mercoledì 17 aprile 2013

VaffanculoDay

Non è che serva a qualcosa, ma il fatto è che domani, quando si inizierà a votare per il Presidente della Repubblica, io ho l'appuntamento con la prof. di italiano di Nichita. E se a mezzogiorno devo essere in via Colonna, a Milano, difficilmente potrò essere dalle parti di Piazza Colonna, a Roma, a esprimere il mio pensiero.
Quindi, pur sapendo che non serve a un cazzo, volevo dire al segretario Bersani e ai duecento e briscola parlamentari che hanno votato di votare Marini, che essi hanno la mia disistima.
Articolo meglio, in modo da farmi comprendere con più agio: siete delle povere anime.
Valeva la pena di provarci; valeva la pena di fare una cosa giusta, anche se quella cosa era stata suggerita da persone sbagliate. Vedete, io i grullini non li sopporto tanto quanto voi, ma se un grullino mi dice di fermarmi al rosso, e un amico mi dice di passare, io mi fermo. Perché certe cose sono giuste in sé, a prescindere dalla qualità personale di chi le suggerisce.
Io odio i grullini, odio Grillo e credo che tutte le sue quirinalarie siano state un trucco e che i risultati siano quelli che grillo e casaleggio hanno voluto far uscire; ma nondimeno, il nome uscito è un gran nome, e le sue qualità non vengono meno per il fatto che essi l'hanno nominato. La calunnia è un venticello, e io non mi sento omofobo per il fatto che un cretino continua a scrivere ovunque che io lo sono. A maggior ragione, la stima è qualcosa di solido, che si mantiene anche quando chi stimi è stimato anche da chi disprezzi.

Avevate, voi parlamentari del PD, la possibilità di fare bene al Paese, e di far riprendere un po' il vostro stanco partito. Il Paese potrà sopportare tranquillamente anche una presidenza Marini; quel carrozzone che voi chiamate partito, con questa mossa è bello e sepolto.
Grillo voleva mandarvi tutti a casa; siete riusciti a farglielo fare: ma con le vostre mani. Eppure bastava un briciolo di fegato; ma non alla veneziana.


La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria
la reggia e il tristo esiglio:
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.

giovedì 11 aprile 2013

La repubblica delle idee balzane

I troll di Repubblica oggi lanciano sul colonnino morboso una notizia che ha a che fare con il sesso, ma degli animali. ci raccontano che è italiano "il toro più macho al mondo", e ci propinano anche, seguendo il link, una fotografia del bestione, corredata da didascalia che ci educe:
"Si chiama Zephir ed è ligure il toro più fecondo al mondo secondo Interbull, organizzazione di 34 paesi che si occupa di valutazioni genetiche nel settore bovino. Lo ha reso noto l'assessorato all'Agricoltura della Liguria. Zephir, di Rossiglione (Genova), ha 104 figlie. Si è piazzato davanti ai tori svizzeri, americani, austriaci e tedeschi. Sua madre si chiamava Athina, il padre Zeus"
Peccato che forse manchi qualche zero per raggiungere un record vero: chiunque si sia mai occupato di tori (ebbene sì: ho fatto anche questo, e comincio a chiedermi di cosa non mi sono occupato nel mio mestiere) sa che l'ordine di grandezza per contare le figlie di un toro di valore non è nell'ambito delle centinaia, bensì delle centinaia di migliaia.
Il buon Startmore Rudolph ET (e vi assicuro che l'ho scelto a caso) è accreditato di 154.137 figlie. Delta Olympic ne ha fatte solo 80.453*, ma è più gYovine e ha tempo per recuperare.
Temo che il nostro Zephir abbia da mangiare ancora tante bisteccheballe di fieno.


* Notate che nel mondo dei tori contano solo le figlie femmine; ma non sento le signore della 27esima ora agitarsi per questa discriminazione sessista

martedì 9 aprile 2013

Gente che ha molto tempo da perdere

Aldo Cazzullo, sul Corriere, impiega 644 parole e 4165 caratteri (spazi compresi) per dire che le primarie sono una cosa buona, ma solo quando quelli che vanno a votare alle primarie votano il candidato che piace ad Aldo Cazzullo.

 

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