Minecraft è un gioco dove puoi fare un po' tutto quello che vuoi; e anche scavare caverne. Ma a un certo punto, quando hai scavato troppo, cadi nel vuoto e muori.
Nella vita, credi di aver raggiunto il fondo; ma tutti sappiamo che quando l'hai raggiunto, puoi sempre scavare. Ma, come in Minecraft, anche nella vita arriva il limite oltre il quale se scavi ti resta solo il suicidio.
Con la comprensione del testo e del paratesto, invece, non esiste limite alcuno. Quando credi che non si possa capire meno di un cazzo, ecco che ti arriva qualcuno che riesce a oltrepassare l'infinito negativo ed entrare nel dominio dei numeri complessi. Ci vorrebbe un matematico per spiegarlo per benino, dato che neppur io capisco come si possa capire meno di meno infinito; ma una cosa si può darla per certa: che se c'è qualcuno che può trascendere le leggi della logica in questo modo così inumano, questo qualcuno scrive sul Fatto Quotidiano.
Veniamo al dunque: c'è un parco giochi svedese che fa pubblicità. La pubblicità è quella che vedete lì sopra: dei bimbi che piangono perché andranno in vacanza, chi in Italia, chi a Maiorca, chi a Creta. Il messaggio è chiaro: il nostro parco è così bello da essere più bello dei posti più belli del mondo. Anche un paramecio, anche una giornalista scientifica precaria del Corriere, capirebbero che sostituendo all'Italia Duesseldorf, e a Creta Glasgow, la pubblicità sarebbe stata assai meno efficace. Certo, è questa una campagna originale quanto "Dixan lava più bianco del bianco"; un riadattamento dello spot con il gatto che mangia il cibo della scatoletta dal piatto di porcellana bordato d'oro. Una cosa che vorrebbe essere spiritosa riuscendoci appena, perché ci vuole un bello spirito per pubblicizzare un parco giochi per bambini in Svezia.
L'opinionista del Fatto Quotidiano, lei, è riuscita a capire tutto il contrario e un po' di meno ancora. Ha capito che quelle mete sono state scelte dagli svedesi per un senso di superiorità dei popoli nordici nei confronti di noi terroni d'Europa, anziché per il fatto che ogni svedese vorrebbe venire a godersi il nostro sole e il nostro mare. Sproloquia di sfruttamento dell'immagine dei bambini, quando è evidente che quei bambini esistono solo in un file di Photoshop. E non capisce neppure che per pubblicizzare un parco giochi per bambini non sarebbe punto adatta l'immagine di floride manzette vantenni, che magari frequentano altri luoghi di svago.
«E’ difficile convincere chiunque che un parco giochi svedese sia meglio della nostra bellissima Italia», scrive la nostra eroina. La verità è che è difficile spiegare le battute a chi non ha il cervello necessario per capirle. Probabilmente nella testa della graziosa bloggatrice vi è la convinzione che la pubblicità degli assorbenti dovrebbe essere fatta da baffuti muratori, altrimenti sarebbe sessista, e gli antipulci dovrebbero essere propagandati da scrivanie di mogano, pena l'accusa di specismo.
sabato 4 maggio 2013
giovedì 2 maggio 2013
Del senso delle parole e del senso del ridicolo
Dato che la mia personale religione mi impedisce di vedere il concertone del primo maggio, è solo dalle parole del prof. Beccaria che ho appreso che un oscuro cantante di un'oscurissima banda musicale, proveniente da un'oscurerrima cittadina a cavaliere tra giogaie di monti, aveva -cito il prof- «recitato un comizietto satirico-blasfemo in cui ha fatto la parodia delle parole della consacrazione eucaristica elevando, al posto dell’ostia, un preservativo», il che ha scatenato da più parti fiumi di polemiche prontamente riprese dalla stampa nazionale.
Ha ben ragione il Prof. a dire che prendere per i fondelli i cristiani non è difficile, ma è anche vero che spesso sono i cristiani stessi a cercarsela, e spererei che acquisissero un po' di senso dell'ironia e imparassero finalmente a discernere tra le varie categorie di prendimento per i fondelli. Per me, ad esempio, la performance del sedicente artista francamente non è sembrata irriverente. La definirei poveramente scialba, rispecchiando in ciò l'espressione facciale del dicitore lancianese, la cui tetraggine è peraltro ben comprensibile a quei pochi di voi che, sfortunati come me, hanno visitato la sua cittadina.
