Il pensiero del Civati è sempre un po' troppo complesso per le mie povere sinapsi di onesto macinatore di scartoffie. Egli è laureato in filosofia e quindi muove su piani ultraterreni rispetto a chi per mestiere fa i conticini degli interessi cercando di rimanere al di sotto della soglia usuraria.
Così so di non comprendere per mio difetto certe affermazioni del post pubblicato sul Post, «Aliquo dato, aliquo retento».
Non riesco ad esempio a capire come e perché la rivalutazione degli estimi catastali "possa introdurre una buona progressività". Né capisco come faccia a non capire che l'abolizione delle province non è cosa che si faccia con un tratto di penna, e che quindi devastarle è più serio che abolirle. Ma so che è solo colpa mia.
Ma una cosa vorrei chiedergli: perché, perché mai mi ha messo il brocardo all'ablativo?
lunedì 5 dicembre 2011
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6 commenti:
magari pensava che fosse un ablativo assoluto?
(nel merito, mi pareva di aver capito che la rivalutazione delle rendite catastali non fosse fissa; se fosse così e le case più costose fossero più rivalutate, allora ci sarebbe una certa qual progressività)
(e comunque non capisco perché Lei si ostini a leggere Civati)
E' la stessa domanda che mi sono posto io. Perché lei continua a leggere Civati?
Perché il tragitto da casa al lavoro è molto più fluido: niente lavori, niente ciclabili, niente auto sui marciapiedi. E quindi se non lo facessi non avrei tante altre occasioni di scrivere qualcosa sul blog.
A me la conclusione suona di supercazzola.
m
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