci sono dei notori modelli di tolleranza quali la Polonia o la Lituania.
Bene: il Vaticano (o meglio: la Santa Sede: sono cose ben diverse per i tecnici, ma sempre da B16 dipendono) cosa fa? Per bocca di Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l'ONU (rammentiamo che la S.S. non è paese membro, quindi non ha un ambasciatore bensì un osservatore), boccia la proposta.
La cosa per chi abbia un minimo di reminiscenze del catechismo è semplicemente fantastica e da non crederci: avete presente "Beati gli afflitti; beati i perseguitati"? Ecco, proprio così.
Ma da commedia dell'Arte è la motivazione che, non riesco a non sorridere ma dovrei digrignare i denti, viene virgolettata così:
Questo grandissimo figlio di sua madre si inventa di sana pianta una solenne cazzata, mentendo spudoratamente. E osa mettere sullo stesso piano coloro che vengono perseguitati dalle leggi del proprio paese per il loro orientamento sessuale, e i paesi che li perseguitano e che, poverini (i paesi) sarebbero discriminati nel consesso internazionale.
E che siano cazzate, quelle che dice il presule, non lo dico io: basta leggersi questo intervento della Yade per vedere quanto minime sono le intenzioni della Francia. Ancor più minuscole se pensiamo che l'intervento non era rivolto al Sant'Uffizio, bensì alle associazioni GLBT, per dimostrare che il governo Sarkozy non è omofobo, e quindi avrebbe anche potuto spingersi un po' più in là; e invece se ne è stata schiscissima, come si dice quassù.
Ciliegina sulla torta, il Vaticano in persona (il Vaticano, non la Santa Sede) interviene nella persona di tal Padre Federico Lombardi (che non è un cretino qualsiasi, bensì il direttore della Sala Stampa del Vaticano: uno che pensa, prima di parlare), il quale ha l'ardire di precisare che "nessuno vuole difendere la pena di morte per i gay".

E cara grazia! No, dico: vi rendete conto? Non ha detto "Nessuno vuol difendere la galera per i gay". Ha proprio parlato di pena di morte: quindi la galera è ammissibile, nella testa del Vaticano e del suo portavoce: NO quindi quegli stati cattivi che impiccano due poveretti come questi qui a fianco (grazie a Totentanz - e wikipedia- per la foto); ma lasciarli marcire in galera va bene, perché lo Stato che li sbatte in galera sarebbe altrimenti discriminato nel consesso internazionale; verrebbe MESSO ALLA GOGNA; sarebbe FATTO OGGETTO DI PRESSIONI.
Non sono schifato: di più. E non voglio parlare di Veltroni. Ma tutti sappiamo che c'è un partito che non si può permettere di dire apertamente quel che pensa il 95% dei suoi elettori; e tutti sappiamo che in quel partito vi sono persone che pensano che i culattoni magari in galera no, ma un po' di ospedale psichiatrico male non farebbe. Cosa faranno questi soggetti? E cosa farà il loro partito?
Non mi riferisco alle tasse su Sky, su cui Veltroni ha banfato ripetutamente: mi riferisco a una cosa molto ma molto seria che è riuscita a schifarmi, e voi sapete che ce ne vuole per colpirmi anche alla pancia, oltre che alla testa.

La cosa è questa: Rama Yade, che è questa signora qui a fianco, è il sottosegretario agli esteri del governo Sarkozy. Rama Yade ha dichiarato che il Governo francese intende avanzare all'Assemblea Generale dell'ONU una proposta per la depenalizzazione universale dell'omosessualità.
Depenalizzazione dell'omosessualità non vuol dire che i culattoni possano sposarsi. Non vuol dire che i finocchi possano ereditare dai compagni. Non vuol neppur dire che i froci possano avere le case popolari o andare a trovare i propri ganzi in ospedale.
No, cari miei, questa è roba rivoluzionaria, che andava bene per la campagna elettorale di Prodi (ma non per il suo governo).
