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«Le miniere di carbone potrebbero fornire posti di lavoro ai carcerati contribuendo a ridurre l'affollamento delle prigioni e ridurre i costi organizzativi»
άσπρα μούρα, μαύρα μούρα, είσαι μια παλιοχαμούρα
il magistrato inquirente deve essere messo sullo stesso piano del difensore, mentre chi giudica deve stare al di sopra delle parti. Questo è la «separazione delle carriere». Senza, non c’è vera giustizia, c’è una grottesca caricatura della giustizia. Se l’avvocato difensore è un mendicante di diritti appena tollerato mentre il pubblico ministero che indaga e promuove l’accusa è un collega di chi emetterà la sentenza, lavora con lui, fa la stessa carriera, si appoggia agli stessi uffici, ha con il giudice una quotidiana frequentazione e una comunanza di interessi corporativi e professionali, la giustizia è negata in radice. Se chi oggi persegue domani può giudicare, e viceversa, alla negazione si aggiunge la beffaCome abbiamo già detto nei giorni precedenti, il problema della comunanza di carriera è assai diverso dal problema della equiparazione processuale di accusa e difesa. Nella maggior parte dei piccoli tribunali italiani vi è una comunanza di interessi, frequentazioni e svaghi assai maggiore tra giudicante e avvocati difensori rispetto a quella che vi sia tra giudicanti e PM. Questo perché il giudicante spesso è lì da molto tempo, se non vi è addirittura nato, frequenta i circoli della buona società, va al golf, al tennis e così via; mentre il PM nei piccoli centri è spesso ad inizio carriera, ed aspetta di fare il salto andando in un centro di maggiori dimensioni. Il fatto di far parte della stessa società è un legame molto più forte del dipendere dallo stesso Ministero o dell'aver la carriera decisa dallo stesso CSM: questo sono certo che Ferrara non lo ignori, ma non ne fa cenno.
Il secondo elemento è la responsabilità verso i cittadini nell’esercizio della professione di magistrato. Se un funzionario qualsiasi sbaglia, e magari con dolo o comunque travolgendo i diritti del cittadino, quel funzionario paga ragionevolmente le conseguenze dell’errore, è responsabile civilmente del proprio comportamento. Senza questa regola, l’ufficiale dell’anagrafe assonnato e distratto può prenderci a pernacchie quando gli chiediamo un certificato all’ora del caffè. E l’irresponsabilità dei magistrati ha conseguenze più gravi di un dileggio o di un ritardo nel rilascio di una carta d’identità: pesa sulla vita delle persone, sul loro onore, sugli affetti, sulla salute, sulla libertà di noi tuttiIl Ferrara mette sullo stesso piano un compito meramente esecutivo, quale il rilascio della carta d'identità, con uno che richiede intelligenza e perizia e che è strutturalmente soggetto ad errore. L'ufficiale di anagrafe assonnato non deve prendere decisioni sulla base di dati quasi sempre insufficienti. Nessuno ha fotografato la Franzoni che uccideva il figlio, ma compito del giudice è stabilire, anche in assenza di una prova oggettiva, se lei l'abbia o meno fatto. Il magistrato è naturalmente soggetto ad errore, perché se così non fosse potrebbero esere condannati solo i rei confessi e quelli catturati in flagranza, il che, io credo, nessuno al mondo desidererebbe. L'attuale normativa in tema di responsabilità civile del magistrato (qui un sunto) stabilisce che il magistrato risponde per dolo o colpa grave, al pari del medico e dell'architetto (e ciò nonostante Alfano continui a sostenere che la riforma da lui proposta equiparerebbe il magistrato al medico!). Sono oggi esclusi dall'ambito della responsabilità professionale l'attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove, e ciò per la semplice ragione che le attività in questione sono inevitabilmente fallaci, e soggette a ricorso proprio per tale motivo. Immaginate di essere nei panni del giudice chiamato a decidere sull'omicidio della povera Scazzi, e che qualunque decisione prendiate o il padre o la figlia potrebbero poi venire a chiedervi conto della vostra decisione per il solo fatto di aver sbagliato, non per negligenza bensì in buona fede e utilizzando al pieno le vostre capacità professionali. Credete che in tale situazione sareste in grado di decidere? E, seguitemi bene, se davvero la magistratura è quella infame casta arroccata in autodifesa di ciascun componente; se davvero ciascun giudice ha come unico interesse quello di difendere i propri colleghi, credete davvero che la Corte d'Appello rovescerebbe un provvedimento del Tribunale, con la consapevolezza che ciò manderebbe in rovina il giudice che ha pronunciato la sentenza? No: se la magistratura è davvero composta solo da infami, i successivi gradi di giudizio diverrebbero delle mere burlette.
La terza semplice verità è che non si può essere processati una seconda volta dopo essere stati assolti. Perché? È facile da dire. Il diritto anglosassone stabilisce che si possa essere condannati solo se considerati colpevoli «al di là di ogni ragionevole dubbio»(l’avvocato Perry Mason nei vecchi telefilm contava su questa garanzia per trovare il vero colpevole e scagionare l’innocente). L’esclusione di ogni possibile ombra è un ancoraggio oggettivo del giudizio, una garanzia decisiva per le libertà civili. Da noi il principio è che si può emettere sentenza in base al «libero convincimento del giudice», un criterio meramente soggettivo. Bisogna invece che la libertà del giudice sia ancorata all’oggettività di una certezza come base per un giudizio nel giusto processo. Ed è ovvio che una sentenza di assoluzione lascia e lascerà sempre un ragionevole dubbio nell’aria, anche se nel giudizio di appello arrivasse una condanna. Dunque: niente doppio processo una volta che l’imputato sia assolto perché manca una assoluta certezza processualeQui il Ferrara, che prima si era dimenticato di ricordare come funzionano le cose in America, volta la frittata. Stavolta si dimentica che anche in Italia l'art. 533 c.p.p. dispone che la sentenza di condanna sia pronunciata se il fatto appare provato "al di là di ogni ragionevole dubbio", e non già in base al libero convincimento del Giudice.
Perche' nessuno scende in piazza al fianco dei patrioti libici? Perche' era cosi' facile mobilitare giustamente milioni di persone contro Bush e gli americani per la guerra in Iraq e nessuno prova a riempire le piazze contro il dittatore Gheddafi?Sono moltissimi coloro che si sono stupiti per il fatto che Testa di Cocomero abbia rilasciato questa dichiarazione sulla Libia.
è giusto che si sperimenti la logica dell'alternanza(1) in questa citta' con un candidato come M. P. che nasce nella societa' civile(2) e che e' stato scelto proprio con lo strumento delle primarie(3). Mi prendo l'impegno di tornare(4) presto(5) a Lanciano per dare sostegno(5) a P. e alla coalizione nella ormai prossima campagna elettorale: credo(6) ci siano le condizioni per fare bene(7), sono fiducioso(8)