Non ne so abbastanza per farmi un'opinione sull'arresto di Ottaviano Del Turco.
Da un lato, un socialista in galera è un topos fin troppo facile e scontato; e anche l'impianto accusatorio sembra verosimile e documentato, con tanto di nomi, date, modalità e particolari curiosi.
D'altro canto, non sempre il verosimile è anche vero: e anzi bisogna sempre stare bene attenti a distinguere, dato che quando si vuol costruire una bugia -o una montatura- bisogna che questa sia credibile.
A favore di Del Turco mi sembra possa essere ascritta anche la circostanza che, pur essendo uno dei numeri due di Craxi all'inizio degli anni '90, sia passato sostanzialmente indenne dalle indagini di quel tempo: il che farebbe propendere per una una certa dirittura morale; ma è anche vero che: 1) può essere semplicemente che non l'abbiano beccato e 2) in 15 anni uno può cambiare, e molto.
Quello che mi sembra veramente debole nell'impianto accusatorio è la ricostruzione della destinazione delle (presunte) tangenti: chi dice che servissero per comprare otto senatori da Boselli; chi dice che Del Turco ci abbia comperato case per sé e per i familiari. Certo, se case sono state acquistate, le relative transazioni dovrebbero essere ricostruibili con un impegno neppur troppo intenso da parte degli investigatori. Se invece si fosse trattato di finanziare senatori, la cosa sarebbe un po' più difficoltosa, ma in tal caso la domanda che viene spontanea è: ce li aveva, Boselli, otto senatori???
Malgrado tutti questi ragionamenti, che porterebbero a propendere per l'innocenza, resta il fatto che di pancia me lo sento colpevole: sarà la faccia, sarà un senso di antipatia personale che mi ha sempre ispirato, fin dai tempi in cui facevi il sindacalista: mi è sempre sembrato un tipo di cui diffidare. Ma queste sono impressioni, e non valgono granché rispetto ai ragionamenti.
mercoledì 16 luglio 2008
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