giovedì 2 maggio 2013

Del senso delle parole e del senso del ridicolo

Dato che la mia personale religione mi impedisce di vedere il concertone del primo maggio, è solo dalle parole del prof. Beccaria che ho appreso che un oscuro cantante di un'oscurissima banda musicale, proveniente da un'oscurerrima cittadina a cavaliere tra giogaie di monti, aveva -cito il prof- «recitato un comizietto satirico-blasfemo in cui ha fatto la parodia delle parole della consacrazione eucaristica elevando, al posto dell’ostia, un preservativo», il che ha scatenato da più parti fiumi di polemiche prontamente riprese dalla stampa nazionale.

Ha ben ragione il Prof. a dire che prendere per i fondelli i cristiani non è difficile, ma è anche vero che spesso sono i cristiani stessi a cercarsela, e spererei che acquisissero un po' di senso dell'ironia e imparassero finalmente a discernere tra le varie categorie di prendimento per i fondelli. Per me, ad esempio, la performance del sedicente artista francamente non è sembrata irriverente. La definirei poveramente scialba, rispecchiando in ciò l'espressione facciale del dicitore lancianese, la cui tetraggine è peraltro ben comprensibile a quei pochi di voi che, sfortunati come me, hanno visitato la sua cittadina.

Provate a guardare i primi secondi del video: se per avventura foste un fisico cinese in viaggio di lavoro a Parigi (uno, insomma, che nulla sa della storia e della dottrina della Chiesa cattolica) non vi trovereste neppure un cenno di provocazione o di blasfemia, e ciò quand'anche vi spiegassero che quel personaggio sul palco recita un copione ricalcato pedissequamente sulla formula pronunziata ogni giorno in ciascuna Chiesa.
Dove il problema, allora? Nel fatto che la Chiesa il preservativo lo condanna, mentre il recitante lo brandisce. E allora? Può forse la Chiesa vantare un monopolio sulla costruzione del periodo? Non lo credo, e quand'anche così fosse, non dimentichiamo che il il meschino vive in una città nella quale l'Eucarestia ha la stessa importanza delle gondole a Venezia e delle discoteche a Riccione, ragion per la quale la formula della consacrazione gli era servita in testa come su di un piatto d'argento.
E' morto qualcuno, o ci sono stati feriti? No. E' stato vilipeso qualcuno, o Qualcuno? No. E' stata fatta una cosa un po' alla buona, che poteva essere archiviata con un mezzo sorriso (o una mezza lagrima, vista la sullodata qualità del recitativo); e invece su questa minchiata si sono buttati a frotte quadri secondari della gerarchia ecclesiastica e radiotelevisiva e oscure organizzazioni di bacchettoni (tipo l'AIART, gente che, questa sì, con le proprie dichiarazioni, sempre limpidamente indirizzate alla più cristallina intolleranza, si rende quotidianamente responsabile del prendimento per il culo dei cattolici da parte di chi non lo è).

Si è persa, insomma, una buona occasione per stare zitti. Ciascuno potrà valutare, nel suo foro interno, chi l'abbia persa.

1 commento:

Sapùto ha detto...

Mi disgusta il fatto che questi bigotti si mettano a fare le piangine. Ma non tanto perché la morale, perché dinosauri o altro, soprattutto perché fanno pubblicità a questi stereotipi da... da... da concertodelprimomaggio. Lee more touch here loro

 

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