La proposta della Francia non è così da pervertiti: la dichiarazione si limiterebbe a impegnare gli Stati a non mandare in galera gli omosessuali. NON MANDARE IN GALERA GLI OMOSESSUALI.
Si tratta di un obiettivo talmente minimale che -secondo Repubblica e Corriere- è stata firmata da tutti gli Stati membri UE: tra cui ci sono dei notori modelli di tolleranza quali la Polonia o la Lituania.
Bene: il Vaticano (o meglio: la Santa Sede: sono cose ben diverse per i tecnici, ma sempre da B16 dipendono) cosa fa? Per bocca di Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l'ONU (rammentiamo che la S.S. non è paese membro, quindi non ha un ambasciatore bensì un osservatore), boccia la proposta.
La cosa per chi abbia un minimo di reminiscenze del catechismo è semplicemente fantastica e da non crederci: avete presente "Beati gli afflitti; beati i perseguitati"? Ecco, proprio così.
Ma da commedia dell'Arte è la motivazione che, non riesco a non sorridere ma dovrei digrignare i denti, viene virgolettata così:
Gli stati che non riconoscono l'unione tra persone dello stesso sesso come 'matrimonio' verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni"
Questo grandissimo figlio di sua madre si inventa di sana pianta una solenne cazzata, mentendo spudoratamente. E osa mettere sullo stesso piano coloro che vengono perseguitati dalle leggi del proprio paese per il loro orientamento sessuale, e i paesi che li perseguitano e che, poverini (i paesi) sarebbero discriminati nel consesso internazionale.
E che siano cazzate, quelle che dice il presule, non lo dico io: basta leggersi questo intervento della Yade per vedere quanto minime sono le intenzioni della Francia. Ancor più minuscole se pensiamo che l'intervento non era rivolto al Sant'Uffizio, bensì alle associazioni GLBT, per dimostrare che il governo Sarkozy non è omofobo, e quindi avrebbe anche potuto spingersi un po' più in là; e invece se ne è stata schiscissima, come si dice quassù.
Ciliegina sulla torta, il Vaticano in persona (il Vaticano, non la Santa Sede) interviene nella persona di tal Padre Federico Lombardi (che non è un cretino qualsiasi, bensì il direttore della Sala Stampa del Vaticano: uno che pensa, prima di parlare), il quale ha l'ardire di precisare che "nessuno vuole difendere la pena di morte per i gay".

E cara grazia! No, dico: vi rendete conto? Non ha detto "Nessuno vuol difendere la galera per i gay". Ha proprio parlato di pena di morte: quindi la galera è ammissibile, nella testa del Vaticano e del suo portavoce: NO quindi quegli stati cattivi che impiccano due poveretti come questi qui a fianco (grazie a Totentanz - e wikipedia- per la foto); ma lasciarli marcire in galera va bene, perché lo Stato che li sbatte in galera sarebbe altrimenti discriminato nel consesso internazionale; verrebbe MESSO ALLA GOGNA; sarebbe FATTO OGGETTO DI PRESSIONI.
Non sono schifato: di più. E non voglio parlare di Veltroni. Ma tutti sappiamo che c'è un partito che non si può permettere di dire apertamente quel che pensa il 95% dei suoi elettori; e tutti sappiamo che in quel partito vi sono persone che pensano che i culattoni magari in galera no, ma un po' di ospedale psichiatrico male non farebbe. Cosa faranno questi soggetti? E cosa farà il loro partito?
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venerdì 14 novembre 2008
Un paese normale /3

Un paese normale è un Paese in cui, tra tutte le fotografie che ci sono per istrada, se ne possono trovare anche quelle di donne con le braccia aperte.
A Milano si vedono foto di donne con le gambe aperte, ma le braccia aperte sono proibite.
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martedì 11 novembre 2008
Un paese normale /2
E a proposito di paesi normali, vorrei dire due paroline due sul lodo Alfano, approfittando di riflessioni venute in mente in bici dopo che stamane (non ho capito bene perché) la radio ne parlava.
