martedì 12 gennaio 2010
Le mie notti con Maud
Avevo vent'anni, più o meno, e nella mia cameretta postadolescenziale, un venerdì sera, facevo zapping tra canali seri e televisioni private, aspettando che venisse la mezzanotte e mezza per girare su Telereporter*: il triste episodio del Tri Basei* non si era infatti ancora verificato.
Nel girovagare, incappai nella sigla di Fuori Orario, che ancor oggi non riesco a far a meno di ascoltare tutta per intero. Ascoltai fors'anche due minuti di Ghezzi fuori sync, per dire come stavo in pace con il mondo intero, e poi continuai a girovagare per l'etere.
Non rammento bene come andò: può essere che il film su Telereporter l'avessi già visto, può essere che fosse molto noioso o può essere che fosse un piccolo capolavoro, che dopo una ventina di minuti già avesse raggiunto il suo scopo. Sta di fatto che a un tratto rigirai sul terzo canale, proprio mentre Jean-Louis, Maud e François si stavano sedendo a tavola.
Fu l'illuminazione: fu lì che decisi, con un atto di volontà che ancora adesso mi resta inspiegabile, conoscendomi come mi conosco, che avrei dovuto imparare il cinema. E il francese, per di più.
Da allora ho visto migliaia di film: brutti, belli e bellissimi. Mi sono impaurito, ho riso, mi sono commosso e forse in un paio di casi mi è perfino scesa la lacrimuccia.
L'emozione provata con i film di Rohmer (quelli del secolo scorso!), però, è rimasta unica: e se anche uno solo dei miei lettori occasionali si innamorerà del cinema per aver visto La Femme de l'aviateur, Conte d'hiver o lo stesso Ma nuit chez Maud dopo esser passato di qui, allora questo blog avrà avuto un senso.
* roba che capiamo solo noi milanesi sui 45
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1 commento:
Io invece fui folgorata da ragazzina andando a vedere Le notti della luna piena. L'ho amato moltissimo, lo so che aveva quasi novant'anni, ma mi mancherà lo stesso.
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