Provate a guardare i primi secondi del video: se per avventura foste un fisico cinese in viaggio di lavoro a Parigi (uno, insomma, che nulla sa della storia e della dottrina della Chiesa cattolica) non vi trovereste neppure un cenno di provocazione o di blasfemia, e ciò quand'anche vi spiegassero che quel personaggio sul palco recita un copione ricalcato pedissequamente sulla formula pronunziata ogni giorno in ciascuna Chiesa.
Dove il problema, allora? Nel fatto che la Chiesa il preservativo lo condanna, mentre il recitante lo brandisce. E allora? Può forse la Chiesa vantare un monopolio sulla costruzione del periodo? Non lo credo, e quand'anche così fosse, non dimentichiamo che il il meschino vive in una città nella quale l'Eucarestia ha la stessa importanza delle gondole a Venezia e delle discoteche a Riccione, ragion per la quale la formula della consacrazione gli era servita in testa come su di un piatto d'argento.
E' morto qualcuno, o ci sono stati feriti? No. E' stato vilipeso qualcuno, o Qualcuno? No. E' stata fatta una cosa un po' alla buona, che poteva essere archiviata con un mezzo sorriso (o una mezza lagrima, vista la sullodata qualità del recitativo); e invece su questa minchiata si sono buttati a frotte quadri secondari della gerarchia ecclesiastica e radiotelevisiva e oscure organizzazioni di bacchettoni (tipo l'AIART, gente che, questa sì, con le proprie dichiarazioni, sempre limpidamente indirizzate alla più cristallina intolleranza, si rende quotidianamente responsabile del prendimento per il culo dei cattolici da parte di chi non lo è).
Si è persa, insomma, una buona occasione per stare zitti. Ciascuno potrà valutare, nel suo foro interno, chi l'abbia persa.
Ha ben ragione il Prof. a dire che prendere per i fondelli i cristiani non è difficile, ma è anche vero che spesso sono i cristiani stessi a cercarsela, e spererei che acquisissero un po' di senso dell'ironia e imparassero finalmente a discernere tra le varie categorie di prendimento per i fondelli. Per me, ad esempio, la performance del sedicente artista francamente non è sembrata irriverente. La definirei poveramente scialba, rispecchiando in ciò l'espressione facciale del dicitore lancianese, la cui tetraggine è peraltro ben comprensibile a quei pochi di voi che, sfortunati come me, hanno visitato la sua cittadina.
Provate a guardare i primi secondi del video: se per avventura foste un fisico cinese in viaggio di lavoro a Parigi (uno, insomma, che nulla sa della storia e della dottrina della Chiesa cattolica) non vi trovereste neppure un cenno di provocazione o di blasfemia, e ciò quand'anche vi spiegassero che quel personaggio sul palco recita un copione ricalcato pedissequamente sulla formula pronunziata ogni giorno in ciascuna Chiesa.
Dove il problema, allora? Nel fatto che la Chiesa il preservativo lo condanna, mentre il recitante lo brandisce. E allora? Può forse la Chiesa vantare un monopolio sulla costruzione del periodo? Non lo credo, e quand'anche così fosse, non dimentichiamo che il il meschino vive in una città nella quale l'Eucarestia ha la stessa importanza delle gondole a Venezia e delle discoteche a Riccione, ragion per la quale la formula della consacrazione gli era servita in testa come su di un piatto d'argento.
E' morto qualcuno, o ci sono stati feriti? No. E' stato vilipeso qualcuno, o Qualcuno? No. E' stata fatta una cosa un po' alla buona, che poteva essere archiviata con un mezzo sorriso (o una mezza lagrima, vista la sullodata qualità del recitativo); e invece su questa minchiata si sono buttati a frotte quadri secondari della gerarchia ecclesiastica e radiotelevisiva e oscure organizzazioni di bacchettoni (tipo l'AIART, gente che, questa sì, con le proprie dichiarazioni, sempre limpidamente indirizzate alla più cristallina intolleranza, si rende quotidianamente responsabile del prendimento per il culo dei cattolici da parte di chi non lo è).
Si è persa, insomma, una buona occasione per stare zitti. Ciascuno potrà valutare, nel suo foro interno, chi l'abbia persa.
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