In un paese normale una persona di non specchiata virtù di regola non viene premiata dall'elettorato. Una persona di fatto riconosciuta colpevole di reati gravi, come la corruzione in atti giudiziari, sparisce dalla circolazione e non solo non si presenta alle elezioni, ma tiene un profilo il più possibile basso e invisibile (sì, lo so, il condannato è Previti, non Berlusconi, per effetto delle attenuanti generiche; ma la sostanza è la medesima, ne converrete, dato che il pasticcio l'avevano fatto insieme).
In un paese normale, un politico che crea e disfa leggi a seconda della sua convenienza personale verrebbe rovesciato dal suo scranno a furor di popolo. Nel nostro paese non solo viene rieletto con una marea di consensi, ma addirittura i suoi consensi crescono con il passare del tempo.
L'ovvia conclusione è che non solo questo non è un paese normale, ma anche che Berlusconi è normale per questo paese.
E allora, mi chiedo, ha senso scandalizzarsi per il lodo Alfano? Perché, lo dice la Costituzione, mica me lo sono inventato io, la sovranità appartiene al popolo. E il popolo una volta può sbagliare e pentirsene; una seconda volta può ripetere l'errore senza rendersene conto; ma se per la terza volta al governo va un personaggio, diciamo così, chiacchierato, questo vuol dire che il popolo lo vuole veramente, di farsi governare in questo modo.
A queste osservazioni il giurista duro e puro risponde che quella stessa Costituzione afferma che viviamo in uno stato di diritto, che tutti sono uguali davanti alla legge, che il Pubblico Ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale. Princìpi, e fondamentali.
Ma princìpi per contrastare i quali in questi anni abbiamo subito diluvi legislativi che hanno fatto di questo paese una sorta di repubblica delle banane: il principio dell'incompatibilità tra GIP/GUP e la decisione sulle misure cautelari; l'abrogazione dei reati di falso in bilancio; il lodo Schifani; la tremenda Legge Cirielli, che sembra scritta agli albori dell'Illuminismo. Tutto ciò per citare solo alcuni -i più famosi- dei provvedimenti ad personam che hanno imbarbarito il nostro ordinamento giuridico.
E sullo sfondo la minaccia, incombente da quindici anni ormai, della separazione delle carriere in magistratura e dello svuotamento del ruolo del CSM.
Ora, mi chiedo: tutto ciò vale veramente la pena? Vale veramente al pena di imbarbarire il nostro corpus legislativo e distruggere le nostre istituzioni per cercare di sentir pronunciare una condanna che con tutta probabilità non sarà mai pronunciata, a carico di una persona che presto o tardi uscirà dalla scena politica a causa dell'età, ma non certo in forza di condanna?
Certo, riconoscendo una volta per tutte l'immunità del PresConsMin ne faremmo una sorta di sovrano assoluto, un Re Sole sottoposto unicamente al proprio arbitrio e alla propria coscienza; ma forse -e lo dico con un forse, ma lo dico perché questo per l'appunto non è un paese normale - è meglio questa prospettiva che quella di mandare in vacca un paese intero.
Io -devo averlo già scritto da qualche parte- sono ormai diventato assai cinico, ma credo proprio che tutti i tentativi di giudicarlo, quell'uno solo, si dimostreranno vani, e sarà quindi la Storia a farlo al posto nostro. Forse è meglio quindi lavorare per risolvere i problemi di cinquanta milioni di abitanti, lasciando perdere le responsabilità di uno solo.
In un paese normale una persona di non specchiata virtù di regola non viene premiata dall'elettorato. Una persona di fatto riconosciuta colpevole di reati gravi, come la corruzione in atti giudiziari, sparisce dalla circolazione e non solo non si presenta alle elezioni, ma tiene un profilo il più possibile basso e invisibile (sì, lo so, il condannato è Previti, non Berlusconi, per effetto delle attenuanti generiche; ma la sostanza è la medesima, ne converrete, dato che il pasticcio l'avevano fatto insieme).
