martedì 3 gennaio 2012

Delle spese con le stellette e delle anime belle dell'antipolitica

Sembra che le anime belle dell'antipolitica (come al solito guidate dai giornalisti professionisti dell'anticasta) stiano riflettendo sul fatto che avere un Ammiraglio a capo del Ministero della Difesa non è necessariamente una bella cosa.
Il che pone due ordini di problemi: anzitutto, è forse il caso di rendersi conto che tra l'Ammiraglio alla Difesa e il medico alla Sanità non vi è alcuna differenza: ci si sarebbe potuto pensare già ai tempi di Lunardi (costruttore alle Infrastrutture), ma meglio tardi che mai*.
In secondo luogo, se i politici non vanno bene, e i tecnici-tecnici neppure, qual sarà la soluzione che proporranno i nuovi guru? Ammiragli alla Sanità e medici alla Difesa? Costruttori alla Giustizia e avvocati alle Infrastrutture?



* pensavo di averci scritto un pezzo, tempo addietro, e invece ho trovato solo questo: me ne dispiaccio.

7 commenti:

nonunacosaseria ha detto...

beh, per quanto mi riguarda io sono favorevole a un avvocato o un giudice (a patto che si dimetta dalla magistratura) alla giustizia, un ingegnere alle infrastrutture e così via.
sull'ammiraglio o generale alla difesa, invece, ho le mie grandi perplessità. il ruolo dell'esercito è da sempre e per sua natura un po' particolare e, se vogliamo, fa da contraltare alla politica. l'arte della guerra (per quanto possa essere giusta la guerra) è la negazione dell'arte della politica.
si vuole un tecnico alla difesa? ci sono esperti di relazioni internazionali o di diritto internazionale che possono adempiere al compito, forse anche meglio di un generale o di un ammiraglio, in un contesto come quello attuale.

rectoscopy ha detto...

chimici alla presidenza del consiglio ;)

Alessandro ha detto...

@nonunacosaseria

Per loro c'è il Ministero degli Esteri.

Mr. Tambourine ha detto...

Ai tempi del liceo la chiamavano interdisciplinarità o qualcosa del genere.

Scialuppe ha detto...

Vediamo un po'.
Un medico alla sanità: sarei favorevole, ma un medico di una struttura pubblica che al contempo rinunciasse ai suoi incarichi nelle strutture in cui ha operato. Decisamente no ad un medico di una struttura privata.
Metteremo un palazzinaro al ministero dell'Ambiente, o in un assessorato comunale all'edilizia pubblica? (Questo secondo caso accade continuamente, è vero, ma non dovrebbe).
Metteremo il proprietario di un'industria chimica all'ambiente, come era la Prestagiacomo? (proprietà di famiglia, è vero)
Si chiama conflitto di interessi: mentre teoricamente per gli altri rami della pubblica amministrazione (Sanità, Giustizia etc) tale conflitto d'interessi in teoria non dovrebbe esistere, per le forze armate la questione è ben diversa per l'enorme quantità di soldi che muovono in commesse (minori che la sanità, ma questa è distribuita sul territorio mentre la Difesa concentra tutto in poche mani).
Senza contare la questione di come l'attuale modello di difesa sia assolutamente discutibile e pensato appositamente per utilizzi di tipo coloniale e offensivo, alla faccia del nome. Ad alti ufficiali implicati in un modello del genere io non darei proprio nessun ministero, anzi li radierei tutti assieme a chi l'ha concepito e portato avanti, quindi è chiaro che protesto contro la loro invadenza nella vita civile in qualsiasi circostanza, sia che occupino un ministero sia che facciano convenzioni particolari con le università. Ma questo è un altro discorso che chiama in causa il concetto di democrazia, e forse è decisamente un po' troppo.

nonunacosaseria ha detto...

@ alessandro

la politica della difesa e la politica estera vanno a braccetto.

cessione del quinto ha detto...

Secondo me, la cosa giusta è inserire ad ogni ministero un tecnico nella materia. Medici per sanità, avvocati per il ministero di giustizia e architetti per infrastrutture. Un ammiraglio per il Ministero di Difesa mi sembra una buona scelta ma soprattutto penso che tutti meritiamo un’opportunità, per cui prima di parlare io attenderò la sua politica. ma soprattutto penso che tutti meritiamo un’opportunità, per cui prima di parlare io attenderò la sua politica.
Sara M.

 

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