In un paese normale, un politico che crea e disfa leggi a seconda della sua convenienza personale verrebbe rovesciato dal suo scranno a furor di popolo. Nel nostro paese non solo viene rieletto con una marea di consensi, ma addirittura i suoi consensi crescono con il passare del tempo.
L'ovvia conclusione è che non solo questo non è un paese normale, ma anche che Berlusconi è normale per questo paese.
E allora, mi chiedo, ha senso scandalizzarsi per il lodo Alfano? Perché, lo dice la Costituzione, mica me lo sono inventato io, la sovranità appartiene al popolo. E il popolo una volta può sbagliare e pentirsene; una seconda volta può ripetere l'errore senza rendersene conto; ma se per la terza volta al governo va un personaggio, diciamo così, chiacchierato, questo vuol dire che il popolo lo vuole veramente, di farsi governare in questo modo.
A queste osservazioni il giurista duro e puro risponde che quella stessa Costituzione afferma che viviamo in uno stato di diritto, che tutti sono uguali davanti alla legge, che il Pubblico Ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale. Princìpi, e fondamentali.
Ma princìpi per contrastare i quali in questi anni abbiamo subito diluvi legislativi che hanno fatto di questo paese una sorta di repubblica delle banane: il principio dell'incompatibilità tra GIP/GUP e la decisione sulle misure cautelari; l'abrogazione dei reati di falso in bilancio; il lodo Schifani; la tremenda Legge Cirielli, che sembra scritta agli albori dell'Illuminismo. Tutto ciò per citare solo alcuni -i più famosi- dei provvedimenti ad personam che hanno imbarbarito il nostro ordinamento giuridico.
E sullo sfondo la minaccia, incombente da quindici anni ormai, della separazione delle carriere in magistratura e dello svuotamento del ruolo del CSM.
Ora, mi chiedo: tutto ciò vale veramente la pena? Vale veramente al pena di imbarbarire il nostro corpus legislativo e distruggere le nostre istituzioni per cercare di sentir pronunciare una condanna che con tutta probabilità non sarà mai pronunciata, a carico di una persona che presto o tardi uscirà dalla scena politica a causa dell'età, ma non certo in forza di condanna?
Certo, riconoscendo una volta per tutte l'immunità del PresConsMin ne faremmo una sorta di sovrano assoluto, un Re Sole sottoposto unicamente al proprio arbitrio e alla propria coscienza; ma forse -e lo dico con un forse, ma lo dico perché questo per l'appunto non è un paese normale - è meglio questa prospettiva che quella di mandare in vacca un paese intero.
Io -devo averlo già scritto da qualche parte- sono ormai diventato assai cinico, ma credo proprio che tutti i tentativi di giudicarlo, quell'uno solo, si dimostreranno vani, e sarà quindi la Storia a farlo al posto nostro. Forse è meglio quindi lavorare per risolvere i problemi di cinquanta milioni di abitanti, lasciando perdere le responsabilità di uno solo.
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lunedì 10 novembre 2008
Un paese normale
A mio modo di vedere (io sono un mite), basta poco per definire "normale" un paese. Ciononostante avverto ormai con una certa frequenza che il mio non si può definire tale: a volte lo evinco anche solo da sciocchezze.
Mi piacerebbe, ad esempio, vivere in un paese nel quale le due catene televisive di Stato non tentassero di riscattare la quantità di tette, culi e Carlo Conti propinata quotidianamente programmando ogni settimana almeno uno sceneggiato sulla vita di santi, papi o eroi di guerra.
Mi piacerebbe, ad esempio, vivere in un paese nel quale le due catene televisive di Stato non tentassero di riscattare la quantità di tette, culi e Carlo Conti propinata quotidianamente programmando ogni settimana almeno uno sceneggiato sulla vita di santi, papi o eroi di guerra.
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